Sclaice, Reset è un nuovo inizio del mio percorso artistico

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Dopo il successo del singolo di lancio Reset e di Limerence, che avevano ufficializzato l’uscita del nuovo disco ufficiale del giovane rapper Varesino, Sclaice è pronto a pubblicare Reset., disponibile in tutte le piattaforme digitali grazie alla direzione artistica e alla distribuzione di Trumen Records.

Sclaice
Sclaice

Il titolo del disco, che nella copertina del disco è raffigurato rigorosamente scritto in minuscolo con il punto finale, sta ad indicare l’azzeramento del passato e la condizione da cui ripartire con la giusta mentalità. Il concept trainante dell’album, già anticipato dai due precedenti singoli, si completa con brani che toccano vari temi che ruotano sempre intorno al concetto di azzeramento e ripartenza. Si passa dalla condizione post pandemia, alle scelte artistiche, lavorative e in ambito personale, trattando argomenti come la società attuale, il politically correct, la percezione alterata dei rapporti, la violenza di genere, l’indipendenza culturale e le origini dell’Hip Hop.
Abbiamo avuto il piacere di fare due chiacchiere con Sclaice e siamo partiti proprio da qui: dal titolo del disco e dalla sua copertina.

Come mai il titolo Reset per il tuo disco?
Il titolo Reset sta ad indicare l’azzeramento della società attuale, riferita al periodo post-pandemia, mettendo in risalto la voglia di ricominciare, lanciando un messaggio pulito e privo di contaminazioni, in cui a prevalere deve essere la realtà terrena da quella virtuale. Inoltre questo album, ricollegandomi al titolo, rappresenta un nuovo inizio del mio percorso artistico.

Nella copertina il titolo appare in minuscolo e con un punto.

La scritta dal titolo bianco dal background total black, che all’occhio umano può apparire semplice e minimale, nasconde molte verità che solo tramite la riproduzione musicale si possono scoprire, “mai giudicare un disco dalla copertina” citando un verso di Bassi Maestro. Il punto nel titolo è anche un chiaro riferimento al tasto reset degli apparecchi elettronici, che viene utilizzato per resettare i programmi alle impostazioni di fabbrica.

Ascolta l’album su Spotify:

Questo non è il tuo primo disco ufficiale. Se parliamo di temi o sonorità, c’è qualcosa che lo distingue dagli altri che hai pubblicato?

Sicuramente questo disco in termini di contenuto a differenza degli altri progetti è più incentrato sui temi attuali della società, e rispetto ai precedenti lavori, l’album Reset presenta argomenti più impegnati, mantenendo a livello sonoro la misura in 4/4 del classico Boom Bap con forti influenze Jazz, Gangsta, Funk e Soul dall’atmosfera smooth, caratterizzata dal sound caldo delle valvole analogiche.

Tu sei produttivo da un po’ di anni, ma solo in quest’ultimo periodo abbiamo iniziato a sentire parlare di te su magazine e siti settoriali. Come mai hai aspettato cos’ tanto per avere un organico che ti promuovesse professionalmente?

Venendo da un ambiente underground, le mie priorità erano i contenuti e la produzione musicale, col tempo e l’esperienza ho trovato lo spazio e un team di collaboratori professionale, per poter curare al meglio anche l’aspetto mediatico e promozionale. Colgo l’occasione per ringraziare l’etichetta discografica Trumen Records di Roberto Di Stefano che ha creduto nel mio progetto e che mi sta dando supporto, l’ufficio stampa Comdart.

Parliamo di Hip Hop. È davvero così essenziale essere su magazine, radio e social quando ci si definisce hip hop? Come vivi questa dualità?

Essere presenti su questi mezzi di comunicazione, soprattutto al giorno d’oggi, è essenziale per promuovere e per far arrivare la propria musica ad un pubblico più vasto. Questa dualità la vivo serenamente perché resto sempre fedele al mio percorso artistico che adotta gli stessi ideali e principi da cui ho iniziato.

Qual è il pezzo a cui sei più legato nel disco?

La traccia a cui sono più legato nel disco è Back To The Roots, nella quale ho avuto l’onore di collaborare con Ted Bee della Dogo Gang e DJ Jad degli Articolo 31, un brano che mi rappresenta appieno, sia per l’argomento basato sulle radici della cultura hip hop in chiave storica, sia per la presenza di due artisti che hanno scritto la storia dell’hip hop italiano.

C’è invece un pezzo che, col senno di poi, non avresti voluto mettere o avresti voluto in maniera diversa?

No assolutamente, non cambierei nulla, sono soddisfatto al 100% del lavoro svolto e delle scelte artistiche che ho fatto, anche l’immagine scenografica dei video, rispecchiano esattamente il mio pensiero. Sono legato in ugual modo a tutte le tracce presenti sul disco, i mesi di lavoro che ho speso dietro a queste avevano anche l’obiettivo di arrivare al punto di pubblicare Reset senza avere ripensamenti o dubbi sul suo valore.

Inoltre, la decisione di inserire 8 tracce rispetto alle 10 di Second To None e le 12 di Urban Street, è stata presa fin dal principio, sempre per questo motivo, in modo da concentrarmi al 100% su di esse privilegiando prima di tutto la qualità.

Ascolta il singolo di Sclaice Back To The Roots:

Vivere di musica è difficile. Per te è davvero importante?

Fin dall’inizio ero consapevole delle difficoltà economiche che comporta la vita da musicista, ma questo non mi ha mai fatto desistere dai miei obiettivi. In aggiunta dico che la musica comporta un investimento economico non indifferente, in base alle strategie pubblicitarie che si intendono adottare, soprattutto quando si è in una fase iniziale.

Come hai scelto le collaborazioni del disco?

Le collaborazioni del disco sono state pensate in base alla mia esperienza artistica, maturata con il tempo e la dedizione. La scelta dei featuring è stata influenzata dalla cultura musicale e dalla costante ricerca che ho approfondito e accurato negli anni. In questo disco sono presenti artisti storici e contemporanei della cultura Hip Hop tra cui DJ Lil Cut, storyteller dello scratch nella traccia titolo Reset, Ted Bee della Dogo Gang e DJ Jad degli Articolo 31 in Back To The Roots, Cuba Cabbal facente parte della storica crew Costa Nostra assieme a DJ Elle-P nel brano Italian Graffiti, il leggendario cantante jazz Lee Mays in Limerence con il sassofonista Fulton Turnage, Lou Keshi e DJ T-Robb in Consenso Unico, DJ Fastcut in Mic Drop e il rapper Megness nel brano Jolly Roger.

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