Andrea Campi, sentirsi meno soli davanti a San Siro

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Il 20 Giugno esame di maturità in vista per Andrea Ciampi, artista emergente dai “colli bolognesi” che sconfinerà live a Milano, nel tempio di San Siro per aprire la data di Vasco Rossi. Un appuntamento cruciale per il giovane cantautore, in grado di vincere vari riconoscimenti e contest (Premio Assoluto SIAE,  Premio “Humilis”, “Zocca Paese della Musica”) e palesarsi in finale di altri (“L’artista che non c’era”), con un album d’esordio che mescola i sapori vintage con i sound contemporanei…così come fatto col suo libro uscito nel 2022.

Ma chi c’è dietro Andrea Campi? Lo abbiamo scoperto in un’intervista che vi proponiamo di seguito:

Ciao Andrea, intanto complimenti per l’opening a Vasco a breve! Che sensazioni stai provando? Come pensi sarà l’impatto con un bacino di pubblico così elevato? Con quante canzoni ti farai conoscere?

“Grazie Luca! È davvero una grandissima emozione avere l’opportunità di suonare su un palco come quello di San Siro in apertura a Vasco Rossi. Ringrazio ‘Zocca paese della musica’ per questa opportunità. Credo sia il modo più bello in assoluto per fare conoscere la mia musica: suonando con i musicisti dal vivo davanti a un pubblico così grande. Suoneremo 4/5 canzoni del mio album ‘Un Ballo Di Altalene’ (UMA records/ Trasporti Eccezionali ndr). A breve iniziamo le prove e studieremo un set che possa essere il più coinvolgente possibile. Siamo carichi e non vediamo l’ora di vivere questa esperienza!”

Proprio entrando nel merito di questo tuo primo album, volevo conoscere la genesi di questo progetto uscito nel 2023 e soprattutto scoprire secondo te quale fosse il suo punto di forza che lo contraddistingue in questo mercato musicale sempre più saturo di progetti discografici?

“‘Un ballo di Altalene’ è un progetto che ho sviluppato nel tempo e contiene infatti alcune canzoni che sono state scritte negli anni in momenti speciali, unite ad altre più recenti. Il momento giusto è arrivato in maniera naturale ed è partito dalle collaborazioni e il rapporto di stima con musicisti bravissimi come Pietro Posani e Marco Paganelli che hanno curato la produzione.  L’opportunità è nata grazie al finanziamento della regione Emilia Romagna attraverso il bando Trasporti Eccezionali. Credo che il punto di forza sia proprio la sincerità ed il mio modo personale di raccontare le mie sensazioni in un contesto appunto così saturo e che chiede sempre di mostrarsi vincenti e produrre contenuti senza sosta. Credo e spero che chi ascolta possa ritrovarsi e per un momento sentirsi meno solo.”



C’è una canzone a cui sei legato particolarmente?

“Forse ‘Non moriremo mai’: una ballad emotiva ed esplosiva allo stesso tempo, che si poggia su un elegante arpeggio di chitarra. Un fiume di ricordi, paure, difficoltà, momenti di felicità, gioie e dolori, scorrono come immagini incessanti. Il ritornello si ferma come una macchina da presa sull’istante in cui qualcosa ci fa sentire la magica sensazione dell’eternità. Sentire che alla fine siamo tutto ciò che viviamo oltre che a quello che verrà. Le cose ci restano addosso, al di là del successo e del fallimento.


Una cosa che di certo ti resta addosso è anche il rapporto stretto con la tua Bologna: quanto ti ha influenzato questa città nel tuo avvio alla carriera musicale? Che messaggio vorresti dedicarle in questa intervista?

“Bologna è una città che amo molto e credo rispecchi anche il mio modo di essere. Penso abbia come caratteristica quella di unire la profondità e la leggerezza. È allo stesso tempo una grande città ed un ‘paesone’ in cui il centro restano sempre le persone. All’opposto di Milano, dove vivo ora, che mette al centro le opportunità, Bologna tutta ti fa sentire protetto, dai portici alle mura al caldo colore purpureo dei tetti. Credo che ci siano i ritmi e la giusta dimensione per essere creativi. Probabilmente non farei musica nello stesso modo se fossi nato altrove perché inevitabilmente ci si fa influenzare dalla cultura e dall’atmosfera che si respira nella propria città di provenienza, anche musicalmente.  Il tipo di approccio alla musica della scuola bolognese è infatti stato il mio riferimento principale da quando ho iniziato”

E infatti oltre alla musica, la creatività si è riversata anche nella scrittura di un libro sociologico, partito dalla tua tesi, che può far riflettere su un aspetto così semplice ma invece così impattante:  ne seguiranno altri, magari su qualche altra sfaccettatura nel campo della musica o è stato semplicemente la chiusura di un cerchio accademico?

“Mi sono laureato in lettere con una tesi che ricostruisce la storia d’Italia attraverso l’utilizzo dell’onomatopea nei testi della canzone Italiana. A partire da un canto patriottico della prima guerra mondiale: ‘Tapum’ che richiama il suono del Mannlicher 95, il temibile fucile austriaco a lunga gittata, fino ad arrivare allo ‘SKRT’ della trap che richiama il suono dello sgommare di un macchinone di lusso sull’asfalto. La tesi, secondo me molto interessante, è che l’onomatopea traghetti, chi possiede la chiave di lettura, nella vita della società del momento. Sviluppare questo lavoro e trasformandolo in un libro pubblicato da Arcana edizioni è stato talmente appassionante che in seguito ho deciso di iscrivermi alla magistrale di Italianistica.Non è facile fare convergere gli studi con il mio lavoro nella musica, ma non escludo che in futuro ci possano essere altri progetti attinenti. Mi piacerebbe trattare ancora temi che uniscono la storia della musica con gli studi letterari.

Progetti sicuri in cantiere?
“Quest’anno, in seguito all’uscita dell’album, ho collaborato a moltissimi progetti stimolanti in veste di autore. È una cosa che amo molto fare in parallelo al mio percorso artistico e mi permette di sperimentare su generi e stili diversi. Questa estate avrò sicuramente delle date in cui suonerò con la mia band. Ma soprattutto mi concentrerò su nuove canzoni mie su cui sto lavorando. Non vedo l’ora di farvi ascoltare nuova musica!”

ASCOLTA “UN BALLO DI ALTALENE”:



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