I Bolena (non proprio in un baleno)

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I Bolena sono un gruppo esplosivo del Canavese che sembrano esser stati partoriti da una Raffaella Carrà di Rumore e da una Donatella Rettore. Quando li ho visti in live mi hanno anche dato delle rimembranze dei Coma Cose per come stavano sul palco: ci tengono a riempirlo ma tutti insieme. Ho incontrato Giulia, la cantante del gruppo ed unica presenza femminile, e Paolo, il bassista e persona più coinvolta nella stesura letteraria dei brani. Abbiamo fatto una lunga chiacchierata in un bar all’aperto di Torino, quando ancora il gelo non riusciva a penetrare nelle ossa come un macete. Li ringrazio ancora perché si sono aperti con me in modo semplice, prendendosi alla leggera come fanno nelle loro canzoni, ma mettendoci comunque il giusto impegno e serietà nel raccontarmi la verità.

I Bolena al completo si compongono dei fratelli Paolo e Carlo Fasciano (basso e batteria), Antonio Cuccarese alle tastiere e synth e Giulia Iannone voce.

Nome

Il nome del gruppo viene da Anna Bolena: che cosa vi ha colpito di questa figura storica e c’entra per caso qualcosa con l’Opera di Donizetti?

G: con l’Opera in realtà no. Questo nome é uscito fuori un po’ nel periodo del lockdown, quando io mi stavo appassionando ai nomi e storici ed ho letto la storia di Anna Bolena. Stavo ricercando un personaggio storico che non avesse avuto l’opportunità di esprimersi liberamente, e nel mio immaginario questo nome é stato un po’ messo a tacere. Mi piaceva riportarlo in vita, quasi come per darle una seconda voce in un presente attuale

P: no Donizetti in poche parole

G: sì però c’entra con la vera figura storica di Anna Bolena

come si sono conosciuti

Voi vi siete messi insieme come band nel periodo di lock-down?

G: sì abbiamo iniziato un po’ a conoscerci musicalmente diciamo. Ci conosciamo tutti da una vita; Paolo e Carlo il batterista sono proprio fratelli e suonano quindi già da una vita insieme. Poi abbiamo avuto molti progetti paralleli: Carlo aveva fatto la sua strada suonando nei Giulia’s mother, io e Paolo e successivamente il tastierista Antonio abbiamo formato un altro gruppo con cui avevamo iniziato come buskers suonando per strada (Dupré). Era una formazione un po’ più “street”: c’era tromba, contrabbasso e batteria; poi abbiamo conosciuto Antonio e ci siamo spostati un po’ più su synth elettronico verso la fine. Al momento del lock down ci siamo tutti un po’ fermati e questo rallentamento ci ha permesso poi di ritrovarci e di sperimentare tra di noi del sound che poi é quello dei Bolena che é uscito fuori

Ma quindi vi conoscevate già proprio prima dei vostri percorsi musicali diversi o vi siete trovati ad un certo punto?

G: ci siamo trovati ad un certo punto. Nel senso che io Paolo e Carlo ci conosciamo da ormai dodici anni praticamente, al di fuori della musica, mentre Antonio lo abbiamo conosciuto appunto con la musica/con una formazione musicale

E ho letto che vi siete “ritrovati” ad INRI!

G: sì sempre con progetti musicali diversi ci siamo ritrovati nella stessa etichetta

E siete ancora con loro?

G: no no

Pop

Voi fate pop: che cosa vuol dire per voi questo lemma? Secondo voi si differenzia, e se sì in che cosa, dalla musica commerciale?

P: eh domanda difficile. Pop vuol dire popolare in teoria, per cui popolare significa tante cose, quindi il pop può avere diverse sfaccettature: può tendere dalla sperimentazione più estrema al cantautorato. Almeno per quanto mi riguarda il pop é musica che arriva dal popolo e/o per il popolo. Noi il pop lo facciamo attingendo ognuno di noi a dei background musicali più svariati e questo miscuglio/commistione di ascolti crea il nostro “pop” che ha la sua personalità e le sue caratteristiche

G: ci inseriamo nel macro mondo del pop, un po’ per comodità anche di parola secondo me, perché poi ognuno penso abbia delle sue sfaccettature. Per esempio noi abbiamo influenza in certi pezzi funk piuttosto che rock, piuttosto che disco

P: sì però non facciano nemmeno rock, é difficile dare una definizione al genere

G: infatti ultimamente abbiamo creato questo nostro sound personale per definire e per dare un’idea alle persone che comunichiamo che chiamiamo Strobopop. É una parola che racchiude un po’ sia il nostro mood sia il nostro approccio del suono sia la nostra immagine

P: sì perché siamo anche dei grandi ballerini degli anni settanta che ballano quando non suonano

Background musicale

Ma in maniera quasi professionista?

P: io e mio fratello un po’ sì.

No non é vero, é uno scherzo, facciamo gli scemi, ci divertiamo. Comunque é sempre difficile secondo me catalogare una band o un progetto musicale in un determinato genere. A meno che non sia proprio settoriale, però uno come il nostro é difficile da catalogare. Ci sono influenze funky, ci sono influenze rock, io e mio fratello abbiamo passato una vita ad ascoltare Rolling Stones, Beatles, ACDC. Questi ultimi, insieme ai Daft punk, ci danno quella base ritmica che tiene sotto tanti brani dei Bolena. Un miscuglio di generi che hanno influenzato questa nostra tipologia e questo nostro sound

Okay, questo é il tuo background musicale. Il tuo Giulia invece quale é?

G: il mio background parte dagli ascolti che mi fece fare mio padre quando ero piccolissima: da Renato Carosone perché lui é napoletano, ai Queen piuttosto che musica più italiana. Sono passata poi io nell’adolescenza ad ascoltare più Donatella Rettore, Raffaella Carrà

Si sentono molto queste due secondo me nei vostri pezzi

G: sì queste voci ed immagini molto prorompenti. Mi piacciono molto le personalità femminili forti come Grace Jones, Aretha Franklin, Nina Simone queste voci molto possenti che mi hanno affascinato anche tipo di comunicazione

La passione per la musica

Allora adesso vi chiedo i vostri studi musicali: come avete iniziato e da dove é partita la passione

P: studi musicali siamo autodidatti tutti noi. Anche Antonio é figlio di una maestra di pianoforte però non é mai andato a musica perché ha sempre imparato da solo ascoltando la mamma

G: ha ereditato l’orecchio assoluto, diciamolo!

P: sì non é che ha ereditato, diciamo che ha sviluppato l’orecchio assoluto. Tutti noi abbiamo ascoltato tanto da ragazzini, poi parlo soprattutto per me e mio fratello, che siamo i più “vecchietti” del gruppo, da piccolini ascoltavamo tanta musica dal rock&roll al punk. E abbiamo suonato tanto, avevamo un vecchio gruppo insieme, il primo da adolescenti e quindi quella é stata la nostra scuola di musica diciamo

Come siete entrati in contatto invece con l’etichetta Libellula?

G: con Libellula siamo arrivati tramite Carlo, il nostro batterista, che conosceva Roberto Sburlati e da lì abbiamo proposto il progetto ed abbiamo deciso di collaborare con loro per l’uscita dell’Ep. In realtà si tratta di una prima collaborazione questa

Bellissimo

Parlando dell’Ep come mai lo avete chiamato bellissimo?

P: eh perché é bellissimo ahahah, lo dice proprio in modo palese, senza tanti fronzoli

G: a volte quando ci raccontiamo tra di noi ci piace questa cosa dell’essere diretti, senza troppi fronzoli, senza andare a ricercare troppo una cosa che magari non c’è solo per dare un certo tono al tuo prodotto. Noi in realtà ascoltandolo eravamo carichissimi e ci é venuto spontaneo dire ”che bello!”. Per cui da lì questa idea di mettere proprio nel titolo il fatto che sia bellissimo, perché poi ci siamo detti di pensare ad una recensione che parla di questo Ep e che dice che é un Ep bellissimo. Ci siamo quasi auto-recensiti

P: sì beh per noi é bellissimo, per cui abbiamo detto: scriviamolo, perché no? É quello che pensiamo, senza tanti giri ed elucubrazioni

La scrittura é iniziata durante il periodo della quarantena anch’essa?

P: alcuni brani sì poi abbiamo sviluppato altri strada facendo

Studio

Sì, poi comunque sono passati tre anni, avete abbastanza centellinato

G: sì, poi come dicevo nel periodo del lockdown abbiamo studiato il nostro sound ma non siamo usciti fuori. I Bolena sono usciti fuori nel mondo nel 2021 in realtà, quindi un po’ dopo. I pezzi un po’ nascono lì, ‘80 Nostalgia, singolo prima dell’Ep, é in realtà stato l’ultimo ad uscire ed é pure il più recente. E quello, per assurdo, rispetto ad altri che magari ci sono voluti mesi per svilupparli, siamo entrati in sala prove una volta, ha iniziato Antonio alle tastiere il riff iniziale e in quindici minuti é uscito quasi tutto il pezzo. Poi siamo stati lì a sgrossare alcune parti però escono così immediati. Anche perché poi ci ritroviamo nel mood

P: comunque i primi due anni, 2020 e 2021, sono stati più che altro una preparazione, uno studiarsi, un capire, su quali binari fare andare il nostro sound, studiarci tra di noi, ecc…

G: sì anche perché musicalmente avevamo due progetti totalmente diversi

P: e poi cosa voler trasmettere anche al pubblico. Per chi i primi due anni sono stati di preparazione

G: studio interiore ahah

Adesso in quale studio registrate?

P: l’Ep é stato registrato presso lo studio Le Dune recordings a Riolo Terme, che é vicino Faenza, da un produttore, Loris Ceroni, che si é appassionato al progetto ed ha deciso di produrci e registrare i brani

G: ci ha sentito suonare per strada a Sanremo a Febbraio e si é innamorato del progetto

Sanremo

Come era venuta l’idea di andare a Sanremo?

G: sì perché come ti dicevo prima parlando in privato é difficile per i gruppi che si affacciano al mondo trovare all’inizio situazioni in cui suonare. Noi volevamo farci sentire il più possibile e quindi abbiamo trovato questa soluzione come street-band. Ovviamente non abbiamo gli strumenti per fare proprio busking diciamo, visto che é tutto un po’ più elettronico, con i synth e la batteria di Carlo che ha usato un padel elettrico. Abbiamo trovato questa soluzione di suonare per strada. Abbiamo iniziato a Torino, abbiamo fatto questi “blitz” in giro per le piazze, così a sorpresa. Abbiamo addobbato tutta la macchina con stelline e abbiamo presentato così uno dei primi singoli che sono usciti praticamente. Successivamente abbiamo adottato ciò per spostarci anche in altre città, e Sanremo é stato appunto una tappa. Lì abbiamo incontrato appunto Loris

Nel vostro sound oltre ai vostri strumenti ne avete aggiunti altri?

P: No, solo quelli

80Nostalgia

Avete parlato di singoli e uno di quelli che ha preceduto l’Ep é 80Nostalgia. Se fosse nati negli anni ottanta e vi foste trovati nello Studio 54 di New York, chi avreste voluto incontrare?

G: puoi parlare tu perché in realtà Paolo é nato

P: nel 1978

G: e quindi lui é proprio nato in quegli anni lì

P: Phil Spector e chiudo qua. Tu parlavi di produzione giusto?

Di quello che volete in realtà

P: oddio in realtà non saprei molto

G: in realtà in 80Nostalgia non si é fatto tanto riferimento agli anni ottanta. In quel brano lì si é parlato più di nostra nostalgia personale di ciò che é passato. 80Nostalgia é uscito un po’ per il gioco di parole che invece si usava negli anni novanta, quindi di scrivere con i numeri una frase, 80=ho tanta nostalgia io di qualcosa. Abbiamo fatto riferimento più agli anni ottanta per il sound

P: sì perché era venuto così, non siamo così tanto appassionati agli anni ottanta. Oddio, poi ci piace quel mondo

G: sì però appunto Dance floor piuttosto che altro

P: sì però non ci rifacciamo solo agli anni ottanta, c’è tanta roba: c’è gli anni ’70,’60, ecc…

G: però ci siamo resi conto che con questo nome ci siamo proprio buttati dentro ma é stato più un gioco di parole

Nostalgie

Okay, chiaro, ditemi allora una nostalgia in generale che avete. Scrivendo questo brano qualcosa deve essere venuto fuori…

G: sì noi siamo pieni di nostalgie ahahah, siamo proprio persone nostalgiche

P: io ho la nostalgia di quando avevo i capelli, perché ne avevo tanti, ero biondo con gli occhi azzurri e poi sono diventato calvo e scuro di carnagione (scherza)

G: io più nostalgia del tempo che é passato

P: addirittura

G: sì perché ho un po’ questa ansia del tempo che passa, e più nostalgia dell’infanzia, di quella spensieratezza che comunque crescendo vai a perdere. Quindi si riferiva un pochino a questo tipo di pensiero qua, all’ingenuità, alla libertà di quando sei piccol* e non sei condizionat* da nulla che un po’ si va a perdere, era un po’ riferito a questa sfera per me personalmente

Comunque diciamolo che sei giovanissima!

G: ehm sì, 30/31

Giovanissimissima

Genesi di una canzone

Come nasce una vostra canzone? Ve l’hanno già fatta questa domanda ma volevo chiederla più nel dettaglio, nel senso chi é che si occupa più della scrittura del brano, chi degli arrangiamenti, chi della melodia. Anche se, da quello che ho capito, é un lavoro corale

G: sì perché nasce tutto tendenzialmente in sala prove, noi ci buttiamo lì e ci stiamo ore ore ore e a volte non esce nulla. Invece, come dicevo prima, a volte siamo in quel mood in cui creiamo dieci canzoni in una volta sola. Fondamentalmente una bozza nasce da lì, il grande diciamo. Per quanto riguarda i testi forse io ci butto un po’ di più delle tematiche e Paolo sviluppa il testo perché comunque lui scrive da una vita e ha più competenze nella scrittura. Tiriamo fuori dei temi, a me viene uno che magari non riesco tanto a trascrivere e quindi Paolo mi supporta nella scrittura

P: poi gli arrangiamenti avvengono sempre in sala prove. Bozza iniziale lì, poi lo perfezioniamo in casa, ognuno con le proprie competenze, poi si ritorna in sala prove e il pezzo diciamo viene concluso con gli arrangiamenti del caso

G: diciamo che Paolo é quello stacanovista che sta fino alle tre a pensare al suono e poi magari ce lo propone in sala prove e poi noi siamo lì a rielaborarlo ecc… . Sì, Paolo é il più puntiglioso che se non gli quadra qualcosa sta lì fino alla morte ahah

P: sì però é una cosa corale come dici tu

Colori

Domanda che faccio spesso: se doveste scegliere un colore con cui descrivereste le emozioni che vorreste suscitare nei vostri ascoltatori, quale sarebbe?

P: bella come domanda!

Eh per questo la faccio sempre ahah

G: attualmente io, perché poi probabilmente fra un po’ cambierei, o magari ho già cambiato in questo momento, d’impeto ti direi tipo un magenta, un rosa tendente un po’ al rosso. Non lo so perché, é un colore che in questo momento mi trasmette energia, che é quello che poi vogliamo trasmettere alle persone. E mi da carica, una presa bene che poi fondamentalmente cerchiamo di trasmettere sia un po’ con i testi che quando suoniamo. Quindi quello, staccare un attimo la testa da tutte queste cose che un po’ ci appesantiscono per respirare un attimo ed alleggerirci. In questo momento ti direi questo colore qua

P: per me il giallo forse. Non é il mio colore preferito perché il mio colore preferito é il rosso, però il giallo, che invece é il colore preferito di mio fratello, mi dà quella idea di solare, di spensieratezza che vorrei che la gente riuscisse a percepire

Vorrei solo dire che tu in questo momento hai il berretto giallo e Giulia rosa

G: é vero! (si mettono a ridere)

P: casualità

Fratelli

Tra l’altro avere due fratelli nella band, chiedo a Giulia…

P: che rompimento di cogl…

G: ahah

Ma loro due sono più come i fratelli Gallagher o come le sorelle Martini, che quindi vanno d’accordo e si rispettano?

G: ehhh vanno a momenti, nel senso che

P: ci punzecchiamo

G: hanno un po’ di competizione tra loro ma che secondo me porta poi il tutto ad elevarsi ad un livello superiore

P: al Nirvana ahaha, no ci si stimola chiaro

G: sì é una competizione stimolante, quindi devo dire che non ci sono particolari conflitti interni

P: é un punzecchiarci in modo costruttivo, ma ci sta, ci vogliamo un bene dell’anima però ogni tanto ci si punzecchia come é giusto che sia

Chi é il più grande?

P: io, ma l’altro ha solo due anni in meno, quindi é vecchio anche lui

Biciclette

Nel vostro comunicato stampa si parlava di biciclette, se volete raccontarci un po’ come avete fatto. Siete andati in giro in bicicletta per sponsorizzare

G: é sempre stato uno di quei metodi come ti dicevo prima per promuovere e per trovare dei modi alternativi per suonare

P: abbiamo provato con delle biciclette, con un carrello a Sanremo, su un delfino!

G: prossima volta possiamo pensarlo ahah. Abbiamo pensato a questa cose delle biciclette con delle Graziella che abbiamo modificato e abbiamo provato a creare questo impianto con inverter batteria, carrello con gli strumenti dietro per portare la nostra musica in giro. Ci siamo appoggiati poi al Bike Pride qua di Torino, dove abbiamo fatto l’uscita di questo progetto qua. Sicuramente con la bella stagione ci riproveremo, ci siamo un attimo stoppati perché ora é difficile

Chi si é mess* a costruire tutto ciò?

G: eh sì o sempre stati i fratelli Fasciano che sono costruttori e tuttofare

Drink e Salampatata

Nei vostri pezzi spesso nominate alcuni drink, quale é il vostro preferito visto che ne nominate quattro diversi?

P: questa cosa é curiosa, esce fuori

G: che siamo dei bevitori? Ahah

No no quello no dai

P: esce fuori che ci sono quattro drink diversi?

Vodka, Bombay, Gin,… comunque di recente ho intervistato una persona che aveva un drink preferito che ricorreva nelle sue canzoni, ascoltando voi mi sono detta che magari era diverso per ogni musicista

G: o che sperimentiamo ahah

O che vi piace cambiare ahah

G: cocktail il Gin Tonic

P: siamo bevitori di vino rosso dolcetto, Barberino

G: quando ci troviamo così tra di noi gogliardicamente si va sempre sul classico vino

P: con il Salampatata, lo vogliamo dire! Noi siamo canavesani e lì si produce questa meraviglia di salame chiamato appunto Salampatata. Bisogna dirlo al mondo! É un misto di carne di maiale con la patata e c’è solo nel Canavese dalle nostre parti

G: e lo citeremo in un futuro pezzo

P: esatto, basta con sto Bombay

P e G all’unisono: ma con il Salampatata!!

Venite tutti da lì?

G: sì tranne Antonio il batterista che é di Torino

E lui dove lo avete conosciuto, sempre in etichetta?

G: no prima

P: lui era venuto qua per studiare, suonava in un altro gruppetto della Basilicata

P: sì lui é Lucano e poi si é trasferito qua per studiare e lo abbiamo.conosciuto

CD

Quale CD vi porteresti sull’isola deserta?

P: Revolver dei Beatles

G: difficilissimo

P: ehi bellissimo dei Bolena!

G: l’ultimo dei Wolfpack forse, che sto ascoltando più di tutti ultimamente

Femminilità

Una come me é un grido di indipendenza femminile, é un pochino autobiografico? E se sì, in che modo?

G: sì, é autobiografico nel senso che cercavo un pochettino di esprimere quella voglia di indipendenza che attualmente non sento che abbiamo ancora. Quella voglia di essere il più indipendente possibile senza dover necessariamente sentirsi giudicati. Per esempio quando dico”io non ho paura di ballare da sola” anche solamente quell’impotenza che si sente che io percepisco ad essere da sola in certe situazioni. Un po’ quel tirarmi fuori da quelle situazioni in cui ancora in realtà mi sento un po’ indifesa. Diciamo che in realtà con questa canzone ho voluto creare un po’ questo scudo di protezione, ho voluto creare questa sorta di super eroina di me stessa perché é un lavoro che sto facendo, in realtà non mi sento ancora così superpower ecc… . Cerco di mostrarmi così perché é un qualcosa che in realtà voglio cercare di ottenere da me stessa, ma ancora in realtà non lo sono

Femminismo

Comunque nei vostri pezzi un pochino di tematiche più “femminili” e di empowerment vengono trattate. Essendo tu l’unica presenza femminile nella band com’è per gli altri membri della band che fanno parte dell’universo opposto parlare di qualcosa che non si vive

P: beh noi condividiamo a pieno questi argomenti e supportiamo anche i concetti che lei giustamente cerca di esprimere e di tirare fuori. É una cosa alla quale ci teniamo molto e che cerchiamo di sviscerare nei testi e in tutta la produzione

G: secondo me é molto bello questo lavoro che c’è tra di noi. Come ti dicevo prima, nella creazione dei pezzi, io cerco di portare questo punto di vista femminile, come tematiche, come idee e come modo di vedere le cose in certe cose che, comunque, per quanto loro possano essere sensibili, posso capire che non possano arrivare direttamente da loro. Però appunto Paolo che mi aiuta tanto nella scrittura é bello vedere come riesca a recepire e a comunque mettere in scrittura tutti questi miei pensieri, questo mio stream of consciousness che tiro fuori e lui riesce poi ad estrapolare e a metterlo dopo in scrittura. Sotto questo punto di vista c’è un bellissimo feeling ed una bellissima collaborazione

Palchi

Ci sono dei palchi che sognate?

P: ma guarda anche solo in piazza San Carlo di Torino. Oggigiorno é sempre più difficile suonare, i palchi li fanno in pochi, solo in qualche circolo ecco. Però pian piano dai, siamo sulla strada

G: a me una cosa che piacerebbe molto, aldilà dei club che sono super blasonati piuttosto che frequentati, piacerebbe fare un tour estivo nei festival, anche quell’ambiente mi piace tantissimo. Mi auspico che per il prossimo futuro ci sarà anche una sezione festival diciamo

Festival

C’è qualche festival che vi piace particolarmente? Essendo di Torino mi aspetto una certa risposta ahah però potete dire quello che volete

P: noi siamo canavesani e quindi il festival nel quale vorremmo presenziare sarebbe Apolide Festival che lo sentiamo nostro chiaramente. Purtroppo quest’anno, per ragioni più burocratiche, non é stato possibile farlo lì a Canavese. Lo hanno fatto qua a Torino, c’è stato comunque, non come ci si aspettava purtroppo però questo é un festival che per quanto mi riguarda é da canavesano

G: sì ci sono molti festival a cui potremmo partecipare perché appunto sono festival che sono iper conosciuti e quant’altro. Però forse anche per un legame affettivo direi anche Apolide

P: anche perché lo abbiamo vissuto dagli esordi

G: io personalmente saranno una decina di anni che l’ho frequentato. C’è molto una questione affettiva, é il primo che ti direi

Io c’ero stata due anni fa, per cui mi sa che era ancora nella vostra zona

G: una bella atmosfera

Unica cosa negativa é che prendeva poco il cellulare e quando bisognava ritrovarsi con gli amici era un po’ difficile, ma a parte questo bello

P: però é anche bello quello

G: sì per staccarti e stare un po’ immerso nella natura

P: poi tanto li ritrovi gli amici, attaccati ad un albero ecc…

Feat

il feat dei vostri sogni?

G: te ne dico uno perché siamo andati a vederli domenica Le Feste Antonacci. É un gruppo che ancora non é main stream, io li avevo sentiti solo su Spotify perché Carlo ce li aveva fatti sentire. Lui li aveva ascoltati una volta ad un appuntamento al Citophono qua a Torino. Sono andata a sentirli live ai Magazzini sul Po domenica e ho percepito proprio una sintonia musicale ed una voglia di energia e adesso così ti direi loro

P: condivido con lei nel senso che a livello di live mi piacerebbe poter condividere un palco con questo gruppo. A livello di scrittura un cantautore, uno scrittore che adoro é Francesco Bianconi dei Baustelle. Con loro una cosina la farei, anche se non c’entra niente con il nostro

G: beh però sai che adesso hanno rivisitato un sacco di canzoni, persino una con baby k, fatta in modo meraviglioso. Pensa una Skoda fatta da Bianconi

P: ahahah ecco quello sarebbe un feat che mi piacerebbe poter palpare

Skoda

Visto che l’hai nominata, ammetto di non aver fatto tante ricerche in merito, quando ho ascoltato Skoda a me é venuta in mente la macchina. Voi cosa volevate in realtà dire con quel singolo e come é nato?

P: quello ahah

G: Skoda non mi ricordo precisamente come é nato, però l’intento era appunto quello di voler descrivere una serata dove appunto ti lasci andare al bicchierino di più e quindi quando ti senti un po’ più disinibito ti senti più libero e magari ti lasci andare a delle cose che nella vita quotidiana non ti lasceresti andare

P: ero a Torino per lavoro, stavo ascoltando la radio, avevo davanti una Skoda e c’era un bambino di fianco con la mamma che aveva un lecca-lecca in mano. ”Questo Skoda-radio-lecca-lecca boh può essere un ritornello” ho pensato, un qualsiasi immagine di una persona che é cosciente o non é cosciente. In quel caso lo abbiamo messo nel testo di una persona che ha alzato un po’ il gomito e ha visto quell’immagine, niente di straordinario. Un mix di parole che suonavano bene insieme e che abbiamo accostato

Cantante idola

Insomma era giusta la macchina ahahah! Anche se li avete già detti, ci sono ancora idoli che non mi avete nominato?

G: ti posso dire un mio idolo super adolescenziale che é quello che mi ha portato a cantare. Io mi sono approcciata al canto quando avevo nove/dieci anni grazie ad Elisa. Era proprio un tipo di cantato, imparando io da auto-didatta, diverso. Quando l’avevo sentita a Sanremo con Luce mi aveva colpito e fatto venire questa voglia di avvicinarmi al canto

Insomma come avrete capito se siete arrivati fino a qui glitter, disco dance floor e potenza sono gli elementi che caratterizzano questa frizzante band ancora ai suoi esordi, che farà di tutto per portare la sua musica in giro e farvi ballare con loro!

https://links.altafonte.com/n3dmo0e

https://www.facebook.com/bolenagang/

https://www.youtube.com/@bolena5350

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