Nel caleidoscopio di “Animali”. Intervista ai Puà

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I Puà nascono dall’incontro della cantautrice e visual artist Simona Catalani (simmcat) e del cantautore e produttore Edoardo Elia. Da questa sinergia creativa lo scorso 5 aprile è nato “Animali”, un album in cui mondo esteriore ed interiore si fondono in melodie malinconiche. Uscito per WWNB e Dischi Sotterranei e anticipato dai singoli “Touch Me”, “Demelza” e “Magic Dance”, “Animali” è un esordio entusiasmante. Abbiamo fatto alcune domande a Simona ed Edoardo per conoscerli meglio e per addentrarci nella loro dimensione, provando a leggere il presente con delle lenti un po’ retrò.

I Puà raccontano “Animali”, il loro album uscito il 5 aprile 2024 per WWNBB e Dischi Sotterranei.

Se doveste descrivere questo album, come lo fareste? (Vale tutto, associarlo ad un’immagine, uno stato d’animo, un’epoca, un ricordo…)

Forse può essere associato a un disegno molto semplice con poche linee, colorato in modo un po’ inusuale grezzo e fuori dai bordi ma alla fine chiaro nel suo significato.

Il titolo di questo album è “Animali”. Cosa vi ha portato a sceglierlo e come si lega ai singoli pezzi?

Animali è stata una delle opzioni che più amavamo nella scelta del nome della band, era semplice e facile da pronunciare anche in inglese. Poi è arrivato Puà come una schiacciasassi. Animali è rimasto lì, ci piaceva troppo e in qualche modo senza un vero riferimento o significato diretto rappresentava bene il corpo di canzoni che avevamo scelto. Rimane ancora abbastanza scollegato dal disco ma stranamente perfetto.

Da un punto di vista musicale, i brani di “Animali” sembrano accompagnare l’ascoltatore verso una liberazione progressiva, consegnarlo ad una dimensione di immediatezza e purezza. C’è effettivamente questa tensione anche in un senso più metaforico e testuale?

Il percorso suggerito dai testi ha sicuramente una spinta verso l’alto, verso un risveglio. Una tensione data dalla necessità di conoscersi meglio, cercando di superare le illusioni del mondo materiale in cui siamo immersi e che dobbiamo per forza attraversare. Le scosse sono presenti e udibili in quasi tutte le canzoni, ma sono paragonabili al tentativo di correre una maratona per un neonato che gattona. La purezza è ancora fuori portata!

Avete entrambi un’esperienza da solista alle spalle. Qual è il valore aggiunto della condivisione del processo creativo?

Lo stiamo scoprendo entrambi di giorno in giorno con grande entusiasmo e curiosità. C’era una possibilità su un milione per persone solitarie come noi (nel processo creativo) di trovarsi e condividere un percorso comune. È un’esperienza completamente nuova e piena di stimoli, il valore aggiunto forse sta nel creare liberamente per un progetto che ha una sua identità, lontano dalla responsabilità di mettere il proprio nome su tutto.

Le atmosfere di “Animali” sono oniriche e nostalgiche, qual è l’immaginario che sta dietro questo disco o che avete voluto evocare?

Edoardo: Quando scrivevo il disco tenevo sempre a mente uno scenario immaginario ricollegabile a un prom ball con tanto di palla da discoteca, bowl di analcolici, lenti e vestiti oversize troppo eleganti per le ragazze e ragazzi della festa. Poi l’arrivo del buio, le tenebre e il vuoto del futuro che incombe e apre le porte a un lungo processo di crescita e risveglio verso una coscienza più alta.

Questo disco sembra intercettare ed evocare tante forme artistiche diverse (ha un potenziale visivo e filmico molto forte, ad esempio). C’è una dimensione artistica altra rispetto a quella musicale a cui vi piacerebbe che questo disco si mescolasse?

Per entrambi la musica è innanzitutto visualizzazione. I testi e la musica sono frutto di improvvisazioni su un suono ricollegato a un’immagine, un film, un’opera d’arte, un pattern o un cartone animato. Raramente abbiamo la necessità o il desiderio di “dire” qualcosa di specifico in maniera lucida e mentale. Il diario è sempre aperto sulla pagina di oggi, dove il mondo esteriore ed interiore si mescolano tra suoni e immagini. Per questo penso il risultato sia molto vicino al mondo visivo, una sorta di cerchio che si chiude.

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