Kreky and the Asteroids è un progetto nato a Roma nel 2018. Kreky è un cantautore e la band The Asteroids si chiama così perché l’ha deciso il chitarrista. Il progetto ha diverse sfumature anglosassoni ed e per questo molto originale all’interno del panorama musicale italiano. Il nuovo singolo del gruppo si chiama “No Apologies”, un brano che fa pensare un po’ a Bruce Springsteen, un po’ ai Counting Crows. Ne abbiamo parlato con la band.
Iniziamo dalla vostra scelta di cantare in inglese. Da dove deriva?
Grazie a voi! Principalmente deriva dal fatto che sono cresciuto ascoltando musica con testi in inglese. Ma è pur vero che le prime parole che ho buttato su un foglio, qualche anno fa, erano in inglese. Da lì, non ho più smesso e ad essere onesti, dopo aver scritto qualcosa in italiano, posso dire che in inglese mi trovo più a mio agio. Nonostante sia cresciuto in un contesto in cui si parla in sardo e in italiano, ho più padronanza e dimestichezza con l’inglese per esprimere i “fatti miei”.
Com’è andato il processo creativo del brano “No Apologies”?
No apologies è stata scritta prima di andare a pranzo – era anche già in tavola, quindi con relative urla che mi richiamavano all’ordine – in un pomeriggio nel luglio 2016. Ero appena tornato a casa e mi sono seduto sul divano con la chitarra acustica, è uscita spontaneamente. Era il riff che volevo fare e che volevo sentire. Poi l’ho ripresa con i The Asteroids, il mio gruppo, ed è stato piuttosto semplice procedere con l’arrangiamento. Anche perché abbiamo tutti gli strumenti necessari per fare quello che ci pare.
Quali sono i vostri album preferiti?
Album preferiti. Difficile.
Luca: A Perfetc Circle – Mer de Noms
Daniele: QOTSA – Songs for the Deaf
Valentino/Uomo Scimmia: Neil Young – Harvest
Jimmy: Deep Purple – Made In Japan
Kreky – troppo difficile questa domanda.
Secondo voi, quanto aiutano i social alla promozione del proprio progetto?
I social sono un mondo fatto di algoritmi e per poterlo affrontare, bisogna avere gli strumenti necessari. Se sai come utilizzare Facebook, Instagram o Tik Tok, allora significa che sei un social media manager (o un genio), non un musicista. Di solito però se sei un musicista, non sai usare questi programmi, quindi se vuoi essere influente ti servono un sacco di soldi per pagare un social media manager. Ma, se sei un musicista, il 90% delle volte sei un morto di fame. Rispondendo alla domanda: i social, come Spotify, uccidono la musica e non ci aiutano a crescere.
Possiamo avere uno spoiler sul vostro album?
Spoiler? Non sappiamo quanto sarebbe felice l’etichetta! Possiamo dire che è composto da 8 brani e in 2 canzoni, ci sono ospiti di grande valore. Uno lo sentirete a novembre, sarà il prossimo singolo e non vediamo l’ora di pubblicarlo!
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