Dentro “Un mondo nuovo” mano nella mano con Millepiani

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Di Alessandro ho parlato a più riprese, anche recentemente. Ero davvero curioso di ascoltare il suo nuovo disco, “Un mondo nuovo”: naturalmente, sin da primo ascolto non sono riuscito a tirarmi indietro di fronte alla possibilità di fare a Millepiani qualche domanda su un disco che necessita di essere sviscerato in profondità, con profondità.

“Un mondo nuovo” è il secondo disco di Millepiani: ti va di descriverlo in tre parole? Scegli tu, aggettivi o sostantivi che ti richiamino al mondo evocato dal disco.

Innanzitutto grazie a tutta la redazione di Indielife per questa intervista, è un piacere essere vostro ospite! Descrivere “Un mondo nuovo” in tre parole è una sfida impegnativa, ma anche entusiasmante. Se dovessi scegliere, direi: Primordiale, Alienazione, Rinascita.

Il tema generale del nuovo album esplora il profondo rapporto tra l’individuo (l’Uomo) e la Natura (il Cosmo). È un disco che ci pone di fronte alle forze primordiali del Cosmo, non solo nella contemplazione intima della sua bellezza, ma anche nella sua manifestazione disastrosa e distruttrice. La Natura è vista sia come fonte di meraviglia che come potenza incontrollabile, capace di sconvolgere le nostre vite.

Dall’altra parte, il disco affronta l’alienazione dell’Uomo contemporaneo, immerso in una tecnologia sempre più astratta e dissociante, fatta di social, intelligenze artificiali, media sclerotizzati e ignoranza digitale. Questa alienazione ci allontana dalla nostra essenza, creando un senso di disconnessione non solo con la Natura, ma anche con noi stessi e gli altri.

Infine, c’è la ricerca della via per ritrovare se stessi. Attraverso la fusione con l’Universo, lo smarrimento nelle sue vastità, e le relazioni autentiche con gli altri, l’album ci guida in un percorso di rinascita. È un invito a perderci nel mistero dell’Universo e della Vita, a contemplarlo e, in questo processo, a ritrovare la nostra essenza più profonda.

In sintesi, “Un mondo nuovo” è un viaggio tra la primordiale forza del Cosmo, l’alienazione contemporanea e la speranza di una rinascita personale e collettiva.

Parlaci di te: il tuo è un percorso che hai costruito negli anni attraverso ricerca e sacrifici, e militanze in diversi progetti. Ma da dove nasce questa passione?

Da bambino piccolo: uno dei miei primi ricordi era mio padre che giocava con me al pianoforte di casa: mi faceva sentire le note basse e mi diceva che erano i tuoni, poi le alte e mi diceva che erano la pioggia che cadeva. Allora io picchiavo sui tasti come un matto e lui scherzava, chiamando mia madre: “Chiudi tutte le finestre! Sta arrivando un uragano! L’uragano Alessandro si sta per scatenare!” 

A sei anni ho iniziato a studiare pianoforte, musica classica, e ho continuato fino all’inizio del liceo, dove ho iniziato a suonare con dei miei amici in gruppi rock studenteschi e ho scoperto l’amore per la musica leggera e soprattutto per la creazione di musica e la scrittura. All’epoca le mie canzoni erano in inglese e le mie storie in italiano. Ho pubblicato un paio di romanzi per una casa editrice indipendente e alla fine, ai tempi dell’Accademia di Belle Arti, ho unito le due cose, la composizione musicale e la scrittura in italiano, e ho fondato con Marco Barani i Plumbago, che tutt’ora sono la mia “famiglia musicale”. Anni dopo è nato il mio progetto solista Millepiani e attualmente la mia anima è divisa equamente tra questi due mondi: la band e il cantautorato indie!

Cosa credi che abbia oggi Millepiani che ieri non aveva, e che questo disco ha aiutato a trovare? Perché c’è molto di te, in “Un mondo nuovo”…

Oggi Millepiani possiede qualcosa di prezioso che ieri mancava: una profonda consapevolezza e maturazione interiore. “Un mondo nuovo” è stato il faro che ha illuminato il mio viaggio attraverso le burrasche del divenire ontologico, conducendomi infine su un’isola di pace interiore e mistica.

In passato, la mia musica rifletteva una ricerca frenetica, un tentativo incessante di comprendere e dominare le forze del Cosmo e le complessità dell’esistenza. Questo disco, invece, è nato dalla comprensione che la vera saggezza risiede nell’accettazione e nella contemplazione del mistero dell’Universo. Attraverso la creazione di “Un mondo nuovo”, ho imparato a vedere la bellezza non solo nella calma, ma anche nel caos, riconoscendo che entrambe le dimensioni sono essenziali per l’esistenza.

C’è molto di me in questo album perché rappresenta una trasformazione personale. Sono passato dall’essere un viaggiatore inquieto a un esploratore sereno dell’anima. Le canzoni sono state il mio mezzo per navigare attraverso le tempeste della vita, e ogni nota, ogni parola, ha contribuito a costruire una zattera di introspezione e crescita spirituale.

In definitiva, “Un mondo nuovo” è la testimonianza di un’evoluzione, di un viaggio che mi ha portato a scoprire una nuova dimensione della mia esistenza.

Paura, voglia di ripartenza, relazione ed empatia (e anche una buona dose di ironia concettuale): queste sembrano essere le parole chiave (o almeno, alcune di esse) che emergono con prepotenza dall’ascolto dei tuoi testi. Se Millepiani dovesse rispondere alla domanda “perché scrivi?”, cosa direbbe?

Se Millepiani dovesse rispondere alla domanda “perché scrivi?”, direbbe che scrivere canzoni è il mio “cogito ergo sum”. Scrivo perché è attraverso la scrittura che esisto, che do forma e sostanza ai miei pensieri, alle mie emozioni e alle mie esperienze.

Giustamente paura, voglia di ripartenza, la relazione con l’altro, l’empatia, l’ironia concettuale, sono tutte componenti del mio essere. Queste parole chiave emergono dai miei testi perché riflettono le mie riflessioni più profonde sul mondo e su me stesso. Scrivere canzoni è il mezzo attraverso cui esploro e comprendo queste dimensioni della mia esistenza.

Nel profondo della mia anima, sento un bisogno incessante di esprimere ciò che vivo e percepisco. Ogni parola, ogni nota, è un tassello di un mosaico più grande che rappresenta la mia essenza. Scrivere è per me un atto di autoaffermazione, un modo per dire “io sono qui, io penso, io sento”. Attraverso la scrittura, riesco a dialogare con il mio io interiore, a esplorare le mie paure e le mie speranze, e a creare connessioni con gli altri.

La filosofia del “cogito ergo sum” di Cartesio afferma che la consapevolezza di pensare è la prova dell’esistenza. Per me, la scrittura delle canzoni è una manifestazione tangibile di questo principio. Ogni testo che compongo è un atto di pensiero, un frammento del mio essere reso concreto. È attraverso questo processo creativo che trovo significato e scopo, che navigo le complessità della vita e dell’umanità.

Parliamo dei brani: c’è un filo rosso, secondo te, che può collegare tutte le canzoni? Se sì, quale?

Certo, c’è sicuramente un filo rosso che collega tutte le canzoni del disco, che è pensato per essere una collezione di singoli ma anche un concept album. Il tema comune del nuovo album è il rapporto tra l’individuo (l’Uomo) e la Natura (il Cosmo). La Natura non è solo la contemplazione intima della bellezza ma anche la sua manifestazione distruttiva. E’ un disco che ci pone di fronte alle forze primordiali del Cosmo, ma anche all’alienazione dell’Uomo contemporaneo, che vive immerso nella sua tecnologia sempre più astratta e dissociante. C’è però anche la ricerca della via da percorrere per ritrovare se stessi, attraverso la fusione e lo smarrimento, le relazioni con l’altro, attraverso la deriva che ci porta a perderci nel mistero dell’Universo e della Vita, a contemplarlo. Queste tematiche appaiono in maniere più o meno diretta in tutti i brani del disco. 

Associa ogni canzone ad un libro che vuoi consigliare ai nostri lettori. 

Certamente, con grande piacere! Mi dà sempre una gioia infinita parlare di libri e letteratura! Ecco la mia lista per “Un mondo nuovo”:  

Un bagno di stelle: Per questa canzone, consiglio “L’Universo e il Principio Antropico” di John D. Barrow e Frank J. Tipler. Questo libro esplora l’idea che l’Universo è in qualche modo predisposto per la vita umana, offrendo una riflessione profonda e filosofica sul nostro posto nel Cosmo.

Krakatoa: Per accompagnare questa canzone, suggerisco “Into the Wild” di Jon Krakauer. Questo libro racconta la storia di Christopher McCandless, che si smarrisce nella natura alla ricerca di sé stesso, offrendo una potente riflessione sul rapporto tra l’uomo e la natura selvaggia.

Fantasmi a metà: Il libro ideale è “Il Simposio” di Platone, in particolare la parte del mito di Aristofane dedicata all’anima gemella. Questa sezione esplora il concetto di amore come ricerca della nostra metà perduta, un tema che risuona profondamente con la canzone.

In Caucaso: Per questa canzone, consiglio “Prometeo Incatenato” di Eschilo. Il mito di Prometeo, incatenato per aver donato il fuoco all’umanità, riflette temi di ribellione e sofferenza che si allineano con la canzone. In questo caso il nostro protagonista è un Prometeo contemporaneo: informatico, tecnologico, massmediatico.

L’universo delle cose perdute: Il libro consigliato è “La Gaia Scienza” di Friedrich Nietzsche, dove si teorizza l’eterno ritorno. Questo concetto filosofico, che esplora l’idea che tutte le cose ritornano eternamente, si sposa molto bene con il tema della canzone.

Un mondo nuovo: Il riferimento perfetto è “L’orlo della Fondazione” di Isaac Asimov. In questo classico della fantascienza ci viene presentato un pianeta ideale, Gaia, descritto come un super-organismo in cui ogni essere sia vivente che inanimato è parte di un’unica coscienza collettiva. Questo concetto richiama l’ipotesi Gaia nella scienza reale, che suggerisce che la Terra e i suoi ecosistemi possano essere considerati un unico organismo vivente. 

Gea: Infine, per questa canzone, consiglio “I Veda”. Questi antichi testi sacri della filosofia indiana affermano che noi siamo parte del tutto e che l’io riflette l’universo, offrendo una prospettiva profonda e olistica sull’esistenza.

E se invece ti chiedessimo di consigliarci un artista emergente che dobbiamo assolutamente scoprire?

Ci sono talmente tanti artisti emergenti che mi piacciono che è davvero difficilissimo fare un nome unico. Dovendo scegliere però vorrei consigliarne due: quelli che mi hanno influenzato di più musicalmente, anche se non sono emergenti ma ormai dei “professionisti” del cantautorato. Si tratta di Giulia Mutti, cantautrice toscana di altissimo livello e Manuel Apice, cantautore ligure fenomenale. Entrambi sono autori e musicisti che mi emozionano profondamente e mi ispirano. La loro arte mi sprona sempre a cercare di migliorare nella mia scrittura e composizione melodica, negli arrangiamenti e nell’interpretazione.

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