Venerdì 28 maggio ha visto la luce “Iato”, il nuovo EP di IL COSA (progetto laziale di stanza a Bologna con un discreto score di pubblicazioni all’attivo).
Nel quarto d’ora di musica di “Iato”, emergono chiaramente influenze diverse, che fanno del disco un melpot riuscito di contaminazione e sperimentazione transgenerica: c’è la techno, c’è l’elettronica, sì, ma anche una sorta di new wave alla Lindo Ferretti (dai CCCP ai CSI, fino alle ultime sperimentazioni solistiche) che dà al tutto il giusto tocco autorale.
Non è certo un disco facile, quello di IL COSA, ma cosa significa dopotutto “facile”? Esiste qualcosa di facile, di davvero “semplice”? Il male più inestirpabile del nostro tempo sembra essere diventato questa “tendenza alla semplificazione” che sta rendendoci sempre più incapaci all’impegno e all’ascolto; “Iato” è un disco che richiede di essere ascoltato, senza nascondere la sua non semplice “accessibilità”: in un momento storico in cui chiunque sembra intenzionato a conquistare tutto e tutti, IL COSA propone una musica che diventa forbice, selezionando accuratamente l’ascoltatore.
Insomma, se arrivi in fondo a “Iato” è perché hai dato fede ad un’alternativa che, forse, così male non è. Sei brani densi di elettronica, con poche parti testuali e per lo più simili a sentenze (come in “Razza di idiota”, una ceccoangiolierata di livello) o a mantra ipnotici (come in “Che non può essere savato”) che fanno da contrappunto alle più ossessive e distorte “Black Box” e “Nullipotent” – entrambe in duplice versione.
Un ritorno d’effetto, che confidiamo possa aumentare il bacino d’attenzione attorno ad un progetto interessante, da tenere d’occhio.