La natura delle cose (buone) di Gaia Morelli

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Una decina di giorni fa siamo stati invitati a presenziare al concerto per il lancio del disco di Gaia Morelli, “La Natura delle cose” all‘Off Topic di Torino, e poco prima abbiamo fatto due chiacchiere per scoprire un po’ di cosa tratta l’album.

Il bisogno di fermarsi e di riflettere su ciò che é stato e che sarà la propria vita é ciò di cui Gaia ha necessitato di esternare maggiormente nella scrittura di questo album. Esigenza che riguarda l’esistenza di ogni essere umano più e più volte nel corso della vita, ma che solo i più coraggiosi riescono ad affrontare. Introspettiva e realista, racconta del suo Gelassenheit Heideggeriano, di come maturando abbia compreso che bisogna riuscire ad “abbandonarsi” alle situazioni per quel che sono e per come accadono, cercando di fruire tutto ciò che possa in qualche modo aiutare ad evolverci.

Il percorso di Gaia Morelli

Partiamo dalla tua formazione, hai raccontato una volta di come sia stato determinante il tuo insegnante di musica delle medie per la tua passione. Che cosa questa persona era riuscita a trasmetterti per farti avvicinare così tanto al mondo della musica?

Sicuramente era una persona molto pignola e severa e quel suo atteggiamento lì mi ha svoltato il pensiero che avevo rispetto alla musica. Ho avuto anche la fortuna di essere presa a cuore da questa insegnante insieme ad altre persone, ragione per cui lei si è dedicata molto in quegli anni nel costruire un interesse. Da lì in poi ci ha seminato questa passione e poi io personalmente ho deciso di partire ad imparare sia a suonare gli strumenti sia a scrivere, e così via.

Prima di allora non avevi avuto nessun imprinting?

Io sono sempre stata un’amante della musica e mio padre ha sempre ascoltato tantissimi dischi in casa, ascoltava tantissime colonne sonore, musica classica e jazz. Però non ho nessuno in famiglia che suoni, é stata una cosa un po’ d’istinto buttarmi.

La Natura delle cose

Parlando invece dell’album che uscirà questa sera, partiamo dal titolo, La Natura delle cose, da cosa nasce e che significato assume per te?

Nasce da una canzone che stavo scrivendo e che si intitola “Tutto il bene”, dove ho ritrovato per la prima volta questo concetto. Mesi dopo ho scritto poi un altro pezzo del mio disco, “Fine”, e mi piaceva l’idea di riprendere quell’argomento lì anche in altre canzoni, tenendolo sempre rinchiuso in qualche modo nei brani e dandogli poi più spazio come titolo del disco. La Natura delle cose é quasi l’essenza delle cose che viviamo e facciamo, in qualche modo il trovare una qualche forma di pace.

Di norma come ti approccio alla scrittura? Cosa ti ispira?

Sicuramente da quello che vivo di base, infatti direi che é quasi un disco di formazione, alcuni dei brani li ho scritti tre anni fa. Poi in realtà sto anche imparando a non parlare solo di me in prima persona ma anche a descrivere in modo collettivo delle situazioni comuni. Cerco anche di trovare delle formule che non siano pesanti a livello di scrittura, che non sia sempre in prima persona.

Rumore

Collegandoci a quello che hai appena detto e al tuo singolo Rumore che ha anticipato il disco, quali sono i “rumori” che hai riscontrato nella tua vita crescendo?

Io sono sempre stata un po’ alla ricerca delle emozioni forti, mi piace proprio sentirle. Già da piccola sono sempre stata una persona molto malinconica, mi tenevo tutto dentro. Un rumore che ho sempre avuto un testa é stata la mancanza di autostima, che poi si ripercuote su tutto quello che faccio.

E la porti dietro da tanto tempo?

Un pochino nel corso degli anni sei riuscita a migliorarla?

Sì, la musica di base mi ha aiutata tantissimo.

Produzione

Per la produzione di questo disco ti sei rivolta agli stessi producer con cui avevo già collaborato?

In realtà no, ho conosciuto Lillo, Cali low, due anni fa più o meno, quando stavo un po’ riformando la band live. Per me é fondamentale trovarmi bene con le persone prima di farci musica insieme perché comunque ci vuole dell’empatia. Con lui mi sono trovata molto bene, mi piacevano molto gli input che mi dava; posso dire che mi ha accompagnata in questo viaggio del disco proprio.

Come vi siete conosciuti?

Ci siamo conosciuti in realtà qua all’Off Topic penso, ad un concerto dentro al bistrot. Eravamo in tre, io, Claudio e Tommaso, e c’era Lillo tra il pubblico. Siamo scesi e lì, ai tempi stavamo ancora cercando di capire se il “Power trio” avesse ancora senso o se fosse meglio suonare in tanti, e gli abbiamo chiesto se volesse venire a suonare al MI AMI. Lui ha accettato subito con entusiasmo e da lì é nata tutta la banda ecco.

Sonorità

Le sonorità saranno chiare come quelle dei tuoi lavori passati?

Secondo me sono un po’ diverse rispetto all’Ep che avevo fatto con i Baobab!, anche perché i miei gusti sono un po’ cambiati devo dire. Sono tornata un po’ alle origini, a quando facevo musica da adolescente, ed ho ritrovato il piacere di riscoprire il mio gusto personale e da lì ho poi maturato le varie altre influenze.

Ispirazioni

Posso chiederti a questo punto quali sono i tuoi gusti musicali di adesso?

Mi sono riavvicinare molto al folk, ho esplorato un po’ le cordature aperte della chitarra, ero molto fissata col low, R&B, indie, ecc… Ora mi sono allontanata da quel mondo lì. Ho una formazione anche molto blues, però mi piace mettere sempre qualche tocco così.

Hai per caso qualche artista di riferimento?

Ho ascoltato i Big Teeth attuali, Adrianne Lenker, sono tantissimo fan, tutto il mondo di Elliott Smith, tutta quella scena indie-folk diciamo e poi mi sono avvicinata molto al rock alternativo degli anni novanta, soprattutto estero.

Di cosa parla il disco

C’é un fil rouge che collega tutto il disco?

Come dicevo prima un po’ la Natura delle Cose che racchiude un po’ il concetto, é normale che si vivano sia cose belle che cose brutte. É difficile riassumerlo, ma il filo rosso vuole essere un po’ banalmente il concetto che quando viviamo certe situazioni nella vita, che siano belle o brutte, dovremmo viverle nel modo migliore che possiamo. Poi alcuni pezzi sono un po’ più vecchi ma in qualche modo riprendevano un po’ questa cosa qui.

Registrazione

Più o meno quando hai iniziato a scriverlo?

Lasciando stare i brani vecchi che ho poi deciso di inserire nel disco, ho iniziato a produrlo due anni fa tra una cosa e l’altra.

In quali studi sei andata?

In realtà abbiamo registrato tutto nella casa del tastierista Tommaso, che é in campagna. Abbiamo scoperto la potenzialità che avevano a livello di pasta sonora le stanze di questa dimora e quindi abbiamo deciso di registrare senza compromissioni particolari di registrazioni.

Colore

Se dovessi scegliere un colore che vorresti che le tue canzoni suscitassero negli ascoltatori?

Il verde.

Per la tranquillità?

Sì e poi é il mio colore preferito. E anche per la speranza forse.

Scena musicale torinese

Tu come vedi la scena musicale torinese?

Piacevole, c’è ancora, come ogni città, la difficoltà di aiutarsi vicendevolmente e a fare rete. Adesso ho molti amici musicisti a Torino, ma si potrebbe fare emergere qualcos’altro, cose fighe che magari rimangono un po’ laterali.

Tu hai in programma per ora di rimanere qui a Torino?

Per ora sì.

Programmi

Futuro?

Sto scrivendo sempre e vorrei comunque prendermi il mio tempo per assimilare questo disco. Mi piacerebbe scrivere anche con altre persone perché sono abbastanza bloccata da quel punto di vista, tendo sempre a rinchiudermi nella mia casa e mi piacerebbe un po’ uscire dalla comfort zone. E poi suonare, cosa che faremo questa estate, quindi rock and roll!!!

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