Per chi ha avuto la fortuna di andare al Miami Festival di quest’anno ha potuto ammirare la tenacia e l’esplosività di questa particolare artista. Francesca Sevi, in arte Missey, foggiana trapiantata a Milano, ha fatto uscire quest’anno il suo nuovo Ep ”Futuro3”, che per lei ha il compito di allineare la mentalità con quello che è il futuro per lei. Non a caso il suo pezzo preferito dell’album è proprio l’omonimo Futuro 3, che però ha richiesto molto tempo per essere completato. Miscelando sonorità Jazz e Soul, si è riuscita a ritagliare un bello spazio in quella che è la nuova scena R&B italiana. Un’intervista sincera e diretta, volta a far valere le sue opinioni.
Nome
Partiamo con una semplice domanda, quale é il significato del tuo nome? Ti devo confessare di averlo cercato nel magico mondo dell’internet ma di non aver trovato da nessuna parte la spiegazione!
Ma dai! Allora Missey nello slang americano vuol dire ragazzina, poi a prescindere da questo non ha grossissimi significati dietro. Avevo capito che mi serviva un nome per cominciare magari a distinguere la mia musica da altre cose. Mi piaceva una canzone di Ne-Yo che si chiama Miss Independent e poi mi sembrava un qualcosa di matrice femminile e mi interessava molto che si capisse che si trattava di un progetto in cui c’era una ragazza. Anche perché giù da me, io vengo dalla Puglia, quando c’ero io non era una cosa molto comune come lo é diventata in questi ultimi anni o come comunque lo é a Milano. Era più importante entrare nella mentalità imprenditoriale che dire devo trovare un nome perché la gente DEVE chiamarmi così.
Ma comunque ti piace e ti va bene tenerlo per il resto della vita?
Sì sì, anche perché ti assicuro che su Facebook c’è voluto un sacco di tempo perché la gente mi iniziasse a chiamare e ad intenderlo così (non é la prima artista a dirmi questa cosa). Poi inizialmente quando ai live mi chiamavano Francesca mi dava anche fastidio, perché mi sembrava che non mi prendessero sul serio, almeno sul versante artistico. Quindi si, ora sono felice di averlo scelto.
R&B
Come ti sei approcciata all’R&B non essendo qui in Italia il genere più diffuso?
A 17 anni ho deciso che mi andava di cantare e di provare a sbattermene della paura che avevo di farlo. Ho studiato canto, il jazz per la precisione, in modo privato e ascoltato tanto quello, cosa che faccio tutt’ora, il passaggio contemporaneo che sentivo di poter rendere anche un po’ mio era proprio quello di trasformare il jazz in R&B. Alla fine le influenze sono le stesse. Poi é un genere che mi rilassa, mi piace il suo groove e quindi é venuto tutto in modo abbastanza naturale devo dire.
Scegli un colore che vorresti che rappresentasse le emozioni che le tue canzoni suscitassero negli ascoltatori.
Fantastico, a me i colori ”intrippano” parecchio. Arancione molto tenue ti direi. Perché l’arancione é molto forte, però allo stesso tempo tenue mi sa più di divertimento nella mia testa e anche di molto chill da “presa bene”.
E si sposa anche molto con la tua voce se mi posso permettere!
Ahahaha grazie mille
Futuro3
Tu hai collaborato con tantissimi producer, come li scegli e che rapporto instauri con loro?
La maggior parte dei miei amici musicisti li ho avvicinati a me perché stimo molto la musica che fanno e quindi poi mi va di tirarli in mezzo e nasce tutto in modo abbastanza semplice se non per producer che non conoscevo prima tipo Lunar seifec che lavorano con Mecna. Con loro mi ha fatto da ponte la mia etichetta. Però ad esempio i ragazzi che suonano con me in questo tour sono dei miei producer, il mio ragazzo in modo molto casuale é anche il mio produttore artistico, quindi nasce in modo abbastanza spontaneo. Se ci va di fare una cosa che non sia la hit necessariamente ma un qualcosa un po’ più sperimentale magari, siamo tutti d’accordo e la facciamo.
Per te é importante avere una band quando giri? (In questo tour con lei sul palco presenti gli RGBprisma)
Sì, non é proprio ancora full band. In alcuni pezzi se ci metti la batteria al computer risulta molto più brutto e ti perde un sacco. Mi interessa che si senta non solo la voce della cantante ma si sentano anche i suoni delle persone che comunque fanno il cinquanta per cento del lavoro.
Ci sono anche più colori, più arancioni.
(ride) Brava
Foggia
Sappiamo che vieni dalla provincia di Foggia. Essendo anche io per metà di giù questo Natale mentre mi trovavo li ho assistito ad una conferenza in cui si parlava del futuro artistico di quella città. A far da sfondo era proprio un festival musicale, il Gener Act…
L’ho visto come format che fanno!
E qualcosa sebrava finalmente muoversi, almeno nell’ambito musicale. Tu vedi come un futuro migliore possibile per gli artisti di lì?
Io ci credo molto perché ho tanti amici, con cui ho finito le superiori, che si sono candidati come consiglieri comunali o hanno fatto cose per la città. E fortunatamente ne fanno anche di cose musicali, la mia speranza é che ci sia anche una percezione di cose da fare anche per le persone più grandi anche a livello anagrafico, che in un posto come Foggia fanno ogni tanto “la voce grossa” con gli organismi un po’ più giovani. Quindi magari tante cose cominciano ma poi non vengono portate a termine.
Per cui io sono fiduciosa nelle potenzialità delle persone che ho lasciato giù, bisognerebbe però capire un secondo se verrà lasciata possibilità di agire da persone un po’ più grandi che pensano di aver capito la città. E invece secondo me dei luoghi possono sempre cambiare, non é detto che si rimanga sempre con una brutta nomea, non é necessario.
Quale consiglio daresti a qualcuno che vuole intraprendere un percorso simile al tuo e che magari parte proprio da una città più svantaggiata?
Crea il tuo suono. Alla fine grazie a Spotify riesci ad arrivare alla gente. Io per esempio ho assistito a molti meno concerti di gente grossa rispetto alla gente che vive qui a Milano. Perché appunto io da Foggia non avevo grosse città dove veniva Beyoncé o cose del genere. Però secondo me ti puoi informare e creare il tuo suono anche da casa. Capire se é una cosa che ti piace davvero tantissimo, perché poi dopo é un lavoro davvero complicato. Però se ci credi e ti dici che non ti vedresti a fare altro, vai abbastanza dritto con le orecchie aperte. Perché puoi sempre sentire qualcosa che é migliore di quello che fai tu, però ti può arricchire. Concentrazione e guardarsi intorno.
Anche quando ero a Foggia non mi sono mai fatta il problema di non conoscere, ad un certo punto ho sentito l’esigenza di trasferirmi perché li in tutti i posti in cui potevo avevo suonato. Quindi vai un un posto in cui se hai le antenne alzate riesci a trovare delle persone. Fa quasi tutto veramente la voglia. E la passione.
Missey
Tre aggettivi con i quali vorresti essere ricordata.
Distinguibile perché a me interessa non essere proprio la copia di un’altra, con tutte le difficoltà annesse, perché ovviamente quando fai una cosa diversa é più difficile anche trovare qualcuno che ti apprezzi da subito, é meno intellegibile. Spontanea e libera poi ti direi. Sono molto legate tra di loro però sono effettivamente queste i grossi punti su cui ho dovuto lavorare per “liberare” poi il mio progetto e partire con esso.
MissMissey
Temi di essere incatenata da qualcuno o da qualcosa?
Mah quando un progetto inizia magari a crescere qualche compromesso in più lo devi fare. Però in generale no perché abbiamo cominciato proprio dicendoci di fare qualcosa di diverso, se va bene se no almeno l’abbiamo fatta come piaceva a noi. Questa cosa invece ha iniziato a premiare, nel momento in cui abbiamo fatto dei pezzi diversi effettivamente alla gente é rimasta impressa questa cosa. Dicendo che comunque era una cosa strana che non avevano mai sentito, però se la ricordavano.
Ho paura di essere legata sempre, però dall’altra parte passo per passo sto facendo in modo di ritagliarmi sempre uno spazio mio di spontaneità perché se no non do niente nella musica.
Sfatiamo il mito delle etichette cattive quindi?
Secondo me se tu arrivi che hai fatto un sacco di cose diverse, che la gente già sa che sei un matto, cercheranno un po’ di canalizzati magari. Però sanno anche già che la tua forza é fare qualcosa di diverso. Se arrivi lì ed hai fatto tutta roba standard e poi pensi di fare qualcosa di diverso, non sarà quello.
Amicizie in tour
Ho visto che sei amica di Plastica.zip, volevo chiederti come era avere delle esperienze da tour condivise con alcune amicizie.
Secondo me é molto bello perché il grosso del tour poi magari sono i ritorni in macchina, gli imprevisti, e quindi crei un feeling molto sincero, dove non puoi fingere perché se hai dei problemi li ha per davvero. E quindi a postumi ti fai la risata. Qui a Torino é la prima volta che ci incontriamo ad un concerto io e lei. Però in generale le persone con cui suono tendenzialmente sono mie amiche, anche ad esempio Elasi lo é. Sì stempera anche molto la tensione.
Vi siete conosciute tutte nell’ambito musicale a Milano?
Sì, io e Plastica abbiamo lavorato ad un pezzo, uscito due anni fa, insieme una volta e ci siamo conosciute così. Elasi invece l’ho conosciuta attraverso la nostra art director.
Amore e manga
Una tua canzone (Hikikomori) ha un titolo in giapponese. Sei affascinata da questa cultura?
Sì ma limitatamente, perché poi il mio ragazzo è un vero patito per cui mi sento di dire che io ne so il giusto. Quel pezzo, che è un featuring con un ragazzo, più che altro lui ha inserito questa parola, a me piaceva molto per cui poi è diventata automaticamente il titolo di tutto il brano. Però sicuramente sono affascinata molto da questo mondo, perché poi con il mio ragazzo ho iniziato a vedere anime e manga. Prima di allora non ne vedevo in realtà, perché sono una che tende ad immedesimarsi molto nelle serie e quindi magari comincio a soffrire. Addirittura durante la giornata mentre non la sto guardando mi capita di rimanerci male per qualcosa che ho visto. Poi ho capito che andava superata questa cosa qui.
Ne hai uno preferito?
Death note, sono fissata con i thriller e quello per me è stato uno lunghissimo.
Spesso parli d’amore nei tuoi pezzi, secondo te l’amore crea dipendenza?
Sì assolutamente ahahahah. Però lì sta anche all’amore per te stesso nel rendertene conto e magari lavorarci. Ho vissuto forme d’amore molto dipendenti, però poi ti rendi conto che se non c’è di base un amore solido nei tuoi confronti puoi diventare uno zerbino proprio.
Nei miei pezzi più che amore in quel senso c’è più la tematica di sentirsi molto soli rispetto più ad un amore di famiglia, più legato quindi a traumi o ricordi di questo tipo. Anche lì si sviluppano problematiche di dipendenza di fatto.
Tu hai sentito la mancanza della famiglia quando ti sei trasferita?
No, non ho sentito la mancanza. Quando ero a Foggia non avevo ancora sviluppato una concezione di spazio-tempo tutto mio, di vera libertà, e ritrovarmi in un posto in cui non conoscevo nessuno ed ero da sola mi ha fatto effettivamente rendere conto che c’erano degli spazi miei personali, di amore anche nei miei confronti che io non avevo mai esperito. Vuoi perché ero in una famiglia un po’ severa, però era una parte di me che non avevo mai sviluppato. Quindi insomma una mancanza di cose prima.
Prima ero convinta che la vita fosse fatta tutta di formalità
Ansia
In un pezzo affermi: “picchi di ansia, non sto in piedi, mi lascio cadere così” dal brano “Cadere così”. Con la pandemia si è iniziato a parlare di questo tema, volevamo chiederti se ti sentivi di parlarci del tuo rapporto con l’ansia e di come la vivi anche in relazione al tuo lavoro.
Io le forme di ansia più forti le ho cominciare a sperimentare proprio nel momento in cui ho cominciato ad avere le prime attese di qualcosa che era un hobby e che poi sempre di più ha iniziato a diventare una possibilità di vero lavoro. Con la pandemia per esempio a me è stato annullato tutto il mio primo tour e quindi questo ha significato promuovere tutto un disco su Instagram, e questa è una cosa che a livello di ansia sociale sulla figura dell’artista preme tantissimo.
Ci sono quelli che magari si rifiutano a prescindere e quindi anche lì comunque un mezzo che potrebbe portarti dei vantaggi decidi di non usarlo perché vedi tutto il marasma di gente, migliaio di persone che ti seguono,ecc… .Così come dall’altra parte ci sono artisti che magari tendono a strafare proprio perché soffrono di un’ansia del non devo essere dimenticato.
A me questa cosa del limitante di Instagram o comunque dei social in qualche modo molto spesso mi prova a livello di ansia perché sembra che tu in qualche modo sia sempre reperibile. E soprattutto sembra che tu, essendo un artista, non fai nulla dalla mattina alla sera se non una storia su Instagram ed è finita. Chiaramente questo non è quasi mai vero perché significa che tu magari un giorno ti devi svegliare e non hai nessunissima voglia di far vedere la tua faccia. A me è capitato molto spesso di fare degli shooting con un viso stanchissimo e quindi anche lì magari c’è una tensione perché ci sono delle persone che ti stanno vedendo mentre tu sei forse ridicola.
Aggiungere a questa anche l’ansia da social è un po’ pesante e in questa fase io ho iniziato a soffrirne in forma un po’ più significativa. Quando poi ci sono i live ti dico che devi fare la cosa che più ti piace fare ovvero cantare e performante. Ma quando non c’è questo tramite diventa un po’ più complesso pensare di dover intrattenere. E invece no, non dovremmo intrattenere nessuno, dovremmo fare il nostro, e il nostro intrattenimento sono i pezzi che arrivano dopo e basta. Sempre comunicando, assolutamente, però con un po’ più di equilibrio.
Sanremo
Sanremo sì o no? Ci hai mai pensato?
Sì ci ho pensato ma per me è ancora un no.
Domanda off topic, chi piacerebbe a te vedere come presentatrice/comica sanremese?
Allora a me Drusilla è piaciuta tantissimo quest’anno e poi un’altra che apprezzo molto è Virginia Raffaele
Jam session
Ultima domanda: bar preferito giù? (Sono ancora centri di aggregazione molto popolari in Puglia)
Il parallelo che è un pub piccolissimo, tutto in legno, con le luci basse. Molto vecchio stile.
E tu le hai mai fatte le jam session in piazza mercato?
Sì, tante. Ho fatto anche i famosi matrimoni quando ero giù
Le fai ancora ogni tanto per diletto?
Le jam assolutamente sì quando capitano.
Simpatica, alla mano e pronta a stupire tutti con il suo R&B, Missey vi aspetta stasera al ”Senza Tempo live” alle 22.30.
Bianca Cela (con Arianna Arillotta)
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