Grafite è il nuovo album di Elfo, artista di origine calabrese. Trovare una denominazione per il genere proposto da questo autore è molto difficile, infatti, questo disco presenta davvero una bella varietà di influenze e stili musicali. La matrice fondamentale è sempre uno stile improntato sul rap e l’hip hop ma con molte contaminazioni che vanno dal funk al rock, passando per il reggae e il pop. Ma veniamo alle tracce.
L’album si apre con “tutto ciò che loro non dicono”, un brano autobiografico molto toccante, dove si sente che c’è l’anima dell’artista, un pezzo rap su un beat emozionale che da molta enfasi al testo. Questa è una canzone che parla di strada, di vita, di sconfitte, ferite ma anche di rivalse e vittorie. Il ritornello è molto orecchiabile. La seconda traccia di “Grafite” è “Carolina”, brano già uscito come singolo e dedicato alla figlia. Siamo sempre su un rap ben sostenuto da una base avvolgente, con un testo sempre molto sentito ed enfatizzato dalla voce di E.L.F.O., più sentimentale rispetto al primo pezzo ma la tematica proposta lo consente e, anzi, lo richiede. A questo punto, parte “oblò” e ci troviamo davanti ad una canzone più spensierata, accompagnata da una struttura più “live”, che strizza l’occhio al reggae, dalle tinte molto estive e festose ma con comunque un testo importante ed impegnato (come del resto tutto l’album).
“E.L.F.O.” è un pezzo di intermezzo nell’album, 1:30 scarsi dove però possiamo ascoltare una sorta di “follia” musicale molto piacevole e sorprendente che fa da prequel a “cicatrici del destino”, un brano che cresce con l’ascolto e cavalca sempre le tematiche proposte nel primo brano dell’album. Arriviamo poi all’ascolto di “vite in plastica” (feat Masta P), un pezzo che esorcizza molti luoghi comuni legati al mondo musicale ma che comunque esalta l’essere se stessi e credere nei propri mezzi, con genuinità, questi messaggi sono davvero da apprezzare. Si ritorna ai ritmi più spensierati e festosi con “come viene” (un altro feat con Masta P dei Kalafro Sound Power), un reggae che esprime un pensiero positivo e incita a “sognare fino a farsi male”. “Amore antalgico” ha un sapore molto anni 90, porta indietro nel tempo e anche qui siamo davanti ad un testo semplice ma molto profondo. L’intento di E.L.F.O. è chiaramente quello di non annoiare l’ascoltatore e ci sta riuscendo benissimo. Le note di pianoforte e la chitarra di “Priamo” ci portano delle belle contaminazioni e fanno capire quanto sia vario quest’album, ricco di soluzioni diverse e che non annoia mai, non sembra neanche di essere già al pezzo numero 9. La voce femminile del ritornello arricchisce ancora di più quella che probabilmente è una delle canzoni più vincenti del disco. Inoltre da segnalare la tematica davvero importante, infatti questa è una canzone contro l’abbandono degli animali.
“Ad ogni condizione” (feat kento e dj Kamo) Inizia come una strana ninna nanna ed è accompagnata da un giro di basso molto profondo e avvolgente, una soluzione davvero molto interessante e assolutamente non scontata, un brano che esalta la rivoluzione e la rivalsa vere, quelle più genuine di chi ha sofferto una vita. L’undicesima traccia dell’album, “stappa”, ha un sound decisamente più “attuale” rispetto alle influenze generali del disco, ma conserva sempre una sua personalità e non si fa paragonare ad altri artisti del genere perché essendoci l’essenza di E.L.F.O., è davvero molto originale e mai noiosa. Siamo quasi alla fine quando ascoltiamo “solo pochi istanti”, una ballata molto delicata che trova la sua collocazione perfetta come penultimo brano del disco. Rap, cantato melodico e un arrangiamento molto dolce si mescolano perfettamente. Un altro dei pezzi più belli del disco, ma la chiusura di questo disco è davvero una sorpresa! “Troppo positivi” (feat Masta P) È un brano che si avvicina molto alle sonorità Rock con un’esplosione incredibile nel ritornello dove chitarre e i fiati rendono imponente una canzone davvero vincente.
In conclusione, “Grafite” è un album davvero molto piacevole, interessante e riuscito. E.L.F.O. Ha sviluppato benissimo tutte le sue influenze e ci ha regalato un disco davvero vario e mai noioso, spaziando tra vari generi senza mai perdere la propria personalità.
Thomas Libero