Lorenzo “Paso” – Material Fields

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Lorenzo Pasini, classe 1994, soprannominato Paso (El Paso da me) conosciuto alla maggior parte per essere il chitarrista dei Pinguini Tattici Nucleari, appassionato da tempo al rock progressivo ed al post-rock, ha fatto uscire da una settimana il suo progetto di debutto da solista: Material Fields. Da appassionata del genere e considerandolo veramente bravo in quello che fa non potevo che intervistarlo.

Genesi Material Fields

Ciao Paso! Innanzitutto volevo chiederti un po’ come avevi scelto il nome di questo tuo nuovo progetto

Copertina Material Fields

E’ accaduto durante una vacanza che ho fatto con la mia ragazza in Slovenia, a Lubiana, e, mentre stavamo visitando il muso di arte contemporanea, mi sono imbattuto nella descrizione di una installazione, non esposta, che si chiama Macrolab. Un team di tecnici, scienziati ed artisti si alienava in questo ambiente isolato dal resto del mondo per studiare le qualità invisibili dell’ambiente circostante come potevano essere alcuni fenomeni atmosferici o appunto i campi elettromagnetici. Mi ha molto suggestionato leggere questa cosa perché mi ha fatto rendere conto che in realtà viviamo immersi in un mondo di campi che esistono, e che utilizziamo per fare questa chiamata per esempio, e che il nostro occhio non vede perché non percepisce quelle frequenze e le nostre orecchie neppure. E da lì mi é partita la suggestione dei campi materiali e quindi dei Material Fields.

Quale é stata l’esigenza che ti ha spinto ad usare come mezzo di comunicazione la tua voce oltre che alla tua solita chitarra?

Sono un grande amante della canzone come tutti credo, e questo formato comprende anche la voce chiaramente. Sono pezzi che avevo scritto io, per cui mi é sembrato naturale provare ad interpretarli con le corde vocali. Anche se appunto non é la cosa che faccio la maggior parte del tempo perché il mio lavoro é soprattutto quello del chitarrista. É una cosa che trovo abbastanza frequentemente in realtà man mano che leggo biografie e/o interviste: scopro che un sacco di artisti effettivamente hanno iniziato a cantare nei loro progetti, non perché volessero effettivamente cantare, ma perché scrivevano i pezzi e si dicevano beh il pezzo é mio e già che ci sono lo canto pure. Mi é successa la stessa cosa.

Quindi sei abbastanza “confidente” con la tua voce?

Mah vorrei esserlo di più. Non ho mai fatto veramente un percorso di apprendimento sulla mia voce come invece ho fatto con la chitarra che ho studiato anche a livello proprio scolastico. Penso che sia una cosa che dovrei fare prima o poi nella mia vita ma per il momento non l’ho ancora intrapresa. Però tutto sommato mi sono sentito abbastanza confidente per quanto riguarda l’interpretare i pezzi che io avevo scritto perché quella era la voce che ho sentito che ci andava bene sopra. Sull’interpretare i pezzi altrui per esempio potrei avere qualche difficoltà in più ecco.

Paso e la sua chitarra

Raccontaci allora già che ci sei quale é stato il tuo percorso invece con la chitarra

Allora io ho iniziato a studiare chitarra classica come tanti, alla banda del paese dove sono cresciuto. Dopodiché ho iniziato a studiare chitarra elettrica presso un insegnante privato e poi ho preso un diploma di 4 anni al Modern Music Institute, che si occupa di strumenti moderni di chitarra rock. Poi ovviamente vado avanti a informarmi, compro corsi, ecc…

Quindi insomma da quanti anni é che suoni?

Ho iniziato a suonare a dodici anni e quindi sono quasi sedici anni che suono

Ah ma pensavo di più!

No effettivamente ho iniziato tardi rispetto a molti altri chitarristi che conosco che hanno iniziato a sette/otto anni…

Va beh, sei bravo lo stesso

Ahahah, ti ringrazio. Faccio del mio meglio, quello sicuramente

Material Fields come specchio della sua vita

GIFFONI VALLE PIANA, ITALY – AUGUST 21

É stato strano per te metterti così a “nudo” per la prima volta? In questo progetto scrivi molto delle TUE esperienze di vita private e personali dando voce a loro…

Sono felice di aver fatto questa scelta per quanto riguarda i testi. Chiaramente é stato più complesso di altre volte, scriverli ed essere sicuro di quello che stavo scrivendo. Se con il mio progetto precedente parlavo di cose che non riguardavano la mia vita direttamente, in questo album invece lo faccio molto di più. É strano ogni tanto scrivere dei testi e poi rileggerli e sentire che hai messo qualcosa effettivamente di quello che sei e di quello che senti di avere in quel momento, in quella determinata canzone. Alcune sono anche molto dirette e molto “intime” nel modo di rappresentare come mi sentivo. Quindi in conclusione é stato un po’ strano da questo punto di vista ma penso sia una scelta che paga da un punto di vista invece artistico.

C’é un brano tra quelli che hai scritto che senti più “tuo”?

Direi Sew che é la canzone che chiude l’album. É una canzone d’amore, probabilmente quella che mi rappresenta di più di tutto l’album

Come mai questa scelta dell’inglese?

Sinceramente il fatto é che la maggior parte di ciò che ascolto, che ha poi influenzato Material Fields é materiale (simpatico gioco di parole) in inglese. Quindi é tanto progressive rock straniero piuttosto che altra musica straniera che ascoltiamo tutti quanti. Quindi da un certo punto di vista mi é uscito naturale restituire questo materiale nella stessa maniera in cui io lo avevo assorbito, ovvero in inglese. Questo é il primo motivo per cui l’ho fatto, il secondo é che é uno scudo, perché come dicevi prima alcune canzoni sono anche abbastanza personali. Raccontarti in una lingua che non é la tua lingua madre fa anche un pochino da protezione e da assicurazione per quanto riguarda il raccontare determinati temi.

progressive rock

Infatti volevo proprio farti una domanda a riguardo visto che hai parlato molto, sia durante le interviste che per mezzo dei social, delle tue influenze per questo disco citando molti nomi internazionali. La tua passione per il rock progressive era già abbastanza chiara da Cancelleria, non é una novità ecco, ma volevo chiederti, essendo un genere comunque abbastanza presente nella storia della nostra musica hai anche qualche ispirazione italiana?

Io ascolto musica italiana assolutamente. Non so per questo progetto in specifico se potrei annoverare qualcuno per le influenze. Io ascolto anche abbastanza tanto rap italiano; mi piace molto Salmo per esempio, Marracash, due artisti che ho ascoltato mentre scrivevo il disco quindi qualcosa può essere passato all’interno. Dal punto di vista del progressivo non saprei, ci sono dei gruppi che mi piacciono, per esempio i King Crimson, oppure tra gli italiani i Nosound che sono un gruppo post rock romano. Però forse non é una scena che é particolarmente florida in Italia in questo momento, almeno non sta ricevendo una grande attenzione

É più legata agli anni 70′ forse…

Esatto. E tra l’altro se vogliamo fare un po’ di polemica da questo punto di vista tanti gruppi italiani rock prog degli anni settanta hanno trovato forse più riconoscimento negli anni successivi. Per esempio all’estero mi viene in mente gruppi come la PFM che ha avuto molto più successo in Giappone (pensate che si sono esibiti davanti alla regina madre di Elisabetta || n.d.r.). Poi va beh, lei é anche un caso a parte visto che é conosciuta anche in Italia, però diciamo che é una nicchia che ha trovato riconoscimento in varie parti del mondo secondo me, ma non é mai veramente esplosa in Italia, non abbiamo mai avuto dei gruppi come in Inghilterra sono stati gli Yes o i Genesis, che sono stati enormi negli US quando sono usciti. In Italia non c’è stata questa dimensione del fenomeno.

Interiorità

Hai detto che in questo disco c’è un filo conduttore che unisce i brani, ce lo descriveresti?

Il vero filo conduttore di questo disco é la rappresentazione delle mie sensazioni e del mio modo di sentire rispetto a qualsiasi cosa, che siano stati d’animo o opinioni. É un album come abbiamo detto prima molto personale e questo é il tratto comune a livello testuale. A livello musicale secondo me c’é un costante velo di malinconia sulle canzoni ed una sensazione vagamente nineties che lo permea da un certo punto di vista e credo che questo sia la cosa più comune a tutti i pezzi, anche se secondo me sono brani che ricoprono un ampio excursus di generi effettivamente.

Hai anche detto che c’è una sorta di ricerca spirituale in questo disco…

Ti riferisci a Low Lights giusto? Più che una ricerca spirituale la definirei una riflessione nella quale é la parte non razionale che non stiamo effettivamente curando in quest’epoca perchè non ci stiamo veramente immergendo ma che al contempo siamo immersi nolenti e dolenti. Può essere anche il rapporto con te stesso, la meditazione, una religione o anche niente.

A volte ho anche la percezione che certe persone siano cristiane, atee o quant’altro un po’ per partito preso, un po’ per educazione familiare, un po’ per l’ambiente in cui sono ma raramente a seguito di una vera e propria riflessione. Poi uno può riflettere ed arrivare alla conclusione che più gli é consona, questo assolutamente. In sostanza non sto sindacando mai gli esiti quanto invece un po’ il processo (ho poi consigliato a lui e lo faccio anche con voi di cercarsi i video di Stefano Tiozzo su youtube che spesso fa riflessioni su questo argomento, anche lui come noi appassionato di rock progressivo) (non mi paga)

(non ancora perlomeno)

Tu vieni anche da Bergamo, questo forse un po’ influisce?

Sì diciamo che il cattolicesimo é molto forte a Bergamo ed ha anche un peso possiamo dire politico importante. In realtà non sono cresciuto in una famiglia particolarmente credente, cristiana sì ma non mi hanno dato una formazione fortemente cattolica. Sono stato abbastanza libero da questo punto di vista.

Universo Material

Se potessi scegliere un colore per descrivere le emozioni che vorresti che la tua musica suscitasse negli ascoltatori quale sarebbe?

Caspita! Allora la copertina del disco é rossa, ma controintuitivamente io ti direi blu. Tanti pezzi io li visualizzo come blu se questo può avere qualsiasi senso

Beh se hai detto che é malinconico, il blues…

Ahahahaha sì forse é anche un po’ quello

C’é una domanda cattiva che ti devo fare…

Falla pure assolutamente

Tu avevi già un progetto avviato dal nome Marsyas, come mai non sei andato avanti con quello? Cosa é andato storto? É naufragato del tutto?

Marsyas

La verità é che non lo so neanche io. Non c’è qualcosa che é andato veramente storto, il bassista si é trasferito in Olanda per studiare mentre il chitarrista sempre lì ma per lavorare. Già questa dislocazione ha reso difficile portare avanti, in più in questo momento io sono forse più interessato a scrivere musica come quella di Material Fields, piuttosto che scrivere progressive rock e progressive metal che era invece quello che facevamo con il gruppo. Magari i Marsyas avrebbero potuto evolvere e diventare effettivamente come Material Fields ma mi sentivo e mi sento tutt’ora con me molto connotati quell’universo progressive rock. Non escludo di tornare a fare qualche cosa del genere, magari di buttare fuori altro materiale con i Marsyas, ma in questo momento sono più interessato a quest’altra sfera.

regista di progressive rock

Ma tra il progressive rock ed il post-rock tu a cosa ti senti più vicino?

Se dovessi dare una risposta velocemente allora direi progressive rock, ma anche questa é una definizione moooolto ampia. Ad esempio tanto di quello che ho fatto con Material Fields lo definisco progressive rock per dargli una etichetta perché viviamo in un mondo che ha bisogno di etichette da un certo punto di vista. Ma per esempio Get out of me non lo sento per niente progressive rock, però tra i due prima citati é il genere che ho ascoltato di più, che ho amato di più e che mi rappresenta di più.

Ti va di parlarci un po’ del processo di produzione di quest’album? So che alcuni pezzi li hai fatti in totale autonomia mentre per altri ti sei appoggiato ad altri professionisti. Come li hai scelti?

Diciamo che in realtà tutti i pezzi li ho scritti e prodotti da solo, questa parte l’ho curata tutta io. I collaboratori li ho scelti in base a quello che sentivo che poteva star bene a livello di playing, ad esempio Marco Paganelli é un ottimo batterista (condivido) ed ho pensato che sarebbe stato perfetto per suonare queste parti. Paolo Salvi con cui ho collaborato anche nel progetto Marsyas, che é un pianista e soprattutto sul piano classico ed é veramente molto molto bravo, quindi é stata anche una scelta naturale chiedere a lui di suonare il piano acustico che é una cosa che io non so fare come dovrei probabilmente.

Per quanto riguarda le parti di basso ho pensato a Cristiano Marchesi, primo bassista dei PTN tra l’altro, perché ha un modo di suonare che stava molto bene con quel pezzo, molto rock ma anche molto preciso, ci ho sentito molto la sua mano nei pezzi e anche lì é stato naturale chiedere a lui. Dario Riboli lo conosco chiaramente dalla scena musicale bergamasca che ti porta a conoscere un po’ quelli che ci bazzicano e gli Iside sono nostri amici e a maggior ragione ho pensato che per registrare le voci potevo appoggiarmi a lui. Ho registrato le bozze a casa, alcune cose le ho anche tenute nelle versioni definitive, ma la maggior parte ho pensato di re-registrarle

Okay quindi possiamo dire che sei andato da ognuno con il progetto già pronto come un regista

Assolutamente, poi per esempio Marco Paganelli su alcuni passaggi di batteria ha avuto l’accortezza di dirmi: ”guarda tu hai scritto questa cosa qua, ma se faccio così é meglio”. Ed effettivamente poi in molti casi l’abbiamo modificata anche un pochino a gusto dell’interprete che é comunque una cosa importante ed é il motivo per cui scegli anche determinati musicisti piuttosto che altri

Magari trovandoti anche tu dalla parte loro in altre situazioni ti é venuto più naturale lasciare a loro la giusta libertà

Effettivamente ha molto senso, anche io come interprete apprezzo molto quando mi viene dato un piccolo grado di libertà nell’interpretare. É sempre un po’ difficile con un tuo progetto sul quale hai ragionato per mesi o addirittura anni, hai delle idee molto chiare ed accettare un cambiamento di una parte, se non é un cambiamento che porta il pezzo in una direzione che ti piace in un certo modo, richiede un po’ di sforzo di elasticità mentale. Non so se sono stato in grado di mantenere la giusta elasticità, però ci ho provato.

grosse sfide

É stata la prima volta che producevi?

In realtà no, di fatto ho prodotto anche il disco dei Marsyas, però da quel punto di vista é stato più un lavoro di collettivo. Però non a questo livello, per esempio lì non avevo programmato i synth cosa che invece ho fatto qui

Quindi insomma ti sei messo in gioco su vari fronti

Sì assolutamente, è stata la cosa più challenging che ho fatto da solo sicuramente, perché poi chiaramente con i pinguini ne abbiamo vissute tante ed affrontato sfide ben più grandi però é sempre stato uno sforzo collettivo. Qui invece mi sono trovato io da solo.

Ci sveli dove hai messo l’assolo di voce che sembra un assolo di chitarra?

Io te lo direi però é più bello se lo scoprite voi da soli (io ci ho provato, mi spiace)

Quale futuro aspetta a questo tuo progetto da solista? E soprattutto, tu lo hai iniziato quando eravamo in lock down, per cui come farai nel caso in cui vorrai fare altri progetti a trovare il tempo, visto che dai anche lezioni private di chitarra?

La mia priorità in questo momento é ovviamente promuovere questo disco soprattutto in termine di interviste. Anche perché siamo chiaramente molto impegnati con i pinguini per quanto riguarda la preparazione del tour e questa estate andrà interamente lì per cui la mia testa sarà altrove. Mi piacerebbe poter dare una veste live a questo progetto, spero di poterlo fare questo autunno, ma vorrei, se ne avessi la possibilità, creare un live un po’ programmato, e per fare ciò necessito di tempo.

Ad esempio una esperienza che ho fatto con i Marsyas che non vorrei ripetere: suonare un genere che magari é armonicamente complesso in contesti dove non riesci effettivamente a dare una qualità del suono adeguata. In molti generi la qualità del suono influisce tantissimo ma una volta che arriva la struttura della canzone e della voce può essere veicolato il messaggio; nel progressive rock questo accade di meno perché anche l’arrangiamento é un’enorme parte della godibilità della musica e quindi appunto mi é capitato di suonare in eventi dove non si capiva veramente molto di quello che stavamo suonando, e se suoni rock prog é un disastro. Questo è uno scenario che cercherei di evitare il più possibile, ma dove devi passare spesso per un progetto nuovo, quindi vorrei trovare un attimo un balance.

Per rispondere alla seconda parte il tempo lo troverò, magari nei ritagli andrò avanti sicuramente a scrivere. Poi ovviamente non avrò più dei mesi di isolamento che potrò dedicare solo a quello per cui le tempistiche saranno diverse, però ecco farò in modo di trovarlo.

Musica

Hai intenzione di ripartire dai club come una volta per portare questo progetto in giro, rivivendo quell’esperienza?

Assolutamente, partire con un progetto nuovo vuol dire anche dover rifare in una determinata misura tutta una serie di step. E ti dirò la verità, mi piacerebbe anche molto perché comunque c’è una dimensione nel suonare nel club che ti porta ad essere più vicina alle persone e questo mi piace molto. E quindi si assolutamente lo farò

Mio cugino ti voleva chiedere quali sono gli artisti contemporanei italiani/inglesi che stimi di più. Due ne hai già citati, ma se vuoi fare altri nomi…

Beh innanzitutto Steven Wilson, se devo scegliere una figura nella musica contemporanea internazionale che mi guida stilisticamente é lui sicuramente. Un altro degli artisti che mi fa da ispirazione è Trent Reznor dei Nine inch nails, che è un gruppo che mi piace tanto (prossima volta voglio intervistare qualcuno che mi dica nomi facili da scrivere). Adoro James Blake, credo che il suo ultimo disco sia uno dei più belli tra quelli usciti l’anno scorso, senza dubbio. Loro tre sono un buon sunto di quello che cerco in questo momento nella musica.

Largo alla non serietà

Le domande serie le ho finite, restano quelle un po’ idiote…

le mie preferite, quindi va benissimo

Ho chiesto al tuo amico Nicola Nocella di darmi dei suggerimenti di quali domande farti e lui mi ha risposto che te le aveva già fatte tutte e che sapeva già tutto. Per cui per “ripicca” (in modo scherzoso eh) nei suoi confronti ti chiedo di dirmi tutto quello che hai detto a lui e che non mi hai detto durante l’intervista…

Eh no, non posso, sono troppe cose e troppo intime. Quello che c’è tra me e Nocella rimarrà tra me e Nocella

(e va beh niente io di nuovo ci ho provato)

So che non ti piace tanto parlare della tua vita privata, il che volendo può farti anche onore, ma non é questa la sede. Per cui ti volevo chiedere la foto di copertina l’ha fatta la tua fidanzata Sofia

Sì, ha fatto la foto e poi ha elaborato l’immagine della copertina di Low Lights. Le foto promozionali e le foto di Get out of me e di Material Fields le ha curate Mattia Lazzari

la domanda é: hai intenzione di ricoinvolgerla in qualche modo nel processo creativo?

Lei ha una visione artistica che stimo molto e che mi piace, e quindi sì assolutamente, se ci sarà modo la ricoinvolgerò

cibo e bevande

Ho chiesto a Marco Ravelli quante tisane beve al giorno/in studio

ahah tante

sì ma io volevo sapere la tua media qual é. Perché secondo lui c’è una bella lotta tra voi due…

Ha molto ragione, io credo di berne almeno quattro tisane al giorno, però possono essere di più (Ravelli stracciato alla grande)

Cavolo tante! E le tue preferite quali sono?

Caspita così mi apri l’Universo delle tisane. Apro l’armadietto e vedo (lo ha fatto davvero). In questo momento mi piace molto la finocchio ed anice. Poi mi piace abbastanza tutto quello che ha dentro lo zenzero ed il thè verde, e potrei andare avanti per molto tempo ma non credo che tu voglia l’elenco di tutte le tisane che mi piacciono perché viene veramente molto lungo…

So anche che sei molto bravo a fare risotti!

Ahahah non so se sono molto bravo, ma diciamo che mi piace molto

La tua ricetta preferita?

Caspita sui risotti cambia di volta in volta. Uno che mi piace sempre molto anche perché é strano ma esce bene é quello fragole e prosecco (mamma mia che bontà)

Da quanto tempo invece sei vegano?

Vegano non te lo so dire, sono vegetariano da quando avevo 18 anni. Saranno invece 5/6 anni che invece sono vegano

ecologia

Tu lo fai sia da un punto di vista ecologico che da un punto di vista di sensibilità verso gli animali, ricordo bene?

Sì esatto. Il vegetarianesimo é partito per sensibilità nei confronti degli animali, poi col tempo, informandomi, leggendo e vedendo documentari mi sono reso conto l’impatto allucinante che ha la produzione dell’industria casearia per l’ambiente e allora lì ho scelto di fare un passo in più e di passare al veganesimo.

Hai un documentario da consigliare che hai visto recentemente?

Ne ho due, uno é cowspiracy e secondo me illustra molto bene l’impatto che l’industria della carne ha sull’ambiente e un documentario che ho visto più recentemente di cui si é parlato molto che é seaspiracy. Non amo molto questi pan con giochi di parole con spiracy perché non mi piace l’ambiente mentale a cui rimandano, il documentario in se é fatto molto bene ed é molto valido, ed illustra i danni enormi che ha anche la pesca sull’ambiente. Una cosa che mi sento di citare é che siamo tutti qua a preoccuparci delle bottiglie di plastica e delle cannucce ma é un po’ uno specchietto per le allodole. É importante usare meno plastica, é importante riciclare il più possibile ma se dobbiamo parlare della plastica che c’è negli oceani allora le reti rotte che rimangono a fondo del mare fanno molto più massa e danno a livello di plastica.

Tra l’altro con i PTN avete fatto qualcosa con Sea Shepherd (associazione che si occupa proprio del recupero delle reti in mare) visto che avevate messo una foto con loro?

Sì non abbiamo collaborato ma abbiamo conosciuto un ragazzo che ci ha lavorato. E per esempio é una realtà che io supporto molto e che secondo me fa un lavoro immenso (concordo)

famiglia

Hai una madre molto presente sui social

Questo é vero

Come vivi la situazione? Ti piace oppure un po’ ti “scoccia”?

No non mi reca fastidio. Sicuramente é molto più presente sui social di quanto non lo sia io, questo é evidente. É il suo modo di approcciarsi a questo e va benissimo assolutamente

Neanche quindi quando pubblica foto tue e di tuo fratello da piccoli?

No anche perché devo svelarti che la maggior parte delle volte mi chiede prima di pubblicare. É molto rispettosa dal punto di vista della mia privacy. Per cui un buon 90% delle cose che pubblica in cui ci sono anche io ha avuto il mio consenso prima

Lei tra l’altro si occupa di arte giusto?

Sì, tra le altre mille cose che fa mia madre

E questo ha influito al tuo avvicinamento al mondo dell’arte?

Assolutamente sì. Ancora oggi adoro andare a mostre ed esposizioni d’arte e sicuramente uno dei motivi per cui mi piace é perché sono stato esposto fin da quando ero piccolo. Poi lei stessa dipinge, quindi é un ambiente in cui in qualche modo sono cresciuto ed ha sicuramente avuto un impatto

Poi tra l’altro anche tua zia é molto di supporto

Sì anche lei! É meno presente di mia madre devo dire però sì anche lei

Quanto é importante per te avere tutta questa famiglia che fa il tifo?

É molto importante, devo dire che sono stato molto fortunato. Crescendo leggi di tante persone che hanno dovuto litigare con la propria famiglia per provare a fare il musicista e nel mio caso non potrebbe esserci niente di più lontano dalla mia realtà perché ho veramente avuto supporto dal giorno uno da parte loro (insomma niente Scatole per lui). Siamo anche una famiglia molto coesa ed affettuosa e sono un’enorme parte del mio benessere soprattutto

canzoni

Esiste una tua canzone preferita?

Eh dovrei darti una lista di 500 almeno, ti dico in questo momento Routine di Steven Wilson

E della tua carriera?

Eh non saprei, di norma lascio decidere agli altri…

Una volta hai detto Bergamo

Beh a quella canzone ci sono legato perché mi piace molto e poi neanche a farlo apposta ha assunto un significato nuovo vista poi la situazione che abbiamo vissuto tutti quanti. Però sì, é molto vicina al mio mondo musicale. La coda strumentale così grossa, molto Coldplay se vuoi, mi piace molto stilisticamente

Dentro di te sei un po’ pop quindi?

Assolutamente. Prima cercavo di settorializzarmi come tutti i metallari in adolescenza come ascolti, ma per quanto riguarda adesso sono aperto a qualsiasi cosa: posso ascoltare Vangelis così come Doja Cat e godere di entrambe le cose senza problemi.

metal

Sei uno di quelli che rinnega il proprio passato metal?

No lo accetto assolutamente. É un genere che non mi rappresenta più come faceva in passato e non ascolto con la stessa frequenza. Anzi ultimamente sono diventato molto selettivo sul Metal che ascolto, ma é una parte enorme della mia crescita sia musicale che poi credo anche umana, anche perché c’è anche tutto un ambiente legato al genere

Visto che siete in molti ad avere iniziato con il Metal, pensi sia uno di quei generi a cui é più facile approcciarsi?

Su questo si potrebbe fare un trattato di sociologia e non sono la persona più indicata a farlo. Se vuoi la mia opinione molto estemporanea credo che i generi che vivono nella nicchia, come il Metal che é lontano ad avere i fasti degli anni ottanta e novanta, ti portano a sviluppare una certa fedeltà nei loro confronti e tendono a stimolare molto la partecipazione attiva. Nel Metal la scena live é poi estremamente importante, di più rispetto ad altri generi

Forse é un po’ lo stesso discorso per cui a volte é più semplice approcciarsi ad uno strumento come la batteria?

Sì, ma anche la chitarra. Io tra l’altro volevo fare il bassista all’inizio, ho ripiegato sulla chitarra, sono uno dei pochi casi (di norma succede il contrario). Inizialmente mi avevano detto di suonare la chitarra perché sarebbe stato poi più facile passare al basso, solo che poi é scattato l’innamoramento ed é rimasta il mio strumento principale. Basso mi piace tutt’ora moltissimo, però non lo suono come dovrei

chitarre

Marca di chitarra elettrica che consiglieresti sempre?

Impossibile ahahah. In questo momento sto suonando una Suhr e mi trovo veramente benissimo. Per diversi anni ho utilizzato una G&L che tutt’ora utilizzo per molte cose

Esistono volendo delle sponsorizzazioni sugli strumenti vero?

Sì esistono delle pratiche che si chiamano endorsement dove uno utilizza e sponsorizza un determinato strumento e in cambio può avere una serie di determinate cose come può essere lo strumento o in comodato d’uso o regalato o dato ad un prezzo scontato. A livelli internazionali ti pagano anche per aver quel tipo di strumento. Per il momento io non l’ho mai fatto perché preferisco avere libertà di scelta

Bianca Cela

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