La “vera” ribellione di Bugo

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Rispondere alla domanda “Dov’é Bugo?” in realtà non è mai facile. Tra il suo lavoro composto da tour e viaggi ed il seguire la sua amatissima moglie che, facendo la diplomatica, vive costantemente all’estero, il cantautore é sempre in movimento. Fortunatamente, grazie alla sua manager Valentina Facchinetti, ci siamo potuti collegare con lui da Bruxelles per farci raccontare un po’ la sua concezione di ribelle, il suo nuovo Rock&Roll (titolo dell’ultimo singolo e dell’album che sta per arrivare) e la sua visione sul mondo giovanile musicale.

Persona dai forti valori, é da anni un punto di riferimento per chi, come lui, ha voglia di reagire alla vita tramite la musica. Vi lasciamo quindi qui le quattro chiacchiere che ci hanno permesso di avere uno scambio con chi, da musicista emergente, é riuscito nel suo intento di crearsi una solida fanbase e di far arrivare la sua musica a tutti.

Cosa vuol dire essere Indie?

Lei é considerato da molti uno dei pionieri dell’indie italiano, ragion per cui volevo chiederle che cosa vede di diverso o di uguale nell’attuale scena indipendente

Sinceramente parlando, l’aggettivo indie non l’ho mai utilizzato nei mio comunicati, nel senso che ho fatto musica fin dai miei esordi per proporre musica, la musica di Bugo, che piaccia o no. Poi sono stato inserito, tra la fine degli anni novanta e gli inizi del duemila, quando é uscito il mio primo disco, nella musica “alternativa”. Anche perché il termine indie non era ancora arrivato in Italia.

I primi due dischi li ho fatti con etichette che possiamo definire alternative e indipendenti, successivamente dal 2002 fino ad oggi ho sempre lavorato con multinazionali. Quindi nel gruppo indie non mi ci legherei molto anche perché salta da subito questa incongruenza del non aver quasi mai lavorato con etichette indipendenti. Poi se vogliamo dire che ho una certa indipendenza che mi sono creato io negli anni, anche se lavoro con Major, allora é vero, perché cerco di creare la mia musica nel modo più onesto possibile, in primo luogo con me stesso e poi nei confronti del pubblico. Se questo vuol dire essere indie allora mi va bene. Mi é sempre sembrato un termine un po’ restrittivo, io non voglio catalogare la mia musica

Lei però é comunque passato per vari festival anche locali durante gli esordi

Avendo fatto il primo disco nel duemila sì, ho fatto un po’ di gavetta nei vari club e festival. Successivamente, quando ho firmato nel 2002, ho iniziato anche a fare quelli grossi, come Coca Cola Summer. É sempre stato normale per me fare quelli di musica alternativa, ma ho fatto anche quelli di musica più mainstream se così vogliamo dire, proprio perché non voglio catalogare la mia musica ed il mio personaggio in un certo mercato.

Certo, la mia musica non é pop come può essere quella di Marco Mengoni, che é tra quelli che mi piacciono di più tra i cosiddetti mainstream, ma é più catalogabile in quella del rock pop

I giovani protagonisti musicali

C’é qualche consiglio che si sentirebbe di dare a qualcuno che vorrebbe intraprendere una carriera simile alla sua?

Visto che siete una rivista di giovani con una certa mentalità alternativa, il consiglio che darei é quello innanzitutto di non farsi influenzare dagli altri. Però attenzione, faccio una premessa: secondo me i consigli sono sempre pericolosi da dare. Non perché io non voglia farlo, ma perché penso veramente che ogni artista debba trovare dentro di sé i SUOI consigli, senza chiedere molto in giro. Il rischio é che, essendo ogni storia personale, non sarà mai uguale a quella di qualcun altro.

La mia, ad esempio, non sarà mai la stessa di Tommaso Paradiso, per citarti un amico, o a quella di Calcutta, visto che é appena uscito il suo disco. Ogni artista ha la sua storia, il suo modo di uscire. Il consiglio perciò può anche essere sbagliato, perché io magari sono uscito in un certo modo e Tommaso Paradiso é uscito in un altro.

Lo stesso Dente, che é uscito poco dopo di me, se io avessi dato consigli a lui sarebbero stati sbagliati. Una cosa che posso fare é dire ai ragazzi, visto che sono molto legato ai giovani, ai miei concerti ne vedo anche di giovanissimi, qualcosa in modo amichevolmente, più che ad erigermi su un piedistallo che mi darebbe fastidio. Anche perché uno dei rischi della mia età é di fare i maestri, ma maestri di cosa? Per me gli artisti sono tutti uguali, tutti sulla stesso piano.

Perciò ciò che voglio dire amichevolmente é di non guardarsi attorno e di rimanere concentrati solo sulla propria musica, a guardarsi troppo attorno si rischia di essere influenzati dal fatto che l’altro fa successo, fa più numeri ai concerti, la canzone gira di più in radio e quindi poi magari uno si butta giù. E state concentrati sul vostro pubblico, se no rischiate solo di demoralizzarvi, il resto é solo distrazione inutile

Ha qualche nome tra i giovani o c’é un progetto che l’ha colpita particolarmente ultimamente?

Sì, ad esempio Visconti che ha fatto un disco due anni fa se non sbaglio, forse anche in piena pandemia, non mi ricordo l’anno esatto. É un ragazzo veneto ed ha fatto un bel disco, spero che ne faccia un altro, non so se sta lavorando a qualcosa. Poi recentemente ho sentito questi ragazzi che si chiamano Milanosport e non mi dispiacciono nemmeno loro

Fantautore

All’inizio della sua carriera la stampa lo definì “fantautore”. Volevo chiederle che significato avesse questo neologismo creato appositamente per lei

Se non sbaglio fu La Repubblica a definirmi così, adesso non ricordo esattamente chi, dovrei riguardare negli archivi. Quella fu una cosa che mi fece piacere all’inizio, perché quando qualcuno “si sforza” per inventarsi anche un nome o un aggettivo chiaramente ti fa piacere. In più mi piace che ci sia il termine cantautore, perché alla fine io lo sono. Non lo uso nei miei comunicati perché voglio utilizzare frasi più universali e classiche e non termini che possono risultare anche presuntuosi. É un qualcosa che mi hanno detto gli altri e mi fa piacere, la tengo nel cassetto e va bene così. Certo, é una cosa molto bella perché ripeto, non capita sempre che qualcuno coni un termine per definire un artista

Se ci fosse un colore per descrivere le emozioni che vorrebbe che le sue canzoni suscitassero nei suoi ascoltatori quale sarebbe?

Penso il giallo, come il Sole

Rock&Roll

É uscito da poco il suo nuovo singolo Rock&Roll, ci potrebbe dare la sua definizione di Rock?

Per me essere rock vuol dire essere sé stessi, che é quello che dico anche nella canzone, Mi sfido ad essere sempre me stesso. Perché essere sé stessi, essere coerenti con la famiglia, con gli amici e con i fan é un lavoro, non é scontato. Molte persone danno per scontato molte cose nelle relazioni. Invece per me essere rock, al di là dell’uso delle chitarre o no, é proprio un’attitudine di vita. Anche se io non fossi stato un musicista sarei stato così. Diciamo che la musica rock&roll mi ha dato la forza di essere anche un uomo migliore. Per questo é molto importante per me la musica: mi ha dato una ragione di vita e mi ha reso una persona migliore, ovviamente con dei difetti, dovremmo chiedere a mia moglie in questo caso.

Questo per me significa essere Rock&Roll, al di là del fatto che uno possa pensare che esserlo significhi bere e drogarsi, andare con le groupies, ecc… . Quelle sono cose che mi hanno sempre fatto un po’ ridere, per me sono anche una visione vecchia e distorta del rock&roll, anche perché ci sono diversi modi per intenderlo. Nel mio caso vuol dire cercare di essere lucidi e cercare di parlare in un modo spontaneo. Ed é una battaglia con sé stessi tutti i giorni, perché se no rischi di cadere nella ruffianeria e nel politichese del dover andare d’accordo con tutti ecc…

Quale é la chiave secondo lei per rimanere sé stessi anche quando si raggiunge un determinato tipo di successo?

Non bisogna pensare che si sia raggiunto il successo. Il problema é che molti artisti fanno due dischi e poi hanno bei riconoscimenti, i quali possono essere pericolosi. Quando qualcuno mi dice “Bugo sei un cantautore” o che sono un pioniere, okay lo prendo e lo metto nel cassetto. Però il rischio é che ti possa deconcentrare dalla cosa semplice che siamo tutti uguali, tutti esseri umani, ed io scrivo canzoni. Per me il successo ha rovinato molti artisti, ma fatti loro, io cerco di restare con i piedi per terra. Quello é il mio successo, non di sentirmi un maestro e non voglio nemmeno sentirmi tale, voglio rimanere ignorante a vita e continuare ad imparare

Fanbase

Importante, secondo me, é anche coltivare un buon rapporto con i fan. Lei tra l’altro é uno tra quelli che si vede di più tramite i social voler costruire un filo di condivisione con loro

Sì, anche perché io considero i fan miei amici, non ho mai fatto lo snob. Poi ovviamente facendo la rockstar devo avere i momenti in cui devo stare da solo e non devo essere disturbato perché sto lavorando. Però la spontaneità é una mia caratteristica, se fossi stato un barbiere sarei stato così, spontaneo con le persone, mi piace che ci sia un dialogo diretto e molto semplice. Non amo gli intellettualismi. Sono uno che legge molto ma non mi va di sbandierare che ho letto cinquanta libri in un anno. Ci sono invece quegli artisti che ti devono sbandierare tutto, il fatto che hanno letto tante pagine, ecc…, per me sono insopportabili, rischiano di crearsi una realtà loro che é pericolosa per la creatività, che deve essere l’unica cosa che conta

C’è un ricordo in particolare con i suoi fan che le piacerebbe condividere?

Mah ne ho fatte di tutti i colori. Mi viene in mente una cosa abbastanza recente, di quando nel 2014 abitavo in India ed ho fatto una chat con i fan su WhatsApp, quindi parlo di quasi dieci anni fa, ed eravamo in cento. Io ero in India, fuori Italia, e chattavamo come se fossimo amici, raccontandoci che cosa facevamo o no. É durato un mese più o meno, perché poi era diventato un lavoro dalla quantità di messaggi che ricevevo, ma é stato un bel esperimento. Ne abbiamo fatti veramente tanti. Adesso siamo su telegram e siamo cinquecento quasi. É divertente, é anche un modo per stare insieme anche quello

É bello perché la musica ha anche il compito di unire

Sì, e poi adesso ci sarà anche il concerto e si stanno organizzando per venire facendo anche amicizia tra di loro. E questa é anche una delle cose anche più utili del fanclub, usiamo pure questo termine. Si chiama Io mi Bugo e c’è da tanti anni, é venuto fuori naturale

Concerto e nuovo album

Che speranza ha per questo live del 10 all’Arci Milano?

Non é che ho speranze diciamo, io sono determinato come con tutti i concerti, do il massimo. Abbiamo fatto dei bei live ultimamente, dove abbiamo suonato bene, che é la cosa che conta, e dove ho cantato con tutta la voce che ho nel corpo. A Milano sarà uguale. L’importante é che i fan sentano che io ci sono ancora, che sono onesto e vero, come ti sto parlando ora. Voglio fare questa cosa attraverso la musica. Sembrerebbe anche star andando bene la pre-vendita, il locale é già quasi tutto pieno, ci sono tutte le premesse per fare una bellissima serata di Rock&roll

Che lavoro avrebbe fatto se non fosse diventato musicista?

Non lo so perché non mi é mai piaciuto studiare né tantomeno lavorare, sarei stato veramente sbandato. Non mi é mai nemmeno piaciuto il lavoro di mio padre, per cui non lo so veramente, non amo particolarmente le sliding doors. Ho voluto questo e per fortuna é arrivato

Cosa ci può dire a riguardo del nuovo album che sta per uscire?

Non posso anticipare molto, ho già fatto uscire due singoli ed il suono sarà simile a quelli. Arriverà l’anno prossimo, per cui abbiamo ancora un anno davanti a noi

I pezzi comunque sono già pronti?

Sì sì, li ho scritti tutti l’anno scorso

Un Bambino

Parlando invece del brano Un Bambino, da piemontese a piemontese le devo chiedere quale é la cosa che si porta dietro dall’essere cresciuto in queste terre

Cerano per me é un luogo meraviglioso. Non ci tornerei perché sono andato via da lì visto che comunque stare in un paese in Piemonte ha i suoi limiti, e quando cresci diventa soffocante. La mia infanzia lì però é stata stupenda, non la cambierei con niente al mondo. Mi piaceva il lato paesano dove eravamo cinquemila e ci conoscevamo tutti, giocavamo a pallone,ecc…, bellissimo. Però da qui a tornare a Cerano no, é stato un evento della mia vita chiuso adesso

E invece quale é il suo fanciullino pascolaniano che sente di portarsi ancora dentro?

Avere rispetto per gli altri. I ragazzini che fanno i bulli, che si sentono già degli uomini a quindici anni mi fanno ridere. Mi ricordano i bulletti che c’erano nel mio paese e che poi hanno fatto una brutta fine. Non rispettano gli altri per sentirsi un po’ più fighi, come fanno adesso gli haters se vogliamo. Crescono poi sfigati, falliti e fanno una pessima fine. L’io bambino é sempre stato molto empatico con gli altri, e questa cosa mi ha salvato in molte occasioni

Alle spalle ha una carriera veramente lunga, c’è un pezzo che le sta più a cuore rispetto agli altri?

Adesso mi verrebbe da dirti Comunque voglio te. Ce ne sono molti, ma quella per me é una canzone importante che é dedicata a mia moglie quando ci siamo sposati ed é stato un momento di svolta nella mia carriera

Ribelle

Francesca Gino, ricercatrice italiana di Harvard, ha parlato nel suo saggio di talento ribelle, che é quello delle persone che infrangono le regole in modo positivo e costruttivo. Volevo chiederle quali sono per lei le caratteristiche di un buon ribelle

Un buon ribelle secondo me deve crearsi le proprie regole di vita nel rispetto degli altri. Invece si confonde la ribellione con il disprezzare il prossimo, fare i galletti, ecc… . In televisione se ne vedono di tutti i livelli. Quando sfottono il prossimo, parlano male degli altri, non hanno obiettivi, non hanno rispetto nemmeno per sé stessi, per me quelli sono dei finti ribelli. Il problema di adesso é che tutti si sentono ribelli, perché i social network hanno permesso a tutti di poter dare un’opinione su tutto. Il che va anche bene, però é diventato un bar pubblico. Per me essere ribelli non vuol dire essere ad esempio hater. Molti invece confondono questa cosa qua, pensano che essere ribelle vuol dire ad esempio non mettere la mascherina (si riferisce al tempo del COVID, ndr), vuol dire pensare che la Terra sia piatta. Questi sono le deviazioni di sentirsi fenomeni.

Invece essere ribelle vuol dire anche avere delle regole, rispettare propria moglie, i figli. Per me ribelle é chi é retto, chi ha un’anima gentile ma allo stesso tempo decisa, chi cerca di proteggere i propri cari, fare le proprie cose contro tutto e tutti. Non voglio parlare troppo di me perché se no sembra che voglia fare l’analisi del ribelle perfetto, no ho anche dei difetti. Però per me la dignità é un valore, la coerenza é un valore. Ci sono molte persone che non hanno valori, perché averceli costa fatica, ma anche quella é importante perché se no si diventa coglioni. Ed il mondo é pieno di coglioni, pieno di finti ribelli che in realtà a me fanno ridere. Io preferisco i ribelli silenziosi, quelli che quando devono sparare una bomba la sparano una volta, non che tutti i giorni devono sparare cazzate e fare i fenomeni.

Mi sembra un argomento molto contemporaneo questo qui dell’essere ribelle e provocatore. Ormai non ha più senso secondo me, ne poteva avere ad esempio negli anni cinquanta, in cui i giovani per ribellarsi ai genitori usavano la musica e le parole. Ora i figli mandano a quel paese il padre a quattordici anni ed il genitore nemmeno risponde. La ribellione é diventata una cosa ridicola. Va bene crescere, va bene formarsi giovani, io rispetto molto e sono super vicino ai giovani, però non bisogna dimenticare chi siamo noi e che le regole sono importanti, ed é lì la differenza tra l’essere ribelle ed essere coglione. Ed é un attimo che si passa da una parte all’altra. Purtroppo molti diventano coglioni, però va beh fatti loro

Birra

Okay ultima domanda visto che dopo ha un’altra intervista, nei suoi brani parla spesso di birra, mi dica quale é la sua preferita

Parlo spesso di birra dici? Non ci ho fatto caso. Beh sì nel brano di Sanremo ad esempio c’é

L’ha anche citata nel titolo di un brano ahah

Vero, Bicchiere nella birra ahah, non ci avevo mai fatto caso. A me piace la bionda media classica se devo scegliere, non mi piacciono quelle artigianali o troppo raffinate

E con questa piccola curiosità vi lasciamo, Bugo vi aspetta questa sera a Milano all’Arci in via Bellezza 16, non mancate!

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