IL RIFUGIO

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Continuano le ricerche in tutto l’appennino del criminale Carlo Brugnoni. Le forze dell’ordine stanno setacciando tutta la zona, ma il mal tempo riduce la visibilità e così Carlo Brugnoni è ancora libero e si nasconde tra i boschi.”

La televisione accesa di una famiglia, annunciava la fuga di Carlo davanti a dei volti distratti che si gustavano un piatto di pasta. Ignari del fatto che, proprio il Carlo di cui parlava la televisione, stava passando vicino la loro abitazione per raggiungere il parco nazionale e nascondersi nel grande bosco dietro il loro paese.

<< Dannazione devo sbrigami o quegli sbirri maledetti mi prenderanno. Questa gamba non mi dà tregua!>>. Carlo sta scappando da quasi un giorno, è ferito ad una gamba. Un carabiniere l’ha colpito al polpaccio destro e lui ora zoppica visibilmente. Il suo complice è morto subito dopo, colpito in pieno volto dallo stesso carabiniere che ha centrato la sua gamba. Ora è solo in fuga tra i boschi e non sa dove andare. Ricorda che il suo complice gli ha parlato di un rifugio lontano verso nord, spera di trovarlo ma non sa esattamente dove si trova. Con lui ha solo una vecchia mappa con una croce disegnata sopra. Deve seguirla, non ha alternative.

Nel frattempo tutte le forze dell’ordine emanano un suo identikit e sorvolano la zona con i loro elicotteri. Ma Carlo è molto furbo, conosce bene il suo mestiere e si muove di notte. Di giorno rimane nascosto, di solito nelle grotte, sempre con le orecchie tese e il cuore a mille.

La gamba gli fa un male tremendo e decide che deve fare qualcosa. Vuole estrarre da solo il proiettile e curare la ferita, lo ha visto una volta in un film. Seduto ai piedi di un albero si appresta ad effettuare l’operazione. Tira su il pantalone e cerca di vedere attraverso il foro. È proprio al centro del polpaccio, prende il suo coltello ed inizia a scavare nella carne viva. Il dolore sale come un fulmine in testa e gli trafigge il cervello. Deve resistere, se riuscirà a fare quello che ha in mente, zoppicherà ancora ma senza ulteriore dolore. Dopo alcuni dolorosi minuti, la punta metallica del pugnale tocca il proiettile della Beretta in dotazione alle forze dell’ordine. Allarga il buco, la sofferenza di Carlo è tremenda. Il sangue scorre a terra ma per il momento non è un problema. Carlo penserà anche a quello, ma dopo aver finito quel lavoro. Riesce in qualche modo ad estrarre il proiettile, mentre morde un pezzo di legno e chiude gli occhi. << È quasi finita vecchio mio>> si ripete nella mente, mentre prepara l’occorrente per chiudere il buco. Dal suo fucile prende un proiettile e lo apre versando la polvere da sparo all’interno del buco nel polpaccio. Si rimette in bocca il pezzo di legno e con un accendino dà fuoco alla polvere. Una grande fiammata, poi il buco si richiude e Carlo soffoca nel legno un urlo disumano che avrebbero sentito per molti chilometri. Si rialza a fatica e si appoggia qualche secondo al grande albero, sopra di lui sente gli elicotteri che sorvolano l’area. Deve sbrigarsi. Si guarda a terra e vede il sangue che ha perso durante l’operazione. Deve coprirlo in qualche modo, i cani dei poliziotti potrebbero fiutarlo e scoprire le sue tracce. Si ricorda della bomboletta nel suo zaino, lui usa solo accendini Zippo e porta sempre con sé una bomboletta per ricaricarli. La prende e svuota una parte del liquido a terra, proprio sopra il suo sangue. L’odore è forte proprio come pensava e coprirà sicuramente quello del sangue. Copre completamente tutta la scia e si avvia per la sua strada. Pochi metri più avanti trova una grotta, decide di entrare sperando di non incontrare un orso che l’ha scelta come sua casa.

Entra prudente e a prima vista sembra disabitata. Si posiziona in fondo, al buio, e si accende un fuoco. Tira fuori una lepre che aveva catturato durante il tragitto e la prepara per cucinarla.

Dannazione sta andando tutto storto! Era un piano così perfetto, avevo studiato tutto alla perfezione. Potevamo sistemarci per tutta la vita io e Damiano. Con i soldi che avremmo ricavato dal colpo, ci saremmo rifatti una vita nel Paraguay. Quante sere abbiamo passato, negli ultimi tre mesi, ha fantasticare sulla nuova vita. Una volta arrivati lì, un nostro amico d’infanzia ci avrebbe aiutato a sistemarci. Poi bastava solo investire i soldi in un’attività redditizia e potevamo goderci la vita. Donne, droga e sole per tutto l’anno. Tutto questo è rimasto un sogno e per giunta non mi è rimasto neppure il mio amico. Non mi hanno nemmeno dato il tempo di salutarlo. Bastardi, la pagherete caro, Damiano era come un fratello per me. Siamo cresciuti insieme e abbiamo sempre lavorato in due. Ora invece è dentro un sacco nero in qualche caserma. Più ci penso e più non capisco dove abbiamo sbagliato, come facevano a sapere tutto. Siamo stati molto attenti, non abbiamo parlato con nessuno, come hanno fatto a capire. Ho lo stomaco chiuso ma devo sforzarmi di mangiare un po’ di questa lepre, sono stravolto ed ho perso molto sangue. Devo riposarmi e riprendermi o non raggiungerò mai il rifugio di Damiano. La casa del suo vecchio zio. Sarebbe stato un nascondiglio perfetto fino a che le acque non si fossero calmate. Si dovrebbe trovare nel mezzo del parco naturale, proprio nel bosco, isolata da tutto e tutti. Spero di trovarla e spero che Damiano mi guidi, ovunque sia in questo momento. Fortunatamente mi è rimasto un po’ di whisky nella fiaschetta che porto sempre alla mia sinistra. Dopo mangiato farò un brindisi a te amico mio. Riuscirò a raggiungere il rifugio e riuscirò a fare quello che avevamo in mente. Te lo prometto. Fammi controllare la mappa. Secondo le indicazioni dovrei proseguire verso nord-est e trovarmi la casa davanti. Detta così sembra facile. Questa mappa è vecchia di trent’anni ed io non sono mai stato in questi posti. Era Damiano l’esperto. Ha passato tutta l’infanzia qui con lo zio. I miei non mi hanno mai permesso di venire qui con Damiano, forse perché lo zio era un criminale ricercato da tempo. Anche durante l’inverno, pur frequentando la stessa scuola e lo stesso quartiere, non volevano che mi vedessi con lui. Soprattutto mio padre, un avvocato, aveva già capito che strada avessi preso e le tentò tutte per salvarmi dalle mie scelte. Ma ormai il mio destino era già scritto ed era legato a filo doppio con Damiano. Ricordo i primi colpi e i primi guadagni. Abbiamo passato anni bellissimi tra donne e serate fantastiche. Potevamo permetterci la miglior coca della città e le più belle puttane. Questa lepre è davvero ottima, mi è tornata la fame. Ora però è meglio che vado a dormire, domani mi aspetta un’altra faticosa giornata con quegli sbirri maledetti alle calcagna. Ho quasi finito il whisky. Pazienza è abbastanza per ricordare il caro e vecchio Damiano, quando sarò in Paraguay me ne comprerò quanto ne voglio, anzi mi metterò a produrre dell’ottimo Rum. Era la passione di Damiano e lo chiamerò proprio con il suo nome. Farò il rum più buono di tutto il Sud America.

A Te amico mio, fa buon viaggio e proteggimi da questi maledetti!!!

Mentre un sole nascosto dalle nuvole guida Carlo tra i boschi, nella piccola caserma dei carabinieri del paese le forze dell’ordine fanno il punto della situazione. Ufficiali dell’arma in collaborazione con polizia e reparto degli alpini cercano di trovare Carlo. La tensione è alta, il territorio del parco è grandissimo e il malvivente potrebbe nascondersi ovunque. Non sanno che pesci prendere, brancolano nel buio e la stampa li sta massacrando. Ogni giornale e telegiornale della nazione sta danzando sopra le loro teste, sfruttando al meglio ogni singola novità che traspare dalla vicenda. Non a caso, hanno scelto come quartier generale, la piccola caserma dei carabinieri di un piccolo paese alle spalle del parco nazionale. Hanno sbarrato le strade di entrata ed uscita del paese ed hanno impedito l’entrata ad ogni giornalista. Anche i pochi residenti del paese, per lo più persone anziane, vengono tenuti sotto controllo per paura che qualcuno possa divulgare notizie. La stampa, che staziona perennemente fuori il paese, perseguita i residenti e li riempie di domande inutili. Tutto questo è un punto a favore delle forze dell’ordine. I residenti, la maggior parte contadini e allevatori che vogliono solo essere lasciati in pace, non ne possono più dei giornalisti e di tutta quella storia. Rivogliono la tranquillità di un tempo, tutta quella improvvisa notorietà gli va stretta. In una sala grande, intorno ad un tavolo di legno massello, cartine topografiche della zona sono aperte in maniera confusa tra computer e telefoni che squillano continuamente. Tutti i grandi capi parlano e dicono la loro, avvalendosi dei loro gradi. Il ministro dell’interno e quello della difesa sono perennemente in collegamento con la sala. Il governo sta perdendo la faccia su questo caso e le opposizioni incalzano nella speranza di farlo crollare. Il generale dei carabinieri entra nella stanza e tutti si alzano in piedi. I carabinieri e i militari gli fanno il saluto, mentre i poliziotti si limitano ad un “Buongiorno dottore”.

<< Allora riusciamo a catturarlo questo bastardo?>> strilla il comandante andando verso il grande schermo dove un proiettore trasmette a rotazione le immagini del parco visto dall’alto. Il generale è teso, ha tutta la faccenda sulle sue spalle, probabilmente si sta giocando anche la poltrona. Se cade il governo per colpa di Carlo Brugnoni, cadrà anche la sua testa. Un tenente cerca di prendere tempo e di spiegargli la situazione facendo ulteriori segni su una delle mappe sul tavolo.

<<Generale, stiamo setacciando l’intera area ma il Brugnoni è un osso duro e si muove nella notte. Secondo noi sta cercando di scappare in qualche modo dal paese. La strada è lunga ma è probabile che ci abbia pensato>>

<< Non diciamo stronzate Tenente! Un uomo non può sparire di fronte ad un’intera nazione che lo sta cercando e oltretutto passare la frontiera come se nulla fosse. Per fare ciò dovrebbe superare il parco nazionale ed attraversare molti paesi e cittadine senza farsi vedere. Stiamo forse cercando l’uomo invisibile? >> Le urla del Generale si sentono fin fuori dall’edificio. Probabilmente escono dalla finestra aperta e viaggiano in tutto il paese. Si guarda attorno e viene catturato da una delle tante immagini che ruotano sopra il grande schermo posto in fondo alla sala.

<< Che cos’è quella casa che si vede? Tornate immediatamente all’immagine precedente!>>. Urla, come impazzito. Un appuntato lo accontenta immediatamente mentre un capitano con un fascicolo in mano cerca la risposta a quella domanda. La trova o almeno lo spera.

<< Quella signore è un’abitazione abusiva posta sotto sequestro da anni ma mai abbattuta perché le ruspe rovinerebbero il paesaggio naturalistico. Quella è una zona protetta, ci sono animali in via d’estinzione che vi abitano>>

<< Non me ne frega una mazza dei vincoli paesaggistici, a chi appartiene quella casa? Ci abita qualcuno? >>

<< No signore. È disabitata da anni, apparteneva ad un certo Nicola Amaldi>>

<< Cosa sappiamo di questo Amaldi? Voglio sapere tutto>> aggiunge il Generale dirigendosi verso un maresciallo che digita il nome sopra un computer.

<< Nicola Amaldi, pregiudicato e condannato più volte per: Spaccio, istigazione alla prostituzione, riciclaggio di denaro sporco e ad altri reati di stampo mafioso. Era affiliato ad un clan camorristico di Napoli ed è stato ucciso due anni fa, durante una guerra di camorra. Era anche lo zio di Damiano Amaldi il complice di Carlo Brugnoni che è stato ucciso da noi due giorni fa>> il Generale non crede alle sue orecchie, forse hanno trovato dove si nasconde quel farabutto.

<< E cosa stavano aspettando, Babbo Natale? Quel Bastardo si sta dirigendo proprio lì, se già non è arrivato. Fate convogliare tutti i mezzi su quella casa, voglio quel Porco vivo o morto entro stasera>>.

L’intera stanza si attiva immediatamente, telefoni che squillano e computer che accelerano i loro lavori. Dalla caserma iniziano ad uscire una grande quantità di mezzi, mentre dal campo sportivo si alza l’elicottero dei carabinieri con all’interno il Generale.

In pochi minuti un grande spiegamento di forze, raggiunge la casa apparentemente ancora disabitata. Non sanno se Brugnoni è già arrivato, continuano comunque le operazioni di accerchiamento della casa. Il Generale sorvola con il suo staff personale tutta l’area con l’elicottero ed è in contatto con un colonnello che dal basso coordina tutta l’operazione. l’Arma non vuole farsi sfuggire l’occasione di salire sul carro degli eroi quando avranno lo avranno preso . Sembra la scena di un film americano, soldati intorno alla casa e sulle montagne vicino. Il Brugnoni è spacciato, non può passare inosservato. Ma il Colonnello non è tranquillo per niente, i criminali come Brugnoni non si arrendono facilmente. Probabilmente avrà raggiunto la casa e si starà preparando a fare fuoco. Distribuisce tutti i soldati in modo da non far rischiare la vita a nessuno dei suoi uomini. Non gli importa della vita di quell’uomo, probabilmente arrivati a questo punto non interessa nemmeno a lui. Vuole prenderlo e mettere fine a quella storia.

Prende il megafono e prova a chiamarlo per vedere se c’è qualcuno in casa.

<< Brugnoni, sono il Colonnello Sganci >>

Da una finestra con i vetri rotti al secondo piano, parte un colpo di fucile che va a bucare una volante. Quella è la sua risposta e la conferma che non vuole arrendersi, non tiene minimamente alla sua vita, vuole solo vendicare il suo amico prima di crepare. Immediatamente rispondono tutti al fuoco ma il Colonnello li ferma. Per il momento non vuole assecondare le pazzie di quello squilibrato. Non sanno quante armi ha all’interno.

Maledetti schifosi, siete arrivati fino qui, ma questo posto sarà la vostra tomba. Avete spedito il mio amico all’inferno e probabilmente festeggerete quando ci andrò anch’io, ma potete giurarci che qualcuno di voi verrà con noi. Quanto ci divertiremo con le vostre anime giù agli inferi, io e il mio amico Damiano. Intanto il piccolo bastardo che abbiamo rapito sta già percorrendo la strada infuocata che lo porterà dritto da Satana. Quanto mi sono divertito con lui. Probabilmente ora sarà diventato la cena di qualche lupo o qualche orso.

Lo zio di Damiano ha nascosto parecchie armi qui su, ne ho trovate talmente tante da poter scatenare una guerra. Le ho sistemate lungo tutte le finestre, ma il tocco finale è ben posizionato al piano di sopra, dove la vista è più ampia. Prima però voglio divertirmi un po’, giocare con voi, così come voi avete giocato con me a questa ricerca del tesoro. Sparerò ogni volta da una finestra diversa, dovrò stare attento a camminare sempre con la testa bassa, ma ci sarà da diversi.

Continuate a parlare, pensate che io sia così stupido da rispondervi? Siete proprio degli ingenui. Avete distrutto il nostro sogno e ci avete spalancato le porte dell’altro mondo, ora la dovete pagare. Tutto questo casino l’avete voluto voi, anche la morte del piccolo Davide è colpa vostra. Io non volevo ucciderlo, mi avete costretto a farlo. Io e Damiano non volevamo torcergli un capello, anzi l’avremmo trattato bene fino all’arrivo dei soldi. Damiano amava i bambini. Ma voi avete deciso diversamente compromettendo l’intera operazione. La famiglia Bachman è ricca sfondata, per loro non sono nulla due milioni di euro. Mentre per noi avrebbero rappresentato i biglietti per il nostro sogno. Non avreste più sentito parlare di Damiano e Carlo. Saremmo stati un problema del Sud America. Ma voi siete affetti da una rara malattia che vi trasforma in “Eroi” anche quando non serve. Bene, sono pronto allora, imparerete che ogni scelta porta ad una causa ed ogni azione ad una reazione.

Ora basta con le chiacchiere, è ora di fare sul serio. Tieniti pronto amico mio, sto arrivando e porto con me alcuni compagni di festa!!

Immagini prese da Google Immagini

Clementi Simone

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