È attualmente in uscita con il suo EP “Prodigio” e rappresenta alla perfezione l’immagine del rapper, rivelazione giovane e fresca del panorama underground. Lui è INCE, e lo abbiamo incontrato per conoscere qualcosa in più della sua musica.
Ciao Simone, parlaci del tuo progetto. Come nasce INCE?
Senza perdere tempo con le solite storie che raccontano tutti gli artisti, INCE nasce dall’esigenza di sputare fuori e raccontare a tutti il mio vissuto, nel bene e nel male. Mi sono avvicinato alla musica verso i 9/10 anni suonando percussioni, ma solo verso i 14 anni ho scoperto il rap.
Sono rimasto subito affascinato dall’immediatezza del genere, quella caratteristica particolare che solo il rap ha di dire le cose come stanno, in maniera schietta e diretta, magari anche evidenziando problematiche sociali. Così ho a fare battle freestyle con i miei amici e ho scritto la prima canzone verso i 14/15 anni.
Il mio obiettivo era, ed è tuttora, riuscire a dimostrare il mio potenziale alla mia famiglia e ai miei amici; il mio sogno resta riuscire a fare della mia più grande passione il mio lavoro.
Da dove provieni e dove vuoi arrivare…
Sono nato e cresciuto a Morena, un quartiere della profonda periferia romana, e ho sempre frequentato anche Ciampino, situata esattamente accanto; tutto ciò che racconto nei miei testi l’ho visto e vissuto, niente favole.
A 21 anni mi sento pronto per poter raccontare a tutti ciò che so e che sono, senza magari risultare banale o addirittura non credibile.
Roma mi ha trasmesso tutto, al giorno d’oggi non riesco ad immaginarmi in un’altra città, con un’altra cultura e altre abitudini; Roma non è solo una città, ma questo non lo dico io.
La periferia in cui sono cresciuto è molto particolare e mi risulta anche difficile parlarne in una risposta così: Ciampino e Morena sono tutto per me, ci sono i miei amici, la mia famiglia, tutti i miei ricordi d’infanzia, la mia routine, la mia vita.
Nel mio ultimo Ep “Prodigio” ho voluto necessariamente dedicare una traccia proprio alla mia zona, “00118”, una sorta di riassunto a grandi linee di come vedo Morena.
“Prodigio” è il titolo del tuo nuovo Ep, uscito da poco più di un mese. Raccontaci tutto…
“Prodigio” è il primo passo della salita, il punto di partenza, il primo mattone su cui basare tutto.
Ho voluto chiamarlo così perché a 21 anni mi sento ancora un bimbo, il ragazzino silenzioso che quando prendeva il pallone e iniziava a palleggiare lasciava tutti a bocca aperta.
All’interno di questo progetto troverete tracce con sound molto diversi l’uno dall’altro, unite tutte da un unico filo conduttore: INCE.
Ci sono track dal sound rockmetal come “Prodigio”, sambate Brasiliane come “Loca” o addirittura track drill rivisitate in chiave chill e melodica come “Move On”.
Il sound è vario, fresco e dinamico, le tematiche sono il vissuto reale dell’artista e le melodie sono sempre nuove, d’impatto e aggressive.
I tuoi numeri in streaming stanno andando alla grande. Cosa ne pensi? Sono un punto di arrivo o un trampolino di lancio?
Sono soddisfatto di come sta nascendo il tutto, di come si stanno evolvendo i numeri e del mio pubblico. Ovviamente si tratta solo del mio trampolino di lancio, sono giovane, ho ancora tantissima strada da fare e devo ancora mostrare il restante 98% di ciò che ho da dare e offrire in ambito musicale.
Sono super soddisfatto dei numeri che stiamo raggiungendo, del pubblico che si sta creando con una fanbase seppur piccola reale e vera. In zona già tutti sanno il mio nome, bisogna solo pedalare e farsi notare sempre da più persone.
Sei contento dei feedback che stai ricevendo?
Come dicevo prima… sì, sono contentissimo e soprattutto soddisfatto del riscontro da parte del pubblico; vedo che recepiscono a pieno la mia spensieratezza e l’ironia, ma sono in grado di ascoltarmi anche in vesti un po’ più “conscious”, quando vado a trattare argomenti più delicati, come relazioni amorose o dinamiche familiari.
Ci sono tante persone che mi scrivono quotidianamente, mi supportano e credono veramente nel mio sogno; non parlo solo dei miei amici, ma anche della mia zona che mi supporta perché riconosce la verità cruda delle mie parole.
Del tuo genere musicale se ne parla sempre con senso critico perché i testi raccontano spesso storie crude. Tu cosa ne pensi? È solo un modo per fare arte, o c’è dell’altro?
Uno dei motivi per cui mi sono appassionato alla cultura hiphop (rap o trap che sia) è proprio la crudità nel raccontare le cose come stanno, dalla situazione di disagio più totale alla vita agiata di chi ce l’ha fatta, nel bene e nel male.
In questa società troppe persone girano attorno e pochi vanno dritti al sodo, e io faccio questa musica perché so già a quale gruppo appartengo.
Per me l’hiphop non è solo cultura, ma una forma d’arte, forse la più diretta, l’unica in grado di catturare un’immagine precisa e delineata in una manciata di secondi.
Sappiamo che sei sempre in fermento. Su cosa stai lavorando? Progetti futuri…?
Dicembre sarà uno dei mesi più hot dell’anno contro ogni previsione.
È già uscita sulle piattaforme digitali “Block167”, una collab con i miei fratelli 167 di Ciampino, Beniz, Bastio167, DoubleG167 e Ronny167; abbiamo voluto unire varie culture (italiana, albanese, marocchina e sinti) in un un’unica traccia, dal sound drill, però Made in Roma. I prossimi giorni magari già uscirà il video, chissà.
Entro la fine dell’anno inoltre uscirà un mio singolo, non voglio spoilerare nulla, ma annuncio già che sarà un testo super intimo accompagnato solamente da un giro di piano, roba molto molto emotional preparatevi.
Per il 2022 le idee sono tante, la strada è una sola, e anche se è in salita possiamo solo PEDALARE.