Il nuovo disco di Luca Fol

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Introspettivo, ironico e di denuncia il nuovo disco omonimo di Luca Fol riconferma la sua identità idealista, oltre alla sua voglia di scrivere canzoni in italiano in chiave elettro-pop. Uscito il 29 marzo, affronta diverse tematiche in soli dieci brani, spaziando dalla sensazione del sentirsi ingabbiati da una società che corre troppo alla spiritualità che ogni essere umano dovrebbe possedere. Luca ci regala così un viaggio antropologico personale che vuole mettere in discussione non solo sè stesso, ma i costrutti sociali e la fragilità dell’anima umana.

Abbiamo cercato di analizzare più a fondo il suo punto di vista su questi argomenti così importanti ed attuali con una intervista.

Spiritualità

Cosa si può fare in concreto, secondo te, per vivere una vita più di sostanza? Parli molto di questo tema
nel tuo disco

Cerco di affrontare la vita nella maniera più spirituale possibile. L’universo ogni giorno ci lancia tanti segnali che sta
a noi cogliere ed affrontare. Bisogna avere la capacità di ascoltare e prendersi dei momenti di “stop imposto” dalla
frenesia e avere la cura di ascoltare solamente il proprio respiro.
Questo concetto mi aiuta a vivere le esperienze e la musica più ordinatamente. L’impegno, lo stress e il lavoro
arrivano comunque a toccare livelli molto intensi, ma dare il giusto spazio a ogni singolo momento può aiutare a
rimanere integri e lucidi.

Facendo riferimento al brano Concetti, quale è la più grande illusione dei giorni nostri secondo te?

L’illusione più grande è quella di sentirsi delle persone arrivate, di essere invasi dalla megalomania solo per un
pizzico di attenzione mediatica. Bisogna ricordarsi che siamo esseri talmente piccoli che la vera forza è nella
collettività, non nel singolo. È sicuramente importante vivere le proprie solitudini ed essere gentili con se stessi, ma
è ancora più importante tenere a bada il più possibile l’egocentrismo tossico.

Sensibilità

Perché pensi che le persone sensibili sarebbe meglio che stessero con persone ugualmente sensibili?
Solo per sentirsi capiti o c’è altro?

Perchè bisogna sapere ascoltare, bisogna allenare l’empatia nei confronti delle altre persone, semplicemente
anche nella solidarietà e nel supporto che si può dare a un individuo. Rimane il solito concetto del “dare avere” un
po’ come dicevano i Beatles in “The End”: “and in the end the love you take is equal to the love you made”.
Lo sforzo delle persone sensibili dovrebbe essere quello di donare empatia a chi invece non ne ha, ma non per
diventare un buon samaritano, ma perchè se si sogna un mondo in armonia bisogna faticare partendo dalle piccole
cose, come l’educazione ed il garbo.

Solitudine

Ci sono più pro o più contro nella solitudine?

Ci sono tantissimi pro, conoscersi e ascoltare il proprio silenzio penso sia una terapia che tutti dovremmo fare. Le
situazioni più complicare vanno affrontate in solitudine e con una buona autostima tutto può prendere una piega più
leggera e non complessa.
Il problema si pone però quando si rifiuta la condivisione, per me doppiamente importante (per fare musica per
esempio) perchè ti dà la possibilità di avere visioni e prospettive che non avresti mai considerato se vissute in
solitudine

La pandemia ha influito in qualche modo sulla scrittura di Distanza?

Non particolarmente, nasce prima di tutto come critica verso l’ipocrisia di una società schizofrenica. L’interpretare
ruoli sociali prestabiliti senza autenticità porta sicuramente ad una grande insicurezza, fino ad arrivare
all’azzeramento di un proprio pensiero e di un ideale da perseguire.
Prendere distanza dalle cose abbraccia la filosofia orentiale: Distanza da ciò che ci è nocivo, Distanza da ciò che
non ci fa brillare e Distanza anche da noi stessi, che alle volte è necessaria.

L’intellettuale, essendo tale, non conosce già l’importanza o quantomeno i benefici del rispetto?

In teoria sì! Ma come dicevo prima questo pregio dovrebbe essere insegnato a chi invece ha delle lacune e
dovrebbe invece dirigersi più verso un binario fatto di etica ed educazione

Ipocrisia e cambiamento

Qual è la prima cosa che lasceresti indietro in un viaggio ultraterreno?

L’ipocrisia è sicuramente uno degli aspetti di cui parlo nelle mie canzoni. Ipocrisia che mio malgrado ho manifestato
anche in diverse situazioni della mia vita e che mi porta sempre ad avere un leggero velo di pessimismo nei
confronti del genere umano.
Se dovessi compiere un viaggio ultraterreno vorrei totalmente sentirmi con la coscienza pulita.

La voglia di cambiamento è normale per ogni persona, specie se si sta vivendo un momento (più o meno
lungo) di stress, frustrazione e insoddisfazione. “Solo gli stolti non cambiano mai idea”, in Capricorno
sembra che a te il cambiamento non garbi. O è una sensazione? Cosa vorresti cambiare della sua esistenza
in questo momento?

A dirla tutta sono un grande fan del cambiamento, mi piace tanto cambiare: look, vestiti, cibo, pensieri. In
Capricorno” parlo male dell’incoerenza, o ancora meglio di quando si dà peso alla forma e non al contenuto. Una
frase abbastanza chiave del brano è “Sono diffidente dall’estetica bella ma senza nome”.
Mi soffermo sul criticare l’incoerenza di una società che ti vende dei sogni che in realtà aumenta le ansie,
frustrazioni, competizioni, come può essere per esempio l’ostentazione dei social basata sull’estetica ipersaturata di
molti personaggi che in realtà (a mio avviso) hanno ben poco da dire.

Equilibrio

Nell’ultimo brano c’è il tema della difficoltà nel trovare un equilibrio tra la propria interiorità e la necessità
di dover andare avanti nella vita con un minimo di tranquillità. E’ abbandonando tutto ciò che ama, secondo te, ci si riesce?

C’è una linea sottile tra vita e morte, tra prima e dopo. La frase “posso abbandonare tutto quello che ho amato” è
come se fosse un ultimo addio, con la consapevolezza che anche ciò che ci ha fatto stare bene bisogna lasciarlo
andare, così come insegna la vita.
Nella musica che faccio e nei testi che scrivo la ricerca di un punto d’equilibrio tra l’interiorità e la vita reale di tutti i
giorni è fondamentale, ne parlo continuamente, cambiano solo i toni in base alla profondità e/o leggerezza dei
brani.
I momenti in cui si devono superare le fobie possono apparire come imprese impensabili ma forse la risposta è
quella di partire dal proprio benessere e vivere momenti di distacco totale, in cui esiste solo la nostra mente e il
nostro cuore. Il compito è quello di prendersene cura amorevolmente, per poi avere più coraggio per rialzarsi dalle
cadute e affrontare la vita.

https://www.youtube.com/@lucafol6465/videos

https://www.jiosaavn.com/song/distanza/BSoGWj9eBls


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