Un’Alchimia in bianco e nero: il nuovo EP di Ainé. Intervista all’artista

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Dopo due anni di assenza dalle scene, Ainé – artista tra i portavoce del R&B e Soul italiano – ritorna con “Alchimia“, il suo nuovo EP per Universal Music/Virgin Records.

All’anagrafe Arnaldo Santoro, classe 1991, studia musica da sempre, partendo dal Saint Louis College of Music, passando all’Accademia Romana di Musica e oltreocèano alla Venice Voice Academy in California e al Berklee College of Music a Boston.

Ainé si è fatto strada e un nome nel panorama musicale italiano, collaborando con artisti come Giorgia, Ghemon, Willie Peyote, Davide Shorty, Clementino, Ensi, Tormento, Serena Brancale.

Nel 2016 esce il suo album di esordio, “Generation One”, seguito nel 2019 da “Niente di me”. Nello stesso anno Vanity Fair e MTV lo inseriscono tra i 25 Artisti Italiani emergenti più promettenti e arriva in finale a Sanremo giovani. Nel 2020 esce il singolo Hangover, parte dell’ultimo album dell’artista, “Alchimia“.

“Alchimia” è un album sincero: sette tracce che vogliono mostrare all’ascoltatore esattamente cosa è successo in questi due anni. Non ci sono trucchi e non ci sono inganni. È un percorso tortuoso che porta però alla consapevolezza. Perché non ci sono vittorie senza difficoltà e non c’è luce senza buio.

Cover di Alchimia, l’ultimo EP di Ainé

Alchimia di Ainé. A volte per ritrovarsi serve attraversare la sofferenza

Abbiamo avuto la fortuna di chiacchierare con l’artista della nascita dell’album, di questo periodo di assenza e delle speranze per il futuro.

Di Ainé colpisce la disarmante sincerità con cui ha risposto alle domande e la genuinità dei discorsi. Non c’è costruzione o finzione di alcun tipo. Per questo abbiamo voluto scavare più a fondo sulle ragioni che hanno portato a un suo ritorno sulla scena musicale.

Ainé

Tra “Niente di me” e “Alchimia” sono passati due anni e una pandemia. Cos’è cambiato dentro di te?

Pandemia a parte, sono cambiate un sacco di cose. Ho dovuto fare un grande lavoro di ricerca introspettiva che mi permettesse di ricominciare da capo. Ho sentito il bisogno di fermarmi un secondo e rimanere da solo a pensare in silenzio. Dovevo capire cosa volessi dalla musica e, soprattutto, cosa volessi da me stesso. Sentivo che stavo perdendo il fulcro di ciò che era importante davvero.

Quindi, la vera differenza è una maggiore maturità e consapevolezza innanzitutto su cosa conta per me: stare bene, gli affetti, l’amore, i rapporti, la mia serenità interiore. E poi, cosa voglio fare con la musica.

La creazione di Alchimia l’ho vissuta come un mettermi a nudo, senza pensare al lavoro, alle radio, a tutto ciò che circonda questo mondo. Ho cercato solamente di fare quello che mi piace fare: godermi la musica.

Non sarò quello che dice che la musica è la cosa più bella del mondo, perché ho imparato che se io non sto bene, nemmeno lei mi fa stare bene. Motivo per cui dobbiamo trovare un’alchimia con noi stessi.

E da qui il titolo dell’EP…

L’alchimia di cui parlo non è tra due persone, ma è tra le due personalità che vivono dentro di me: l'”io, Arnaldo” e l'”io, Ainé“. Due essenze che si sono scontrate così tante volte che ho veramente perso il conto.

Perciò, quello che ho fatto in questi due anni è cercare di far combaciare le cose. E, grazie a questo, oggi ho la consapevolezza di dare priorità alle cose giuste.

Senti che questo cambiamento interiore si rispecchi anche nella musica?

Sì, diciamo che in verità con Alchimia sono tornato alle sonorità che sento più mie, più verso il soul e l’R&B.

In Niente di me avevo cercato di cambiare e tentare con influenze diverse, un po’ per curiosità. Tuttavia, mi sono accorto che in quello non mi ci ritrovo.

Musicalmente è stato un ritorno alle origini perché ho capito che l’amore che ho per questo genere non riesco a fingerlo. Ormai so bene quello che voglio fare.

Ci sono tracce dai toni più sofferti, che però hanno sempre un finale “positivo”. Come in Affogo, per esempio. Parliamone.

Io penso che nessuno possa essere sempre felice. Anzi, io non mi fido delle persone sempre troppo allegre e mi trovo invece molto bene con le persone più tormentate. Poi, si sa, tutti gli artisti sono persone fondamentalmente inquiete. La creatività spesso nasce da questi sentimenti.

Io non mi ritengo una persona negativa ma so cosa vuol dire soffrire.

La prima versione di Affogo è un brano introspettivo, di riflessione, in cui racconto di un momento in cui mi sentivo annegare. Però, in tutti i pezzi, c’è un finale felice. In Affogo c’è sempre una mano che ti tira fuori, come in Luce Accesa c’è sempre una luce che vince un momento di buio.

È come una metafora. In questo ep ho voluto marcare il malessere che ho vissuto e lo voglio ricordare, non voglio dimenticarmelo. Perché senza questo non avrei la stessa consapevolezza e non sarei qui dove sono oggi a parlarti del mio ultimo album.

Tra l’altro io e Giovanni Viganò, il mio art director, abbiamo voluto creare anche un’estetica molto “dark”, in bianco e nero, proprio per sottolineare anche visivamente questo concetto.

Oggi la scena R&B e Nu-Soul italiana si sta riempiendo di artisti e di sfumature. Tu come ti posizioni? Sei felice di questo cambiamento e apprezzamento del genere da parte di un pubblico più vasto?

Io ho iniziato nel 2016 con il Soul, l’R&B e il Jazz, quando eravamo in pochi a farlo. Oggi c’è molto più spazio e possibilità e di questo sono molto felice.

Il numero di artisti è aumentato e sono aperto a nuove influenze, tenendo sempre bene a mente la base da cui parto e rimanendo coerente con il genere. Basta che si parli di bella musica fatta bene.

Inoltre, sono contento anche perché sento da pare del pubblico e dei colleghi un riconoscimento della mia figura nella “nuvoletta R&B italiana”. Rispettano il mio lavoro, la mia posizione all’interno di questo mondo.

Qual è il tuo augurio per “Alchimia”?

Dei live!! Ho voglia di suonare e un tour con la band è esattamente quello di cui avrei bisogno!

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