Rollin Stone è il terzo singolo che precede Sometimes I might be introvert
Introvert e Woman hanno presentato una rapper capace di adattarsi ad un accompagnamento sinfonico ed impegnata politicamente. Con Rollin Stone, Little Simz si lascia andare alla trap riuscendo ad evitare di cadere nella banalità che spesso permea quel genere. Il brano è il terzo singolo estratto dall’album, in uscita il tre settembre, Sometimes I might be introvert, disco che promette di essere una delle migliori uscite dell’anno e forse addirittura della storia del rap.

Tra trap e trip-hop
Rolling Stone si apre con una prima strofa marcatamente trap che ricorda un po’ lo stile di rapper underground come Slowthai e, rispetto agli altri due brani estratti dal nuovo disco, presenta un testo in prima battuta più leggero e meno profondo. Little Simz non perde di credibilità, anche se questa prima sezione potrebbe disorientare rispetto all’immagine presentata nei due precedenti brani.
“You can have opinions just don’t mislead the youth in your raps, please” è l’ultimo verso di questa parte; da qui cambia tutto.
Le percussioni restano quelle della trap, con cassa espansa, clap e piattini elettronici, ma l’atmosfera cambia del tutto. Al posto del rap della strofa d’apertura, Little Simz si lancia in una sorta di litania difficile da inquadrare sul piano ritmico e testuale in cui l’immaginario trap non si perde, ma viene distorto in modo straniante, fino al quadruplo “rollin stone” che una voce distorta e carica di autotune pronuncia sul finale.
Cosa aspettarsi dal nuovo disco di Little Simz?
Ogni volta che pubblica un nuovo brano, Little Simz aggiunge un tassello nuovo alle aspettative del pubblico. I primi due pezzi, Introvert e Woman, denotavano infatti un salto di qualità sul piano della maturità e dell’impegno politico. Rollin Stone mostra di saper giocare con le contraddizioni di un genere che può sembrare vuoto e ripetitivo. Di Sometimes I might be introvert si sa ancora troppo poco e gli indizi che la rapper londinese dà sono troppo contrastanti tra loro per farsi un’idea unitaria, ma si rischia davvero di ascoltare un capolavoro.