“Chi l’avrebbe mai detto!” è il disco d’esordio di Lemò che contiene undici brani nati dall’ascolto, sin da bambino, del miglior cantautorato italiano (Dalla, De André, De Gregori e, più di recente, Capossella e Testa). Registrato tra la Puglia e Roma, il disco vede la partecipazione di musicisti d‘eccezione come Martino De Cesare (Concato, Eugenio Bennato) e Giancarlo Bianchetti (Vinicio Capossela, Gianmaria Testa) alle chitarre, Vincenzo Abbracciante alla fisarmonica (Lucio Dalla, Richard Galliano), Gabriele Mirabassi al clarinetto (Mina, Ivano Fossati), Ferruccio Spinetti (contrabbassista degli Avion Travel e di Musica Nuda), Giovanni Astorino al violoncello (Caparezza), e ancora Antonio Vinci (pianoforte ed Hammond) e Pierpaolo Giandomenico (basso elettrico), con la direzione musicale di Francesco Lomagistro (batteria e percussioni).
Qual è stata la tua prima esperienza significativa con la musica e come ha influenzato il tuo percorso artistico?
Gli ascolti fatti in casa quando ero ancora bambino. Dalla scuola genovese a quella romana, da quella napoletana a quella bolognese. Poi poco più che adolescente ho iniziato a dare i miei primi concerti, davanti a migliaia di persone immaginarie che intravvedevo in uno specchio del bagno. Scherzi a parte, quel cantautorato italiano è un imprinting indelebile che mi porto ancora dietro.
Da adolescente hai iniziato a suonare la chitarra e a scrivere canzoni. Quali sono stati i tuoi principali ispiratori musicali? Come ha influenzato la tua scrittura ascoltare il cantautorato italiano di artisti come De André, Dalla, De Gregori, Fossati, e altri più recenti come Capossela e Gianmaria Testa?
Sono in assoluto i cantautori che amo di più. A ciascuno di loro ho rubato qualcosa, e credo (o almeno mi auguro) si percepisca nelle cose che scrivo e che canto. Poi molte persone che stanno ascoltando il disco, compresi gli addetti ai lavori, ci rivedono anche altre influenze (Concato, Cammariere, Paolo Conte, Mario Biondi, ecc.), magari in relazione a mie canzoni che a me fanno pensare a tutt’altro. Ma il bello è proprio questo, ogni volta è una piacevole sorpresa. Anche perché come diceva Massino Troisi ne “Il Postino” la poesia non è di chi la scrive, ma di chi glie serve!
“Chi l’avrebbe mai detto!” è il titolo del tuo primo album, disponibile dal 10 novembre 2023. Raccontaci di più su questo progetto. Cosa possiamo aspettarci da questo disco e quale messaggio vuoi comunicare attraverso la tua musica?
E’ un lavoro che ho lungamente atteso; e per questo esordio ho avuto la fortuna di poter coinvolgere musicisti straordinari, alcuni dei quali hanno fatto la storia del cantautorato italiano, avendo collaborato con artisti del calibro di Lucio Dalla, Paolo Conte, Ivano Fossati, Edoardo ed Eugenio Bennato, Vinicio Capossela e Gianmaria Testa, solo per citarne alcuni. E quanto al messaggio credo che quello che più di altri ricorra nelle canzoni dell’album è un immanente e universale bisogno di amore.
Nel tuo album ci sono temi ricorrenti o un filo conduttore che collega le varie canzoni?
Canto appunto dell’amore, in tutte le sue declinazioni, al quale ci approcciamo con alterne fortune: in particolare descrivo l’amore complicato tra due persone che non si impegnano in egual misura; oppure il bisogno di calore di un guanto abbandonato, per ripararsi dalla la solitudine e dalla mancanza di autostima; ancora, l’amore di tutta Napoli per Diego Armando Maradona, oppure l’amore verso un figlio ancora da venire.
Quali sono le sfide che hai affrontato nel percorso di creazione di questo album e come hai superato eventuali ostacoli?
Sicuramente una certa ritrosia caratteriale, anche perché si trattava di rendere pubblici sentimenti molto intimi, visti anche i numerosi spunti autobiografici che caratterizzano le canzoni; ma a ben vedere le storie che racconto sono al tempo stesso universali, in cui credo ciascuno possa ritrovarsi.
Inoltre, prima di entrare in sala d’incisione avevo un certo timore reverenziale al cospetto dei musicisti che ero riuscito a coinvolgere nel progetto; ma poi grazie alla loro straordinaria umanità ho capito subito che quel timore non aveva ragion d’essere, così mi sono potuto godere le immense emozioni che ti regala il vedere le tue canzoni finalmente vestite a festa.
“Back home” è il tuo singolo di lancio. Puoi raccontarci di più sulla storia dietro questa canzone e perché hai scelto di presentarla come il primo assaggio del tuo album?
Parla appunto di un amore giunto al capolinea, anche se l’immenso affetto è lì a confonderti. Ma alla fine, fortunatamente per entrambi, l’ennesimo tentativo di aggiustamento riceve ciò che si merita, e cioè un elegante rifiuto, una sana rivincita di risolutezza. Questa storia d’amore prosegue poi in altre due canzoni: “Chi l’avrebbe mai detto!”, che rappresenta il tempo dello stupore e delle recriminazioni; e infine “un po’ meno distante”, che rappresenta il tempo della riflessione, dell’autocritica e di un affettuoso arrivederci.
Guardando al futuro, ci sono progetti o obiettivi specifici che speri di realizzare nella tua carriera musicale?
Il mio più grande sogno è quello di poter far parte anch’io della grande famiglia del cantautorato italiano.