Giovedì 7 aprile il nostro – sì, nostro in quanto parte integrante da tempo della grande famiglia di Indielife – Apice si è esibito in concerto all’Arci Bellezza di Milano.
È stato un concerto memorabile in cui abbiamo avuto modo non solo di ascoltare il nuovo bellissimo gioiellino di Manuel, Attimi di Sole, ma di viverlo insieme. E no, non è una banale frase fatta. Mi riferisco alla (rara) capacità che ho visto in Apice di annullare la distanza tra pubblico e palco: noi eravamo anche su con lui e lui era anche giù con noi.
Ed è proprio da terra – qui, in mezzo a noi – che parte la musica vera, dice lui. Quella che nasce nelle piazze e nei circoli che danno spazio a tutti coloro che hanno qualcosa da dire e a tutte le orecchie che sono disposte ad ascoltare. La musica che ti ritrovi a canticchiare al ritorno sul tram, quella che “sono andato al concerto un po’ per caso, mi ci hanno invitato, girami il pezzo!”.
La musica vera che non ha bisogno di spinte, ma di mani e di bocche che la portino in giro, che la facciano suonare. Perché anche io la penso come Apice: le cose belle, le cose di valore, devono essere coltivate. Si deve dare loro il tempo, l’attenzione e la cura che meritano.
Mi capita praticamente ogni settimana di girovagare per Milano in cerca di qualcosa che mi parli davvero, che mi inchiodi i piedi davanti al palco e mi faccia passare anche la voglia di andare a fumare.
Apice, senza ombra di dubbio, lo è stato.
APICE ci regala notturni “Attimi di sole” in concerto all’Arci Bellezza di Milano
Se i pezzi di Apice sono belli quando ascoltiamo i suoi album, live prendono vita. E Manuel con loro.
Merito è indiscutibilmente anche dell’indimenticabile, numerosa e poliedrica band che lo accompagna. Troviamo Alessandro Martini (in arte Martiny) alla chitarra elettrica – che ci ha regalato un assolo meraviglioso su Traslocare – e Fabio Mano, compagno “since the very beginning” di Apice, alle chitarre e ai cori. Per quanto riguarda la parte ritmica, c’è Pietro Vitaloni alla batteria e Angelo Sabia al basso. Tutti loro sono stati fondamentali per rendere lo spettacolo quello che è stato.
E c’è stato anche il tempo di presentare colleghe de La clinica dischi – nonché amiche – che stima molto, cosa che Apice mostra e dice.
In ordine di apparizione abbiamo visto sul palco la giovane e talentuosa Francesca Moretti, in apertura del concerto, la nostra amata Svegliaginevra, che ci riporta indietro all’estate del 2020 cantando in duetto con Manuel Barche, e l’istrionica e bravissima cmqmartina, che canta con lui un’emozionante Crepe in acustico.
Abbiamo ascoltato pezzi del nuovo album, come Radici, Precipitare, Geronimo, e la poetica Fulmini di guerra, che ha fatto venire voglia un po’ a tutti noi di mettere “il cuore al rovescio nello zaino di scuola“. Ma anche pezzi di BELTEMPO, album del 2019, tra cui Ciao, che mi sembra sempre che parli proprio a me.
Perché non ce n’è: Manuel sa scrivere e sa comporre e lo sa fare bene. Mica per niente nel 2019 si è aggiudicato il Premio Fabrizio De André dedicato al cantautorato. E musicalmente sono gusti, non ci piove, ma questo è oggettivo: avere qualcosa da dire e riuscirlo a dire così bene non è per nulla scontato.
Il live
Il talento musicale di Apice, poi, è esplicito in diversi modi.
Inoltrandoci proprio nell’aspetto live del concerto, posso dirvi che mi ha stupito la sua capacità di “reggere il palco“, come si suol dire. A mio avviso, poi, in assoluto una delle parti più complesse in un concerto dal vivo.
Apice crea un rapporto tra lui e il pubblico, tra il pubblico e la band. Racconta aneddoti, inserisce pensieri, opinioni e il tutto scorre in modo naturale. Si sente che è spontaneo, che non c’è finzione o costruzione.
Ed è forse questo il trucco: avere talento e non avere bisogno di trucchi.
Che poi è quello che ci ha tenuti incollati lì, senza perderci nemmeno un momento: perché noi, come pubblico, eravamo parte integrante del concerto stesso.
E siamo rimasti lì, insieme, a cantare. E io mi sono scordata di uscire a fumare.