Abbiamo ascoltato “Lei 1 Lei 2”, il primo singolo di Giovanni Artegiani per Revubs Dischi, e abbiamo deciso di fare qualche domanda al cantautore umbro per andare più a fondo nella sua idea di musica, di scrittura e di ricerca. Sbranatevela, e poi non dimenticatevi di premere play; altrimenti, tutto questo nostro affannarci per tenervi aggiornati sulla musica che vale non sarà servito a nulla.
Benvenuto su Indielife, Giovanni. Allora, partiamo dalle domande “biografiche”. Tre aggettivi per raccontare la tua musica a chi ancora non la conosce.
Beh, sul dare aggettivi per descrivere me o le mie cose non sono mai stato molto bravo, ma ci provo. Direi per primo contaminata, sia gli ultimi lavori del 2020 che questo singolo hanno dentro tante cose diverse, ascolti e mondi che si fondono. Poi direi sincera e terapeutica (almeno per me).
Facciamo un gioco. Raccontaci la scena più imbarazzante che hai vissuto su un palco e quella più emozionante.
La più imbarazzante è quando, sul palco di un importante festival in Umbria, mi è caduta la tastiera nel bel mezzo di una cover di “No surprises” dei Radiohead. La più emozionante è stata quando ho aperto il concerto di Brunori, piano e voce.
Fare il cantautore in Italia significa, oggi, confrontarsi con una tradizione quasi secolare. Millenaria, se guardiamo alla dimensione più letteraria della canzone. Oggi secondo te che via sta prendendo la “canzone d’autore”? E’ sufficiente essere cantautori, secondo te, per fare “canzone d’autore”?
No ovviamente, cantautore è una definizione tecnica, scrivi canzoni. La canzone d’autore è qualcosa che per la tradizione italiana significa una cosa ben precisa, un approccio a testo e musica che varia nel tempo ma che mantiene sempre un’identità di grande profondità.
Veniamo a noi. Mi piacerebbe sapere che rapporto vivi con la scrittura, e quali sono gli ingredienti principali di “Lei 1 Lei 2”, quelle caratteristiche, insomma, che ti hanno fatto dire: “ok, è il brano giusto”.
Prima di tutto è un brano molto sincero e questo mi piace sempre. È anche un pezzo d’amore, riflessivo ma con un piglio positivo. Era il pezzo giusto per iniziare questa nuova avventura insieme alla mia nuova etichetta.
Come si è sviluppata la produzione del brano? Come si è sviluppato il tuo lavoro con i produttori del brano? E sopratutto: quanto conta secondo te, oggi, la figura del producer? C’è chi dice che superi per influenza sulla riuscita del brano anche lo stesso artista…
Il produttore oggi è fondamentale. Il mio approccio alla scrittura mi porta sempre a proporre delle pre-produzioni in cui suggerisco un arrangiamento al produttore, e da lì poi si parte ad immaginare insieme il brano. Con il mio attuale produttore, Marco, mi trovo molto bene, e anche se questo è il primo brano che nasce dalla nostra collaborazione stiamo costruendo pian piano una buona intesa, passo dopo passo.
Chiaramente, quest’estate speriamo di poter sentire live, da qualche parte, il tuo nuovo singolo per Revubs Dischi. Hai già qualche data in programma? Quali sono, insomma, gli obbiettivi futuri?
Ancora non ci sono date ufficiali ma sicuramente ne arriveranno, per quanto riguarda i piani per il futuro, invece, quello a cui tengo ora è continuare a fare uscire brani con continuità e proseguire questo percorso di crescita canzone dopo canzone.