Creator, Influencer, Digital Strategist, Social Media Manager, Image Consultant, Online Coach… Sono solo alcuni dei nuovi lavori di cui sentiamo sempre più parlare da quando il mondo digitale è entrato a gamba tesa in quello reale, creandone uno nuovo, fusione di entrambi. Ed è proprio questa compenetrazione che racconta Irene Graziosi ne Il profilo dell’altra, suo romanzo d’esordio, uscito per Edizioni e/o.
La giovane autrice riporta, alterandola, la sua esperienza di trentenne alle prese con il mondo delle influencer e dell’influencer marketing, con il quale si è scontrata iniziando a lavorare insieme a Sofia Viscardi al progetto Venti, sviluppato in un account Instagram e in un canale YouTube, di cui oggi Graziosi è autrice e responsabile editoriale. È stato, infatti, proprio il suo lavoro a permetterle di conoscere così a fondo certi meccanismi e certe dinamiche, che viste da fuori possono essere giudicate con superficialità, e a raccontarle in modo così efficace.
“Da quando le pubblicità hanno cominciato a martellare le consumatrici con il concetto di autostima e non più con quello di bellezza i due termini sembrano diventati equivalenti, solo che uno, l’autostima, è socialmente accettato, l’altro no”.
Il libro
Il profilo dell’altra parla di Maia, ventisette anni e nessuna prospettiva, la quale dopo aver subito un lutto importante lascia l’università e passa le sue giornate nell’appartamento del compagno tra una puntata di Law & Order e un pacco di caramelle gommose. L’unico slancio delle sue giornate sono i turni al pub dove lavora part-time, Il galeone, microcosmo di uomini in crisi di mezza età, commenti machisti e studentesse fuorisede che cercano di mantenersi lontane da casa.
Un giorno, una ex compagna di università le propone di presentarsi a un colloquio: dove lavora lei c’è una posizione aperta per fare l’Image consultant di una giovanissima influencer, Gloria. Il colloquio va nel modo peggiore possibile, ma Maia viene richiamata e assunta direttamente da Gloria, colpita subito dalla sua autenticità e dall’impressione di essere l’unica persona sincera con cui rapportarsi.
Inizia così il rapporto tra le due, che finiscono per legare sempre di più e diventare amiche, Gloria pura e di una gentilezza disarmante, Maia cinica e crudele. Con il tempo, i tratti di una e dell’altra si confondono sempre di più e le rispettive caratteristiche si mescolano, fino a un punto in cui il filo, troppo tirato, si spezza.
I temi del romanzo: tra social network e corpi
Tra i temi che Irene Graziosi porta così bene alla luce ci sono senza dubbio quelli legati a una certa patina di perfezione che siamo abituati a vedere sui social, e su Instagram in particolare, dove l’apparire premia più dell’essere. Ma cosa si cela dietro a questa patina noi utenti non lo sappiamo mai davvero. I falsi sorrisi, la voglia di essere diversi e la rassegnazione ormai a quella maschera cucita addosso, il bisogno di doversi mostrare a mille anche quando si vorrebbe solo spegnere e disconnettersi da tutto, l’obbligo a performare in un certo modo fino a perdere di vista la propria identità.
Altro tema molto interessante che emerge è quello dei corpi, del rapporto con i corpi e della trasformazione di essi. Il corpo di Maia viene abusato, è un corpo che non le appartiene più, lei non lo nutre, è svuotato delle sue caratteristiche ed è il mero contenitore della sua personalità, ferita e incattivita dalle esperienze e dai traumi subiti. Il corpo di Gloria è apparentemente perfetto, Gloria è in forma, ha una bellissima pelle e splendidi capelli biondi, finché non cambia. Diventa magro, sempre più somigliante a quello di Maia, forse specchio del cambiamento di Gloria stessa, sempre più incastrata nel dover tenere il passo con l’immagine che di sé riflette.
Ed è sempre il corpo protagonista dei discorsi sulla bellezza, sulla body positivity, sul consenso, sul revenge porn, sull’abuso di sostanze, che emergono durante la lettura del romanzo.
Uno sguardo disincantato
Il tutto viene raccontato in prima persona da Maia, e la scrittura di Irene Graziosi dà voce in modo perfetto al personaggio, una protagonista che non vuole essere simpatica o empatica, che si mostra in tutte le sue crepe, nella sua cattiveria e nel suo cinismo. Come lei, la scrittura di Graziosi è pungente, non infiocchetta niente, ma nemmeno giudica, la protagonista è una spettatrice di questo mondo, e ce lo riporta con tutte le sue crepe.
Un romanzo d’esordio sicuramente non perfetto, ma di cui c’era bisogno per uno sguardo reale e disincantato sull’universo dei social e su tutto ciò che nasconde.