La Serendipity di rimanere autentici

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Indiependenti dalla nascita: i Serendipity sanno esattamente come si crea musica all’improvviso e come quella scoperta possa far scaturire altrettante good vibes. Grazie alla preparazione – e produzione – homemade e alla loro accezione fatalista della vita da cui deriva il nome, il trio bergamasco composto da Alessandro Scandella, Andrea Angioletti e Lorenzo Giannelli, ha scalfito ogni barriera discografica e si è affacciata su Spotify con un’identità ben chiara e coerente, ottenendo numeri importanti – più di 2 milioni – e passaggi radiofonici su Radio Zeta. Dopo essersi auto-prodotti negli scorsi mesi “VBCM”, “Meno male” e “Ti compro l’estate”, i Serendipity ora raccontano la bella stagione attraverso “Una canzone che parla di noi” (ICONA/Warner Music Italy), mantenendo intatta la loro natura ambivalente fra spensieratezza e malinconia, sempre dosata dalla speranza. Noi li abbiamo incontrati virtualmente fra una tappa del tour e l’altro, certi che dalle promesse sonore di cui sono portavoci ne esca un vademecum interessante per i lettori.

Ciao ragazzi, felice di conoscervi. Innanzitutto, mi vien da chiedervi quanta ‘serendipity’ credete ci sia voluta pure per ottenere in poco tempo tutto questo successo e quanta ne potrebbe tornare utile per il futuro?

Ciao! Innanzitutto, è un piacere per noi essere qua e chiacchierare con voi perché ci piace veramente un sacco quello che fate e i contenuti che portate … Per rispondere alla tua domanda, sai SERENDIPITY per definizione è “la fortuna di fare felici scoperte” e nel nostro percorso molti dei nostri fan ci hanno scritto o detto di persona ai concerti che per loro siamo stati proprio questo: “una bella scoperta”, quindi di SERENDIPITY ce n’è stata tanta per il momento e non possiamo che sperare lo stesso per il futuro, ossia che SERENDIPITY non svanisca mai e che le piacevoli scoperte siano sempre di più.

Con quali aggettivi vi potreste descrivere a livello umano e artistico e quale etichetta cercate di evitare a tutti i costi?

Allora, per descriverci ti diciamo 2 aggettivi che rappresentano bene sia le persone che siamo che la musica che facciamo. Il primo è “APPASSIONATI”, perché la musica ci fa venire la pelle d’oca, siamo ascoltatori seriali da quando siamo piccoli, non potremmo vivere senza musica e scriviamo ogni giorno da anni ormai, quindi appassionati senza nessun dubbio. Poi come secondo ti diciamo “AMBIZIOSI” perché, ed è una costante nella nostra vita, ci mettiamo sempre il limite più alto nel senso che difficilmente ci sediamo su quello che abbiamo e vogliamo sempre fare e scoprire cose nuove; soprattutto nella musica vogliamo sempre cercare di migliorarci. Per quanto riguarda le etichette in realtà non ci abbiamo mai pensato, nel senso che la cosa non ci preoccupa: la nostra musica rappresenta al 100% chi siamo e questa è la cosa più importante.

In un mercato discografico sempre più competitivo ed esigente, qual è stato secondo voi il segreto per emergere in pochi mesi?

Non c’è stato un vero e proprio segreto, nel senso che non abbiamo nessuna pozione magica o nessun ingrediente segreto nella ricetta, però se proprio ci chiedi di analizzare nel nostro percorso la cosa che ha funzionato di più, ti diciamo che è stato probabilmente il nostro “assetto” atipico che mescola una scrittura prettamente Indie a un modo di cantare diverso dal canone del genere”

Nostalgia vezzeggiata da spensieratezza e ironia: “Una canzone che parla di noi” è un attestato di continuità (e resistenza) ai vostri dogmi indie oppure è un tentativo più marcato per avvicinarvi alla sfera più pop? A prescindere, quanta distanza credete ci sia ancora nel 2022 fra questi due mondi?

Guarda, questa domanda si collega benissimo alla risposta di prima, nel senso che una canzone che parla di noi è nata da un giro di chitarra di Lorenzo, su cui Ale ha scritto subito la strofa buttandoci dentro le esperienze di quel momento della nostra vita ed essendoci piaciuto subito il connubio lo abbiamo portato  in studio da Gianmarco Grande che come sempre è stato fantastico nello sgrezzare il tutto; poi sono venuti ritornello e tutto il resto ma senza pensare “vogliamo fare una canzone indie o una canzone pop” abbiamo scritto ciò che volevamo trasmettere come ci veniva da trasmetterlo e questo per noi è importantissimo e forse, in realtà, non c’è cosa più indie di tutto ciò. Poi, al giorno d’oggi, come dici tu separare l’indie dal pop suona un po’ anacronistico in quanto la musica pop è la musica “popolare” e oggi molti si identificato nell’indie, di conseguenza l’indie diviene più “popolare” e questo in realtà non può che beneficiare il tutto.

Hit periodiche ma ancora 0 album: quando rilascerete la prima raccolta?

Per ora hit periodiche, si, ed è una proprio una scelta nostra perché nel mondo musicale di oggi ci sembra che lavorando a singoli si riesca a dare più attenzioni ad ogni singola canzone, quindi ai contenuti che portiamo, a ciò che vogliamo trasmettere e far capire meglio alle persone chi siamo, che per noi è la cosa più importante. Poi l’album resta l’opera di consacrazione del percorso musicale di un’artista e per questo arriverà un album SERENDIPITY, sicuramente, aspettatelo; per il breve periodo però l’idea è ancora quella del singolo come viaggio, esperienza a sé, quindi godiamoci ogni piccolo viaggio


Avrete modo di ascoltare i Serendipity in questi 3 appuntamenti organizzati da OTR Live e Monksta:

3 agosto, Laos Fest – Scalea (CS)
4 agosto, Light Blue Fest – Porto Empedocle (AG)
11 agostoCinquanta – Pagani (SA)

Link utili: INSTAGRAM , SPOTIFY


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