La terza serata del Festival di Sanremo 2022 è quella del secondo ascolto, ovvero della fantomatica seconda possibilità di apprezzare un brano che in un primo momento non si era compreso. È la serata in cui c’è lo switch dalla frase “questo brano? Ma che roba è?” alla frase “non è poi così male”
La terza serata del festival di Sanremo è quella che, come si suol dire, o conferma o ribalta il risultato dei gusti degli ascoltatori.
Si inizia con Giusy Ferreri, la quale sembra richiamare scenicamente un certo tipo di propaganda pubblicitaria, ma questa è un’altra storia. Il suo tentativo di riemergere dalla fama di hitmaker estiva non sta avendo buoni risvolti. Seguono Highsnob e Hu che non erano molto conosciuti al grande pubblico e, considerando la facile confusione coi Coma Cose, si difendono almeno con un brano fruibile. Fabrizio Moro sembra che proponga sempre lo stesso brano ormai da anni, con lo stesso e irrinunciabile sguardo da poeta che viene dalla strada e che nella vita ne ha viste di tutte. Che dire di Aka7even? Non gli era bastato Amici?
E poi arriva il momento di Drusilla Foer, che scende le scale con un’eleganza tale che tutte le discussioni sul suo personaggio cadono al posto suo. Niente da dire, né su Drusilla né sul concorrente successivo, Massimo Ranieri. Un’icona. Chissà se il pubblico di veterani è riuscito nel frattempo ad asciugarsi le lacrime. Dargen D’Amico non ha colto forse che Sanremo non è il posto “Dove si balla” e con i suoi outfit discutibili riesce comunque a far parlare di sé. Irama propone un pezzo che non è così male, ma le sue capacità vocali sono quelle che sono: accennate. Su Cesare Cremonini non posso dire niente, dato che su 50 special sono tornata bambina e l’effetto throwback non me l’aspettavo. Impeccabile, anche lui.
Ditonellapiaga e Rettore, due donne energiche, decise che a me non dispiacerebbe vedere sul podio. Michele Bravi col suo brano riesce a toccare le corde giuste dell’emozione ma all’interno delle kermesse non spicca. Rkomi secondo me non c’entra in quel contesto e mi chiedo che ci faccia lì. Mahmood e Blanco, esibizione da brividi, ovviamente, se non vincono loro, Amadeus può gettare dimissioni. Gianni Morandi: grinta, energia e cazzimma alla sua veneranda età di non so quanti anni, eppure sembra più fresco e pimpante di molti altri. Tananai, vocalità non pervenuta. Elisa, regina eccelsa della musica italiana, raffinata e non banale. Potrebbe vincere anche lei. La Rappresentante di Lista. Non nego una certa delusione sul loro percorso artistico che ormai è pop e non vedrà via d’uscita, non per ora. Iva Zanicchi è forte, ha presenza scenica e anche lei per la sua età se la cava meglio di molti altri che hanno un quarto della sua età. Achille Lauro, che la sua aura si sia spenta? O la sua provocazione è non provocare più? non si sa. Proseguiamo con Matteo Romano, il quale si eclissa all’interno della kermesse. Personalità non pervenuta. Ana Mena, anche meno. Sangiovanni, vedi sopra, commento su Aka7even.
Di Emma non metto in discussione il talento, ma a livello di gusto personale, non aggrada. Yuman è il giovane meno peggio. Ma potrebbe dare di più. Le Vibrazioni, calanti, sembrano una caricatura. Giovanni Truppi, eroe nazionale proclamato dal Ministero del cantautorato italiano. Noemi fa il suo compitino. La terza serata è indiscutibilmente vinta dalla Drusilla Foer che in quanto a presenza scenica, travolge tutti.