La visione del mondo di Federico Cacciatori potrebbe essere il futuro di cui hai bisogno (sopratutto se sei musicista)

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Federico, che matto che sei. E lo sai, di esserlo, e quasi quasi ogni volta sembri voler dimostrare a te stesso che c’è un “oltre”, un’ulteriore frontiera da superare, un nuovo limite da cancellare per disegnare spazi nuovi, che si allarghino ben oltre i confini stabiliti dalla disciplina, dalle regole, dai consigli degli esperti.

Conosco Federico Cacciatori da sempre, ma ogni tanto ho come la sensazione di non averlo mai davvero conosciuto fino in fondo: ci sono persone capaci di re-inventarsi ad ogni nuovo passo, confermando la teoria euclidea per la quale nello stesso fiume sia davvero impossibile immergersi due volte; anime nate per esplorare zone d’ombra che divengono sfide da vincere, paure da esorcizzare nell’eterna lotta fra identità e comunicabilità, tra unicità e desiderio di riconoscimento. Federico ha già pubblicato tanto, ma ad ogni nuovo step la sensazione è quella di trovarci di fronte ad un veterano che vive ogni trincea con l’adrenalina della recluta: dote rara, che appartiene ai bambini e ai poeti, quella di sapersi stupire ancora di fronte alle piccole cose, ogni giorno, ancora e ancora.

La mia visione del mondo” (vola qui per ascoltare il disco) sembra in effetti raccontare proprio questo, sotto forma di manifesto personale che s’intreccia a nuove sperimentazioni musicali ed estetiche: la scoperta dell’elettronica più spinta, la ricerca autorale nella direzione di una scrittura pop da consegnare alle voci (giuste) scelte da Federico, un’inaspettata scelta di distribuzione discografica che farà ragionare molti sulla possibilità di aprire nuove vie, di trovare strade diverse per permettere alla musica di non perdersi nell’anonimato generalista del digitale contemporaneo.

Materiale sufficiente, direi, per non perdere l’occasione di incontrare ancora una volta Federico, giusto per il tempo di una chiacchierata sulla sua, appunto, “visione del mondo”.

Federico, noi ormai ci conosciamo da un po’, ma questa volta ho ancor più piacere ad intervistarti perché il tuo ultimo lavoro mi ha molto colpito, sopratutto per alcune scelte che ne hanno accompagnato la distribuzione. Ma avremo modo di parlarne: come stai, per prima cosa? Come stai vivendo questo nuovo passo del tuo percorso?

Carissimo, sto benone dai, sto vivendo questo nuovo percorso in maniera veramente serena, è bellissimo arrivare a pochi, perché quei pochi sono estremamente sicuro che sono rimasti colpiti da “La mia visione del mondo”, si aspettavano cose molto più fantasiose o surreali, ma non è così, è tutta realtà per come io la vedo e la vivo, sembra impensabile pronunciare una frase simile con “Moments from Space”, ma eccoci qua, il mondo è una ruota che gira e noi di certo non siamo dei “Punti fermi” per il mondo!

Ecco, facciamo un attimo un passo indietro e guardiamo al passato. E’ già passato qualche anno dalle tue prime pubblicazioni: che visione hai di quei lavori? Quanto ti senti cambiato da allora?

Ah beh, mi sento molto cambiato, ma io credo che appena finita questa conversazione sarò un’altra persona… a parte gli scherzi, ho un ottima visione anche di tutti i miei trascorsi musicali e non rimpiango niente, sono felice di tutto il mio trascorso musicale perché in fin dei conti è stato un percorso, sicuramente molto tortuoso, però sono fatto così, amo ogni tipo di curva! Mi piace pensare che nonostante questo sia molto sinuoso, alla fine fa parte di un’unica strada che è la mia strada, la mia carriera se possiamo così definirla.

Se dovessero chiederti, oggi, qual’è la cosa che ti rende più felice, e quale invece quella che più ti intristisce? Te lo chiedo, perché di “rinascita” e “ripartenza” si parla molto nel tuo nuovo disco…

La cosa che mi più intristisce è non essermi mai goduto certi momenti che nessuno mi darà mai indietro, credo che certi momenti belli della vita durano veramente troppo poco e non dobbiamo sprecarli, da una foto sul comodino forse possiamo ancora respirare i profumi di quei momenti, il calore della nostra pelle, il nostro fiato i battiti del cuore, ma chi lo sa se da qualche parte lo spirito dei nostri ricordi vive ancora… e poi non è detto che non se ne possano vivere momenti ancora più belli. La cosa che mi rende più felice è che non ho mai mollato su nulla, quello che volevo ottenere l’ho sempre ottenuto, ponendomi come punto d’arrivo l’inizio di un nuovo obbiettivo da centrare.

Questo album mi ha fatto veramente rinascere come persona sotto vari aspetti e la mia ripartenza è una ripartenza da osservatore, che se ne sta lì zitto zitto ad osservare a volte con disgusto o con piacere come il mondo cambia e come noi cambiamo con il mondo.

Hai anche aggiunto, alla risma delle tue composizioni, dei brani “cantati”, che tu hai scritto e arrangiato e poi affidato alle voci di cantanti. Come ti sei trovato, nei panni dell’autore? 

Mi suona sempre strano la parola autore, perchè non riesco molto bene ad inquadrarmi, è stato molto divertente, perchè sono all’interno delle mie composizioni ho sempre fatto fare “la voce grossa” ad uno strumento più tosto che ad un altro, invece lavorando con una voce vera e propria e considerarla anche questa come strumento facente parte della comunità/canzone è stato veramente difficile, però credo che siamo riusciti ad ottenere un discreto equilibrio che spero che possa riproporsi anche al di fuori del mio progetto, sono apertissimo a qualsiasi fusione con i miei orizzonti musicali. Scrivere testi per me è veramente complicato, anche se non è molto lontano da scrivere una canzone comunque anche queste hanno uno sviluppo melodico ritmico e armonico, forse le strumentali le scrivo da più tempo e quindi mi risulta più semplice, a livello autorale mi sento abbastanza un “verginello”!

“Dipende da noi” è stato l’ultimo singolo pubblicato, anche in questo caso in modo particolare: hai infatti deciso di distribuirlo solo via YouTube. Ci racconti il perché di questa scelta, e anche un po’ come è nato il brano?

Dipende da noi, è il frutto di tante fotografie o di video scattati durante un lungo periodo di osservazione e di studio sul mondo. Il tema “Inquinamento” ha sempre suscitato in me una forte adrenalina, una grande predisposizione anche solo semplicemente nell’informarmi su come possiamo considerare questo enorme geoide, non come un dono concesso dai nostri antenati, ma un regalo per le generazioni future…

Per troppo tempo le vecchie generazioni hanno detto: “Noi cambieremo il mondo e lo renderemo un posto migliore”, tra il dire e il fare c’è di mezzo anche la voglia di fuggire su un altro pianeta per non curare le malattie che abbiamo causato al mondo. E allora da profondo amante della natura, da profondo ammiratore di un mondo più ecologico e sostenibile, ho cercato di alzare un pochino la voce su questo tema… cercando in maniera totalmente pacifica di raccontare una delle mie tante “visioni del mondo”.

Poi, ora, pubblichi il tuo disco su una piattaforma come OnlyFans, nota per altri tipi di contenuti rispetto a quelli musicali che proponi tu… quasi come se stessi cercando un’alternativa, un tentativo di trovare nuovi stimoli e modalità di pensare la musica. E’ così?

Assolutamente sì, l’idea è quella di creare nuovi stimoli e modalità alternative di pensare la musica, credo in generale che si sia un pò perso il valore di autenticità che si possa dare ad un progetto discografico, sistema che ho personalmente introdotto come un atto di sfida e di curiosa ricerca di nuovi orizzonti, fatto anche per sorprendere l’ascoltatore e svincolarlo dalle sue posizioni di comodo. In generale credo ormai, sia più una moda pubblicare le canzoni sulle tipiche piattaforme, il 90% delle persone che pubblicano lì, non conosco minimamente le dinamiche dei vari sistemi delle multinazionali di streaming. Dopo aver studiato a fondo e per molto tempo come funzionano i loro sistemi, mi sono sentito come un pesce in rete, nelle mani di questi “Pescatori Digitali” e quelli che riescono a scappare, sono gli “Artisti” dal grande pubblico che illudono con i loro numerini e la loro viralità i neofiti.

Bene Federico, grazie per il tempo che ci hai concesso. L’appuntamento, a questo punto, dev’essere dal vivo: hai in programma qualcosa?

In programma ancora no, ma sono in fase di progettazione del tutto. Quello che so è sarà suddiviso in due parti, una parte più elettronica. E una parte acustica. Ma ne sentirete parlare prossimamente e non potrete mancare!

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