Intervista ad ANNA NANI, una cantautrice tra ansia e DISAGIO

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Il suo ultimo singolo “Disagio” (GNE Records) risale a prima della pandemia, un brano per certi versi premonitore o forse una semplice conferma di quanto sarebbe successo. L’autrice di questo ironico brano si chiama Anna Nani, una sorta di palindromo che cammina nei meandri del panorama musicale italiano.

Ciao Anna e benvenuta. Com’è essere cantautrici al tempo del Covid?
Il famigerato blocco del paese e di tutte le attività ha lasciato molto, troppo, tempo per pensare. A me piace osservare per vedere che succede, ascoltare e incamerare. Non potendo andare in giro a suonare, ho letto, guardato un sacco di serie tv, ho fatto molte camminate lungo il fiume con il mio Ares, cucinato come ogni buona italiana comanda e ho scritto.

Tu sei un’artista che ha fatto dell’ironia la sua cifra stilistica, è possibile raccontare ironicamente proprio tutto?
Beh, nel mio primo cd “Sakè” mi sono immaginata come potrebbe essere il mio funerale, in un brano che si intitola proprio così, quindi, sì, direi che tutto ha una sua ironia, magari al limite del sarcasmo o della satira. Basta saperla cogliere. Anche se devo ammettere che la pandemia ha risvegliato la mia indole romantica ed introspettiva.

Tipo?
Un po’ per scelta, un po’ perché non mi veniva, non ho mai scritto tanto di amore. L’amore a due intendo o comunque se l’ho fatto ho sempre giocato la carta dell’ironia, vedi “Idee balzane” o “Amo l’estate”. Gli ultimi brani che sono nati, invece, sono un po’ diversi, anche se il mio animo rimane tagliente pure nelle faccende amorose.

Quali sono le tue influenze musicali?
Ho cominciato suonando la musica classica, poi crescendo ho scoperto il blues e il jazz. Ho sempre amato i cantautori: mi affascinano le parole e come vengono messe in fila. Ho cominciato coi classici: Battisti, Battiato, Gaetano, Tenco, Guccini, De Andrè. Ascolto Mannarino, Capossela, Gazzè. Della “nuova guardia” mi piacciono molto Fulminacci e Willie Peyote.

Tutti uomini?
Nel panorama cantautorale il femminile, inteso come donne, purtroppo non è molto rappresentato. Paradossalmente sono per lo più i maschi a raccontare il mondo in generale, ma pure il nostro universo, quando, in teoria, dovremmo essere un pelo più “portate” noi almeno a raccontare il nostro animo. Non so se ci sia un motivo specifico, se sia da ricercare nel mercato discografico che dà più spazio agli uomini che alle donne o se sia altro, tipo un certo alone di maschilismo che ci lascia ai margini. Ma non per cattiveria, gli uomini sono più capaci a fare squadra, le donne no.

Quindi non è questione di talento?
Parlerei più di fortuna con la C maiuscola come raccontavo in “Basta un colpo”. Serve una botta di culo in questo mondo per emergere, ma pure in generale. Ammiro profondamente Cristina Donà, la scrittura di Carmen Consoli, Teresa De Sio, Paola Turci, Levante. Però è un dato di fatto che troverei molto più facile citare tre interpreti che mi piacerebbe cantassero una mia canzone, che delle colleghe cantautrici con cui collaborare, proprio perché siamo pochissime. Una sorta di specie protetta.

Di sicuro una delle interpreti che vorresti cantasse un tuo brano è Mina, visto che le hai dedicato una canzone “Cantami o Mina”, le altre due?
Beh, restando sulle viventi: Fiorella Mannoia e Giorgia. Anche la Pausini, non fosse altro che mi sistemerei a vita con la Siae viste le sue vendite (ride). Se Mia Martini fosse ancora in vita darei qualsiasi cosa perché interpretasse una mia canzone.

Hai detto che hai visto molte serie durante la pandemia, ce ne consigli qualcuna?
Mi invitate a nozze. Se vi piace l’ironia intelligente sicuramente “The Good Place”, con questa quarta stagione si è concluso questo bel prodotto targato Netflix. Per par condicio su Amazon Prime gli animi romantici potrebbero divertirsi a guardare “Soulmates” una sorta di Black Mirror, ma focalizzato solo sull’amore. E poi potrei continuare ancora, ma mi fermo.

Stai scrivendo delle nuove canzoni, hai in programma un nuovo cd?
Mi piacerebbe, il materiale si sta accumulando, ma senza la possibilità di confrontarsi con il pubblico, dal mio punto di vista non ha molto senso lanciare un nuovo disco. Preferisco continuare a scrivere, a rifinire le canzoni già composte, a trovargli il giusto abito, per poi presentarle nel migliore dei modi non appena sarà possibile. Nel frattempo se qualcuna delle interpreti sopracitate volesse una canzone lasciatele pure il mio numero di telefono, rispondo sempre.

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