Giovanni Santese: “Algoritmo racconta di un futuro distopico”

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Abbiamo avuto il piacere di intervistare Giovanni Santese in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Algoritmo”, che racconta di un futuro distopico, in cui l’umanità è in preda agli istinti e alla follia, ma è talmente schiava degli algoritmi che anche i gesti più crudeli e disumani vengono giustificati come le risposte ai comandi di una macchina, e nessuno ormai vi si può sottrarre.

La canzone vuole portare all’assurdo la realtà di un presente in cui l’uomo non decide più nulla, si lascia guidare dagli algoritmi nei software ed ha sempre meno consapevolezza della propria vita.

Il finale è tragico e senza speranza: quando le macchine inizieranno a provare emozioni, impietosite e con le lacrime agli occhi, porranno fine al genere umano.

Ciao Giovanni, benvenuto sulle pagine di Indie Life. Chi è Giovanni Santese? Come ti descriveresti in 3 parole? Quali sono i tuoi principali riferimenti in ambito musicale?

Sono un cantautore. Sono cresciuto con la musica italiana, e ancora oggi quello che mi colpisce di più sono i bei testi in italiano, e quindi i vari De Gregori, De Andrè, Guccini, Dalla, ecc.

 “Algoritmo” è il tuo nuovo singolo: un brano nato dove e come?

Sempre prima nella testa come idea, e poi con più rimaneggiamenti di testo e musica in molto tempo: non è stato uno di quei brani che si scrivono di getto. La versione smooth definitiva che abbiamo reso nel disco è frutto del lavoro di squadra con Mirko Maria Matera col quale ho lavorato a tutti gli arrangiamenti, e del tocco magico di Taketo Gohara e del suo team di musicisti incredibili: Niccolò Fornabaio alla batteria e Alessandro Stefano alle chitarre al basso, oltre che al già nominato Mirko Matera.

Quanto c’è di te, di autobiografico, nei tuoi brani? Mi riferisco anche a “Questo amore”, “Dobbiamo fare bellezza”, “Algoritmo”.

 In Algoritmo molto poco, è più una riflessione affacciato alla finestra del mondo. Le altre due sono molto intime e personali invece, raccontano di un amore e dell’amore per mio figlio, perciò c’è tantissimo della mia vita per forza di cose.

Da quale idea nasce il videoclip ufficiale?

Il videoclip è nato per caso dopo aver collezionato un’infinità di prove per realizzare la copertina del singolo. Per arrivare al ghepardo nella cover, infatti, abbiamo fatto tantissimi tentativi diversi, inserendo nel software dell’IA ogni volta un comando differente, una frase legata alla canzone o dedotta dal testo. Alla fine, ci siamo trovati così tante immagini che l’idea di montarle per un videoclip è stata la conseguenza naturale.

Sappiamo che è partito lo scorso 18 marzo da Pesaro il FOREVER VECCHIO TOUR. Ci racconti la particolarità di questo spettacolo?

Ho affidato la regia dello spettacolo a Lorenzo Kruger (Nobraino) che ha curato insieme a me i monologhi che intervallano i brani ma anche il concept dello show, e quindi la scenografia e i costumi. Siamo in un grande trasloco tra cartoni e lenzuola ed io dai cartoni tiro fuori storie ed oggetti. Ci sono anche dei momenti di interazione col pubblico molto belli e divertenti perché a un certo punto invito chi se la sente a salire sul palco e scrivere un pensiero sui nostri vestiti bianchi. La data di Pesaro è stata il battesimo che mi ha fatto capire che lo spettacolo funziona, sono molto contento di quello che ho realizzato.

Quali sono i tuoi prossimi progetti?

L’unico progetto nell’immediato futuro è suonare il più possibile, ma in ogni caso sto scrivendo come sempre nuove canzoni e penso che già per i primi dell’anno prossimo inizierò a registrare.

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