Tutti i sogni che Buonforte non vuole vendere affatto

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A volte capita di imbattersi in artisti che ti sembra di conoscere ancor prima di conoscerli davvero, quelle volte che hai poi la fortuna di approfondire un rapporto.

Forse perché l’energia che ci lega all’altro sembra quasi risplendere quando ci si riconosce, istintivamente, simili, o forse perché abbiamo tutti bisogno di saperci meno soli, meno abbandonati nella trincea di un mondo che ci violenta e ci rende carne da social, sempre meno sociali: non lo so, ma so che con Gabriele questa scintilla è esplosa ancora prima di ascoltare le sue canzoni, conoscendolo dove si fanno gli incontri belli, quelli veri: sulla strada delle nostre vite.

Dopo aver scoperto le sue canzoni, mi sono ovviamente innamorato ancora di più: potevo mai perdermi l’occasione di fargli qualche domanda, all’indomani della pubblicazione del suo nuovo singolo “Sogni da vendere”? Ovviamente, no. E quindi eccoci qui, a fare due chiacchiere con Buonforte.

Gabriele, benvenuto su Indielife. Partiamo dal principio: qual’è l’inizio della storia di Buonforte, da dove nasce questa tua seconda (o forse prima?..) anima?

Ciao e grazie! Credo che l’inizio di questo percorso sia l’esatto momento in cui ho preso in mano la chitarra, ormai più di 10 anni fa. Inconsapevole del fatto che la musica sarebbe diventata la mia più grande passione ed il mio più grande sogno lavorativo, ho imparato a suonare la chitarra da autodidatta. A 16 ho iniziato a mettere su carta i miei pensieri scrivendo testi di tutti i tipi. A 17 ho iniziato a studiare pianoforte e a 18 a scrivere canzoni.

Anche a me piace considerare il mio progetto artistico come una mia seconda anima; ovviamente non racconto tutto di me ma solo ciò che più mi preme condividere (anche con me stesso).

Si avverte che nella tua scrittura si cela un approccio estremamente cantautorale; un modo di “guardare” il mondo e di farlo in modo poetico. Cosa rappresenta per te la scrittura? 

Scrivere, per me, è una necessità ma non intesa, comunemente, come necessità di far sapere agli altri ciò che mi passa per la testa. Ho bisogno di sapere io cosa mi passa per la testa. In una vita frenetica e piena di impegni, la scrittura è il mio strumento di mettere in moto la mente e fermare le gambe. Ogni volta che scrivo imparo qualcosa in più di me. Mi conosco sempre un po’ di più.

Ricordi la prima canzone che hai scritto? Di cosa parlava?

Proprio perché ho iniziato a scrivere dei testi prima delle canzoni, io dico sempre di avere due prime canzoni: una in cui ho messo in musica dei testi precedentemente scritti ed una ideata, invece, come canzone sin dall’inizio. La prima sarà all’interno del mio primo album e parla di una relazione che non ho saputo coltivare e che ha lasciato in me anche tanti sensi di colpa; la seconda ha come testo il messaggio che avrei voluto mandare ad una ragazza ma che non ho mai mandato.

Ecco, e invece come nasce “Sogni da vendere”? Con chi hai lavorato a livello di produzione? 

“Sogni da vendere” nasce di notte al pianoforte ma ho subito capito che la chitarra le avrebbe dato un tocco in più, soprattutto ai live. Sicuramente è tra i brani che più amo suonare dal vivo.

La produzione è stata curata da Macs e Alessandro Osella mentre Michele Nicolino si è occupato del mix e del master. Lavorare con loro è stato molto naturale, hanno subito capito il potenziale di questo brano e l’hanno valorizzato.

Nel brano, si avverte una sintesi tra l’intimismo della canzone e la spinta pop di una produzione certamente azzeccata. Cosa significa per te, Buonforte, la parola “pop”? 

“Pop” è una parola pericolosa ormai, purtroppo. Nata per indicare la parola “popolare” poi ha assunto un significato specifico, esattamente come “Indie”. Entrambe ora fanno già intendere un genere musicale preciso. Essere un’artista pop dovrebbe essere il sogno di tutti, essere un’artista che arriva a tutti, a tanti, indipendentemente dal genere musicale. Vasco Rossi è l’artista più pop che c’è in Italia, checché se ne dica. Beato lui!

Non ti facevi sentire da un po’, e ora torni con un singolo che sembra voler riprendere un discorso troncato a metà. Cosa dobbiamo aspettarci dal futuro?

Vero, il progetto dei 4 singoli pubblicati precedentemente ha lasciato soprattutto me a metà. Questo brano non solo riprende il filo ma ne fa iniziare un altro molto più curato, molto più consapevole. Ci sarà una novità a settembre! Vi anticipo solo che ho tante canzoni in tasca e che il primo album, che ha un concept ben preciso, uscirà entro l’anno solare. Oltre al disco, sto preparando, insieme ad altri musicisti, un concerto davvero maturo e originale che non vedo l’ora di portare in giro per l’Italia. A presto!

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