Tra i pulviscoli di “Polvere” con Listanera: un’intervista arrabbiata

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Listanera e Francesco Pastore (autore del testo di “Polvere”) sono persone belle, oltre che grandi artisti (su fronti diversi). In una scena che non conosce riconoscenza e che non sa dare attenzione se non a tutto ciò che non è patinato – che poi, la patinatura dorata, dura giusto il tempo della permanenza in qualche playlist editoriale – tutelare la purezza di chi ancora fa musica per urgenza diventa una necessità vitale; per questo, in occasione dell’uscita di “Polvere”, abbiamo fatto quattro chiacchiere con Listanera.

Ciao Listanera, dacci tre aggettivi che ti distinguono e uno che proprio non ti appartiene.

Ciao Indielife, e grazie per l’intervista ed il tempo dedicatomi.  

Tre aggettivi che mi distinguono sono: impaziente, curioso e superficiale. Uno che proprio non mi appartiene è – rullo di tamburi – invidioso!

Scegli tre fotografie della tua vita che vuoi consegnare all’album dei ricordi di Indielife. Qualcosa che ci faccia capire meglio chi sei, da dove vieni e dove sei diretto.

Se dovessi scegliere tre momenti partirei sicuramente dal 1998 quando a 13 anni sono andato via da casa per frequentare una scuola lontana dalla mia dolce dimora. I primi mesi di quel periodo non ero ne carne ne pesce e mi sentivo talmente disorientato e inutile che quando ci penso cerco di riderci sopra anche se non c’è proprio nulla da ridere. Nonostante questo, quell’esperienza mi è servita molto, ha costruito il modo in cui mi comporto con gli altri oggi.

La seconda è quando ho perso una persona cara (e qui torniamo indietro di qualche anno da quel 1998) senza aver avuto il tempo di dirle addio. Un dolore che mi porto dietro ancora oggi che vado verso i quaranta.

L’ultima fotografia risale a Dicembre 2018 quando ho deciso di lasciare il mio paese, emigrare nell’est Europa. Una scelta, quella di emigrare, rimandata per tutta la vita ma che, come avevo previsto, si è rivelata azzeccata. Sono maturato più in questi ultimi due anni che in tutto il tempo precedente.

Parliamo di “Polvere”, che vede la collaborazione con Francesco Pastore come autore e Vincenzo Salvia come produttore artistico. Com’è nato questo inedito trio?

“Polvere” è stata una sorpresa anche per me. Per quanto riguarda la collaborazione con Francesco devo dire di essere stupito perché scrivendo di tanti artisti, poteva proporre il suo brano a chiunque altro, magari più mainstream di me. C’era un rispetto reciproco, una sorta di amicizia epistolare che lo ha portato ad inviarmi il suo brano. Il primo come autore. Io ho cercato di fare del mio meglio per renderlo il più musicale possibile. Per me è un testo di grandissimo livello. Vincenzo Salvia non è una sorpresa. Sono anni che cerco una connotazione retrowave dei miei brani e siamo al secondo singolo che produce per il progetto Listanera. Oramai la strada è segnata. Spero che non si stancherà mai di me. Alla fine era inevitabile coinvolgere lui nella produzione di questo singolo perché volevo dare un tocco dark alle parole del saggio Frank. Credo l’esperimento sia andato bene, tutto sommato.

Il brano sembra possedere in sé una potenza catartica importante: un urlo di rabbia rivolto al cielo che sembra appartenerti con forza. In questo senso, è forse una delle prime volte che ti vediamo misurare con un testo altrui: cosa cambia nell’approccio (se qualcosa cambia, ben inteso)?

Sì, in effetti è la prima volta. Ho provato spesso a cantare brani scritti da altri senza mai riuscirci. Un mio amico e socio dell’etichetta indipendente che gestiamo è anche autore e mi manda cinque brani ogni mese. Ce ne fosse uno che riesco ad interpretare degnamente. Invece con Frank evidentemente c’è una sorta di connessione a distanza che mi ha fatto sentire al sicuro. Devo dire che l’ho cantato per la prima volta così e in quel modo è rimasto. E’ stato tutto molto veloce e naturale.

Se ora potessi urlare qualcosa a qualcuno, chi sceglieresti e per dirgli cosa?

Mamma mia, che domanda difficile. 

Sceglierei i miei connazionali che vivono ancora sul suolo italiano. Gli urlerei di svegliarsi e smettere di lamentarsi, che non ha mai portato a nulla. Gli direi che sono ignoranti (non per il livello d’istruzione sia chiaro), qualunquisti e razzisti. Gli direi che si meritano tutto quello che gli capita da quando ci siamo liberati della dittatura. Quella reale.

Facciamo un giochino: associa ogni singolo fin qui uscito ad un cocktail da degustare e un luogo in cui sorseggiarlo – ovviamente avendo come sottofondo Listanera…

1. Martini Cocktail – “Polvere”. Il bancone del bar di un albergo di periferia di fronte ad un barman stanco e triste. Da solo, ovvio.

2. Moscow Mule – “Deckard”. Nel 2075 in una discoteca di Honk Kong al 90esimo piano di un grattacielo. In piena notte. Con i replicanti a servire da bere.

3. Mojito – “Bebeto”. Nella città dove sono nato ed ho vissuto. Al tavolino di un chiosco a me molto caro. Nel mese di giugno con i piedi nella sabbia. Guardando il tramonto a ricordare i momenti bellissimi passati insieme.

E ora? Che succederà al progetto Listanera?

Mah, il progetto Listanera continua con la sua serafica pazienza sotto il punto di vista della pubblicazione. Lo scorso anno sono uscite le ultime cose dalla precedente collaborazione con Aphrodite Records Label ed ora usciranno singoli sempre con Vincenzo Salvia in cabina di regia (a meno che non mi mandi a quel paese). Proseguirò la linea retrowave con questa sorta di cantautorato che va a braccetto. Un esperimento che per molti è un fallimento assicurato. Io ci credo moltissimo. Posso fare un piccolo spoiler. Uscirà, ancora non si sa quando, un brano in lingua inglese. Non è un passaggio di consegne ma è un brano ispirato alla vita di un serial killer. Non posso dire altro.

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