Federico Cacciatori è un artista che abbiamo già avuto modo di conoscere, approfondendone la poetica e l’estetica, in una focosa intervista in occasione dell’uscita del suo disco d’esordio “Moments from space”.
Il ragazzone toscano ci aveva già allora convinto per coraggio e dedizione: Cacciatori è giovanissimo, ma vive già di musica, dedicandovi da ormai vent’anni la propria vita. Un’esistenza per le sette notte, e una scelta di “resistenza” culturale che parte dalla riscoperta delle radici, della musica strumentale e di un “discorso” che non necessita di parole per essere compreso; è questo, dopotutto, il senso di “Veste di colori”, l’ultimo singolo di Federico Cacciatori.
Un dialogo tra le parti che trova espressione nelle urla distorte di una chitarra lirica ma violenta, mentre i sintetizzatori fanno eco alle volate di un’orchestrazione mai immobile; insomma, “Veste di colori” riveste l’ascoltatore dell’esperienza della sinestesia, lasciandogli riscoprire sopite emozioni e sensibilità. Insomma, a noi Cacciatori piace, e ovviamente non potevamo perdere occasione di presentarvi qui sotto (in anteprima) il videoclip di “Veste di colori” – sì, ma solo dopo avergli fatto giusto qualche domandina di rito.
Ciao Federico, bentornato su Indielife! Allora, ti abbiamo lasciato con “Moments from space”, ti ritroviamo con “Veste di colori”. Cosa è cambiato e cosa invece è rimasto come più di un anno fa.
Rispetto ad un anno fa, ho mantenuto la mia voglia di trasmettere un messaggio attraverso la mia musica. Questa volta, il messaggio è proiettato verso una visione più realistica del mondo.
Il video di “Veste di colori”, che oggi presentiamo qui in anteprima, ha una storia particolare. I colori, tra l’altro la fanno da padroni: come avete lavorato all’idea del video?
Quando ho scritto la canzone avevo già tutta la sua storia in mente, sono passati solamente pochi giorni dalla sua stesura ed ho subito raccolto tutti i messaggi chiave che avrei voluto trasmettere attraverso il videoclip, e li ho spediti al regista del video: Daniele Zavaglia, il quale, molto entusiasta, ha assecondato tutte le mie idee.
Tra l’altro, nel video sembri voler raccontare un viaggio “mentale” che pare essere per il protagonista l’unica via di fuga dalla sua quotidianità. C’è qualche riferimento autobiografico preciso, in quello che avete girato?
Assolutamente sì! Infatti potremmo tranquillamente vedere il protagonista del video come il mio alter ego; quando mi sono trovato davanti ad un episodio sgradevole che mi ha a dir poco sconvolto, ho scritto veste di colori tramite un vero e proprio viaggio mentale, che ho voluto rappresentare anche nel video, dove il protagonista scappa dalle cattiverie gratuite che gli vengono riversate.
A tutti è successo di trovarsi in una situazione spiacevole, da qui saremmo voluti scappare. La pandemia, di certo, ha messo tutti noi davanti a tale sensazione. Come ha influito sulla tua musica la situazione sanitaria che stiamo vivendo? C’è qualche risvolto positivo, in tutto questo dolore?
La pandemia, penso che abbia influito, nell’arte in generale, non solo nel campo musicale. Per chi come me è abituato a prendere ispirazione da ciò che si trova in natura e non solo, sa che è un processo molto difficile cercare una determinata pace interiore per scrivere Musica all’interno delle mura della propria abitazione. Di risvolti positivi, ne ho avuti molti, ed anche inconsciamente, per esempio la riscoperta di quei piccoli gesti, semplici ma efficaci, che possono addirittura cambiarti la giornata.