Il Maestrale racconta Medea, voce senza tempo dei sentimenti umani

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Medea è il nuovo singolo del collettivo pugliese Il Maestrale, dal 20 settembre disponibile su tutte le piattaforme digitali. Anticipazione della raccolta φωνές, il brano intreccia immaginario mitologico e contemporaneità, dando voce alle passioni e ai sentimenti umani.

Abbiamo fatto qualche domanda ad Alessandra, Nicholas, Paolo e Simona per sapere di più del loro progetto musicale, una combinazione di libertà, condivisione e mondi lontani.

Collettivo Il Maestrale

Se doveste descrivere con poche parole il vostro progetto musicale, sicuramente di difficile catalogazione nel panorama contemporaneo, quali parole chiave usereste?

Alessandra: libero, pensante, mediterraneo.

Paolo: “Musica” è l’unica parola chiave che mi viene in mente. Siamo arrivati in un momento storico dove qualsiasi cosa ha bisogno di un nome e cognome, deve essere spiegabile tutto. Siamo quattro persone con background diversi e non è possibile dare una definizione precisa e specifica. Se non diamo un nome, non c’è nemmeno un limite. Se ci svegliassimo e decidessimo di fare un genere, dovremmo per forza rientrare in certi cliché, non so se mi spiego. Invece è bellissimo svegliarsi e dire “ieri abbiamo fatto un pezzo che è blu. E se ci mettessi il beige?”. Ci si sente liberi. Consigliamo a tutti.

Cosa significa per voi essere un collettivo musicale?

Paolo: Ha assunto vari significati con il tempo. All’inizio voleva sottolineare la fusione tra più persone che erano già presenti sulla scena barese, tipo un Megazord musicale. I Power Ranger pugliesi! Poi è cambiata come cosa con il passare del tempo.

Il Maestrale non è solo il gruppo musicale. Diciamo che è la punta dell’iceberg, ma con noi ci sono tante persone che collaborano in una maniera diversa dalla classica cosa Artista – Collaboratore. Non chiediamo un servizio, chiediamo di interpretare il progetto e dare il proprio contributo artistico. Con noi ci sono Alice Palumbo e Nabila Toscano che si occupano della parte visiva; Alex Grasso e Marco Fischetti che si occupano delle produzioni delle nostre canzoni, con anche Alessio Roma che si è occupato con noi della parte orchestrale; Maria Gesualdo in qualità di collaboratrice e autrice; Giorgio Schino e Davide Campanale che sono i membri nelle situazioni live.

Alessandra: Significa non avere timore di esternare la propria natura, sapere che l’altro la accoglierà e la farà anche un po’ sua con la sua percezione della musica e delle cose. Significa mettere in comunione un pensiero e aggiungere qualcosa alla personalità dell’altro. Completarsi, migliorarsi.

Dal 20 settembre avremo la possibilità di ascoltare Medea, prima parte della raccolta φωνές. Si tratta di un brano che dà voce ad una delle figure più controverse e impetuose della tragedia greca. Cosa potete dirci di questa nuova uscita da un punto di vista musicale e contenutistico? Com’è stato lavorare alla sua produzione?

Alessandra: Lavorare a Medea è stato un viaggio importante di crescita personale. Ho scritto questo pezzo assieme a Nicholas, dando musica alle sue parole. La cosa più curiosa è che queste parole erano nate nei suoi anni delle medie e delle elementari. Erano da anni chiuse nel cassetto. Entrambi avevamo una grande passione per il mito di Medea e per l’antichità in generale e così è nata. Per me è stata una novità incredibile sperimentare certe cose così nuove con la voce e con la scrittura della musica. Il collettivo in questo è stato meraviglioso perché ognuno, come sempre, ha portato il suo bagaglio. Paolo ha fatto battere il cuore al pezzo con una batteria pittorica e Simona ha creato degli intrecci vocali incredibili e, per certi versi, inquietanti: insieme riusciamo a creare un ensemble interessante, di cui mi emoziono sempre un po’. Il Maestrale mi ha permesso di innovarmi e mettere in pratica cose che non avevo mai provato, pezzi mai messi insieme prima. Contenutisticamente, Medea rappresenta un focus sulle passioni irrazionali dell’animo umano. È così che ci sentivamo. Noi membri stessi siamo un po’ così: passionali, brutali e istintivi.

Paolo: Abbiamo dovuto utilizzare un po’ di escamotage atipici. La ritmica di Medea l’ho concepita in “atti”, seguendo quello che è l’andamento testuale. A me ed Alessandra piaceva molto l’idea di ricreare un concetto teatrale, come se i tamburi fossero un coro che risponde alla voce principale.

Collettivo Il Maestrale

Medea anticipa l’uscita di una raccolta di brani. Come nasce l’idea di φωνές e cosa raccontano queste “voci”? Come si colloca quest’ultimo lavoro all’interno della vostra discografia?

Simona: Con “voci” intendiamo incarnare la femminilità come un qualcosa da elevare e da difendere e non in quanto Donne, ma in quanto uomini e donne, e perciò persone. Le personalità di Medea ed Euridice (altro brano della raccolta in uscita nelle prossime settimane n.d.r.) hanno in sé una forza paradigmatica tale per cui abbiamo deciso di dare voce proprio a questi due personaggi. Una rappresenta la carnalità, il sangue, la vendetta ma anche l’amore, la stessa fragilità di qualunque individuo viva un dramma senza volontà di arrendersi. L’altra rappresenta la morte, lo svanire in silenzio, l’amore e la stessa spaccatura di esso causata dalla morte. Sono voci di donne diverse da esaltare in quanto persone.

Alessandra: L’idea è nata spontaneamente quando abbiamo notato spiccare il nostro naturale interesse per il mondo antico. Non è la prima volta che il Maestrale si concentra su tematiche culturali. La nostra prima canzone, Genesi, trae origine dalla Bibbia, la seconda, Xanadu, da una poesia di Coleridge. Parliamo di ciò che ci piace leggere e ciò di cui è bello discutere. Ci piace l’idea di mettere in musica gli interrogativi umani di sempre.

La vostra produzione si lega ad un immaginario che tocca, tra le altre cose, il Mediterraneo e la mitologia. In che modo la cultura classica e l’antichità con i loro racconti e le loro figure possono rappresentare secondo voi un valore aggiunto alla riflessione sul contemporaneo?

Nicholas: La Storia ha indubbiamente una ciclicità perché protagonisti della Storia sono gli esseri umani e le passioni umane non hanno un’epoca di appartenenza. La cultura classica e mediterranea è un abito che amiamo perché non abbiamo bisogno di svestirci per indossarlo, è un abito ancor più intimo della nostra carne: è qualcosa che ci appartiene, è la nostra storia, la nostra identità. In questo modo anche una cultura millenaria sopravvive in noi, uomini e donne dell’ultimo millennio, perché siamo capaci di rivivere le passioni dei nostri antenati. Così, Medea rinasce e diventa donna dei nostri tempi. Sappiamo anche comprenderla perché sacra è la dicotomia tra uomo e natura e l’uomo, per sua natura, ieri come oggi, è imperfetto.

Alessandra: Leggendo la tragedia greca – più che la commedia, che ben più si legava a tematiche politiche del tempo – tocchi con mano che l’uomo si interroghi dall’alba dei tempi esattamente sulle stesse cose: l’amore, la morte, la rabbia, la gelosia, il potere, i figli e la guerra. Chi eravamo noi per sottrarci a tali domande?

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