Galeffi,”Dove non batte il sole” è il nuovo inno alla re-esistenza.

I nostri cuori si sciolgono come i ghiacciai per il nuovo singolo di Galeffi: “Dove non batte il sole”.

Marco ha scritto un inno alla re-esistenza, una confessione poco velata di quel disagio quotidiano, parafrasando Giorgio Poi, di una vita in cui il brutto tempo non va più via. Uno spiraglio di luce sarà l’amore fugace che nell’attimo effimero conforta.

Dove Non Batte Il Sole, copertina canzone Galeffi
Cover Singolo

Il brano pubblicato da Maciste Dischi/Polydor/Universal Music inaugura questo nuovo anno, preceduto dai singoli Cercasi Amore e America.

Oltre al singolo è stato pubblicato su YouTube anche il video ufficiale, diretto da Luther Blissett.

Video “Dove non batte il sole”

Testo, Dove non batte il sole di Galeffi

Sono secoli che
è sempre brutto tempo dentro al mio cervello
sono secoli che
sono un pezzo di pane in mezzo a pezzi di vetro
Tranquillo non ti devi preoccupare
vedrai domani andrà soltanto peggio
ma chi te lo fa fare?
Ho un frigorifero nel cuore
sembra il Polo Nord dove non batte il sole
non basterà mai un fiammifero e nemmeno tu
per farmi scongelare
però…
io una cosa la so
non moriremo di freddo
questa notte no.
Sono secoli che…
come una falena esco dopo cena
e inciampo nelle pozzanghere
grandi come i miei occhi così gonfi di lacrime
Tranquillo non ti devi preoccupare
vedrai domani andrà soltanto peggio
ma chi te lo fa fare?
Ho un frigorifero nel cuore
sembra il Polo Nord dove non batte il sole
non basterà mai un fiammifero e nemmeno tu
per farmi scongelare
però…
io una cosa la so
non moriremo di freddo
questa notte no
non resteremo da soli nel letto
questa notte no.
Sempre lo stesso sogno
con io che ti chiamo e ti chiamo e ti porto dove non ci vede nessuno
col teletrasporto andremo lontano, lontano, lontano
lontano, lontano, lontano, lontano.

Però io una cosa la so
non moriremo di freddo
questa notte no
non resteremo da soli nel letto
questa notte no.

“Dove non batte il sole” sarà nel secondo atteso album del cantautore romano, in uscita in primavera 2020.

Aspettando il nuovo album di Galeffi, non dimenticate di leggere il nostro articolo dedicato ai dieci artisti indie del momento.

Antartica: atmosfere calde e un po’ punk

Gli Antartica si presentano così: un gruppo musicale di Vicenza che suona indie con influenze punk.

Ma noi di Indie Life li abbiamo intervistati per saperne di più.

Siete piuttosto giovani, da quanto tempo suonate insieme?

Suoniamo insieme da quasi due anni, ma ci conosciamo da prima.

Qual è l’origine del vostro nome?

Antartica é una parola poco usata e particolare, l’abbiamo scelta per questo.

Avete trovato il vostro ikigai  o “è sempre un po’ più in là”?

Il nostro ikigai è questo progetto, ci stiamo mettendo tutto l’impegno e ci crediamo fortemente: non sapremmo che altro fare nella vita.

Murakami è un brano che evoca i romanzi dello scrittore omonimo, com’è nata quest’idea?

Murakami ci è sempre piaciuto: riesce a creare atmosfere incredibili usando solamente parole. Dai suoi libri è nato il mood della canzone e ci è venuto naturale dedicargliela.

Avete un target di riferimento?

Il nostro target non é facilmente identificabile: abbiamo un sound pop-punk  e in Italia siamo ancora in pochi ad adottarlo. Nel nostro paese c’è una realtà indipendente davvero forte: anche noi speriamo di crearci il nostro spazio.

Progetti per il futuro?

Continuare a lavorare sulla nostra musica, scrivere canzoni e cercare di coinvolgere sempre più ascoltatori.

Cosa domandereste al vostro pubblico?

Il nostro pubblico é ancora molto piccolo ma ci ha già regalato soddisfazioni enormi. Gli possiamo solo domandare di continuare a sostenerci, che non hanno ancora visto nulla.

Un gennaio 2020 tutto da ascoltare

Ad aprire questo nuovo anno non poteva che non esserci uno dei pezzi grossi tra i producer/dj come TY1 con il suo nuovo singolo “Sciacalli“, uscito il 3 gennaio e che vanta i featuring di due generazioni musicali diverse, ma unite, con Noyz Narcos (nome fondamentale della scena rap romana da anni) e Speranza (uno degli artisti più acclamati e in voga degli ultimi due anni), su etichetta Thaurus Music-Believe Digital.

TY1 dichiara:

“Lavorare con Noyz Narcos e con Speranza a questo brano è per me motivo di grande orgoglio e soddisfazione. Noyz è un mostro sacro del rap italiano che non ha bisogno di presentazioni mentre Speranza è una delle voci più autorevoli e rappresentative della nuova scuola. La forza di Sciacalli è da ricercare nella sua spontaneità. Per la prima volta non ho modificato la struttura del pezzo, è nato così come lo sentite, rimanendo fedele alla prima incisione. La strofa di Speranza si è legata talmente bene a quella di Noyz che non vi è stata alcuna necessità di modificare la costruzione del brano”.

Qui sotto il brano su Spotify:

Ma questo mese ci riserva altre sorprese in campo musicale.

Sempre il 3 gennaio, è uscito DISCO 1″, il primo EP dell’anno, su etichetta di Honiro Ent.

In ordine sparso: Matteo Costanzo, Cannella, Ciao sono Vale,LeylaFrancesco MorroneGrein  e Matteo Alieno

Sei tracce con sei artisti emergenti diversi, più un produttore anche in veste di cantante, fa in modo che si valorizzino meglio le singole collaborazioni senza però fossilizzarsi sul proprio genere personale. 

DISCO 1” è prodotto da Matteo Costanzo, eccetto la traccia 2 “SOS” prodotta da Matteo Alieno, Mix e Master di T-Recs:

1 – Prendi tutto e te ne vai (Cannella, Francesco Morrone, Matteo Alieno)
2 – SOS (CiaoSonoVale, Grein Matteo Costanzo)
3 – Arrivista (Cannella, Leyla, Matteo Alieno, Francesco Morrone)
4 – Affogare (Francesco Morrone, Matteo Alieno)
5 – Lame affilate (Leyla, Grein)
6 – Non restare quà (Ciao sono Vale, Cannella)

Ci sarà da aspettare invece per Dardust, vincitore in veste di co-autore della passata edizione del Festival di Sanremo, che farà uscire il suo terzo disco strumentale intitolato “Storm and drugs” il 17 gennaio.

Per concludere il mese in bellezza, ci aspetteremo il 24 gennaio, dopo ben 3 anni di distanza da “Comunisti col Rolex“, l’uscita del nuovo album dello zio AxReAle“.

In esso ci saranno incluse 18 tracce tra cui i remaster dei successi ‘Tutto tua madre’ (disco di platino) e Ostia lido’ (triplo disco di platino). Numerosissime saranno le collaborazioni musicali tra cui emergono fin d’ora la novità assoluta di Enrico Ruggeri con cui J-Ax non aveva mai collaborato. Di ritorno, invece, i nomi di Sergio Sylvestre, Il Cile, Jake La Furia Max Pezzali. A loro si andranno ad aggiungere ancora altri nomi che pian piano l’artista svelerà sui social.

Qua sotto la tracklist:

1.Mainstream (la scala sociale del rap)

2.Supercalifragili

3.Quando piove, diluvia

4.Beretta

5.Pericoloso

6.La mia hit

7.Siamesi

8.Reale

9.Cristoforo Colombo

10.Fiesta!

11.Cuore a lato

12.Per sempre nell’83

13.Redneck

14.Il terzo spritz

15.Sarò scemo

16.A me mi

17.Ostia lido (remastered)

18.Tutto tua madre (remastered)

LA STORIA INFINITA

“Una finestra aperta sul regno dei sogni, dell’immaginazione, dei libri, della letteratura”. La magia delle parole che, come mattoni, costruiscono i sogni. Il potere di un libro, un semplice oggetto che se onorato, può farti viaggiare lontano. Ci sono posti incantati che aspettano di essere scoperti, dobbiamo solo voltare pagina.

L’AUTORE:

Michael Ende è stato uno scrittore tedesco che diventò famoso proprio grazie a questo romanzo. Il padre aveva un’attività artistica che inizialmente era ben avviata. Iniziò ad avere problemi con l’avvento del regime nazista. Il padre era un pittore surrealista che dovette terminare le sue esposizioni nel 1936. Nel 1945 Michael venne obbligato ad arruolarsi nell’esercito nazista, ormai prossimo alla disfatta, ma la morte di tre suoi compagni lo convinsero a fuggire e poi a iscriversi ad un’organizzazione anti-nazista. Dopo la guerra il giovane scrittore conobbe il teosofo ed esoterista Rudolf Steiner ed iniziò ad innamorarsi del teatro. Scrisse opere teatrali e interpretò alcune parti secondarie senza però ottenere grande riscontro. Michael subì nel 1953 la crisi dei genitori che portò la madre a tentare il suicidio. Ottenne, tre anni dopo, un lavoro presso una compagnia radiofonica e su consiglio di un suo amico, scrisse nel 1958 il suo primo libro “Le avventure di Jim Bottone”. Si trasferì prima a Roma e successivamente a Genzano di Roma negli anni sessanta, dopo la morte del padre. Completò e pubblicò nel 1979 il romanzo che lo rese famoso “La Storia Infinita”. Il grande successo del libro e i numerosi premi lo portarono a firmare nel 1982 il contratto per la versione cinematografica. Rimase molto deluso dalle modifiche che i produttori apportarono al film, tanto da improntare una causa per impedirne la proiezione, senza risultati. Pubblicò nel 1983 una raccolta di racconti dal titolo “Lo specchio nello specchio”. Morì il 28 agosto del 1995 per colpa del cancro.

LA TRAMA:

Un bambino solitario che, dopo la morte della madre, ha deciso di chiudersi in sé stesso. Bastiano Baldassarre Bucci non ha rapporti nemmeno con il padre e passa le sue giornate nascondendosi nei libri di fantasia. Legge tantissimo e preferisce i mondi fantastici alla realtà. A scuola è il bersaglio preferito dei bulli. Una mattina, mentre cerca di sfuggire all’ennesimo attacco da parte loro, si nasconde dentro una piccola libreria gestita da un signore anziano. L’anziano gestore, Carlo Corrado Coriandoli, sta leggendo un misterioso libro dal titolo “La Storia Infinita”. Bastiano viene subito catturato dal libro e dal titolo, ha sempre desiderato leggere una storia che non ha fine. Quando improvvisamente il telefono squilla e il signor Carlo va a rispondere non sa trattenersi, prende il libro e scappa dalla libreria. Decide di nascondersi nella soffitta della scuola e di leggere il libro sicuro che lì nessuno l’avrebbe disturbato.

Il libro parla delle vicende di un regno fantastico chiamato “Fantàsia” e della sua sovrana l’Infanta Imperatrice. Fantàsia è in pericolo, la sua Imperatrice sta male e rischia di morire. Tutto il regno sta scomparendo sotto un nemico sconosciuto chiamato Nulla. l’Imperatrice allora affida un importante missione al coraggioso Atreiu, gli dona il talismano fatato Auryn per proteggerlo da ogni male e lo manda in giro per tutta Fantàsia in cerca di una cura che salvi lei e tutto il Regno. In groppa al suo drago volante, Atreiu attraversa le terre sconfinate e scopre, parlando con i suoi abitanti, che l’unica cura per Fantàsia e l’Imperatrice è quella di portare un umano nel regno perché costui dovrà dare un nuovo nome all’Imperatrice. Solo in questo modo il regno e la sua stessa vita saranno salvi dal Nulla. Bastiano, sempre più eccitato e catturato dalla storia, scopre che è proprio lui l’umano in grado di salvare il Regno dell’Infanta Imperatrice. Tenta così di comunicare con Atreiu, dopo vari tentativi scopre di poter entrare in Fantàsia e partecipare attivamente alla salvezza del Regno. Il sogno di Bastiano si avvera, ma per lui inizia un delicato lavoro non facile da portare a termine.

RIFLESSIONE PERSONALE:

Questo è per me il libro dei libri, la storia delle storie. Una Favola per ogni bambino interiore che noi tutti abbiamo. Ogni persona su questa terra dovrebbe leggere questo libro e scoprire quanto può essere bello farsi trasportare dalla magia e dalla fantasia. Catturati dalla storia e dal suo linguaggio ipnotico, si scopre che tutti noi siamo Bastiano che finiamo nel regno di Fantàsia. Ogni pagina è un sentiero che noi percorriamo a passi felpati per scoprire in ogni angolo un mondo meraviglioso. Personaggi strani che mai avremmo immaginato d’incontrare, ci porteranno in giro per il loro mondo e ci insegneranno l’importanza della fantasia.

Non ci sono molte parole per descrivere questo libro, posso solo consigliarvi di ritagliarvi un po’ di tempo ed immergervi nella lettura di questa storia.

Immagini prese da Google Immagini

Clementi Simone

Le “lingue” e un modo di esprimersi

Novembre 2016: cinque ragazzi aquilani decidono di voler spiccare il volo e così inizia un progetto  musicale che porta all’uscita dell’ep autoprodotto “Neve”; seguono concerti e la scelta di un nome parlante: lingue.

Le lingue: Federico, Marco, Andrea, Valerio e Luca.

Abbiamo deciso di ascoltare il loro nuovo singolo “Umani” ma anche ciò che hanno da dire.

Partiamo dal nome: come mai questa scelta?

Nasce alle superiori ed in origine era  “lingue sciolte” da amici di Federico (voce), da poco siamo LINGUE e basta.

 Di cosa parla la vostra musica?

Di noi cinque sulla terra o altrove ma anche della musica stessa.

Vi affacciate al mondo indie pop italiano anche con l’apertura di concerti di artisti affermati. Come si può coinvolgere un pubblico sempre più esigente e informato?

Difficile rispondere, cerchiamo di fare le cose come ci piacciono. Forse.

Il vostro ultimo brano “Umani” è malinconico ma dal tono consolante: cosa volete esprimere?

Della perseveranza, del provarci sempre e reagire, superare se stessi fermandosi a pensare.

Su cosa si basa la crescita artistica di una band?

Sicuramente sulle ore in sala prove  a ricreare il suono che abbiamo in mente. Ma quello in cui crediamo di più sono le birre la sera e i vetri rotti.

In che modo i social influenzano il percorso di un artista emergente?

Fondamentalmente sono le nuove strade per il palco.

Aspettiamo l’uscita del vostro album, un lavoro prodotto da Marco Di Nardo dei Management. Uno spoiler per Indie Life?

Ma che siamo pazzi?!

Nell’attesa “regali” in arrivo.

TRE ALLEGRI RAGAZZI MORTI: 25 ANNI DI MUSICA, FUMETTI E RESISTENZA. Intervista a Davide Toffolo.

Nel ricco e caotico panorama metropolitano della capitale esiste una scuola popolare di fumetto (“Fumetto e Illustrazione lab Puzzle”) dentro a uno spazio autogestito che da anni cura una rassegna di fumetti, denominata “Comics Revolution”.
L’ultimo fumetto presentato è stato “Graphic Novel is Back” (Davide Toffolo, Rizzoli Lizard): una presentazione che è stata uno spettacolo teatrale, che è stato un concerto, all’interno di un cinema abbandonato e poi occupato (“Nuovo Cinema Palazzo”) e da cui è scaturita una bella intervista, avvenuta negli studi della web-radio indipendente “Radiosonar.net”.

Questi tre spazi di cultura e aggregazione, fondamentali per Roma e non solo, attualmente sono sotto la concreta minaccia di sgombero, ma resistono attraverso armi potentissime: l’arte e la partecipazione.

Di questo e di altri temi è stato bellissimo chiacchierare con Davide Toffolo, intento a festeggiare l’uscita di “Graphic Novel is Back” e i 25 anni della band, di cui è frontman, “Tre Allegri Ragazzi Morti”.


Roma 21/12/2019: “Davide Toffolo Unplugged”, lo spettacolo di presentazione di “Graphic Novel is Back” al Nuovo Cinema Palazzo (http://www.nuovocinemapalazzo.it/?fbclid=IwAR2-O6YnNGRtel0Ytcuq7C_FLdar4Dm0hgDNmHzOPvCN3QZMBzFq1RjXvGE)
Roma, 21/12/2019: “Davide Toffolo Unplugged”, lo spettacolo di presentazione di “Graphic Novel is Back” al Nuovo Cinema Palazzo (http://www.nuovocinemapalazzo.it/?fbclid=IwAR2-O6YnNGRtel0Ytcuq7C_FLdar4Dm0hgDNmHzOPvCN3QZMBzFq1RjXvGE)
Roma 21/12/2019: “Davide Toffolo Unplugged”, lo spettacolo di presentazione di “Graphic Novel is Back” al Nuovo Cinema Palazzo (http://www.nuovocinemapalazzo.it/?fbclid=IwAR2-O6YnNGRtel0Ytcuq7C_FLdar4Dm0hgDNmHzOPvCN3QZMBzFq1RjXvGE)
  1. “Graphic Novel is Back”: nuovo fumetto e nuovo importante anniversario per i TARM (25 anni). Come hai visto mutare il mondo del fumetto e il mondo della musica in questi lunghi anni di attività?

    Domanda difficile ma anche facile. Mi sono battuto per tanti anni perché il fumetto era in una trincea: eravamo in pochi a immaginare che il linguaggio del fumetto dovesse assumere altre forme, abbiamo lottato per tanti anni per questa cosa che si chiamava graphic novel e adesso la graphic novel ha vinto, quindi questa cosa è cambiata. Sono stato sicuramente uno dei primi ad immaginare che quella forma lì fosse una forma importante, per il linguaggio, non tanto per il mercato. Io ho vissuto la storia di Bologna con l’editore Coconino  (insieme a Igort, Gipi e altri). La mia prima graphic novel è stata quella su Carnera, poi quella su Pasolini e poi con Igort abbiamo cominciato a immaginare questa biblioteca ideale fatta di pezzi di fumetto che c’erano in tutto il mondo, perciò io mi inserisco in quel tipo di ricerca e in quel tipo di battaglia.
    I 25 anni dei TARM, chi se li ricorda! Per me è sempre una specie di tempo zero, non so come dire, non ho facilità di pensare al prima. Tante cose sono effettivamente cambiate, anche la musica, come è obbligatorio che sia, abbiamo sempre tenuto l’idea dei ragazzi morti come un laboratorio, perciò non siamo mai diventati un gruppo di genere nel senso stretto del termine e continuiamo su questa ricerca che è molto personale e siamo sempre gli stessi tre, con tanta gente che ha lavorato con noi però siamo sempre noi.

  2. E l’Italia che canti e disegni come è cambiata in questi anni?

    Beh, è cambiata, questo è sicuro. A un certo punto si diventa anche un po’ il motore delle persone che incontri: non è che puoi incontrare tutta l’Italia. Io ho incontrato l’Italia più bella, quella resistente, quella che ha sempre mantenuto un’idea di realtà diversa da quella che c’era intorno e tutt’ora continuo a frequentarla e a sentirmi parte di quell’Italia lì. In questo senso ho un certo tipo di coerenza, però non so se serve la coerenza veramente. Dico solo che forse mi sono perso l’altra parte d’Italia, quella più brutta e non sono neanche scontento.

  3. Siete tra le Rock Band più longeve d’Italia. Sentite una certa responsabilità per questo?

    Mai sentita nessuna responsabilità. Solo gioia. Responsabilità nei confronti di chi? Responsabilità no, è un’alchimia. Quella dei gruppi è un’alchimia. Può durare poco, può durare tanto. Per noi è durata tanto, mi ritengo fortunato in questo senso però le storie dei gruppi sono tutte diverse e ognuno c’ha la sua e tutte sono belle e incredibili, anche i gruppi che durano pochissimo.

  4. A proposito di responsabilità: in una nota citazione tratta da “Graphic Novel is Dead” (Rizzoli Lizard, 2014) dici “ogni cosa che si fa ha un valore politico”[1]. In questo momento qual è la responsabilità politica più urgente per un artista?

    Chissà. La responsabilità per un artista in questo momento è quella di mantenere diciamo un pensiero critico, almeno per gli artisti come li immagino io. Un pensiero critico, per quello che si riesce, rispetto ad una realtà che comunque si è messa in moto in una direzione che non pensavamo. Se pensavamo solo cinque, sette, dieci anni fa che avremmo regalato tutta la nostra privacy in cambio di uno spazio in rete, avremmo pensato ad un’azione di polizia e adesso ci siamo quasi abituati. Io ad esempio sono diventato un mago di Instagram: mi piace pubblicare stronzate tutti i giorni e mostrare al resto d’Italia quanto è strepitosa la mia esistenza, ma vengo però da un’idea che tutte le esistenze sono delle forme d’arte, quindi mi identifico in una collettività di persone che producono questa forma d’arte nuova che solo le stories…(ride).

  5. Ora ad esempio stai per esibirti in uno degli spazi più importanti di Roma, il Nuovo Cinema Palazzo che è un palazzo storico della capitale che dopo un lungo abbandono è stato occupato e restituito alla comunità per evitare che diventasse un casinò e per questo ora rischia lo sgombero. Che pensi della situazione degli spazi sociali e culturali occupati e sotto sgombero?

    Sì, conosco da tanti anni la storia del Cinema Palazzo. So che è stato ed è un luogo di resistenza sul quartiere. Partecipo spesso come pubblico alle cose che succedono. Gli spazi occupati in questi anni hanno cambiato forma, hanno preso altre identità, altre funzioni rispetto al territorio. Io vengo da una provincia dove la realtà dei centri sociali è pressoché inesistente, però ho avuto anche la fortuna di stare in giro per l’Italia per tanto tempo e in tante città diverse e soprattutto nelle città, quelle grosse, queste realtà hanno una funzione molto reale rispetto a quello che succede. Quindi lunga vita a tutti gli spazi occupati e anche alla gioia che c’è dentro questi spazi che sono spazi di libertà, checché se ne dica, sono spazi di libertà e vanno difesi, secondo me almeno. Io continuo ad andare e a incontrare gente speciale in questo tipo di luoghi che sono diventati una parte della mia vita da tanto tempo.

  6. I TARM hanno cambiato pelle tante volte: dal punk, al reggae, al rock alternativo, alla cumbia, fino a un album di grande maturità e di grande finezza stilistica come “Il sindacato dei sogni”. In che direzione state guardando ora? Cosa volete sperimentare?

    Adesso abito da un po’ di tempo in questa città bellissima che si chiama Roma che forse è la città più bella del mondo che però ha l’ufficio stampa più brutto e più incapace visto che tutte le persone che non abitano a Roma la percepiscono come una specie di inferno, una specie di bolgia infernale e quindi penso che le prossime cose che farò avranno a che fare con questa città. Mi è successo sempre, quando abitavo a Milano mi è successo così, quando sono stato a Bologna pure, tutta la mia parte iniziale nella provincia estrema anche, quindi mi aspetto che, in qualche modo, le cose prossime profumino di questo ambiente nuovo che non conoscevo E che sta però diventando la mia città, sto collaborando con artisti romani, ma non posso entrare, è privato. Per ora è privato, non lo sarà ancora per molto.

  7. Perché questo titolo “Il sindacato dei sogni”? Pensate che i sogni abbiano bisogno di essere difesi e tutelati? E cos’è che li minaccia esattamente, se fosse così?

    Tecnicamente il titolo è un omaggio a un gruppo americano psichedelico che sono i The Dream Syndicate e per quanto riguarda la tutela dei sogni il fatto di essere un sindacato che tutela i sogni in parte lo siamo sempre stati. Penso che il sogno possa essere anche un motore di cambiamento e di immaginazione, perché comunque la realtà trasformata dall’immaginazione è sempre stata una delle cose che mi ha eccitato e che mi tiene vivo in questa mia esperienza su questa terra, ecco. Quindi si, in modo un po’ da sbruffone quale sono, e quale sono tutti gli artisti più o meno, abbiamo immaginato anche di diventare una specie di sindacato dei sogni e continueremo a tenere alta la bandiera della protezione di questa idea che comunque le cose possono cambiare e diventare altro e diventare, speriamo, anche più belle di come sono, perché in realtà quello che c’è intorno adesso non sembra così bello ecco, ma tutto cambia e c’è sempre possibilità di renderlo più bello.

  8. È stato un anno pazzesco che ti ha visto coinvolto anche nel tour estivo di Lorenzo Jovanotti: un evento gigantesco che ha scatenato molte polemiche. Pensi che per fare arte sia necessario qualche compromesso scomodo o piuttosto, più semplicemente, che sia inevitabile la polemica?

    Allora, in assoluto penso che situazioni con uno spostamento cosi forte di gente comunque è anche obbligatorio che muovano delle polemiche, penso che sia inevitabile: ha mosso tante polemiche allo stesso tempo tanti pensieri rispetto a che cos’è la tutela del nostro ambiente, per esempio.
    L’idea di partecipare con lui a questa cosa era l’idea di rimettere in moto alcuni luoghi non tradizionalmente legati alla musica e riconsegnarli a una collettività e in questo senso io lo trovo un argomento forte. D’altra parte viviamo in un paese in cui i luoghi della musica non sono costruiti per la musica, sono costruiti per altro… gli spazi quelli grandi. Poi la valutazione su se serva una dimensione spettacolare così di massa, con i numeri così alti, quella è una valutazione che si può anche fare. Io penso che sia stata un’esperienza comunque unica, fortissima, ha coinvolto una quantità di artisti incredibile, con una qualità complessiva del lavoro molto alta, ha raccontato un’idea del momento che è l’idea fondamentale: che è quella che in questo momento qui la musica vive di incontri di realtà musicali che provengono da tutto il pianeta, checché se ne dica. Uno si può anche chiudere e immaginare che i confini vengano chiusi o meno ma non è così: la musica circola sempre di più e in qualche modo contamina, si contamina, si incontra e questa cosa nello spettacolo estivo suo era piuttosto evidente insomma, c’erano gruppi che provenivano dal Sud America, dall’Africa, dal Nord Italia… io ti dico sinceramente che un’azione così forte non possa non provocare delle polemiche ed è anche giusto nel senso che comunque l’idea della manutenzione per esempio o dell’uso delle nostre spiagge è un’idea che adesso con questa polemica è in qualche modo riaffiorata, ma in realtà dovrebbe essere un problema che noi viviamo tutti i giorni perché le coste italiane, e non per un concerto da 50.000 o 30.000 persone che dura un giorno e che comunque ha un livello di controllo su quello che succede incredibile, si è visto insomma, sono state devastate, ma non dai concerti, sono state devastate per anni da un’idea di sviluppo, per esempio sul turismo, che in qualche modo oggi ha fallito. Il turismo di massa fatto di grattacieli su tutte le coste italiane da Trieste fino a Genova, quello è un problema sul quale si può pensare, ma avvicinare quello au n concerto che dura una giornata non ha un gran senso.

  9. Sempre Jovanotti è uscito ora con una raccolta dedicata alla Luna, in occasione dei 50 anni dall’allunaggio (per rimanere in tema di ricorrenze importanti)  e dentro c’è anche un vostro brano. Ma esattamente, in quante delle vostre canzoni è presente la Luna?

    Non lo so neanche io, ma tantissime. È una nostra musa o forse è proprio una parola bella o forse è quel femminile che abbiamo sempre cercato in questi anni di capire, che sicuramente non abbiamo capito, ma sul quale in qualche modo ci specchiamo. Sì sì, la luna è sempre presente.

  10.  State diventando grandi, siete cresciuti moltissimo. Rimanete pur sempre degli adolescenti in guerra?

    Io rimango sempre un adolescente in guerra. Cioè, diciamo che anche quando ho cominciato non ero più un adolescente. Comunque mi piace quello spirito lì della prima volta e lo spirito della prima volta è lo spirito dell’adolescente. Sì, penso che sia difficile da sganciare dalla mia poetica, se ce ne ho una.

  11.  Abbiamo parlato dei prossimi progetti musicali. Fumetti in programma invece?

    Certo, i miei fumetti sono sempre sospesi fra la musica e il fumetto e sono forse l’arte nella quale ho dedicato più tempo in tutta la mia vita. Le cose che farò sono le storie nuove dei ragazzi morti che ho rimandato per tanti anni e che adesso arriveranno, la seconda parte del libro sulla cumbia e queste sono le due cose che devo assolutamente sistemare, anche perché c’è della gente che aspetta queste cose da un po’. E poi ci sono tante altre cose che mi frullano in testa, alcune da tanto tempo, altre più recenti, perciò diciamo che il fumetto rimane sempre nella mia quotidianità. È un lavoro difficile eh! però io lo tengo sempre alto.


    Grazie e ancora auguri a te e ai Tre Allegri Ragazzi Morti.

Roma 21/12/2019: intervista a Davide Toffolo, a cura della Scuola Popolare “Fumetto e Illustrazione lab Puzzle” (https://www.facebook.com/fumetto.puzzle/), negli studi di Radiosonar.net (https://radiosonar.net/)
Roma 21/12/2019: intervista a Davide Toffolo, a cura della Scuola Popolare “Fumetto e Illustrazione lab Puzzle” (https://www.facebook.com/fumetto.puzzle/), negli studi di Radiosonar.net (https://radiosonar.net/)
Roma 21/12/2019: intervista a Davide Toffolo, a cura della Scuola Popolare “Fumetto e Illustrazione lab Puzzle” (https://www.facebook.com/fumetto.puzzle/), negli studi di Radiosonar.net (https://radiosonar.net/)

[1]

«Mi definirei un soldato, sì, un soldato di un esercito dove le armi sono matite e strumenti musicali. Un soldato che combatte per la libertà, per l’esistenza delle diversità, delle realtà specifiche, un soldato che combatte contro la speculazione sulle persone… perché ogni cosa che si fa ha un valore politico.
Sono un soldato pieno di ferite.»
(Davide Toffolo, Graphic Novel Is Dead)

5 film Horror di Natale per il Grinch che è in voi.

Stanchi di “Una poltrona per due” e “Mamma ho perso l’aereo“? Anche io. Per questo, ho deciso che il mio personale canto di Natale quest’anno avrà qualche litro di sangue finto in più e un po’ più di cattiveria (anche se certe scene di Mamma ho perso l’aereo mi pare di averle riviste in qualche Saw). Ecco quindi 5 film horror di Natale in grado di tirare fuori il vostro spirito anti-natalizio; la scelta è caduta su horror slasher, horror fantasy e con un pizzico di parodia e un paio di film veramente brutti, quindi da vedere senza se e senza ma. Ovviamente, non poteva mancare un bonus d’eccezione.

(Krampus, 2015 – 123wtf.com)

1 – Trasporto eccezionale: un racconto di Natale (Rare Exports) (2010)

In questa piccola fiaba di Natale nata da due cortometraggi, “Rare Exports Inc.” e “Rare Exports: The Official Safety intructions”, una compagnia di escavatori americani scopre una tomba molto antica tra i ghiacci del Paese dell’aurora boreale. Nel piccolo villaggio finlandese nel mentre, iniziano ad accadere strane cose: dalla scomparsa dei termosifoni e delle renne, fino a quella dei bambini. Toccherà al piccolo Pietari salvare la situazione e difendere la comunità dalla minaccia peggiore che potessero incontrare: Babbo Natale e la sua orda di elfi nudi.

(Rare Exports, 2010)
  • Anno: 2010, Finlandia
  • Regista: Jalmari Helander
  • Durata: 85 min

2 – Silent Night (2012)

Morti violente e assurde, cattivi puniti da un killer ancora più cattivo e la pace e la tranquillità di una cittadina del Midwest americano sconvolta dalla pioggia di sangue ed omicidi natalizi commessi da un uomo vestito da Babbo Natale. Il coraggioso vice-sceriffo Aubrey Bradimore farà di tutto per fermare l’ecatombe e scoprire l’identità del pazzo sanguinario, in questo film slasher del 2012.

(Silent Night, 2012)
  • Anno: 2012, USA e Canada
  • Regista: Steven C. Miller
  • Durata: 94 min

3 – Krampus – Natale non è sempre Natale (2015)

Lo spirito del Natale di Max è della sua famiglia è gravemente compromesso a causa delle liti e dei dissapori tra i vari membri in questo Horror di Natale. Questo sveglierà il Krampus, l’ombra di Santa Claus, che punisce chi perde lo spirito del Natale; l’entità demoniaca sarà inarrestabile e tutti i simboli festivi si rivolteranno contro la sfortunata famiglia, in questa parodia horror che annovera anche Adam Scott (Parks and Recreations) e Toni Colette tra gli attori. Non fate i cattivi, amatevi!

(Krampus, 2015)
  • Anno: 2015, USA
  • Regista: Michael Dougherty
  • Durata: 98 min

4 – A Christmas Horror Story (2015)

Non era possible escludere questa antologia horror, dal momento che il narratore, lo speaker alcolizzato Dangerous Dan, è interpretato da William Shatner (non serve che scriva dei suoi altri ruoli, giusto?). Già questo lo renderebbe degno di essere visto, in ogni caso si tratta di una raccolta di racconti del terrore a tema natalizio che non risparmia elfi zombie, fantasmi desiderosi di concepire, changeling e il tanto amato Krampus. E poi c’è William Shatner, l’ho già scritto?

(A Christmas Horror Story, 2015)
  • Anno: 2015, Canada
  • Registi: Grant Harvey, Steven Hoban, Brett Sullivan
  • Durata: 99 min

5 – Jack Frost + Jack Frost 2: Revenge of the Mutant Killer Snowman (1997, 2000)

Nel primo film, il killer Jack Frost è sulla camionetta del penitenziario che lo porterà ad incontrare il suo triste destino e scontare la pena di morte, per la scia di corpi lasciati sulla sua strada in undici Stati diversi. Nella cittadina di Snowmonton, la camionetta si schianta in seguito ad un tentativo di evasione e il killer esposto ad agenti chimici si fonde con la neve; nascerà un pupazzo di neve assassino che seminerà sangue e panico nella cittadina. Ovviamente questa gemma horror di Natale del 1997 non poteva che avere un seguito, Jack Frost 2: Revenge of the Mutant Killer Snowman (2000) dove il pericoloso killer, riformatosi per un errore dai propri resti liquefatti, cerca vendetta in un’isola tropicale, uccidendo qui e lì gente a caso.

(Jack Frost, 1997)
  • Anno: 1997 e 2000, USA
  • Regista: Michael Cooney
  • Durata: 90 min

Bonus: Gremlins (1984)

Non si poteva pubblicare alcuna lista di film horror natalizi senza includere i Gremlins. Questo film dovrebbe essere mandato in onda ogni anno come insegnamento di Natale: tocca i temi dell’amicizia e del rispetto delle regole, senza mettere in scena genitori negligenti che si dimenticano i figli minorenni in giro per il Mondo. Il piccolo Mogwai Gizmo viene venduto di soppiatto in un negozio ambiguo pochi giorni prima di Natale, con le tre famose regole: mai esporlo alla luce forte; mai bagnarlo; mai dargli da mangiare dopo mezzanotte. Ovviamente Billy e la sua famiglia disattenderanno ognuna di queste regole, dando vita alla nota epopea natalizia tratta da un libro di Roal Dahl. Se non l’avete visto, sapete cosa fare. E pentitevi.

(Gremlins, 1984)
  • Anno: 1984, USA
  • Regista: Joe Dante
  • Durata: 106 min

Avrei voluto inserire altri titoli horror natalizi, tra cui Anna and the Apocalypse, All the Creatures were stirring o Mrs. Claus ma sono davvero molto difficili da reperire sulle piattaforme italiane.

In ogni caso, chiudete a chiave la porta questo Natale. E diffidate del vecchio ciccione in rosso.

IL PIATTO FREDDO

Un uomo scende le scale della sua cantina. Accende una fioca luce. Toc, toc, toc. I tacchi dei suoi stivali tradiscono la sua presenza. Un altro uomo legato su una sedia al centro della piccola stanza. Apre un solo occhio. L’altro è gonfio. Respira a fatica. Altri segni di percosse colorano il suo corpo. È semi nudo, indossa solo dei pantaloncini. Si chiama Alberto. L’altro, il proprietario della casa, si chiama Stefano. Alberto è in quella situazione da circa quattro mesi. Stefano si diverte un giorno sì e uno no. Oggi è giorno di cure. Stefano porta con sé creme e bende ed altri oggetti farmaceutici. Alberto fa un sospiro di sollievo. Non reagisce, non più. Una parte di sé sa di meritarsi tutto. Stefano inizia a curare le ferite di Alberto. Forse per l’occhio ci vorrà più di un giorno. Alberto e Stefano sono due uomini diversi. Per loro sfortuna il destino ha voluto incrociare le loro strade. Stefano era professore universitario. Uno scrittore nel tempo libero. Soprattutto un padre. Alberto era un ragazzo. Era uno spacciatore. Era un criminale e fiero di esserlo. Giuseppe era un figlio. Era una nuova promessa del nuoto. Era un giovane pieno di sogni. Fu una sera come tante. Giuseppe con gli amici al pub. Stefano a casa a scrivere. Alberto per le strade a vendere. Alberto combatteva una guerra. Una di quelle guerre per le piazze di spaccio. Stefano scrisse un capitolo del suo thriller. Giuseppe nuotò tutto il giorno. Giuseppe esce dal pub. Giuseppe assomiglia molto ad un nemico di Alberto. Alberto è su una moto. Non guida lui, un suo amico. Alberto impugna una pistola. Si trovarono faccia a faccia per un secondo. Alberto sparò senza pensarci. Giuseppe cadde a terra. Dal suo petto uscì molto sangue. Stefano ricevette una telefonata. Andò in ospedale e pianse tutta la notte. Alberto venne scoperto ed arrestato due giorni dopo. Un giudice lo scarcerò dopo un anno. Alberto aveva molti amici tra i “piani Alti”. Molti suoi clienti hanno ruoli di potere. A Stefano gli uccidono Giuseppe una seconda volta. Questa volta non piange, non è triste. Questa volta è molto incazzato. Decide di agire per conto suo. Stefano s’informa su chi sono i nemici di Alberto e chiede d’incontrarli. Li paga e gli offre il suo aiuto fino alla cattura di Alberto. Non gli interessano i giochi di potere e la piazza di spaccio, lui vuole solamente Alberto. Il boss rivale accetta e gli consegna Alberto dopo due lunghi mesi di pedinamenti e guerra. Alberto diventa il protagonista vivente del romanzo che Stefano sta scrivendo. Ironia della sorte, le storie si assomigliano. La vita di Stefano continua quasi normale. Solamente a fine giornata il Professore si trasforma e si ritaglia un momento solo per sé. Di fronte ad Alberto, lungo la parete, Stefano attaccò una gigantografia di Giuseppe. Ora Alberto è costretto a subire le torture di Stefano e a guardare ogni giorno Giuseppe quando Stefano non c’è. Le ricerche per trovare Alberto sono finite. Un “soldato” del boss rivale ha confessato di averlo ucciso e sciolto nell’acido. Faceva parte del piano. Stefano finisce di curare Alberto e va via. Alberto respira a fatica. Spera ogni giorno di morire. La moglie di Stefano e madre di Giuseppe non resse al colpo. Ha divorziato da Stefano ed è partita per l’America. Stefano è rimasto da solo ed ha come unico divertimento Alberto. Nessuno sospetta di lui. Fuori Stefano è un uomo semplice e gentile. Non ha cambiato stile di vita e fa sempre le stesse cose che faceva prima che suo figlio morisse. La gente lo considera quasi un eroe. Sono affascinati dalla sua calma e dall’altruismo che ha verso il prossimo. Un giorno come tanti, Stefano rientra dal lavoro. È un giorno sì, le ferite sono guarite. Stefano non vede l’ora di procurarne altre ad Alberto. Scende di nuovo le stesse scale. Toc, toc, toc. Ancora di nuovo gli stessi passi. Alberto non si sveglia, non si sveglierà mai più. Alberto è morto. Ha la testa giù. Stefano la tira su e lo guarda un ultima volta. Stefano sale di nuovo sulle scale e va in camera sua.

Apre il cassetto del comodino vicino al letto. Prende una pistola comprata tanto tempo fa. Se la mette in bocca e spara un colpo!

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Simone Clementi

L’ULTIMO RESPIRO

Una moglie morta. Un collega, che è come un fratello, scomparso improvvisamente. È un fardello troppo pesante per l’agente dell’FBI John Bay che deve seguire le tracce dell’Annegatore. Per John non sarà facile ignorare il passato e concentrarsi sul suo lavoro.

L’AUTORE:

Luigi Martinuzzi è un ragazzo che vive a Portogruoaro (VE). Si è diplomato come operatore Shiatsu ed un appassionato di testi di alchimia. Ha sempre coltivato il suo sogno di diventare scrittore, ed inizia a scrivere racconti nel 1997. La svolta verso quel sogno avviene quando ha l’idea che lo porterà a scrivere il suo romanzo d’esordio “L’ultimo Respiro”. Dalle sue pagine social traspare tutta la sua passione per i libri e la gentilezza che mette in ogni suo gesto. Quando hai piacere a seguire un autore così gentile, ti viene naturale immergerti nelle sue storie.

LA TRAMA:

Questa storia, che ti toglie il respiro, si svolge a Sprinfield Massachusetts. Sprinfield è il teatro dove l’Annegatore sceglie d’agire, ma è anche la città di John Bay. l’Agente sembra risvegliarsi da un incubo iniziato dopo la morte di sua moglie Lucy. I numerosi successi ottenuti al lavoro con il suo collega fraterno Simon Lower, lo hanno aiuto non poco. Ma il destino sembra mettergli di nuovo i bastoni fra le ruote. Proprio quando John inizia a lavorare sull’Annegatore, il suo amico Simon muore. Il serial killer che sta traumatizzando l’intera città sembra avere una passione per l’acqua. Sceglie il prezioso liquido per “Purificare” le anime delle sue vittime, ed ha una passione speciale proprio per l’agente John. Il bravo poliziotto cerca di rimanere a galla ma sembra annegare proprio in quell’acqua utilizzata dal serial killer. Nel frattempo il passato continua a tormentarlo innescando una lotta senza quartiere. Il teatro d’azione non è più solo Sprinfield, ora anche la mente tormentata di John entra a far parte del gioco assurdo innescato dall’assassino. L’uomo che sceglie di annegare le sue vittime è uno squilibrato convinto di stare dalla parte del giusto. Ritene che la vite delle sue vittime siano immerse nel peccato e che lui è l’unico che può salvarle, “purificandole”. L’Annegatore non è solo un pazzo, è molto furbo ed agisce nell’ombra. Come un fantasma compie le sue atroci azioni e scompare nel buio da dove è venuto. Vuole John e lo tormenta con messaggi terrificanti. La danza macabra che innesca nella mente già provata dell’agente, è forse ancor più terrificante dei modi che usa per uccidere le sue vittime.

RIFLESSIONE PERSONALE:

Chi ama il genere thriller, amerà questa storia fin dalle prime pagine. Il giovane scrittore Luigi Martinuzzi riesce a creare, con maestria e sapienza, una trama dagli intrighi e dai colpi di scena sorprendenti. Una piccola cittadina americana è il palcoscenico adatto per assistere ad una lotta tra il bene e il male che in questa storia assumono le sembianze di un Serial Killer pazzo, e di un agente tormentato dal suo passato. I profili umani e le paure dei personaggi, vengono descritti con bravura e passione a tal punto che il lettore veste letteralmente i panni dei protagonisti, vivendo la storia in ogni pagina.

Personalmente sono stato catturato sia dalla storia che dall’autore che, attraverso i suoi libri, trasmette tutta la sua passione per le trame noir. La sua scrittura semplice e travolgente, ti prende per mano e ti conduce nel suo mondo fatto di suspance e vita vissuta sempre sulla corsia di sorpasso.

Non puoi pensare di metterti comodo ed iniziare a leggere un libro se tra le mani hai un suo romanzo, il fisico rimarrà fermo, ma la mente viaggerà superando i confini dello spazio e del tempo.

immagini prese da Google immagini

Simone Clementi

236451 motivi per parlare di Tha Supreme

236451 è l’ultimo disco uscito del rapper producer Tha Supreme che ha letteralmente spaccato l’opinione pubblica in due. Tra chi lo osanna come genio e innovatore, e chi lo reputa inascoltabile: cerchiamo di fare un poco di chiarezza.

Tha Supreme, al secolo Davide Mattei, classe 2001, viene da Roma ed ha esordito a grandi livelli musicali già da giovanissimo. La sua consacrazione in questo genere è avvenuta producendo il brano “Perdonami” di Salmo già nel 2017. Entra nella Machete, realtà di spicco del panorama discografico italiano che annovera tra i suoi artisti figure di spicco come Salmo, Nitro, Lazza, Dani Faiv. Solo per citarne alcuni.

236451: Buona la prima

Il suo disco d’esordio, 236451, è uscito il 15 Novembre e ha fatto un gran parlare di sé. Partiamo dai dati oggettivi: 13.005.922 streaming su Spotify totalizzati in un giorno, secondo solo al Machete Mix Tape 4. Tutti e 20 i brani del disco entrano nella top 21 Italia e 7 di loro persino nella top 200 globale. Insomma un successo enorme per un ragazzo, producer e rapper di appena diciotto anni.

Ottime le strategie che hanno preceduto l’uscita di questo album, avendo dato molta visibilità al ragazzo con featuring di lusso; rendendolo di fatti protagonista in oltre del Machete Mix Tape 4.

Blun7 a swishland: il singolo.

Per rendere bene l’idea del “progetto Tha Supreme” bisognerebbe ascoltare questo singolo. Ciò che manda letteralmente in estasi i numerosi fan è l’originalità di questo artista, sopratutto per la musicalità frutto di metriche distorte. Forse avendo il vantaggio di costruirsi autonomamente anche le basi, riesce a creare un connubio con testi eclettici e fruibili allo stesso tempo, con risultati mai scontati.

Spunti di riflessione

Partendo dal presupposto ovvio che i gusti sono soggettivi, in quanto frutto di un percorso personale e per certi versi culturale di ognuno di noi, proverò a dare qualche spunto in più di riflessione.

Ho scelto di parlare di questo disco a distanza di tempo dalla sua uscita proprio per riuscire a darne una valutazione e un parere ponderato, e una riflessione sulle varie critiche e gli innumerevoli elogi.

Intanto devo dire che non credo nel giovanilismo, in nessun ambito applicabile. Non è un teorema assoluto quello secondo cui ragazzi anagraficamente più giovani siano per forza di cose innovativi. Non credo inoltre che un artista vada giudicato in base alla sua data di nascita; l’espressione di un rapper è, o per lo meno dovrebbe essere, la musica che fa.

Detto questo si arriva in automatico ad un altro punto: l’originalità. Sono d’accordo con chiunque affermi che per differenziarsi dalla moltitudine di esordienti o aspiranti musicisti si debba apportare qualcosa di nuovo nella scena, più o meno scopiazzata dagli Stati Uniti o dalla Francia. Ciò che mi fa storcere il naso però sono le distorsioni del genere fine a se stesse, l’esasperazione della ricerca dell’originalità come obiettivo unico. Rimango ad apprezzare ancora la musica come forma per veicolare un messaggio; quando del messaggio però non ne rimane che la forma perde di fascino. Come una bellissima ragazza con cui non ci si riesce a fare un discorso.

Una domanda mi è sorta durante le mie riflessioni e ve la ripropongo così come è nata: Stile proprio o ripetitività?

Chiaro che un artista ha dei canoni stilistici che si ripetono, rendendolo unico e riconoscibile, ma quando poi tutto ciò diventa ripetitivo? Come direbbe Ufo (Bassista degli Zen Circus) “non farti mai trovare dove pensano che tu sia”. Se mi viene facile immaginare ove ogni traccia andrà a parare, alle lunghe il disco non mi diverte più.