Gegè Telesforo: “La musica? Deve emozionare raccontando” – Intervista

Gegè Telesforo è un professionista del jazz, nonché personaggio radiofonico e televisivo.

Nel corso degli anni Gegè Telesforo ha dimostrato una tenace capacità di far incontrare il miglior jazz italiano e internazionale con collaborazioni di altissimo livello.

“Il mondo in testa” è il suo nuovo lavoro discografico.

Si tratta di un racconto attraverso nove brani dei valori che Telesforo porta avanti con determinazione; primo su tutti l’Amore per la vita.

Da sempre coinvolto nella valorizzazione della multietnicità, Gegè Telesforo condensa ne “Il mondo in testa” i concetti di condivisione, conoscenza e solidarietà.

Abbiamo avuto la possibilità di intervistare l’artista che ci ha raccontato una serie di aneddoti legati alla sua straordinaria carriera.

Ciao! Grazie della disponibilità. “Il mondo in testa” è un progetto che condensa anni di carriera, dunque di esperienza e ricerca. Una ricerca non solo sonora, ma anche del modo più adatto per veicolare un messaggio pro-positivo. Si potrebbe dire in questo caso che la musica è un atto politico. Cosa significa per te comunicare dei valori con la musica?

“Il Mondo in Testa” parla della bellezza delle diversità, dell’incontro di culture diverse a prescindere dal credo politico e religioso, il colore della pelle, e cosi via. Utilizza i valori della Musica che sono molteplici, spesso non considerati da chi usa e sfrutta la musica solo come intrattenimento. In questo particolare momento storico, costretti alla distanza sociale, fisica, un Arte come la musica, che non puoi toccare e neanche vedere, ci permette comunque la condivisione di emozioni forti: gioia, malinconia, tristezza, euforia, amore per la vita e per il prossimo. Questo è sempre stato il ruolo della Musica nella società: emozionare raccontando “storie antiche di figli lontani”. 

Allora, com’è andato il processo di produzione?

E’ stato un lavoro lungo e complesso. Con il mio co-producer Pasquale Strizzi e l’ingegnere del suono Riccardo Bomarsi abbiamo lavorato quasi un anno sulla pre-produzione dell’album, egli arrangiamenti, concentrandoci sulla ricerca del suono e degli strumenti adatti alle varie composizioni. Quindi, ho convocato i Musicisti e i Vocalist per eseguire in studio tutte le parti scritte e i vari momenti d’improvvisazione che non devono mai mancare nella mia Musica. E’ una produzione low budget, contemporanea, ma realizzata con una mentalità old school e non così tecnologica. Insomma, abbiamo suonato ogni singola nota e ogni suono appartiene ad uno strumento reale.

Gegè Telesforo è anche un divulgatore musicale, oltre che un abilissimo musicista eclettico. Dunque, alla luce della tua esperienza, cosa consiglieresti ai giovani che vorrebbero intraprendere gli studi musicali?

Consiglierei di non dare mai nulla per scontato, e di avere sempre un piano B. La cosa più difficile oggi non è laurearsi in Musica, ma apprendere la difficile Arte del vivere di Musica.

Gegè Telesforo

Parliamo ora di una tecnica molto particolare, lo scat! Con lo scat la voce “ruba” il ruolo dello strumento. Mi piacerebbe che tu raccontassi come ti sei avvicinato a questa tecnica.

Ho iniziato da bambino, per gioco, ascoltando per ore e ore i dischi jazz di mio padre. Ascoltavo, memorizzavo, doppiavo con la voce e rifacevo a memoria temi e assoli senza immaginare che stavo costruendo il mio futuro con un tecnica antica che oggi viene insegnata nei conservatori. Ho studiato tanto, canto, pianoforte, armonia, e naturalmente tanta batteria e percussioni che hanno reso il mio fraseggio vocale particolarmente ritmico, e probabilmente riconoscibile per questo.

Sei un musicista jazz poliedrico che ha avuto la possibilità di collaborare con numerosi musicisti italiani e non. Mi racconti due aneddoti legati agli incontri professionali che hanno cambiato la tua carriera?

La mia prima performance da giovane batterista fu con il Maestro Franco Cerri che in duo con Julius Farmer al basso si esibiva alla Taverna del Gufo di Foggia. A metà concerto chiese se in sala c’era un batterista per suonare qualcosa con loro, e mi catapultai sul palco senza pensarci due volte. Avevo non più di 13 anni.

E poi l’incontro con il mio amico, producer e geniale musicista Ben Sidran che conobbi quando in tv presentavo DOC. Pochi mesi dopo la sua partecipazione al programma di Rai2, mi chiamò da Chicago per sapere se volevo registrare per la sua neonata etichetta discografica Go Jazz, e partire on tour con la GO Jazz All Stars. Avevo 27 anni, una carriera televisiva praticamente in mano, ma la valigia era già pronta!

Concludiamo con una domanda tecnica: hai un tempo musicale preferito? Se sì, quale?

Quello sincopato, extrasistolico della mia pulsazione cardiaca. Come dire, mi tiene in vita. Anzi, vitale.

Grazie del tuo tempo!

Grazie a te!

Fonte: Ufficio stampa Big Time

Lea – Who You Are

Lea – Who You Are

La recensione di un nuovo artista arrivato alla nostra redazione tramite la piattaforma GROOVER, i nostri feedback e le nostre impressioni sugli artisti emergenti presi dalla scena indipendente mondiale: Lea – Who You Are

“Who You Are” è il nuovo brano di cui vi parleremo.

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Opinioni

Il brano “Who You Are” dell’artista italiana Lea ha uno stile pop elettronico. Inizialmente è molto dance. Poi si può ascoltare un sottofondo di chitarra acustica e una linea melodica che sarà riproposta nel ritornello. La traccia è piacevole, orecchiabile e abbastanza variegata nelle sonorità.

Nel complesso il brano lascia percepire il potenziale vocale dell’artista.

Conclusioni

Il brano “Who you are” è un ottimo manifesto stilistico per la giovane artista emergente italiana.

Skeetabugg – Sacrifice to be amazing

Skeetabugg – Scrifice To Be Amazing

La recensione di un nuovo artista arrivato alla nostra redazione tramite la piattaforma GROOVER, i nostri feedback e le nostre impressioni sugli artisti emergenti presi dalla scena indipendente mondiale: Skeetabugg – Sacrifice To Be Amazing

“Sacrifice to be amazing ” è il nuovo brano di Skeetabugg.

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Opinioni

Il brano “Sacrfice to be amazing” dell’artista Skeetabugg è caratterizzato da un arrangiamento che oscilla tra urban e hip hop. Inizialmente è coinvolgente, ma in seguito diventa un po’ ripetitivo, sia nel testo che nella base. La traccia è quasi ipnotica ma non riesce a stupire.

Nel complesso il brano avrebbe potuto essere più eterogeneo. Invece ribadisce parole e sonorità fino alla fine. Che sia questo il punto di forza?

Conclusioni

Il brano “Sacrifice to be amazing” è un po’ ridondante ma forse il suo valore è racchiuso nella riflessione incastonata nel testo.

“Foto di classe”, la nuova compilation di Aurora Dischi

Aurora Dischi è una realtà musicale giovane eppure molto ambiziosa. Oggi, 24 Luglio, in piena estate post lockdown, l’etichetta pugliese manifesta la sua volontà di farsi sentire. Come? Con un progetto che ha tutto il sapore di qualcosa che sarà memorabile. “Foto di Classe” è infatti una compilation di 10 tracce che contiene i singoli degli artisti della giovane indie label rivisitati per l’occasione assieme a degli ospiti della scena emergente e non. Stiamo parlando di MiglioGalea, passando per Molla e Diego Perrone (spalla storica di Caparezza ). 

“Il progetto rappresenta la nostra propensione allo scambio, alla collaborazione” afferma Domenico Giannini, manager di Aurora Dischi.

“Foto di classe” – ascolta qui!

Le collaborazioni tra gli artisti non sono casuali, si potrebbe parlare di “un’attrazione spontanea” in termini di ricerca stilistica e approccio musicale.

Ad aprire la compilation troviamo Giannini feat. Molla (sì, Giannini quello di prima) col brano Panda ’90. Coinvolgente, è un brano che si ferma in testa a tempo indeterminato.

I Lamette feat. Zioda ci introducono invece in un mondo velatamente più acustico che sfocia in un approccio synthwave.

Segue il brano “Nelle tue gambe”. Riguardo la collaborazione con l’artista Miglio, l’artista Disconnesso afferma: “è stata l’occasione giusta per rielaborare il brano, per cui la voce graffiante di Miglio mi è sembrata perfetta”.

“Doccia gel” è invece il brano di Locubia feat. Galea, in pieno sound indie-pop.

Improvvisamente si possono sentire le “Vertigini” secondo Samuele Cara feat. Gabriella Contento. Un brano malinconico ma catartico.

Invece “Antidoto” di Esma feat. Diego Perrone è un concentrato di ironia in stile pop-rock.

E si arriva così a “Limonamore” di Edwige feat. Locubia. Diretto al punto.

Di seguito ritroviamo Zioda feat. Lamette in un’atmosfera spensierata ma non del tutto.

“Tromba d’aria”  è ina manifestazione di groove da parte di Al Verde feat. Gianeto.

A concludere la compilation il brano molto estivo di Gabriella Contento  “Malè”.

Che dire. Un progetto coraggioso, senza dubbio. Gradevole e eclettico.

Per il resto, ai post l’ardua sentenza.

Fonte: Conferenza stampa con Aurora Dischi, 24 Luglio

Instagram: Aurora Dischi, Indielife

Neon Funeral – iPlague ti porta nella scena musicale alternativa

Neon Funeral – iPlague

La recensione di un nuovo artista arrivato alla nostra redazione tramite la piattaforma GROOVER, i nostri feedback e le nostre impressioni sugli artisti emergenti presi dalla scena indipendente mondiale.

iPlague, è il primo ep della Band Emergente Neon Funeral. Il Brano spazia dalle sonorità New Wave all’Hard-core, all’alternative Rock.

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Opinioni

Raramente ho ascoltato brani così originali come iPlague dei Neon Funeral. Ascoltando le prime note, sembra di immergersi nelle atmosfere della mitica new wave anni ’80 grazie all’uso magistrale dei sintetizzatori. Il vero gioiello di questo ep però è il videoclip. L’uso dei colori fa è molto intelligente dei colori e riporta immediatamente in quei magici anni. Dirò di più. Se devo fare dei parallelismi, direi che per certi aspetti fa l’occhiolino a videoclip cult come Tanted Love ed Enola Gay.

iPlague però, ha dalla sua un effetto sorpresa. La parte vocale del cantante pur non essendo nelle mie corde, (Non sono propriamente fan dell’hard-core e dell’heavy metal) si integra perfettamente con la parte strumentale del brano. A prima vista infatti, hard-core e new wave sembrano diametralmente opposti, ma vale la pena arrivare alla fine di questa canzone per godere a pieno del risultato finale.

Conclusioni

Se è vero che in questo brano, ho riscontrato principalmente pregi, è anche vero che ho riscontrato un paio di piccoli difetti che non sono passati inosservati. Innanzitutto in alcuni punti del brano, soprattutto nella seconda parte, la struttura del testo tende ad essere confusionaria, inoltre la qualità audio risulta essere un poi sottotono. Avrei voluto ad esempio che i bassi risaltassero di più.

In definitiva, iPlague è un brano intelligente, ben costruito e riesce ad unire tanti generi diversi senza tuttavia sbagliare un colpo. Possiamo dire che questo brano può essere tranquillamente ascoltato in una sala da concerto, come in discoteca. Merito del sound new-wave che, unito alle sonorità dark rock, è riuscito a creare un’alchimia fuori dagli schemi. In questo brano le premesse ci sono tutte. La voglia di osare, la passione nel raccontare la propria musica, il desiderio di rispolverare i grandi classici, ma al contempo di creare qualcosa di nuovo.

I diritti dell’immagine in evidenza appartengono al gruppo Neon Funeral

Libidine 7Mondays – il racconto di una nuova ripartenza

Libidine dei 7Mondays – il racconto di una nuova ripartenza

Ci sono strade che, per quanto possano prendere direzioni diverse, sono destinate ad incontrarsi. Il caso può essere quello che dei 7Mondays un progetto indipendente nato a Crotone nel 2016 i cui componenti sono Alessandro Franco, Mykyta Tortora e Isacco Scarriglia. Libidine dei 7Mondays è uscito il 15 maggio del 2020 e disponibile sui canali YouTube e Spotify. 

Abbiamo intervistato Isacco Scarriglia, frontman e bassista del gruppo per parlarci del loro singolo e del progetto 7Mondays. 

Intervista

Ciao Isacco, grazie per questa intervista e benvenuto su Indielife. Lo scorso 15 maggio avete lanciato il primo singolo dal titolo Libidine che si può ascoltare su Spotify e YouTube. Mi puoi parlare di questo brano e come ti ha ispirato?

Libidine, è stata la prima canzone a cui abbiamo cominciato a lavorare dopo il rientro dall’università. Nel 2019 ci siamo spostati un po’ tutti. Alessandro è andato a Perugia per l’accademia, io a Torino per la magistrale e Mykyta a Catanzaro per studiare Psicologia. Diciamo che ci siamo persi di vista per più di due mesi e mezzo.

Nel dicembre del 2019, ci siamo trovati a casa di Alessandro. Il 13 abbiamo sviluppato la struttura della canzone e circa una settimana dopo, passeggiando sulla spiaggia stavo scrivendo un testo. Non so cosa mi abbia spinto a scrivere quelle frasi, ma mi sono sentito come se stessi elaborando un rifiuto. Non necessariamente un rifiuto da parte di una persona come un amore non ricambiato, anche se questo è il riferimento più palese e in generale pensavo al concetto di rifiuto. Sono arrivato alla conclusione che è inutile arrabbiarsi perché qualcun altro ha rifiutato un aspetto di te che non puoi cambiare. 

Questo aspetto del rifiuto di cui parli è legato a qualche episodio autobiografico in particolare? 

Alla fine sì. Anche in me e come tutti è capitato di essere rifiutato. Ma non parlo di un amore non accettato, ma anche le idee, che a quel tempo ritenevo valide, non sono state riconosciute come tale. Ho cercato di tradurre in qualche modo questo sentimento a parole, nella quale più gente si potesse rivedere. 

Libidine dei 7Mondays – quella sensazione di fame e la voglia di emergere

Il titolo Libidine che cosa richiama? 

Il termine Libidine ti rimanda a quella sensazione di fame che si ha dopo essere stato rifiutato. Ti rimane quella voglia di fare, in questo caso, si fa riferimento soprattutto alla carica sessuale. Potrebbe però essere qualsiasi altra cosa come ad esempio idee che pensavi fossero valide e non sono state ritenute come tale. Libidine può essere anche quella voglia di svilupparle che rimane e che ti porta poi a farle crescere da solo. Serve per capire quindi che per farcela non si deve avere per forza bisogno degli altri per riconoscere una situazione o un’idea valida. Basta essere convinti che lo sia per difenderla.

Libidine copertina album
Libidine copertina album

Più avanti si sente la seconda strofa che dice “Rimani addosso Libidine, mi cadi addosso incudine”. Fa riferimento al fatto che si sente la tensione, rimane questa voglia di fare, ma è come se si ricevesse un colpo e si cercasse in ogni modo di digerirlo. L’obiettivo è quello di non farsi schiacciare, di continuare individualmente nella strada in cui si era prima. 

Richiama questa voglia di emergere dunque, nonostante tutti questi rifiuti. Un modo di narrare e di raccontare la propria presenza e di mettersi in discussione. Può essere anche interpretato così? 

Diciamo che, anche dal punto di vista artistico, molto spesso si è convinti che ciò che si fa sia bello a prescindere. Ovviamente non è così. Quando ci si confronta con gli altri, si crea questa situazione di conflitto. Non si sa se credere agli altri o seguire la propria visione soggettiva.

Da Stains a Libidine – passato e presente dei 7Mondays

Parliamo un po’ del passaggio dall’album dello scorso anno al primo album come 7Mondays. Mi puoi parlare di cosa è cambiato nel passaggio, da quello che era un gruppo di quattro persone ad essere un gruppo di tre?

Prima di tutto, posso dire che i fondatori di questo progetto sono Mykyta, Alessandro e Giuseppe, vale a dire il ragazzo che se ne è andato e che suonava il basso nel primo gruppo, fino a luglio dell’anno scorso. Avevano registrato un ep a casa. Nel 2017, mi avevano già chiamato per suonare questo ep dal vivo, quindi io mi sono aggiunto dopo nel dicembre 2017 entrando a tutti gli effetti nella formazione. 

Poi abbiamo sviluppato a casa alcuni pezzi, con l’aiuto di un ragazzo metallaro. Queste canzoni sono state poi portate a Varsavia. Nel frattempo Giuseppe ha iniziato a lavorare e ha preferito dare spazio ad altro. Per quello che riguarda me, essendo sia bassista che chitarrista sono passato al basso. Adesso suono prevalentemente il basso, anche se ogni tanto dal vivo ci scambiamo i ruoli, questo in base alla difficoltà della parte da suonare mentre si canta. 

L’ep è stato autoprodotto. Abbiamo altri pezzi a cui stiamo lavorando e il mese prossimo registreremo le batterie a Roma, allo studio di Marco Bazzetti. Il suo progetto si chiama true sleeper. Si tratta di un progetto dalle sonorità shoegaze/hip hop. Dopo aver ascoltato Libidine, si è proposto di aiutarci a registrare i prossimi pezzi per l’ep. Forse uscirà tra la fine di quest’anno e l’inizio del prossimo inverno. 

L’origine del nome 7Mondays

Una curiosità sul nome: i 7Mondays…. 

Cercavamo qualcosa che ci facesse pensare ad un costante inizio, ovvero ad un costante allontanamento dalla comfort zone, per cui il lunedì sembrava reggere bene il concetto. 

Poi il lunedì è anche il giorno della luna. Secondo me la luna, in qualche modo richiama il mondo dell’arte perché riflette la luce del sole per riproiettarla durante la notte. Non si limita a restituire, ma aggiunge qualcosa di suo a questo flusso di luce che illumina in modo diverso rispetto a come illumina il sole. 

Le influenze musicali

Come gruppo fate in particolare del genere indie-rock – post rock… come vi ha influenzato? 

Ricordo che una delle mie prime influenze è stato un album dei Placebo. A ben pensarci questo album conteneva dei riferimenti alla musica d’ambiente e lì assieme a questo amore per i suoni spaziali, riverberati, mi sono avvicinato all’alternative metal che hanno sempre questa influenza shoegaze, spaziale. Sono poi arrivato al black metal – black gaze che è un genere che ascolto abitualmente. Per quanto riguarda gli altri, specialmente michi, ha un’influenza molto pesante sull’emo, punk. Alessandro invece ascolta soprattutto i Coldplay.

Nel corso del tempo queste influenze sono riuscite a concentrarsi, in un’unica linea. Poi è arrivata Giorgia, che collabora già con un importante gruppo per quanto riguarda lo shoegaze in italia.  Lo shoegaze è un genere molto trascurato, ma ultimamente sta prendendo nuovamente piede. Abbiamo deciso di affidarci a lei per provare second chapter, il suo nuovo progetto. C’era un altro ragazzo che ci ha aiutato. Fabrizio Bonaccorsi che ci aiuta sempre con il booking. 

Possiamo dire che nel vostro progetto, la collaborazione delle giuste persone si è rivelata fondamentale…. 

Si non credo che senza di loro saremmo mai arrivati dove siamo ora. Giorgia poi soprattutto è stata un punto chiave. 

Libidine dei 7Mondays – altre curiosità

Hai altre curiosità sul tuo primo singolo da raccontare? Ci puoi dire qualcosa sui tuoi prossimi progetti? 

Si, ci tenevo a dire che abbiamo superato le semifinali regionali dell’Arezzo Wave. A novembre ci esibiremo in rappresentanza della Calabria, assieme agli artisti delle altre regioni.

Fantasmi del passato è l’esordio di Porto Leon

Fantasmi del passato è l’Ep d’esordio di Porto Leon

Dalla capitale d’Italia arriva l’Ep d’esordio di Porto Leon, cantautore indie prodotto da Sbaglio Dischi. Fantasmi del passato è un viaggio tra le vie di Roma e attraverso i pensieri del cantante, le sue malinconie e le sue nostalgie.
Uscito il 17 luglio, il disco conta cinque tracce che mostrano la capacità dell’autore di costruire strumentali acustici tanto quanto elettronici con cui accompagnare i propri testi.

Amore e malinconica spensieratezza

Oltre apre l’Ep raccontando le speranze di un innamorato che, in auto, riflette sul proprio amore e si interroga sulla possibilità che la persona amata ricambi il suo sentimento.

Le emozioni non le si doma
Per ogni sorpasso cade un petalo di rosa
Sono venuto giusto per dirti che ho superato tutti
soltanto per vederti

I sintetizzatori la fanno da padrone nella seconda canzone del disco, Giorno e notte: la base elettronica accompagna la malinconia del tramonto, che fa da sfondo all’amore tra l’io lirico e la ragazza amata.

Con È sempre un’orgia l’Ep arriva al proprio giro di boa e lo fa parlando della volontà di godersi la vita, per quanto breve, tra viaggi in giro per il mondo, amore e gioia per quello che si ha nonostante la sua fugacità.
In questo pezzo, nel ritornello, Porto Leon scrive uno dei versi più belli di Fantasmi del passato:

Perchè la pioggia è sempre la stessa, ma sui sampietrini cade più bella

Mai più è la penultima traccia di Fantasmi del passato.
Ancora una volta il punto di partenza sembrano essere le fantasticherie che sopraggiungono durante la guida: la velocità e il bisogno di fuga contrastano con il bisogno di stare con la persona amata che, come si dice nel testo, tiene per la mano l’io lirico impedendogli di evadere.

Con Lascia l’Ep d’esordio di Porto Leon arriva al termine: un disco vario nelle sonorità, un po’ meno nelle tematiche, ma che comunque costituisce un buon esordio

Sgrò esordisce “In differita”

Sgrò si definisce un cantautore domestico. Non gli dispiace rimanere a casa a scrivere. E così esordisce con il suo singolo “In differita”. Si tratta di un brano onirico e malinconico. Sgrò vuole infatti provare a raccontare di quel momento in cui ci si accorge di essere, fondamentalmente, soli.

Non poteva sfuggirci una chiacchierata con Sgrò. In differita.

Ciao, grazie della disponibilità! Iniziamo dall’espressione “cantautore domestico”, mi piacerebbe saperne di più.

Dunque, per molto tempo non ho detto neanche ai miei amici che scrivo canzoni da anni. Quando poi gliel’ho detto, chiaramente loro volevano sentirmi, ma io negavo sempre. Allora un mio amico disse che se scrivevo e cantavo in casa, potevo essere definito un cantautore domestico: Ecco l’origine dell’espressione. Infatti così rappresento l’aspetto più autoironico ma che comunque racconta qualcosa di vero. Per esempio l’espressione esprime timore ma anche il mio personale modo di fare canzoni.

In differita” è il tuo singolo d’esordio e racconta di quel momento in cui ci si ritrova da soli. Com’è andato il processo creativo?

Il brano è nato da domande senza risposta, da quel momento di confusione in cui si decide di provare a rispondere.

Nella stesura dei testi, trovi ispirazione anche dai libri che leggi?

Probabilmente in modo indiretto. Generalmente prendo ispirazione dall’ascolto che pongo verso le persone.

So che hai realizzato una sorta di love test sul tuo sito web, un mini-gioco legato alla tua canzone. Com’è nata l’idea?

L’uscita di questa canzone rappresenta per me un momento di apertura. Si è pensato dunque di creare una sorta di sito di incontri legato al mio mondo, ma date le difficolta del lockdown, abbiamo pensato a un mini-game che possa avvicinare gli ascoltatori al progetto Sgrò.

Un accenno ai tuoi prossimi progetti?

Dopo l’estate uscirà una canzone. Ma in realtà ne ho molte già pronte.

Grazie, a presto!

Grazie a te!

Love test: francescosgro

Fonte: Ufficio stampa Parole&Dintorni

Leggi anche l’intervista a Francesco Sacco!

Anita Cane Violins – Sere d’estate

“Sere d’estate” è il singolo d’esordio di Anita Cane Violins.

La recensione di un nuovo artista arrivato alla nostra redazione tramite la piattaforma GROOVER, i nostri feedback e le nostre impressioni sugli artisti emergenti presi dalla scena indipendente mondiale.

Opinioni

Il brano “Sere d’estate” dell’artista Anita Cane Violins è caratterizzato da un’atmosfera soft che rievoca serate estive in cui il mare è calmo e si è in riva a sorseggiare un buon cocktail. “Tutto è in pace” racconta il testo. Il brano è piacevole e coinvolgente. La voce dell’artista in questo brano è un po’ esile, ma probabilmente adatta all’intenzione complessiva della traccia.

“Sere d’estate” è il brano adatto per rilassarsi e trovare la pace dopo momenti di forte stress.

Conclusioni

Il brano “Sere d’estate” ti lascia immergere nell’estate prima che tu ti accorga che sia arrivata. Bene.

Facebook: https://www.facebook.com/anitacaneviolins

Leggi anche: https://www.indielife.it/2020/07/06/panaviscope-sham-groover/

Le etichette indipendenti che hanno fatto la storia dell’indie italiano

C’è poco da discutere: l’indie è il protagonista assoluto delle classifiche italiane. L’evoluzione unica che ha subito durante gli anni duemila lo ha trasformato in un genere musicale vero e proprio, dotato di caratteristiche precise e riconoscibili, che oggi è al vertice della popolarità.
Tuttavia non è sempre stato così. Infatti, il termine “indie” nella sua accezione più pura si riferisce semplicemente al metodo di produzione e distribuzione – per l’appunto indipendente, ovvero slegato dal sistema delle majors discografiche. È quindi nelle etichette indipendenti che risiede il cuore dell’indie che oggi tutti conosciamo ed ascoltiamo.
Fu negli anni ’80 che, sull’onda internazionale della new wave, fecero capolino le prime etichette indie nostrane che supportarono la crescita dell’alternative made in Italy, abbattendo una dopo l’altra le barriere della tradizione.

Coraggiose, lungimiranti e visionarie: andiamo a scoprire insieme alcune delle etichette indipendenti che hanno lanciato gli artisti più importanti della scena alternativa italiana.

Gli anni ’80: l’esordio dell’indie – Toast Records

toast-etichette-indipendenti

Negli anni ’80 in Italia scatta improvvisamente la magia: la penisola intera si accorge che il palco di Sanremo non è il solo a cui prestare attenzione, che il pop non è l’unica via percorribile dai suoi artisti. La spinta del rock cantato in italiano raggiunge finalmente il grande pubblico (o quasi).
A questo proposito, la Toast Records di Giulio Tedeschi è considerata un passaggio essenziale nella storia del rock alternativo. Nata nel 1985 in mezzo al fermento del panorama musicale di quegli anni, la Toast dimostra di vederci lungo. Nel suo anno di inaugurazione tiene testa a tutti con la distribuzione del primo disco degli psichedelici No Strange. Nell’88 segue il lancio di All the Good Children Go to Hell degli Afterhours e di Vacanze degli Statuto. Nomi che rimarranno impressi nella hall of fame dell’indie italiano.

Gli anni ’90 e il synth rock – Mescal Music

Acidi e Basi, 1995

Gli anni ’90. Anche la musica indipendente si schiarisce, si ammorbidisce adattandosi all’influenza globale. Una delle etichette-simbolo del decennio è la Mescal Music, fondata da Luciano Ligabue e Valerio Soave. La missione della label è diffondere artisti meritevoli che, a causa di una stampa selettiva e poco aperta, rischiano di passare in sordina. Mantiene la promessa promuovendo Acidi e basi, il disco d’esordo dei Bluvertigo del 1995. Altro loro fiore all’occhiello sarà il primo album dei Subsonica, pubblicato nel 1997 – anno in cui viene lanciata anche Cristina Donà. Le iniziative della Mescal non si fermano alla discografia: nel 2001 l’etichetta finanzia il festival itinerante Tora! Tora! che porta in giro per l’Italia il meglio dell’altern-rock nazionale, fungendo da cassa di risonanza della scena alternativa per cinque anni consecutivi.

Gli anni ’00, la svolta – La Tempesta Dischi

I duemila sono stati sicuramente decisivi per il modellamento dell’indie: a scandire il rintocco dell’apertura del decennio sarà il celebre Sussidiario illustrato della giovinezza dei Baustelle.
Dicevamo che molte etichette sono state create dagli artisti per potersi auto-produrre, guadagnandosi il titolo di “vanity label”: è il caso de La Tempesta Dischi di Enrico Molteni, il bassista dei Tre Allegri Ragazzi Morti. Nonostante sia stata fondata nel 2000 per promuovere i lavori del gruppo, a partire dal 2004 inizierà ad allargarsi, dimostrando la lungimiranza di chi sa bene cosa sta bollendo nella pentola del panorama italiano. A La Tempesta dobbiamo la diffusione di Canzoni da spiaggia deturpata (2008), l’esordio che ha ricoperto di meriti Le luci della centrale elettrica di Vasco Brondi. Tra le sue fila anche i Fine Before You Came che con La Tempesta distribuiscono Sfortuna, il loro primo disco in italiano.

Dai ’10 ad oggi: l’avvento dell’itpop – 42 Records e gli altri

Il sorprendente album d’esordio de I Cani, 2011

L’anno della romanissima 42 Records è il 2011, che si apre in pompa magna con Il sorprendente album d’esordio de I Cani del progetto I Cani di Niccolò Contessa. Questo disco è considerato “lo spartiacque” tra il vecchio concetto di musica indipendente e la nuova corrente itpop, dove due generi da sempre antitetici trovano finalmente un punto d’incontro. E l’indie si getta a capofitto nel panorama mainstream.
Da questo momento, il ritorno alla collaborazione tra le etichette indipendenti e le majors si rivelerà un tassello fondamentale della nuova distribuzione.
Nel 2015 Bomba Dischi di Davide Caucci si accaparra il secondo album di Calcutta, Mainstream, distribuito nientepopodimeno che dalla Sony. Lo stesso esplosivo successo lo ottiene con Polaroid di Carl Brave x Franco126, distribuito da Universal. E come non citare Garrincha Dischi, culla de Lo Stato Sociale, che porteranno l’itpop sul palco di Sanremo?
Anche la giovane Maciste Dischi si distingue col lancio di Gazzelle e dei Canova, entrambi punti di riferimento dell’indie contemporaneo.

Impossibile non segnalare infine il MEI, il Meeting delle Etichette Indipendenti. Nato nel 1995 a Faenza come festival delle autoproduzioni, è oggi una manifestazione musicale che raduna le labels indipendenti e gli artisti emergenti, favorendo uno scambio fresco e solidale all’interno dell’underground italiano. Nemmeno l’infausto 2020 ferma il MEI: nell’anno del suo 25esimo compleanno il festival avrà luogo a Faenza il 2, 3 e 4 di Ottobre. Un appuntamento da segnare sul calendario.