Exuvia, il rap barocco di Caparezza

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Exuvia è nel percorso artistico di Caparezza una tappa necessaria e ineluttabile per l’evoluzione di un cantautore con 20 anni di carriera alle spalle.

Quattro anni dopo il cupo Prisoner 709, il prigioniero Michele Salvemini ha trovato una via d’uscita, raccontata da quest’album che spicca il volo proprio negli ultimi strascichi di un lockdown perpetuo, che aveva reso anche noi ascoltatori come Capa prigionieri di un pericolo. 

Exuvia

Un mese fa, Caparezza ha a pubblicato la “prima storia, che rimarrà nella storia” sul suo profilo Instagram, annunciando l’arrivo di EXUVIA. Non solo un titolo, ma una traccia dal sound elettronicamente cupo. Un titolo e un manifesto programmatico del concept dell’opera completa. Scrive Capa:

“L’EXUVIA, in sintesi, è ciò rimane del corpo di alcuni insetti dopo aver sviluppato un cambiamento formale. Un calco perfetto, talmente preciso nei dettagli da sembrare una scultura, una specie di custodia trasparente che un tempo ospitava la vita e che ora se ne sta lì, immobile, simulacro di una fase ormai superata.”

Cover di Exuvia

Il significato della Cover di EXUVIA è spiegato qui.

L’escapismo e la fuga dal lato oscuro del sé, sono i temi di questo album numero 8 (o 10) del rapper molfettese. Con questo articolo ci addentriamo insieme Capa, come il sommo Dante, in questa selva oscura della sua arte musicale, chiamata Exuvia.

Tracce

“Ho capito che il secondo album era più facile dell’ottavo”  canta Caparezza nella prima traccia di Exuvia, Canthology, sempre in lotta con le aspettative del pubblico e di se stesso, il rapper in questo brano vince facile autocitando le sue canzoni che lo hanno consacrato al mondo.

Il ritornello è cantato da Matthew Marcantonio (leader dei Demob Happy) e quel “Get away” ripetuto incessantemente è un invito a lasciarsi il passato alle spalle per andare verso la “vita nuova”. Un brano quasi medievale e allo stesso tempo moderno con i synth arpeggianti.

Fugadà, è la traccia dell’azione. Il mio brano preferito perchè rievoca gli stilemi classici del Capa: dopo un overture lirica alla “Flauto Magico”, il brano inizia con dei versi di Dino Campana, poeta fuggiasco per eccellenza.

Rime, flow e ritmica pazzesca, in questo caso, Capa è riuscito a raggiungere il “livello successivo” della sua arte, un’ arpeggio di uno strumento simile al clavicordo è la ciliegina sulla torta di questo brano.

Coerentemente con la storia, dopo la fuga il nostro eroe cammina ne El Sendero. “Camina, guerrero, camina Por el sendero del dolor, Y la alegria” è la voce di Mishel Domenssain, artista messicana scoperta dal rapper su Spotify e autrice del brano La selva, la cui strofa è diventata il ritornello di questo pezzo. Un brano dai suoni chicani, lento come ChinaTown e fatto di reiterazioni che voglio far riflettere l’ascoltatore.

Lo sguardo al passato, il tormento più grande di Michele finalmente prende forma in una canzone, Il Campione dei Novanta: Miki Mix. Il brano ha un mood trionfale e non accusatorio, come in passato, contiene due semple: uno da Zighida degli Statuto e l’altro da Campione di Chef

Date Live

L’album prosegue con Contronatura, un brano dal sound tribale che racconta un dialogo dell’uomo e la Natura, citando Leopardi, in “Dialogo della Natura e un Islandese”, questa considerata Matrigna, crudele e indifferente ma così bella che si fa perdonare di tutta la sua malvagità. 

Il Paradosso, che vive Michele, un rapper introverso che canta ai ragazzi, nonostante le sue 47 primavere non lo ferma: “Lascio l’abisso alle mie spalle e vago nel panta rei”. Ma quale sarà la strada giusta? Ecco qui La scelta, il secondo brano explicit prima della pubblicazione di Exuvia. Due i personaggi che rispecchiano le possibilità, di cui Capa narra:

Ludwig Van Beethoven, un musicista che ha composto fino alla morte nonostante La sordità che l’ha colpito a 30 anni ma che non gli ha impedito di continuare a comporre. Qui troviamo l’analogia con l’acufene, di cui soffre Caparezza e rende complesso il comporre musica

VS

Mark Hollis dei Talk Talk, che abbandonato la sua carriera all’apice del successo per dedicarsi alla famiglia. Quindi la scelta di mollare tutto, e lasciare la musica al passato.

La scelta intrapresa è in questo stesso brano che è venuto alla luce insieme a Exuvia. Nel brano troviamo le note di Beethoven e la citazione all’inno alla Gioia. E sono contento di quello che ho fatto è la sua scelta per la musica.

Funky e a disagio, in Azzera Pace, Capa è in polemica con i famosi “venduti” influencer, così concilianti e sereni sui media, mentre lui è sempre in conflitto con se stesso e la società.

Io temo il Covid e pure i flashmob e le dirette e l’autocompiacimento. / Resto silente, banda mariachi dentro, / lì nel web ogni maestro è Do Nascimento. Mi sembra che in questo brano è una delle prime volte che il Covid viene citato espressamente in una canzone.

Il tema delle maschere e dell’identità, viene raccontato in Eyes Wide Shut. Un brano rock dedicato alla finzione dell’arte, che spesso come le maschere sono più vere della realtà.

Ruora Panoramica in disuso a Pripyat

Nel viaggio di Exuvia si arriva a Pripyat, la città ucraina evacuata nel 1986 dopo il disastro nucleare di Chernobyl. La città è la società del presente, mutata geneticamente dalla radiazioni, e da valori mostruosamente inumani. Bellissimo sound anni 80 che evoca gli anni in cui è successo il disastro nucleare.

Caparezza sembra quindi di parlare al vuoto, come Mastorna nel film incompiuto di Fellini che ha ispirato un po’ tutto l’album e di cui ci ha parlato durante la conferenza stampa di presentazione del disco.

Cara Alice, come è il mondo dopo il Paese delle Meraviglie, senza l’infantile meraviglia delle cose? Di questo parla, Il mondo dopo Lewis Carroll. Capa pone questa domanda, come il folle Cappellaio Matto di Alice nel Paese delle meraviglie, in questo brano dal sound fiabesco elettronico, con i flauti e synth.

Della relatività del tempo, ne parla Caparezza in Zeit! Un brano psichedelico che mette il luce la caducità della vita e dei corpi:

“Io non pensavo tu invecchiassi come tutto il resto/ Tu che accartocciavi quegli anziani come un brutto testo/ Seguo le tue tracce sul mio corpo /tutto il tempo Quando un giorno perderemo Chronos sarà a lutto il tempio”

Tutto finisce, o quasi in questo album di metamorfosi di Capa, con La Certa, ossia la morte, una suonata al chiaro di Luna, che conferma la grandezza di Michele nel saper creare canzoni moderne attraversando i diversi i generi musicali. E con Exuvia, la title track si conclude questo viaggio spirituale e musicale.

Le altre stelle.

Nel Mezzo del cammino della sua vita, il viaggiatore Caparezza continua a sorprenderci con brani ricchi di contaminazioni, testi strepitosi e significati rivelatori sulla vita.

Exuvia è un album barocco, pieno di virtuosismi musicali e strumentali. Un consiglio per gli ascoltatori, date questo album il giusto tempo e spazio. Seguendo passo dopo passo la discografia di Capa, siamo cresciuti insieme a lui, e anche il nostro momento di uscire dal tunnel degli stereotipi per una musica unica, fuori dalle etichette.

Buon ascolto!

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