Bike-in, la ripartenza dei concerti in bicicletta

Bike-in, la ripartenza dei concerti in bicicletta

Nelle scorse settimane mi è capitato di intervistare gli addetti ai lavori del settore di eventi e intrattenimento, settore che, come sappiamo, sta subendo una forte battuta d’arresto a causa del Covid-19 e che non lascia molte speranze per i futuri eventi del 2020.


Ho avuto il piacere di parlare con Stefano Brambilla (videointervista a fondo articolo), direttore artistico di Shining Production, di una nuova proposta tenta di rivoluzionare il modo di vivere gli aventi dal vivo, una proposta Green e innovativa, parliamo di BIKE-IN, lo spettacolo in bicicletta.

Una nuova proposta, nata dall’idea di Fulvio De Rosa, titolare di Shining Production e Live Music Club, e di Fresh Agency, tutte realtà con esperienza ventennale nel settore dell’intrattenimento, che punta a far ripartire il settore con un metodo nuovo, la partecipazione al concerto o allo spettacolo in bicicletta, sicuramente un’idea innovativa che va in contrasto con quanto si era finora proposto con il vecchio e già conosciuto Drive-in.

Bike-in
I vantaggi rispetto al Drive-in sono evidenti

I vantaggi di questa nuovo modo di vivere gli spettacoli dal vivo sono chiari: riduzione del traffico, meno inquinamento, maggior spazio disponibile rispetto al Drive-in e soprattutto la possibilità di godersi un evento più partecipativo.

La bicicletta infatti diventerà protagonista della mobilità del futuro e consentirà la partecipazione ad eventi estivi in maniera più semplice, ecologica e per tutti.

Bike-in di fatto è un’idea nuova che unisce l’aspetto ecologico e green a quello della socialità legata all’evento anche in un momento difficile come quello che stiamo vivendo, non tralasciando però anche la cura dei dettagli per quanto riguarda la fruizione dell’evento stesso.

I partecipanti ai prossimi concerti o spettacoli realizzati con il format Bike-in saranno posizionati in delle vere e proprie postazioni che offrono comfort e servizi uniti al rispetto delle distanze di sicurezza come previsto dagli ultimi decreti in fatto di sicurezza.

Bike-in
Lo spot riservato al pubblico sarà personalizzabile in base al numero di partecipanti di ogni gruppo familiare o di amici

Le postazioni, i cosiddetti spot, saranno personalizzabili e saranno adattabili in base al numero di partecipanti di ogni gruppo familiare o di amici.

Sarà possibile anche prenotare una vera e propria piazzola provvista di torretta panoramica per godersi al meglio l’evento anche con una famiglia numerosa, tutti rigorosamente arrivati all’evento in bicicletta.

Tra i servizi principali sarà prevista la possibilità di accedere all’evento tramite App dedicata per smartphone, app che consentirà anche l’acquisto di cibo e bevande da consumare presso il proprio spot.

Bike-in
Streaming e servizio delivery a domicilio

Visto il numero limitato di posti disponibili, gli spettacoli targati Bike-in saranno trasmessi in streaming e sarà addirittura possibile ordinare e ricevere direttamente a casa cibo e bevande tramite un servizio di Food Delivery, tutto per sentirsi totalmente immersi nell’evento.

Un’esperienza a 360° completa con l’obiettivo di accontentare anche chi non riuscirà a partecipare fisicamente allo spettacolo

Insomma, non vediamo l’ora di partecipare ad un evento nuovo, green e sicuramente social! Ti aspettiamo Bike-in!

Qui l’intervista video a Stefano Brambilla di Shining Production:

Link e contatti:
SHINING PRODUCTION;
LIVE MUSIC CLUB;

BISKBOY: il lato oscuro della trap

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È in rotazione streaming su Spotify e nella versione video su YouTube “FREDDO” il nuovo singolo di BiskBoy, artista hip-hop trap, prodotto da J2L.

Un brano pervaso da un ritmo ripetitivo e glaciale, legato alle tematiche più tipiche della trap, che rappresenta per l’artista un trampolino di lancio per un ritaglio di notorietà, nel panorama Underground emergente.

A distanza di un mese dalla pubblicazione del brano, che già vola su Spotify con oltre 40mila ascolti, abbiamo voluto tirare le somme con BiskBoy:

Freddo, è uscito da poco più di un mese. Sei contento dei feedback che stai ricevendo? 

Si sono molto contento. Sto raggiungendo dei risultati apprezzabili, considerando che piattaforme come YouTube, ad esempio, non mi stanno aiutando affatto. Purtroppo la trap è sempre penalizzata, e continuano a mettermi restrizioni ai video. “Mauro Icardi” è stato anche bloccato e non ne capisco il motivo, dato che immagini e testi sono sì crudi, ma possono benissimo essere paragonati a quelli di video e brani trap che negli ultimi anni sono andati virali proprio sulle piattaforme streaming.


Oltre 40mila ascolti su Spotify e circa 30mila su YouTube, sono un punto di arrivo o un trampilino di lancio?

Sicuramente un trampolino di lancio credo di essere molto forte in quello che faccio e come artista. Il mio obiettivo è salire in vetta e non mi fermerò qui.


Parlaci di te come nasce BiskBoy?

BiskBoy sono io dal giorno uno. Sono da sempre Bisk per gli amici e alcuni mi chiamano Boy, quindi ho deciso di unire i due nomi in BiskBoy che in inglese significa RagazzoBiscotto (bisk è l’abbreviativo di bisquit e boy significa ragazzo). Mi è sempre piaciuto sentirmi chiamare Bisk, perché amo i biscotti e la cookies (californiana) comunque oltre all’origine del mio nome, il fatto che faccio trap non è arrivato dal nulla, perché sono cresciuto in un contesto trap; dalla vita di strada fino alla passione per la musica trap… negli anni ho sempre coltivato questa mia indole ribelle, ma solo da poco ho iniziato a fare sul serio.

Purtroppo mi ha fatto perdere molto tempo un incidente stradale. Ne sono uscito piuttosto malconcio e la riabilitazione ha richiesto oltre due anni, inoltre ho perso il mio migliore amico. Comunque ora sto bene e sono pronto a prendermi tutto quello che merito.


A quali artisti ti ispiri? Hai dei punti di riferimento?

Mmmm… vediamo i miei artisti preferiti a cui mi ispiro sono A$ap Rocky che ascolto da sempre e Chief Keef. Dei nuovi artisti ascolto molto Pop Smoke, xxx Tentacion, Juice Wrld e Travis Scott.

Della musica trap se ne parla molto in questo periodo, anche con senso critico perché i testi raccontanto spesso storie di droga e violenza. Tu cosa ne pensi? È solo un modo per fare arte, o c’è dell’altro?

Per come la vedo io la trap è uno stile di vita, e come dici tu nelle canzoni molto spesso si parla di violenza e droga. Ma cosa vuoi che ti racconti un ragazzo di 20/25 anni che vive nel 2020? Chi è che non si è mai fumato una canna? E gli episodi di violenza sono all’ordine del giorno. Comunque la trap va ben oltre questo, fortunatamente tutto prende una forma d’arte, perché attraverso la musica ci si può esprimere. Ed io utilizzo la musica per raccontare il mio trascorso e le esperienze che mi hanno portato ad essere me stesso, ovvero BiskBoy.

Con la musica posso esprimere il mio stato d’animo in un determinato momento, quando sto con la gang, o quando indosso un determinato capo firmato. Il tutto prende una forma d’arte personale che secondo me è valorizzata dal contesto e dagli anni in cui viviamo.

Da 10 anni a questa parte la vita che molti ragazzi di oggi stanno vivendo si può definire “trap”.

Io sono fortunato perché riesco a trasmettere quello che sento nelle canzoni e a creare un sound figo ogni volta, e non è banale come cosa…


Cosa bolle in pentola? Progetti futuri? 

Beh, di progetti ne ho tanti in cantiere. Le canzoni che ho pubblicato sono solo una piccola parte del progetto BiskBoy.

Presto uscirà una nuova trapshit e spero molto presto un album.

Adesso con l’emergenza sanitaria in atto non ho potuto lavorare in studio, con il mio producer J2L, ma spero di ripartire al più presto.

FLM

La musica ci salverà: Algoritmo, il nuovo brano di Willie Peyote (feat. Shaggy e Don Joe)

Anche se siamo a un passo dalla fase 2, la situazione è e resterà incerta ancora per un po’.
Soprattutto quella relativa al mondo dello spettacolo in generale e della musica in particolare.

Willie Peyote ha però deciso di scendere metaforicamente in piazza per dire la sua in un giorno che di solito è particolarmente importante ma oggi, nel 2020, è solo particolarmente delicato: 1 maggio, Festa dei lavoratori.

“Ora che tutti parlano della necessità di ripartire, di ricominciare, della fase 2 o 1,5 o 1bis non si capisce, noi che operiamo nel mondo dello spettacolo siamo consapevoli che per il nostro comparto sarà ancora lunga e nessuno sa davvero quanto.
In un contesto come questo l’unico modo per ripartire, o almeno per fare in modo che quando si potrà effettivamente ripartire non ci si trovi di fronte al vuoto totale, è fare musica. Le canzoni non sono solo la nostra passione, sono il nostro lavoro, sono l’unico modo che abbiamo per sentirci utili e rendere produttive le nostre giornate.
Per questo “Algoritmo” esce oggi, per celebrare la Festa dei Lavoratori pensando in particolare proprio ai lavoratori dello spettacolo, a tutti i miei collaboratori, colleghi e amici, per dire a tutti loro che non ci siamo fermati, che sarà difficile certo ma che farò e faremo insieme tutto ciò che è possibile per rimanere qui dove siamo arrivati dopo anni di fatica, così quando sarà ora torneremo tutti sopra e sotto il palco a fare quello che sappiamo fare meglio e che più ci piace.
#siamotuttisullostessopalco

Algoritmo, il nuovo brano di Willie Peyote feat. Shaggy e Don Joe, è un brano che non ha nulla a che vedere con la pandemia, con il lockdown, con lo stato attuale delle cose. Anzi, è un brano che per 2 minuti e 59 secondi ci fa staccare da tutto questo, ci fa prendere bene e ci fa muovere i piedi sotto alla scrivania.

Puoi ascoltare Algoritmo direttamente da qui:

Testo

Il destino è solo una combinazione un caso 
trovare i pezzi di sto puzzle 
che chissà dove sono sparsi 
con tutto sto via vai è già difficile incontrarsi 
a forza di provarci 
io le mie emozioni le ho criptate 
le ho nascoste tipo in codice le hai decifrate 
la mia chiave era segreta ma tu sei un hacker 
per la mia dieta tu sei un torta sacher 


Poi quando balli girano le teste come eliche
se fai le mosse giuste come un social media manager 
se in amore non ci sono regole 
sai che chi è più forte non ha paura di sembrare debole 

Tu ti muovi così bene dimmi come fai 
ad entrare senza password e a sgamarmi i file
l’algoritmo ha il tuo ritmo 
l’algoritmo ha il tuo ritmo 
che mi vedi più leggero di una versione live 
è che con te mi prende bene anche senza wi-fi
l’algoritmo ha il tuo ritmo 
l’algoritmo ha il tuo ritmo 

Se non sei il numero uno vali zero in questo codice binario 
se il treno passerà una volta sola mi consola tanto non è mai in orario 
tu invece hai un tempo straordinario 
sei un metronomo 
la tua sola presenza mi chiude lo stomaco 
sei il mio dietologo
ma faccio finta tipo volpe e l’uva 
come se non hai l’ombrello e fuori diluvia 
convinti che per essere sicuri serva costruire muri e barricare le emozioni in una cassaforte 
e solo una combinazione coi tuoi numeri puoi andare oltre 
hai il passepartout per queste porte

Tu ti muovi così bene dimmi come fai 
ad entrare senza password e a sgamarmi i file
l’algoritmo ha il tuo ritmo 
l’algoritmo ha il tuo ritmo 
che mi vedi più leggero di una versione live 
è che con te mi prende bene anche senza wi-fi
l’algoritmo ha il tuo ritmo 
l’algoritmo ha il tuo ritmo 

E se avete bisogno di consigli musicali per questi giorni, non dimenticate di leggere il nostro articolo.

“Mentale strumentale”: il viaggio dei Subsonica (e non solo) tra il vecchio e il nuovo.

In questo periodo di tempo sospeso, segnato dall’emergenza Covid-19, dopo gli affanni dell’inizio e tutte le buone intenzioni, è successo che, a un certo punto, si sono perse le parole. Perse dove?
Nel vuoto, nel tempo perso, nello spazio chiuso e sono rimasti i suoni. Quelli interiori prima di tutto: quel rumore incessante che rimbomba dentro la testa e che solitamente viene messo a tacere, camuffato dalle varie routine-gabbie dell’esistenza; della primavera che “non bussa, lei entra sicura” (De Andrè) e canta fuori dalla finestra, implacabile e inarrestabile; delle case degli altri, improvvisamente così vicine alle proprie, del fuori che inaspettatamente diventa muto e se prima era un trionfo di rumori indistinti, ora, dal silenzio, parla nitidamente.
Fuori dalle vecchie gabbie, ma intrappolati dentro una nuova, sconosciuta seppur la più nota (la propria dimora), altri carcerieri si fanno avanti.
I suoni appunto. Quelli dei pensieri sopra ogni cosa. Assordanti come il silenzio. Pesanti come piombo. Tanto pesanti che fanno cadere, tanto da non riuscire a rialzarsi, tanto da ritrovarsi indietro dove non ci si ricordava neppure di essere stati.
Sono i suoni di uno spazio siderale che vengono da un passato che si fa presente e improvvisamente apre una strada immaginaria verso il futuro, imperscrutabile ora da dentro la casa-gabbia, in cui ognuno si trova incatenato e cieco, come nel mito della caverna di Platone.
Platone ci insegna che in realtà non si è ciechi, ma solo incapaci di guardare, perché immersi in un buio al quale ci si deve abituare, se si ha avuto il coraggio di voltarsi verso la luce, prima di scorgere le forme. Dapprima ammaliati dalle ombre, si imparerà, gradualmente, a riconoscere il reale.

Subsonica

I Subsonica con il loro nuovo (vecchio) lavoro hanno fatto più o meno questo: hanno scovato tra le ombre del loro passato qualcosa di prezioso e lo hanno portato alla luce, rendendolo finalmente reale.
L’album infatti, in realtà, viene realizzato nel 2004, ma viene pubblicato solo adesso, esattamente il 24 aprile 2020.
Ora, la prima domanda che sorge è quanto sia furbo e ruffiano pubblicare adesso che i tour sono fermi, la produzione è ferma e tutto il settore dello spettacolo si trova sul crinale scivolosissimo di un precipizio senza precedenti, un vecchio album spacciandolo per nuovo (poco dopo un altro in cui avevano già abbondantemente attraversato e rivisitato il loro passato).
In realtà, al di là di tutte le critiche e le considerazioni, ci si rende conto che era esattamente quello che ci voleva. Nonostante le sonorità arcaiche, ma mai scadute, l’album si fa portavoce (senza voce) perfetto di questo periodo. E il fatto che parte dei proventi siano stati donati a diversi ospedali del Piemonte impegnati nell’emergenza Covid-19, lascia immaginare che non sia stata (solo) una mera speculazione.
Non si tratta di una prima nascita, ma di una ri-nascita, e quei suoni, ormai quasi antichi, si ri-attualizzano in una nuova narrazione. Che è un po’ ciò che accade nel mondo ora ed è la sfida a cui è chiamato l’uomo vecchio-nuovo (come nella dialettica tra l’anziano morente e lo Star Child di “2001 Odissea nello spazio”, Stanley Kubrick 1968).

Ed ecco che il suono-aguzzino si fa suono-libratore che dalla gabbia più oscura e profonda, apre nuove, inaspettate, sconosciute e liberanti vie di salvezza.
Il nuovo album dei Subsonica è un trionfo di suoni: senza parole, di un tempo passato e in parte dimenticato, eco di una profonda esplorazione dello spazio interno ed esterno. Tanto si scende dentro, tanto si viaggia oltre, tanto si scava indietro, tanto ci si proietta in avanti e viceversa. È un viaggio di liberazione: un viaggio mentale, un viaggio strumentale.
“Mentale strumentale” (Sony Music 2020) è un’esperienza che coinvolge tanto chi l’ha vissuta quanto chi la sente. Lo spazio compresso e soffocante di chi ascolta si riempie di stelle e diventa universo, cosmo, luna. Soprattutto la luna. Di nuovo la luna. Sempre la luna. Lei, con i suoi cicli inarrestabili, governa su tutto, perfino sulla musica. E rievoca anche quella dimenticata in un cassetto.
E allora pronti al “Decollo”, “cullati dalla tempesta” che ha travolto tutto, si viene sospinti in alto, verso l’“Artide 3AM”, “Al nord di ogni lontananza”, viaggiando soli e persi come “Detriti nello spazio”, come uomini nuovi in procinto di un nuovo inizio. Uomini e donne Alfa, come la “A di addio” a tutte le zavorre che non consentono il volo, spazzate via dalla “Tempesta solare” (di luce appunto) e immolate in un sacrificale “Delitto sulla luna”.
Ora si risorge, si rinasce, si emette l’afflato di nuova vita, il gemito primordiale e prelinguistico, “Strumentale”, appunto, prima di fare “Rientro in atmosfera”, la stessa dalla quale si è partiti, ma dove nulla sarà come prima.

Zoizi racconta una generazione col singolo “Odore” : l’intervista

Da un dettaglio sensoriale è nato “Odore”, il nuovo singolo del cantautore classe’90 Zoizi. Probabilmente l’avete già ascoltato in radio ma ora provate a soffermarvi sulla storia che questo brano racconta: la storia di un’amicizia, della voglia di libertà tipicamente adolescenziale, della generazione di ragazzi cresciuti negli anni Novanta.

Anche il video musicale è una narrazione, in cui la voce che racconta è quella dell’artista che noi di Indielife abbiamo intervistato.

Ciao, grazie della disponibilità. Innanzi tutto, come stai affrontando la circostanza dell’isolamento?

Bhè, come tutti! Guardando film, serie TV ma sto anche scrivendo canzoni nuove. E mi ero ripromesso di riordinare la camera ma ancora non l’ho fatto (ride).

Dunque, per quanto riguarda “Odore“, è un brano evocativo, perché racconta la storia di una generazione. Se dovessi associare un colore, quale sarebbe?

Forse assocerei i colori bianco e nero, che sono quelli del videoclip. Il brano nasce nel tentativo di diventare un inno generazionale, si tratta di un racconto della mia generazione, ovvero quelli nati nel ’90. Comunque bianco e nero.

Com’è il tuo approccio alla stesura di brani? 

Musicalmente parlando, parte tutto da un giro d’accordi; poi nasce il mood, l’emozione che voglio associare. Una canzone in sé nasce però da un’esperienza, da qualcosa che ho vissuto. È difficile che io scriva qualcosa di inventato, racconto perlopiù qualcosa che mi è accaduto. È un approccio autobiografico.

Allora, sappiamo che hai collaborato con Francesco Renga, mi racconti un po’ quest’esperienza?

È stata una figata pazzesca! Ho aperto cinque date del suo scorso tour, è stata un’esperienza che equivale  a due anni di concerti per conto tuo (ride). Ho provato ad apprendere il mestiere, anche solo osservando. Ho avuto modo inoltre di ricevere da lui dei consigli sul riscaldamento vocale. Sono stati giorni emozionanti, ho cantato davanti a duemila persone. Molto bello.

Parliamo di gusti musicali: con quale artista ti piacerebbe collaborare?

Allora, il mio idolo in assoluto è Liam Gallagher. Il mio sogno sarebbe suonare con lui. Mentre in Italia oserei dire Giusy Ferreri oppure scrivere un singolo con Motta, che è un altro artista che apprezzo molto. Ascolto molta musica e vari generi. Mi piace sperimentare.

La musica si può considerare come una grande maestra. Qual è l’insegnamento che ti è rimasto più impresso sino ad ora?

Sono sempre stato affascinato dagli artisti un po’ ribelli, che osano. L’insegnamento più grande che la musica mi ha regalato è il saper scavare fino in fondo per essere felici con se stessi. Ecco, grazie alla musica personalmente ho deciso di ribaltare la mia vita a ventisette anni e di provare a fare il cantautore. Sembra un po’ da pazzi, ma sono contento. Se no avrei avuto rimorsi tutta la vita. Certo, non è facile, ma se posso dare un consiglio ai più giovani, è di provare e crederci fino in fondo.

Non ti chiedo che genere di musica proponi, ti chiedo: cosa dobbiamo aspettarci da Zoizi?

Mi definirei ribelle, sincero e romantico. Vorrei che i miei ascoltatori possano cogliere che sono un ragazzo senza paura di raccontare cose che ha vissuto davvero. Quando qualcuno canterà le mie canzoni, si deve rivedere e questo è molto importante.

Si può parlare della ricerca dell’autenticità?

Vorrei vivere onesto con me stesso.

E questo potrebbe essere un buon esempio.

Un buon esempio. E perché no?

Così Zoizi racconta una generazione col singolo “Odore”.

Zoizi racconta une generazione col singolo “Odore”

Fonte: Ufficio stampa Red&Blue

Eventi e concerti dopo il Covid-19, videointervista ai Giovani Nervianesi

Eventi e concerti dopo il Covid-19, videointervista ai Giovani Nervianesi.

In questi giorni di incertezza e di impossibilità ad avere contatti con le altre persone, ci si chiede sempre più cosa succederà ad un settore che fa dell’aggregazione la propria vita, il mondo degli eventi.

Ho approfittato della quarantena per fare due chiacchiere con i ragazzi dell’associazione culturale Giovani Nervianesi, esperti di comunicazione e organizzatori di eventi come il BIG BANG MUSI FEST a Nerviano (MI), di quello che succederà dal 4 Maggio 2020 in avanti, data di partenza della tanto attesa fase 2 di questa emergenza Covid-19 e di come si evolverà il settore degli eventi e dei concerti al termine di questo periodo di quarantena.

Di seguito l’intervista integrale presa dalla nostra pagina Facebook:

Eventi e concerti dopo il Covid-19, videointervista ai Giovani Nervianesi.

LA MUSICA DEL DIAVOLO

“Chi non ama il blues ha un buco nell’anima”. Questa scritta apparve sul muro di un vecchio negozio di dischi nel Mississipi. Il blues è definito da molti, la musica del diavolo, per via della leggenda sul talento di Robert Jhonson. Per altri invece, definiti e trattati come gli ultimi per tanti secoli, fu una vera e propria salvezza. Attraverso le sue semplici note e i loro strumenti di fortuna, molti schiavi afroamericani, trovarono la libertà fisica e mentale ed un alternativa ad una vita pieni di povertà e disperazione. Attraverso le loro chitarre, musicisti di fama internazionale, hanno ispirato tutta la musica moderna che noi oggi ascoltiamo con grande piacere. Sono stati scritti molti libri sull’argomento, ma in questo piccolo articolo vi consiglierò solamente i tre che ho letto e che hanno ampliato le mie conoscenze in questo grande e favoloso mondo musicale.

GLI AUTORI:

GILES OAKLEY: Autore del libro “La musica del Diavolo”, si è laureato in storia ed ha lavorato per anni come produttore televisivo per la BBC, realizzando programmi di vario genere. Tra questi anche il documentario da cui è nato il libro e che porta lo stesso titolo.

FABRIZIO POGGI: Classe 1958, si avvicina giovanissimo al mondo della musica. Verso la fine degli anni ottanta conosce l’armonica a bocca. S’innamorerà dello strumento fino a diventarne uno dei più bravi solisti italiani. Con alcune band, la più famosa fu “Chicken Mambo”, incide diciannove album. Molti di questi vengono prodotti negli Stati Uniti, paese che conosce molto bene grazie ai tour e alle numerose collaborazioni con artisti di fama mondiale. La grande casa produttrice di armoniche, la Hohner, gli diede un importante oscar alla carriera. È stato anche il primo europeo ad essere candidato ai Blues Music Awards ed ai Jimi Awards, diventando il bluesman italiano più conosciuto oltreoceano.

ROBERT PALMER: Nato in Arkansas nel 1945 e morto nel 1997, è editor della rivista “Rolling Stone” nei primi anni settanta, per poi diventare negli anni ottanta il famoso capo critico musicale del “New York Times”. Oltre al libro Deep Blues, ha scritto numerosi libri. Il suo amore per la musica e straordinaria conoscenza tecnica lo ha portato a conoscere alla perfezione numerosi generi musicali. È stato il fondatore, negli anni sessanta, del Memphis Country Blues Festival. Palmer ha insegnato anche in numerose università ed è considerato uno dei massimi esperti di Etnomusicologia.

I LIBRI:

LA MUSICA DEL DIAVOLO: Questo libro giornalistico è un lungo viaggio che parte dai campi di cotone del 1800 ed arriva fino alle moderne città e al moderno blues, passando per New Orleans, Chicago e il Delta del Mississipi. Oltre alla spiegazione tecnica, l’autore affianca numerosi parti di testi musicali che ti fanno respirare il vero senso del Blues e la vita che ha ispirato i musicisti a scrivere e suonare in quel modo. Il lettore può così immergersi nel duro e povero mondo che vivevano quelle persone leggendo i testi originali, cercando di comprendere una lingua non del tutto semplice. Ad affiancare le parole e le spiegazioni, possiamo vedere molte foto ed illustrazioni che completano un grande quadro della storia popolare americana.

ANGELI PERDUTI DEL MISSISSIPPI: La differente struttura del libro e il linguaggio semplice scelto dall’autore italiano, ci porta nelle menti e nello spirito di chi ha fatto la storia del Blues. Strutturato come se fosse un “Vocabolario del Blues”, il lettore conosce particolarità e sfumature del genere attraverso tutte le voci e gli artisti. Una suggestiva passeggiata che ci porta ad disegnare una geografia storico-sociale. Un saggio musicale imperdibile per gli appassionati del genere e di musica in generale.

DEEP BLUES: Un libro storico, un saggio strutturato come un grande romanzo americano. Capitolo dopo capitolo, il libro illustra non solo la storia del blues ma anche quella che è stata una fetta importante della storia Americana. I molti artisti, famosi e non, hanno evidenziato gli aspetti più solari e quelli più neri attraverso i loro lamenti e gli accordi struggenti. Il libro, come un gentile e preparato maestro, ci conduce in quel mondo spiegandoci ogni aspetto poco chiaro. Un percorso antropologico costruito dall’autore grazie anche ai molti incontri con i protagonisti di quella che venne definita “La musica popolare Americana”.

RIFLESSIONE PERSONALE:

Il blues per me non è solo un genere musicale, è “La Musica” per eccellenza. Condito con aspetti crudi e ambientazioni nere, questo genere non viene solamente ascoltato dagli amanti come me. Il Blues ti entra dentro e ti smuove l’anima. Inizi a sentire le note e i lamenti delle voci rauche e calde dei bluesman con il cuore, l’eco delle corde delle chitarre riecheggiano nelle stanze vuote della tua mente, mentre sei lì ad ascoltare un loro disco. Non ci sono parole esatte per definire la vera bellezza del Blues, tranne forse quelle usate dai suoi cantanti nei loro testi. Il buio vuoto delle menti dei tanti schiavi, fa da contrasto ai nostri illuminati pensieri. Assetati di vita e di sapere, attraverso i loro canti, urlano la loro sete di libertà.

Immagini prese da Google immagini

Clementi Simone

Primo Maggio 2020, il cast dell’edizione straordinaria

La musica non si ferma per il Primo Maggio 2020. Nonostante non ci sia la possibilità di assistere in Piazza San Giovanni a Roma, il grande Concertone vivrà in una forma nuova e ibrida.

Venerdì 1 maggio dalle 20.00 su RAI3 e in contemporanea su Rai Radio2 sarà in onda il #1M2020 che avrà come tema: “Il lavoro in Sicurezza: per Costruire il Futuro”.

1maggio
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L’evento sarà trasmesso in diretta TV dal Teatro Delle Vittorie a Roma. Promosso come sempre da CGIL, CISL e UIL, una produzione TV di Rai Tre, con la direzione artistica di Massimo Bonelli. Per rendere al massimo la qualità delle performance artistiche, nel pieno rispetto delle norme di sicurezza previste dell’emergenza sanitaria in corso, i live verranno realizzati principalmente presso la sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma (dove è installato l’Auditorium Stage Primo Maggio 2020) oltre che in altre location sparse per l’Italia e prescelte direttamente dagli artisti.

Line Up

Si esibiranno GIANNA NANNINI, VASCO ROSSI, ZUCCHERO non proprio degli abitué del palco, ma che quest’anno si sono prestati alla causa di un Primo Maggio ai tempi del coronavirus.

Un cast molto televisivo, un po’ un mix di Sanremo passati che hanno inglobato anche la scena indie. Ecco la lista degli artisti: AIELLO, ALEX BRITTI, BUGO e NICOLA SAVINO, CRISTIANO GODANO dei MARLENEKUNTZ, DARDUST, EDOARDO e EUGENIO BENNATO, ERMAL META, FABRIZIO MORO, FASMA, FRANCESCA MICHIELIN, FRANCESCO GABBANI, FULMINACCI, IRENE GRANDI, LE VIBRAZIONI, LEO GASSMANN, LO STATOSOCIALE, MARGHERITA VICARIO, NICCOLÒ FABI, NOEMI, ORCHESTRA ACCADEMIA di SANTA CECILIA, PAOLA TURCI, ROCCO PAPALEO e TOSCA.

Quest’anno la Tv è la supplente di una manifestazione che negli ultimi anni era riuscita a raccogliere le istanze della musica della cerchia indie, che viene a malapena sfiorata (vedi Fulminacci).

PRIMO MAGGIO NEXT

Si uniranno all’evento anche i quattro vincitori di “PRIMO MAGGIO NEXT”, il contest organizzato da iCompany e dedicato agli emergenti, tra i quali troviamo:

  • La cantautrice ELLYNORA con il suo brano “Zingara”
  • La cantautrice LAMINE con “Non è tardi“,
  • Il cantautore MATTEO ALIENO con “Non mi ricordo”
  • Il cantautore NERVI con “Sapessi che cos’ho”.

Conduttore

Resta da scoprire chi sarà a condurre la serata il Primo Maggio 2020, mistero su questa figura che l’anno scorso è stata interpretata da Ambra Angiolini e Lodo Guenzi de “Lo Stato Sociale”.

Avanziamo l’ipotesi che sia lo stesso Amadeus a condurre, doppiando così la conduzione di uno show musicale, come Sanremo.

Réclame: “vorremmo piantare i piedi nella tradizione cantautorale italiana”

I Rèclame sono una band di Roma, nata dall’incontro di Marco Fiore con i fratelli Edoardo, Gabriele e  Riccardo Roia

L’esordio del gruppo è stato significativo: è stato infatti sugellato dall’esibizione sul palco di Sanremo Giovani in diretta su Rai1.

L’ album d’esordio è anticipato dal brano “Due amanti”, un nostalgico ricordo, una scoria, una storia della fine di un amore.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Marco Fiore (voce e testi) per parlarne.

Ciao Marco, partiamo dal principio: com’è nato il progetto Rèclame?

Ufficilamente è nato lo scorso anno ma io e gli altri tre ragazzi suoniamo insieme da molto più tempo. Ci siamo conosciuti sui banchi di scuola, poi abbiamo iniziato a condividere la passione per la musica e il relativo percorso accademico. In seguito abbiamo avuto la fortuna di conoscere Daniele Sinigallia e Andrea Rapino con cui stiamo portando avanti il progetto.

 Sappiamo che avete partecipato a Sanremo Giovani 2019, com’è stata questa esperienza?

È stata una soddisfazione grandissima! Calcare il palco del teatro del casinò di Sanremo e suonare in una diretta televisiva davanti ai giurati è stato molto stimolante.

I testi dei vostri brani sono piuttosto maturi, qual è allora il processo creativo?

Di certo non è univoco. Il testo per esempio è molto influenzato dalla letteratura e dal cinema, di cui sono appassionato. Poi ci ispiriamo al cantautorato italiano, si pensi a De Andrè; ma anche ad artisti come Nick Cave e Leonard Cohen. Comunque cerchiamo di sperimentare e creare un sound moderno.

Mi parli del brano “due amanti”?

Il focus del brano è una relazione finita, un addio doloroso quanto necessario. Ho un approccio narrativo abbastanza legato ai sentimenti. Si tratta forse del pezzo più pop del disco.

Si tratta allora di un disco dal sound eterogeneo…

Assolutamente sì! I primi due pezzi che potete ascoltare sono molto diversi. Il primo (Il viaggio di ritorno, ndr) è più rock e elettroacustico; il secondo è appunto più pop.

…avete mai pensato a che pubblico vi rivolgete?

Devo essere sincero: non ci ho mai riflettuto. Le canzoni, quelle che rimangono nel tempo, sono quelle in cui un po’ tutti riescono a rispecchiarsi. Col riuscire in qualcosa del genere, il problema del pubblico non si pone. Spesso nel pop si cerca di creare un effetto di immedesimazione ma forse a  volte risulta forzato. Secondo me l’immedesimazione deriva dall’affrontare un tema particolare che sia condiviso.

Musicalmente come state affrontando questo periodo di quarantena?

Mi auguro che si torni il prima possibile ad ascoltare concerti dal vivo: è fondamentale per la fruizione della musica. Noi dovremmo pubblicare il disco a Maggio, ma ci sono varie dinamiche discografiche legate all’esposizione mediatica.

Cosa ci dobbiamo aspettare allora dai Rèclame?

Vorremmo piantare i piedi nella tradizione cantautorale italiana. Per il disco, ci saranno delle sorprese!

Fonte: Ufficio Stampa Big Time

Attenzione: ascoltare con l’anima il New Music Friday

Ti sarà capitato almeno una volta di attendere la mezzanotte tra giovedì e venerdì per ascoltare le nuove uscite su Spotify dei tuoi artisti preferiti o per scoprire progetti emergenti. Ebbene, in un noioso venerdì di quarantena ecco i nuovi singoli che vi vogliamo raccontare. Attenzione, ascoltare con l’anima.

Canova –  Never

Singolo spudoratamente sentimentale (in senso buono), Never è una ballad di quella band che stavolta scopre un’attitudine romantica. A riguardo afferma: “Never ha il potere di trasportarci in pochi minuti dentro quella storia. Una storia con tre soggetti, ma senza la tragica ironia di Threesome”. Il timbro caldo della voce di Matteo Mobrici sul finale cede la scena a un assolo di chitarra in pieno stile Canova. Spoiler: si tratta dell’unico assolo dell’intero album.

Management – Sto impazzendo (Nite Version)

Una versione inedita del brano estratto dal disco “Sumo”, Sto impazzendo (Nite Version) è stato descritto dai Management come un “un grido disperato, impreziosito da una nuova produzione più intima e minimale”. Del resto Luca Romagnoli (voce e testi) ci ha già spiegato il gusto dell’equilibrio che di certo a Marco Di Nardo (chitarrista e produttore) non manca. Ancora una volta dunque il duo abruzzese racconta l’attualità con sarcasmo e delicatezza.

Matteo Faustini – Vorrei (la rabbia soffice)

È disponibile da oggi sulle radio il secondo estratto dall’ album “Nel bene e nel male”, il brano Vorrei (la rabbia soffice) del cantautore Matteo Faustini. Si tratta di una riflessione personale ma condivisibile sui desideri inespressi in cui forse ognuno di noi si può identificare. La voce fresca e dolce dell’artista ci guida verso una consapevolezza: il dolore è solo un acceleratore di esperienza.

Amelia – Siamo tornati umani

Pianoforte, voce e un po’ di cielo: così il cantautore Amelia racconta come “Siamo tornati umani”. Il brano è da ascoltare con attenzione per visualizzare le immagini che inevitabilmente nascono nella mente di chi sente, non solo con l’udito.

Prestate attenzione: ascoltare con l’anima.

Fonti: Ufficio stampa Valentina Aiuto (Canova), Ufficio Stampa e Promozione Big Time (Management)