Si chiama Samuele Zaminga, in arte solo Zaminga, ed è un cantautore nato e cresciuto nella periferia sud di Reggio Calabria e trapiantato a Torino.
Lo scorso 19 marzo è stato rilasciato il suo nuovo singolo, intitolato “Guinzaglio” e distribuito da Artist First.
Ciao Samuele. Domanda di rito, un po’ pesante in questo momento: come stai?
Ciao Marianna. Domanda assolutamente non banale. Al di là dei limiti imposti da questi tempi surreali paradossalmente devo dirti che mi trovo in un momento abbastanza sereno e produttivo. Stanno succedendo tante cose intorno a me e questo è benzina per pensare ottimisticamente al futuro. Quest’ultimo anno di vita mi ha insegnato l’importanza di mantenere sempre un’attitudine positiva agli accadimenti, piccoli o grandi che siano, di tenerli stretti, che non c’è nulla di scontato o dovuto.
“Guinzaglio” è il tuo ultimo singolo. È un brano che hai scritto durante la prima ondata, in pieno lockdown. Lo definisci “un testo di resilienza”, e io sono pienamente d’accordo. È anche un brano che fa sognare un ritorno alla normalità quotidiana, che ci manca anche con le sue banalità e i suoi problemi. Puoi dirci qualcos’altro su questo brano? Come ti sei sentito nel realizzarlo e come ti senti ora a ricantarlo, a distanza di un anno da quel momento?
Guinzaglio ha avuto una “gestazione” piuttosto veloce, è nata quasi di getto. Il vissuto di allora, manco a dirlo, era un concentrato di apprensione mista a insofferenza. C’era un’urgenza comunicativa di qualcosa di “terapeutico”, che potesse esorcizzare quella sensazione di inerzia soffocante. Al tempo stesso non mi andava neppure di essere troppo contingente. Guinzaglio, infatti, non è una canzone sulla pandemia o sul lockdown, nelle intenzioni è più un monito (a me per primo) a reagire allo straniamento provocato dai traumi vissuti e al tempo stesso ad accettarli come “parte del gioco”.
L’idea di “pisciare sui problemi” (che ha una reference cinematografica) è un immagine forte, forse poco ortodossa ma che in quel momento riassumeva perfettamente il mio bisogno di evasione. Proprio a motivo di questa ricerca di astrazione oggi mi suscita sensazioni perfettamente analoghe, continuo a scorgerci un messaggio attuale e sempre valido. Scrivere canzoni che non invecchiano sta diventando un po’ una prerogativa per me.
E adesso? Stai lavorando a qualcosa di nuovo?
Certamente. Sto scrivendo nuove canzoni e spero di tornare presto in studio. Intanto siamo in dirittura d’arrivo col video sul quale ci siamo sbattuti parecchio.
Tu sei, come me, un ragazzo del sud trapiantato al nord. Come ti senti a riguardo? Ti manca la tua terra? La tua meridionalità la porti con te nelle tue canzoni?
Premesso che amo la città che mi ospita sono una persona molto fiera riguardo alle proprie origini, con un forte attaccamento alle radici. La nostalgia per la mia città è in ogni caso una compagna fedele da sette lunghi anni, ma è anche ciò che ogni volta rende più intenso il ritorno. In Guinzaglio ho menzionato le onde del mare non a caso, proprio perchè la loro perseveranza esemplifica perfettamente quell’ambizione di cui parlo nel ritornello a sapersi sempre adattare ai cambiamenti senza subirli. C’è quindi sicuramente una connessione mentale coi luoghi che sanno di casa. Anche questo spirito di adattamento credo che noi meridionali ce lo portiamo dietro tutta la vita. Non possiamo farne a meno, come col pacco da giù.
Se pensi ad un futuro senza chiusure e restrizioni, dove ti piacerebbe suonare?
Considerando che sul fronte live causa covid il progetto è rimasto ai nastri di partenza in questo momento il palco del MI AMI o quello del pub sotto casa per me sono la stessa cosa. Mi piacerebbe comunque partire da dove tutto è nato, Reggio e Torino, credo di doverlo a tutte le persone che mi hanno supportato nel muovere i primi passi in questo nuovo percorso. Roma e Milano? Un sogno.
Abbiamo inserito “Guinzaglio” nella nostra playlist Spotify dedicata agli artisti emergenti.