L.E.D. Grandi talenti crescono

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Ci sono pochissime canzoni tra gli artisti del momento, emergenti e non, che riescono a farmi piangere. Per davvero, con le lacrime. Sono un boomer con il booster, per rimanere in tema pandemico. Solamente Lucio Dalla mi fa drizzare i peli sulle gambe. Qualche settimana fa però, ho ricevuto l’ascolto in anteprima di questa canzone di un giovanissimo artista romano de Roma. L.E.D. al secolo Matteo.

Tra me e Matteo non so quante generazioni passino effettivamente. Siamo come il polo nord e sud. L’unica cosa che abbiamo in comune è la città di nascita. Si sa che noi romani semo gente di cuore. Almeno in gran parte. Eppure, questo piccolo cucciolo di cantautore, mi ha spezzato l’anima al primo secondo di ascolto. Una dedica emozionante, diretta, anche con qualche anno di ritardo, per il nonno che purtroppo è passato a miglior vita.

Credo che scrivere una canzone, poesia, pensiero o quel che sia, per una persona che ci ha lasciato, sia l’esercizio più difficile che esista. E’ tortuoso il percorso che facciamo alla ricerca delle parole giuste per non rischiare di risultare troppo melensi o nel peggiore dei casi stucchevoli.

Pochi concetti semplici. Le piccole cose che sono accadute da quando te ne sei andato. Sono quelli gli eventi che raccontiamo ad un nostro caro. “Ho preso la patente e ci siamo fatti un cane” “Non sono ancora andato mai a puttane“. Frasi che messe qui su una umilissima recensione possono sembrare banali. Basterà premere Play ed ascoltarle, appoggiate su un arrangiamento senza sovrastrutture e…magia! Sarà che appunto son vecchio, sarà che ho tre figli e mi commuovo per le cose familiari, sarà che ho perso anche io qualcuno a cui tenevo moltissimo.

Sono invidioso. Molto invidioso. Si perché anche io vorrei essere in grado di sintetizzare come ha fatto Matteo, quello che voglio dire a chi mi manca di più. E si che ci ho provato, strappando fogli di carta e cancellando note sul telefonino. Niente. Tutto suona scontato, già sentito, superficiale.

Comunque smetto di parlare delle mie fisime e dei miei irrisolti moti interiori. Tornando a Matteo, quello che colpisce a prima vista è la sua semplicità. Cioè un ventenne del 2021 che non si veste come un unicorno con scarpe che si illuminano o tatuaggi in fronte. Nei suoi brani magari parla spesso d’amore, ok qualcuno può essersi rotto gli zebedei dell’argomento (non io), ma almeno non racconta che è andato in overdose di gocce per dormire e nemmeno fa il zarro di quartiere. Scrive cose che arrivano. A quanto pare non solo alla Generazione Z/X/Y eccetera.

Personalmente questo singolo smuove lo stomaco anche di chi è perfettamente felice e non soffre per nessuna perdita recente. La capacità principale è sicuramente la sintesi, un linguaggio giovane, accessibile, carezzevole. Vi propongo il testo qui di seguito così, mentre ascoltate “nonno“, potete piangere insieme a me, che ormai ho messo il Repeat.

Chissà se mi vedi adesso che non dó più calci ad un pallone
Non ti ho detto neanche ciao te ne sei andato via nel freddo di un inverno che mi ha tolto quasi tutto
Ho preso la patente
Sai Ci siamo fatti un cane
E ancora non sono andato mai a puttane
E già dopo vent’anni ho una ragazza
Dio Sapessi quanto è bella
E la tratto come hai sempre detto tu
Sai non mi drogo o faccio altro
Alzo il gomito ogni tanto
Fumo mille sigarette al giorno e non respiro bene
Sai che il cane dorme sempre
dove prima stavi tu
E a me va bene così, ti avevo detto Sabato
E sei andato il giovedì
Io ti ho scritto una canzone da tenere sempre appresso
Da tenere in portafogli da tenere sempre appresso
Da tenere in portafogli da tenere sempre appresso

Chissà se mi vedi adesso mentre sputo merda sopra un foglio
Molto spesso dormo male e ho fatto un paio di capodanni in ospedale
Vale ha preso la patente
Sai Mi sto per laureare
E ancora non sono andato mai a puttane
E già dopo vent’anni ho una ragazza
Dio Sapessi quanto è bella
E la tratto come hai sempre detto tu
E sai non mi drogo o faccio altro
Alzo il gomito ogni tanto
Fumo mille sigarette al giorno e non respiro bene
Sai che il cane dorme sempre
dove prima stavi tu
E a me va bene così, ti avevo detto Sabato
E sei andato il giovedì
Io ti ho scritto una canzone da tenere sempre appresso
Da tenere in portafogli da tenere sempre appresso
Da tenere in portafogli da tenere sempre appresso

Per concludere questa mia smielata recensione di parte, vorrei dire che forse la valanga di giovani “artisti” che inondano i nostri Release Radar, dovrebbero virare sull’importanza delle parole. Sarebbe preferibile restituire al soggetto ricevente un’emozione da condividere, da cantare a squarciagola. Testi dove potersi ritrovare, anche solo in parte. Ma come ampiamente anticipato (vedi mio delirio all’inizio della pagina), io sono un boomer e forse quello di cui ho bisogno a voi non interessa minimamente.

Matteo aka L.E.D. è un cantautore che fa parte del roster di Luppolo Dischi, giovane etichetta indipendente della capitale. La sua attività di cantautore inizia nel 2019 con il primo singolo pubblicato “Trastevere“. Dopo altri singoli da indipendente, entra nel roster di Luppolo piazzandosi spesso all’interno di playlist editoriali di Spotify. Con il brano “Allergia” quest’anno, in featuring con PVTRA, fratello all’anagrafe e cantautore anche lui, ha raggiunto quasi 500 mila streaming sulla piattaforma svedese.

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