Valeria Pusceddu; Stand Up Comedy è indipendenza.

Cultura indipendente,

per spiegare il perché di questa intervista bisogna necessariamente partire dal significato di queste due parole. O meglio del significato, tra i tanti che possono assumere, di ciò che è per me cultura indipendente. Ho scelto di avventurarmi nel mondo della Stand Up Comedy proprio perché credo, che insieme alla musica, al cinema e a l’arte in generale, possa esserne un esempio abbastanza esplicativo. Sono andato alla ricerca dunque di idee, di concetti, di capacità espressive, che non dipendessero necessariamente da canoni prestabiliti. Che non dipendessero di fatti da una morale “main stream” o da un gusto del buon costume globale e globalizzato.

Farò qualche domanda alla giovanissima Valeria Pusceddu, che sta già raggiungendo risultati importanti nel mondo della Stand Up Comedy e non solo. Lei ci aiuterà a capire cosa vuol dire fare Stand Up Comedy, e cosa significa per lei essere indipendenti.

Dunque eccomi qua, armato di cellulare e buoni propositi per cercare di fare domande interessanti, e mentre mi preparo a prendere appunti parte la chiamata…

Ciao Valeria, intanto ti ringrazio del tempo che ci stai dedicando. Inizio con il chiederti che musica ascolti? E quale genere musicale potrebbe essere secondo te associato alla disciplina che interpreti con abnegazione?

Lei sembra pensarci un po’ sopra, tipo sfogliasse un catalogo mentale, giusto qualche secondo prima di rispondere:  

Ascolto un bel po’ di roba Swing e Electro Swing. Amo Romina Falconi e Immanuel Casto e in generale molto indie. Mi piace anche il Rap, con il quale trovo molte affinità con la Stand Up comedy.

In che senso? Ed ecco che mi sembra quasi sentirla ragionarci su, per cercare di dare forma alle mille idee che le frullane nella testa.

Allora provo a spiegartelo per come ci riesco: Tra le due discipline ci riscontro un modo simile di strutturare i testi, con capacità di sintesi e di impatto. Mi spiego meglio; sia un testo rap che un monologo hanno delle tempistiche ben specifiche da cui far emergere dei contenuti. In più la scelta delle parole, dei termini, è fondamentale per la buona riuscita di una rima o una battuta. Un altro fattore in comune molto importante è quello del non scadere nella faciloneria…

Eh? Ride.

Per faciloneria intendo una rima o una battuta banale o superficiale, ma che per qualche motivo a me ignoto funziona comunque. Faccio un’esempio.

Grazie. Ride ancora.

Qualche tempo fa ho assistito ad un Tecniche Perfette a Cagliari (Importante manifestazione nazionale in cui i rapper si sfidano in una disciplina chiamata freestyle, basata sull’improvvisazione di testi in metrica ndr) ed ho notato che sono stati messi dei limiti, per dar spazio all’originalità creativa. Le uscite sessiste, la misoginia, l’offesa personale sterile, sono purtroppo inflazionatissime/diffusissime, per far ridere o da mettere in rima, e quindi al di là delle implicazioni etiche , diventano noiose. Posso dire dunque che in entrambi gli ambienti si è aperto il dibattito sul sessismo, che li arricchisce rendendoli sempre più stimolanti. Spero di essermi fatta capire.

Alla perfezione, dunque passo alla prossima domanda. Il luogo di origine, l’ambiente di provenienza, forma per forza di cosa un individuo, dunque anche il comico che diventerà, e in Italia ne abbiamo avuto esempi lampanti. Al di là della musicalità nei dialetti, cosa credi che cambi al giorno d’oggi tra i comici geograficamente parlando? Nel tuo caso cosa vuol dire essere una ambiziosa ragazza sarda?

Allora intanto inizio con il parlare di me, e di cosa vuol dire per me essere sarda. Ho sempre pensato che noi avessimo una maniera tutta nostra, in chiave sarcastica oserei dire, di affrontare la quotidianità. E questo chiaramente influenza la formulazione di battute…

Dici si capisce?

Perfettamente, continua pure.

Ecco, mi viene in mente che di questo appunto ne parlai con un grande della Stand Up Comedy italiana. Non molto tempo fa Daniele Fabbri, comico romano che apprezzo tanto, mi ha confermato che anche lui ha notato questa caratteristica in noi sardi; e lui è uno di quelli che di teatri ne ha girati parecchio e di persone ne ha conosciute tante in lungo e in largo per tutta l’Italia.

Pausa per riprendere fiato, sospiro di ammirazione e si riparte…

Per quello che riguarda in generale invece, credo che ad oggi l’utilizzo del personaggio geograficamente stereotipato sia abbastanza passato, soprattutto nei più giovani. Penso che la caratterizzazione più forte si ha non tanto nella maniera di interpretare un monologo, uno spettacolo o quel che sia, ma nell’essenza stessa di ciò che quel monologo o quello spettacolo contengono.

Ehm… cioè? Gentilmente mi viene in contro con invidiabile pazienza. 

Nel senso, credo che la provenienza geografica porti anche inconsciamente a tendere ad affrontare determinate problematiche, rispetto ad altre. Si tende a farsi carico della responsabilità di denunciare, in un certo senso, ciò che non va nel luogo da cui provieni.

E dopo aver assimilato bene la risposta continuo con le mie domande; Pur essendo molto giovane approfondendo i tuoi monologhi, per altro molto divertenti, una cosa che mi ha colpito è che sembri trattare sempre temi a te affini, che conosci e che si notano essere ragionati. Come scrivi i tuoi spettacoli? Da cosa parti davanti ad un foglio vuoto da riempire sempre in chiave ironica.

Allora guarda, inizio con il dirti che qualsiasi mio monologo parte sempre da due sentimenti ben precisi, che mi spingono a ragionare e poi a scrivere; la rabbia e lo stupore. Delle volte l’ironia è un metodo per esorcizzare la rabbia, altre per sviscerare uno stupore. Però se dovessi spiegarlo a parole userei queste due: Rabbia e stupore.

Per il resto prendo ispirazione osservando quello che mi succede attorno a me; sono una ventitreenne sarda, universitaria, palesemente femminista e con una gattona invadente. Direi che di materiale c’è abbastanza da cui partire.

Questa volta devo ammettere che ridiamo insieme, al che continuo cercando di darmi un tono; Un tema che ti ho sentito affrontare, tra gli altri, è quello del femminismo. Cosa vuol dire dunque trattare certe tematiche? Capita di essere fraintesa?

Allora… partiamo dal presupposto che io mi reputo femminista nel senso più “puro” del termine, credo genuinamente nella parità di genere. Detto questo mi viene abbastanza facile ironizzare sull’estremismo misandrico. Questo a mio avviso è una distorsione quasi nociva per un movimento basato sull’indipendenza e l’emancipazione.

In più credo che non bisogna confondere una posizione di ideali con una necessità intrinseca di aggregazione. Dando un occhio alla piramide dei bisogni di Maslow è facile capire poi da che cosa derivino tutte queste faide interne al femminismo stesso. Penso ci sia più bisogno di fare un grande, vario e aperto fronte comune contro le ingiustizie, che chiudersi ermeticamente in correnti e correntine. Dunque si, capita di essere fraintese, ma cerco sempre di riderci su.

E dopo aver, con grande vergogna e umiltà, cercato informazioni riguardo la piramide di Maslow, ho fatto la mia domanda successiva; Ti chiedo una curiosità, con tanto tempo passato a cercar di far divertire gli altri, cosa fa ridere te? Hai degli idoli a cui ti ispiri? 

Intanto direi che ci sono tantissimi comici e comiche. Ad esempio Katherine Ryan, Sarah Silverman, John Mulaney. Poi sicuramente direi Daniel Sloss, che nell’ultimo spettacolo su HBO tratta in maniera magistrale e divertentissima il tema della mascolinità tossica. Per quanto riguarda gli italiani invece direi Filippo Giardina, Luca Ravenna, grandissima persona dentro e fuori il palco. Ma anche Clara Campi, Michela Giraud, o la Lalli, che dieci anni fa ha dovuto affrontare un pubblico ben più difficile/tosto di quello di oggi… penso più me ne vengono in mente.

Per ciò che fa ridere me invece direi la Observational comedy; adoro lo studio di piccole cose della vita quotidiana a cui in genere non si fa caso, ma che con le giuste competenze una volta messe al microscopio diventano divertentissime.

Come affronti una platea che non ride ad una tua battuta? E che consigli daresti ad un aspirante comico?

Devo dire che la mia piccola carriera inizia con i vari Open mic, in cui ho avuto l’occasione di mettermi in gioco. Ricordo che il primo è andato fortunatamente o sfortunatamente molto bene, il secondo invece un totale disastro; complice anche la febbre alta. Fatto sta che ho già da subito ho dovuto imparare la differenza tra ciò che fa ridere solo me, o magari un ristretto gruppo di amici, e ciò che invece può essere adatto ad un palcoscenico.

Mi è capitato un’altra volta di aver scritto cinque minuti di monologo i cui primi tre totalmente da buttare, ma è solo con l’esperienza che si impara a poter gestire determinate situazioni. Sicuramente il consiglio più sincero che posso dare è di essere il più genuini possibili e una volta sul palco di mettersi l’armatura e andare avanti con entusiasmo ed energia; il pubblico è attento (I’aggettivo usato non era propriamente attento ndr) e si accorge di tutto.

Bisogna poi imparare ad essere obbiettivi, di fare la giusta autocritica sia in positivo che in negativo, quello è molto importante per la crescita artistica e non.

Ora dopo una piccolissima interruzione dovuta all’arrivo del corriere, e a qualche incontrollato moto d’affetto del gattone di Valeria, faccio la mia ultima domanda; Riallacciandomi al ragionamento di apertura, ti chiedo cosa vuol dire per te essere indipendenti? Al di là di fare musica o arte in generale indipendente. Al di là dell’espressione dell’indipendenza, cosa può voler dire puntare a vivere una vita indipendente?

Io credo che il tutto stia nell’accettare che non si può piacere a tutti. Nel cercare di scendere a meno compromessi possibili nel vivere e produrre la tua arte. Nel non sprecare energie utili a rincorrere la velleità di piacere per forza a qualcuno, e delle volte di riuscire a spingerti più in là del piacere persino a te stesso.

Augurandoti un enorme in bocca al lupo per la tua già brillante carriera colgo l’occasione per complimentarmi con te per i ragionamenti che ci sono dietro a ciò che esponi. Per il motore che muove la penna che scrive i tuoi monologhi. Ricordaci però prima che cosa ti riserba il futuro…

Per quel che riguarda il mio futuro, a Febbraio sarò a Milano il 14 e San Valentino lo festeggio sul palco, mentre il 17 sarò a Parma. Intanto cerco di sopravvivere alla prima ufficiale del mio spettacolo il 20 Marzo a Cagliari. In cui calcherò il palco per un’ora con il nuovo spettacolo che ho praticamente ultimato. Sul palco sarò solo io, il pubblico e il mio Ukulele, che già solo a dirlo mi sale l’ansia,

E ride, del suo ridere contagioso.

UNA STORIA PER IL MIO AMICO

Un uomo anziano scende dalle scale di mattina presto e si reca al bar sotto casa. Saluta educatamente, abita in quel paese da molti anni e lo conoscono tutti.

<< Buongiorno signor Andrea, solito cappuccino e cornetto semplice?>>

<< Buongiorno Mirko, sì grazie sei molto gentile>>.

Come ogni mattina si mette seduto al tavolo, prende il giornale e lo sfoglia mentre fa colazione. È solo al mondo e fa quel rito praticamente ogni mattina, domeniche comprese. Andrea Poggini è un signore simpatico che non si è mai sposato. Nel corso della sua vita è sempre stato un grande amatore, ha avuto molte donne ma nessuna è mai riuscita a sposarlo. È un artista ed è stato un grande cantante. In Italia lo conoscono in pochi perché ha sempre cantato rock in America. Nel Bel Paese solo gli amanti del rock alternative conoscono le sue canzoni. Da anni ormai si è ritirato a vita privata. Nonostante i tanti soldi guadagnati negli anni, fa una vita modesta, gli stravizi li ha fatti in gioventù quando il fisico reggeva. Ora tutti i giorni esce di casa, fa colazione al bar e legge il giornale. Rimane lì per una buona mezz’ora e si gode qualche buona conversazione con il barista che, tra un caffè e l’altro, gli piace parlare di musica. Mirko ama il rock e ovviamente ha tutti i cd della band di Andrea. Ne ha anche un paio autografati direttamente da lui. Queste sono le fortune di essere il barista preferito di una rock star. Verso metà mattina Andrea si alza, si reca alla fermata dell’autobus proprio davanti al bar e salutando, aspetta pazientemente il piccolo pullman comunale. Porta sempre con sé un libro. A volte li cambia, ma la cosa strana è che nessuno lo ha mai visto leggere una sola pagina dei libri che porta sotto braccio. Tutti al bar si sono fatti la stessa domanda, perfino l’autista dell’autobus si è sempre chiesto perché Andrea va in giro con un libro in mano senza mai leggerlo.

Andrea è nato in quel piccolo paese vicino Roma, ma la sua passione lo ha portato a vivere in America per molti anni. Si trasferì a Los Angeles quando aveva poco più di vent’anni, dopo aver concluso il primo contratto discografico con una piccola casa californiana. Per lui la musica è tutto e fin da bambino studiò canto e chitarra per poter far diventare un giorno la sua passione, il suo lavoro. Cambiò molte band e suonò con tante persone, durante gli anni dell’adolescenza, ma il cambiamento radicale avvenne durante il terzo anno delle superiori. Un ragazzo si trasferì dal centro di Roma nel suo paese e venne a studiare proprio nella sua scuola. Ci fu subito un grande feeling tra Andrea e Davide, il nuovo ragazzo. Anche lui era un amante della musica rock ed era un grande chitarrista. Andrea studiava canto e suonava la chitarra ritmica, scriveva spesso delle canzoni o per meglio dire dei testi e delle melodie. Quando i due ragazzi si conobbero, Andrea aveva molti testi che potevano diventare delle belle canzoni ma gli serviva quella spinta in più per migliorarle e farle diventare dei veri pezzi. Davide invitò un pomeriggio Andrea a casa sua, incuriosito da quelle canzoni, e convinto di poter dare quella spinta che solo un chitarrista solista poteva dare. Da quel giorno Andrea e Davide formarono un gruppo e continuarono a scrivere canzoni. All’inizio formarono solamente un duo acustico ma ben presto, le inclinazioni rock dei loro testi li misero alla ricerca di altri membri e formarono un vero e proprio gruppo. Fecero molte serate, soprattutto nei locali di Roma, ma la svolta che avrebbe cambiato la loro vita, avvenne durante una Jam Sassion. Si ritrovarono, in un piccolo palco di un locale di Trastevere, a suonare con un batterista americano. James rimase letteralmente colpito dal sound che i due ragazzi tirarono fuori dai loro strumenti. Si fermò a parlare con loro. Mentre sorseggiavano tutti una birra, Davide e Andrea gli parlarono dei loro pezzi e gli consegnarono una demo con tre canzoni. James si annotò i loro numeri e se ne andò con la demo senza dire molto di lui.

Qualche giorno dopo James chiamò Andrea proprio mentre quest’ultimo aveva completamente dimenticato quel signore americano. Li convocò per un caffè e gli spiegò che oltre ad essere un batterista blues, James era un produttore musicale che avrebbe prodotto il loro primo cd se loro erano d’accordo. L’unico ostacolo era il trasferimento negli Stati Uniti. Decisero di finire quell’ultimo anno di superiori, prendere il diploma, e in seguito si sarebbero trasferiti in California per lavorare al loro primo cd. Da quel giorno la carriera di Andrea e del loro gruppo crebbe a dismisura negli USA. Aveva avuto molto dalla vita e per questo la ringraziava ogni mattina. Seduto sulla panchina, mentre aspettava l’autobus, ripercorreva spesso la sua carriera. Ripensava spesso agli amici che aveva visto lasciare questa vita terrena. Tutti i membri del suo gruppo gli mancavano terribilmente. Erano morti tutti, era rimasto solo lui ed avevano deciso di rimanere in America anche dopo morti. In particolare gli mancava il suo migliore amico, colui che era cresciuto con lui e che più di ogni altro, era stato un fratello per lui.

Le porte del piccolo autobus a gas si aprirono ed Andrea salì con un po’ di fatica.

<< Buongiorno signor Poggini>>

<<Buongiorno a te Roberto come andiamo oggi ? >>

<<Non male, c’è il sole e non fa tanto freddo per essere il mese di febbraio. L’unico neo è questo traffico tremendo>>

<< Il traffico ormai fa parte del tuo lavoro, come per me lo erano i giornalisti, paparazzi e fan molesti>>

<<Già, ha proprio ragione>>.

La conversazione finì lì, Andrea guardò fuori dal finestrino per tutto il tragitto senza nemmeno aprire il grande libro che aveva sulle gambe. Roberto osservava il tutto dallo specchietto retrovisore e, come tutti in paese, si chiedeva perché non apriva mai i libri che aveva dietro. Come ogni giorno, ad ampliare il mistero, Andrea scese davanti al cimitero comunale.

<<Arrivederci Roberto a domani. Buon Lavoro! >>

<< Arrivederci Signor Poggini, Buona giornata!>>

Roberto rimase lì a guardarlo entrare nel cimitero con sempre più domande. Andrea lesse distratto un cartello sul cancello aperto.

OGGI SABATO 18 FEBBRAIO IL CIMITERO CHIUDERÀ ALLE 13.00

Erano appena le dieci del mattino, aveva tutto il tempo per fare quello che doveva fare. Si recò diretto davanti ad una tomba e come ogni mattina la pulì e cambiò i fiori. Sulla lapide si leggeva accanto ad una foto:

Gino Coppa 18/02/1986

11/05/2056

Gino era stato da sempre il suo migliore amico, un fratello che aveva condiviso con Andrea ogni cosa fin da piccoli. Quando Gino divenne uno scrittore famoso, decise di trasferirsi in America vicino al suo amico Andrea. Molti suoi libri diventarono serie tv e film di successo. Era un divoratore di storie, gli piaceva leggere e non smetteva mai di farlo. Morì d’infarto un pomeriggio, ironia della sorte, proprio mentre stava seduto sulla sua poltrona a leggere un libro. Andrea dal giorno della sua sepoltura nel loro paese d’origine, si recava davanti alla tomba del suo amico e dopo averla pulita e riempita di fiori, leggeva a Gino qualche pagina dei suoi libri preferiti. Andrea si sedette davanti sulla sedia pieghevole che il custode metteva sempre vicino alla tomba.

<< Ciao Gino, oggi sarebbe stato il tuo compleanno e ti ho portato un regalo. Il tuo libro preferito>>

Andrea aprì la prima pagina e iniziò a leggere un grande romanzo americano che parlava di un pagliaccio assassino che terrorizzava una piccola cittadina del Maine ogni trent’anni.

Immagini prese da Google Immagini

Clementi Simone

Vince Diodato, i momenti migliori di Sanremo 2020

Si conclude con il 60,6 % di share la 70esmia edizione del Festival di Sanremo. Un festival lunghissimo e seguitissimo che ha visto trionfare il cantautore Diodato con la sua Fai rumore.

In queste 4 serate abbiamo assistito su Rai1 al grande spettacolo della musica italiana in tutte le sue sfumature, timonato da Amadues e Fiorello che hanno conferito un’aura positiva all’evento che ha monopolizzato il discorso mediatico del nostro Paese.

Il racconto televisivo e musicale ci ha incollato al televisore con dei momenti che rimarranno nella storia e nelle teche Rai. Questi quelli più iconici che sono accaduti sul palco dell’Ariston.

La vittoria

Partiamo dalla fine. Diodato ha conquistato la prima posizione del podio di questa edizione del Festival, a seguire Francesco Gabbani con Viceversa che invece ha conquistato la maggiore percentuale del televoto e il premio TIMMusic.

Al terzo posto la rivelazione per il pubblico mainstream, i Pinguini Tattici Nucleari con il brano Ringo Star. Una grande conquista per i ragazzi di Bergamo che provengono da un percorso indie, vergini del palco televisivo.

Diodato ha fatto tripletta ottenendo anche il Premio della Critica Mia Martini e il Premio della Sala Stampa Lucio Dalla. Sarà lui a rappresentare l’Italia all’Eurovision Song Contest 2020 a Rotterdam.

Il premio Sergio Bardotti per il miglior testo è stato consegnato a Rancore con la sua magnifica Eden.

Il premio Giancarlo Bigazzi per la miglior composizione musicale va a Tosca con Ho amato tutto, che conquista anche quello dedicato a Nilla Pizzi per la miglior canzone e interpretazione.

La sezione Nuove Proposte ha visto trionfare Leo Gassman con Vai Bene Così. Il premio della Critica “Mia Martini” è andato al nostro gruppo indie super energico: gli Eugenio in Via Di Gioia con Tsunami.

Il monologo di Rula

La retorica è la principessa del Festival, in questo spettacolo tutti gli ospiti e conduttori hanno voluto dire la loro su un tema sociale o non. Nella prima serata dopo il discorso imbarazzante di Diletta Leotta, ha illuminato il palco dell’Ariston il monologo della giornalista Rula Jebreal. Un pugno nello stomaco, un racconto toccante delle scrittrice con cittadinanza israeliana e italiana che mette a nudo la realtà della violenza sulle donne.

Rula Jebreal
La giornalista Rula Jebrael sul palco dell’ariston

Non solo belle parole ma esperienza vissuta, scritta su un libro nero testimone della brutalità del sistema machista. Sul libro bianco invece le parole d’amore, le canzoni scritte da uomini che amano le donne, prova che la semplificazione uomo:carnefice è una falla del sistema maschilista che si morde la coda.

La classica canzone sanremese di Fiorello

Energia allo stato puro è stato Rosario Fiorello, lo showman ha accompagnato queste serate con la sua versalità, tra gag e canzoni rivisitate. Nella seconda serata ha vinto tutto mettendo in scena La Classica Canzone di Sanremo, “dove si vince con i ti amo”.

Il cliché della canzone qualunquista che ha caratterizzato il Festival per anni, quella massa musicale eterogenea che spegneva le luci dell’attenzione fortunatamente è pian piano scomparso nelle nuove edizioni, grazie anche alla direzione artistica di conduttori come Paolo Bonolis, Carlo Conti e lo stesso Amadeus.

Una bellissima gag meta-musicale, che dimostra la grande esperienza del Fiore nazionale.

Un cuore matto

Celebrare la storia del Festival era una delle mission di questa 70esima edizione. Nella terza serata dedicata alle Cover-Duetti, un brano ci ha fatto davvero emozionare: Cuore Matto interpretata da Piero Pelù.

Il tentativo di Amadeus di catturare il pubblico over, con Albano e Romina e la reunion dei Ricchi e Poveri, non è stato abbastanza.

Piero Pelù con la sua cover ha celebrato questo brano senza tempo, che dal 1967 è rimasto nell’immaginario della musica italiana. Un viaggio nel tempo che ha omaggiato e celebrato il nostro Little Tony.

Bugo Gate

La terza serata ci ha regato una perla della storia della tv italiana. Dopo la mezzanotte vanno in scena Bugo e Morgan con il brano Sincero.

L’orchestra inizia a suonare, Morgan canta un testo diverso da quello originale, Bugo va via dal palco: shock.

Amadeus arriva in scena, tutto si ferma e noi spettatori non ci capacitiamo di cosa stia succedendo. Il conduttore va a cercare il cantautore scomparso, Morgan lo segue, ma in un inquadratura lo vediamo bere dell’acqua. Cosa è successo?

Il testo alterato recita così:

“Le brutte intenzioni e la maleducazione, la tua brutta figura di ieri sera. La tua ingratitudine e la tua arroganza, fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa. Certo, il disordine è una forma d’arte, ma tu sai solo coltivare invidia. Ringrazia il cielo sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro. Questo sono io.”

Morgan e Bugo
Morgan e Bugo

Morgan ha deciso di umiliare Bugo in mondovisione, il suo protagonismo e la sua invidia hanno creato una situazione di conflitto che è sfociata in questo gesto plateale.

La mancata esibizione e la mistificazione del brano costano l’esclusione, Bugo e Morgan sono inseguiti per tutta Sanremo dai giornalisti, messaggeri di un pubblico che vuole capire. Non ci saranno sul palco dell’ultima serata di Sanremo 2020.

Un vicenda del genere rimmarrà per sempre negli annali del Festival, il 2020 sarà ricordato come l’anno del Bugo Gate.

La musica è finita

“La musica è finita e gli amici se ne vanno”, ma le canzoni restano.

Sanremo 2020, le pagelle della serata celebrativa

“Nel nome della musica italiana” è questo il motto della terza serata del Festival di Sanremo, uno show per celebrare i 70 anni della kermesse più importante di sempre.

A co-condurre con Amadeus, Georgina Rodriguez, la bella di Cristiano Ronaldo e Alketa Vejsiu, la conduttrice albanese più brava e popolare della nazione che ci vota sempre all’Eurovision Contest.

Saranno questa sera i professiori dell’orchestra del Festival di Sanremo a giudicare i duetti-cover, fortunatamente. La giuria demoscopica non ci ha dato molte soddisfazioni.

Cover Sanremo 2020

Si inizia subito con Michele Zarrillo e Fausto Leali che cantano Deborah, i campioni fanno gara negli acuti. Maestri. Voto:8.

Junior Cally con i Viito portano Vado al massimo, impegnati in una versione ispanico-reggee del classico di Vasco. Voto: 7.

Marco Masini con Arisa, come in Frozen usano le tonalità alte di Vacanze romane, per catturare il nostro l’ascolto, i brividi. Voto: 9.

Riki, con la pop star spagnola Ana Mena, canta la purezza de L’Edera, lei ha asfaltato il nostro con un’intonazione impeccabile. Voto: 6.

Raphael Gualazzi con Simona Molinari, al piano ci riportano in un night club con E se domani, semplicemente bravi. Voto: 9.

Anastasio con la PFM, fa una cover perfetta di Spalle al muro. Questa è la sua comfort zone che l’ha reso celebre, il testo da #okboomer e la base della Premiata Forneria hanno reso questa canzone molto contemporanea. Voto: 7

Levante con Francesca Michielin e Maria Antonietta cantano la canzone che vinse nel 1982, Si può dare di più. Non le abbiamo sentite nella loro potenza vocale, mancava coesione. Voto: 7.

Alberto Urso con Ornella Vanoni interpretano La voce del silenzio. Lei riesce a evocare l’intimità di questo brano, lui la rompe e rende questa canzone asettico. No. Voto: 6.

Elodie con Aeham Ahmad, fanno un struggente racconto della periferia in Adesso tu, ma manca qualcosa. Voto: 6

Rancore con Dardust e La rappresentante di lista rivisitano Luce di Elisa. La parte rep di Rancore si amalgama perfettamente con la melodia cantata dalla potentissima Veronica Lucchesi. Voto: 9.

Super medly per i Pinguini Tattici Nucleari, in 70 volte raccontano i 70 anni del palco dell’Ariston, performace inattaccabile. Riccardo Zanotti, il leader dei PTN ha una forza incredibile. Voto: 8.

Ti regalerò una rosa è un brano struggente, tocca l’animo di noi tutti. Enrico Nigiotti con Simone Cristicchi ne hanno fatto una versione a cui preferiamo l’originale, ma il duetto ha funzionato. Voto: 7.

Giordana Angi con il Solis String Quartet nel solco di Mia Martini canta La nevicata del ’56. La sua celebrazione del brano è totale, un po’ troppo Tale e Quale. Voto: 7

Le Vibrazioni con i Canova, hanno interpreso una missione rischiosa: un duetto tra due band. Un’emozione da poco anche se cantata da una donna (Anna Oxa), le vocalità dei due frontman non ce la fanno rimpiangere. Voto: 7.

Diodato con Nina Zilli, hanno cantato una versione di 24 mila baci più nelle corde della Zilli, rock-e-roll e un intesa tra i due fortissima. Voto: 7.

Tosca con Silvia Perez Cruz, ci fa rivivere Piazza Grande. Una versione gitana e popolare, che sentiremo presto per le strade di Bologna. Un tributo eccezzionale a Lucio Dalla. Voto: 9.

Rita Pavone con Amedeo Minghi con 1950, sono la storia della musica italiana, perfetti nel raccontare i loro tempi d’oro andati. Voto: 7.

Gli uomini non cambiano: Achille Lauro con Annalisa hanno rispettato un grande brano, senza strafare (nella vocalità) e interpretando la sua femminilità. Voto: 8.

Bugo e Morgan, dopo aver annunciato la loro non presenza a questa serata, invece ci sono con Canzone per te. Nel loro ambiente naturale, i due ci provano a celebrare Endrigo, Morgan al piano ha una marcia in più. Voto: 6.

Ascoltare La musica è finita dopo aver ascoltato sullo stesso palco Ornella Vanoni, lascia un grande senso di vuoto. Irene Grandi con Bobo Rondelli, ne fanno una versione più melanconica. Voto: 7.

Piero Pelù non ci delude con la cover di Cuore matto, perfetta per le sue corde. Questa versione rock mette in risalto la musicalità eccezionale del brano, Little Tony con la sua presenza video ci ha commosso. Voto: 8.

Paolo Jannacci con Francesco Mandelli e Daniele Moretto celebrano il grande Enzo Iannacci (ma va?) con Se me lo dicevi prima. Il teatro canzone è l’apoteosi della milanesità. Niente di nuovo sotto il cielo. Voto: 6 e mezzo.

Elettra Lamborghini con Myss Keta, duettano diveretite la canzone Non succederà più. La vocalità non c’è proprio, restano le due dive che giocano sul palco in un ammiccamento saffico. Voto: 6 e mezzo.

Francesco Gabbani non aspettava altro se non fare una cover de L’italiano. Vestito da astronauta, Gabbani è uno di quei pochi italiani orgoglioso del suo paese e ama la canzone italiana senza se e senza ma. Purtoppo l’unico a Sanremo a cantare solo. Voto: 7.

Classifica Giuria dei Musicisti

Immagine
Classifica cover

Share

Vola lo share: nella terza serata di Sanremo raggiunge il 54,5%, con 9,8 milioni di spettatori.

Puoi rivedere la puntata qui.

Sanremo 2020, le pagelle della seconda serata

Grande successo per la prima puntata del Festival di Sanremo, per festeggiare il 52,2% di share Fiorello inizia la seconda serata negli abiti di Maria De Filippi, regina del piccolo schermo, maestra degli ascolti.

 Seconda serata Sanremo 2020
Seconda serata Sanremo 2020

La stessa Maria chiama Fiorello in diretta, un momento cult della televisione italiana che non dimenticheremo e rivedremo nei montaggi di Techetè.

Nuove proposte Sanremo 2020

Dopo la vittoria di Leo Gassman e Tecla, nella sezione nuove proposte continuano le battle per la finale di venerdì.

Martinelli e Lula con il Gigante d’acciaio sono un duo pop rock, hanno cavalcato il palco senza paura, denunciando con la loro canzone la situazione problematica della città Taranto e del mostro dell’Exllva che mette in pericolo la salute dei cittadini. Tanto Coraggio.

Il gruppo sfida Fasma, che con Per Sentirmi Vivo. L’autotune è quella maschera perfetta che nasconde la sua fragilità. Tanta rabbia e spontaneità nel testo del repper romano, bilanciata da una base musicale malinconica.

Con il 51% delle preferenza della giuria Demoscopica, passa alla semifinale delle Nuove Proposte Fasma.

Marco Sentieri, apre la seconda battle con il brano Billie Blu. Una canzone dove il rap diviene uno strumento di denuncia contro il bullismo.

Lo sfida Matteo Faustini, con il singolo Nel bene e nel male. Tra recitazione e canzone, un messaggio positivo cantato ad alta voce senza paura.

Passa alla semifinale delle Nuove Proposte Marco Sentieri con il 52% delle preferenza della giuria Demoscopica.

10+ a Fiorello

Un uragano di allegria è Rosario Fiorello che mette in scena accompagnao da un coro sanremese, La Classica Canzone di Sanremo, “dove si vince con i ti amo”.
È proprio la canzone qualunquista che non vorremmo mai recensire,che spesso fa capolino sul palco dell’Ariston. Un merito grandissimo quello dello showman siciliano che ha svelato l’espediente sanremse, con una gag meta-musicale, un omaggio plateale agli Elio e le Storie Tese.

Big Sanremo 2020

Piero Pelù è il primo Big ad esibirsi con la canzone dedicata al suo “figliolo”: Gigante. Una versione ammorbidita del rocker che fondamentalmente mette in scena se stesso, sia nella vocalità che nella parte strumentale. Voto: 6 e mezzo.

Elettra Lamborghini in una salsa latina canta Musica (e il resto scompare), la voce invece è un po’ latitante. Fortunatamernte siamo stati catturati del suo twerking per dimenticare come “scompare”. Siamo sicuri che la riscolteremo più volte in radio questa estate. Voto: 6 e mezzo

Enrico Nigotti con Baciamo Adesso, ci porta la classica canzone sanremese, nient’altro da dire. Voto: 6.

Levante per la prima volta a Sanremo è una perfomer audace, canta Tikibombom muovendosi senza paura sul palco. Il carattere c’è, ma la canzone non è a fuoco, melodia piacevole, voce grintosa. Voto: 7.

I Pinguini Tattici Nucleari hanno portato una nuova ventata a Sanremo, positività e energia con Ringo Starr. In un mondo di John e Paul abbiamo solo voglia di riascoltare questa canzone. Voto: 8

Tosca canta Ho amato tutto, una melodia soave piena di poesia che cresce fino al climax finale. Tra canto e recitazione il brano è un deja-vù musicale. Voto: 6 e mezzo

Francesco Gabbani con Viceversa lascia la canzone tormentone e porta sul palco una sincera canzone d’amore. Una ballad romantica e matura, in cui Gabbani non rinuncia ai giochi di parole e all’aria scanzonata che lo contraddistinguono. Voto: 6 e mezzo.

Paolo Jannacci con Voglio parlarti adesso parla della fugacità del tempo, delle assenze e delle presenze. Musica da ballad, testo romanticamente romantico. Voto: 6

Il repper vero in questa edizione del Festival è solo Rancore. Ha portato sul palco Eden, una vera canzone esistenzialista. Ritornello perfetto, messaggio dritto al cuore. Voto: 8.

Junior Cally, dopo le polemiche canta ovviamente No grazie. Ritmo sostenuto, messaggio del testo chiaro: niente compromessi nella musica e nella vita. Voto: 6 e mezzo.

Giordana Angi, ci recita un poesia senzi fronzoli (come il suo look) chamata Come mia madre. Voce perfetta, una canzone e una storia in cui immedesimarsi. Voto: 7.

Michele Zarrillo, va in scena alla fine della serata con Nell’estasi o nel fango. Michele Zarrillo resta il poeta della musica italiana, la sua voce tocca vette che non immaginavamo possibili. Restiamo ancora in piedi. Voto: 6 e mezzo

Verdetto Giuria Demoscopica

Sanremo
Voto Giuria Demoscopica Sanremo 2 serata

Share

Il pubblico ha premiato la seconda puntata della 70esima edizione del Festival di Sanremo con il 53,3%, 9.693.000 spettatori. Qui puoi rivedere la punta.

Tikibombom – Il brano di Levante per Sanremo 2020

Si intitola Tikibombom il brano che Levante ha scritto e cantato per il Festival di Sanremo 2020.

La cantautrice siciliana aveva già incantato tutti durante il red carpet del Festival. Con la sua grinta e la sua voce, accompagnate dalla semplicità e dalla naturalezza che da sempre la contraddistinguono, Levante ha letteralmente fatto esplodere il palco dell’Ariston.

Tikibombom “è inclusiva, è contro ogni forma di discriminazione e per questo è davvero di tutti”. Così Levante descrive il brano che l’ha accompagnata nel percorso di questo Sanremo 2020.

Tikibombom sarà contenuto nella nuova edizione dell’ultimo album di Levante, in uscita domani, 7 febbraio, e intitolato MAGMAMEMORIA MMXX. Nell’album troveremo anche i tredici brani del disco, 4 bonus tracks e i tredici brani di MAGMAMEMORIA live al Forum di Assago.

Se vi siete persi la prima esibizione di Levante al Festival di Sanremo 2020, potete guardarla a questo link.

Tikibombom – Testo

CIAO TU, ANIMALE STANCO
SEI RIMASTO DA SOLO
NON SEGUI IL BRANCO
BALLI IL TANGO MENTRE TUTTO IL MONDO MUOVE IL FIANCO
SOPRA UN TEMPO CHE FA
TIKIBOMBOMBOM 

HEY TU, ANIMA INDIFESA
CONTI TUTTE LE VOLTE IN CUI TI SEI ARRESA
STESA AL FILO TESO DELLE ALTRE OPINIONI
TI AGITI NEL VENTO
DI CHI NON HA EMOZIONI 

MAI PIÙ, È MEGLIO SOLI CHE ACCOMPAGNATI
DA ANIME SENZA SOGNI PRONTE A PORTARTI CON SÉ, GIÙ CON SÉ. LAGGIÙ, TRA CANI E PORCI,
FIGLI DI UN DIO MINORE PRONTI A COLPIRCI
PER PORTARCI GIÙ CON SÉ, GIÙ CON SÉ. 

NOI, SIAMO LUCI DI UN’ALTRA CITTÀ
SIAMO IL VENTO E NON LA BANDIERA, SIAMO NOI.
NOI, SIAMO GLI ULTIMI DELLA FILA
SIAMO TERRE MAI VISTE PRIMA, SOLO NOI 

CIAO TU, FREAK DELLA CLASSE
“FEMMINUCCIA” VESTITO CON QUEGLI STRASS
PROVA A FARE IL MASCHIO
TI PREGO INSISTO
FATTI IL SEGNO DELLA CROCE E POI
RINUNCIA A MEFISTO 

HEY TU, ANIMA IN RIVOLTA
QUESTA VITA DI TE NON SI È MAI ACCORTA
COLTA DI SORPRESA,
TROPPO COLTA TROPPO ASSORTA,
QUELLA GONNA È CORTA

MAI PIÙ, È MEGLIO SOLI CHE ACCOMPAGNATI
DA ANIME SENZA SOGNI PRONTE A PORTARTI CON SÉ,
GIÙ CON SÉ. 

NOI, SIAMO LUCI DI UN’ALTRA CITTÀ
SIAMO IL VENTO E NON LA BANDIERA, SIAMO NOI.
NOI, SIAMO GLI ULTIMI DELLA FILA
SIAMO TERRE MAI VISTE PRIMA, SOLO NOI.

NOI SIAMO ANGELI ROTTI A METÀ
SIAMO CHIESE APERTE A TARDA SERA, SIAMO NOI.

NOI, SIAMO LUCI DI UN’ALTRA CITTÀ
SIAMO IL VENTO E NON LA BANDIERA, SIAMO NOI. 
NOI, SIAMO GLI ULTIMI DELLA FILA
SIAMO TERRE MAI VISTE PRIMA, SOLO NOI
NOI SIAMO L’ANCORA E NON LA VELA
SIAMO L’AMEN DI UNA PREGHIERA, SIAMO NOI. 

CIAO TU, ANIMALE STANCO
SEI RIMASTO DA SOLO
NON SEGUI IL BRANCO
BALLI IL TANGO MENTRE TUTTO IL MONDO MUOVE IL FIANCO
SOPRA UN TEMPO CHE FA
TIKIBOMBOMBOM

Sanremo 2020, le pagelle della prima serata

La prima serata di Sanremo 2020 è iniziata nel segno della pace, il nostro inarrestabile showman Fiorello, nelle vesti del più noto dei preti italiani, Don Matteo, arriva nella sala dell’Ariston per calmare gli animi degli spettatori (ma sopratutto dei giornalisti).

In un total black Fiorello cerca di mettere fine a tutte le polemiche che hanno preceduto il Festival, sarà lui in questa serata l’angelo protettore del Festival, una spalla che renderà lo show molto più frizzante.

Sulle note di Santo, auspicando le percentuali auditel del prete detective entra Amadeus. Giacca brillante, forma smagliante guarda nelle prima fila la compagna Giovanna accanto al Direttore di Rai1 commossa, e via, il conduttore annuncia l’inizio della kermesse.

Nuove Proposte

Dopo aver già ascoltato le Nuove Proposte a “ItaliaSì” e a “L’Anno che Verrà”, nella prima serata assistiamo alle prime due battle tra i giovani concorrenti. Queste saranno giudicate dalla Giuria Demoscopica, ossia un campione di circa 300 persone scelte tra fruitori di musica abituali che giudicheranno gli artisti. Nel 2020 con le piattforme streaming alla portata di tutti questa giuria ha più senso? Ma andiamo avanti.

Gli Eugenio in Via di Gioia, cantano Tsunami, in una performance dove mostrano la loro indole indie e le loro emozioni per il palco più in vista di sempre. Una canzone “gioisa” che accompagnata da un motivo allegro, un testo arzigogolato, dal significato apocalittico. Ricorderemo tutti il “cha cha cha”.

Il gruppo sfida Tecla, una ragazza pulita dalla voce angelica, che ricorda lo stile di Arisa. La canzone intitolata 8 marzo rimembra nella melodia Un Senso di Vasco, il testo è un messaggio di speranza ma l’esibizione è povera di spirito.

La battle numero 1 viene vinta da Tecla, con un lievissimo vantaggio, I nostri indie Eugeni abbandonano la competizione a malincuore.

La seconda battle vede Leo Gassman contro Fadi. La romanticissima Due Noi, una dichiarazione d’amore chitarra e voce di Fadi ci ha colpito dritti al cuore.

Segue Leo Gassman, freddo come il ghiaccio canta Va bene così. La sua voce c’è tutta, ma manca un po’ di personalità, ancher se questa canzone è una vera e propria dichiarazione di indipendenza.

La battle numero 2 viene vita da Leo Gassman, artista apprezzato molto dalle mamme e dalle nonne.

Tiziano Ferro

Tiziano Ferro è il grande ospite che accompagnerà queste serate, ci emoziona con una versione swing di Nel Blu dipinto di Blu. Un grande classico (ma anche clichè) cantatato dalla vera stella della musica italiana, instancabile performer musicale e pop star internazionale.

Nella serata canterà anche Almeno Tu nell’Universo e la sua Si accettano Miracoli. Voto: 9.

Big Sanremo 2020

Apre la competizione canonica Irene Grandi con Finalmente Io. Irene ritorna con un testo di Vasco Rossi e una melodia rock all’italiana, parla di se stessa della sulla sua vita, gli anni novanta non sono finiti per lei. Voto:6 e mezzo.

Marco Masini al piano canta Il confronto. Masini ha il pregio di raccontare le storie da una prospettiva insuale, la sua melodia è quella di un signore della musica italiana, con i giusti climax. “Il cuore è un killer”, una ballad disillusa, voto: 7.

Rita Pavone, la nostra old mad queen ha energia da vendere, canta con una potenza inaudita Niente (Resilienza 74), la cantante popolare ha preso seriamente la sua rinascita musicale sull’onda rock, con un testo ribelle e resistente. Voto: 7.

Achille Lauro, è una bestia da palco, lui ha davvero l’X Factor, riesce a incantarci con la sua presenza scenica e tutto il resto va in secondo piano. La canzone Me ne frego ricorda un po’ Lucio Battisti, un testo avvelenato e una base energetica. Voto: 7 e mezzo.

Diodato, nato e cresciuto sul palco del Festival porta il brano Fai rumore. Una poesia sanremese, cantata magistralmente ma senza nessun plus. Voto: 6.

Le Vibrazioni sono tornate forti come negli anni 2000, sul palco hanno sorpreso con la loro Dov’è. Valore aggiunto il traduttore LIS che riesce a riportare nei gesti la potenza della voce di Sarcina. Voto: 7

Anastasio, dopo aver riunciato alla scorsa edizione di Sanremo ques’anno interpreta se stesso sul palco con Rosso di Rabbia. Le parole sono fondamentali per questa canzone, la sua voce veicola un’energia che buca lo schermo. Voto: 6 e mezzo.

Elodie dopo aver lasciato il fronte musicale nazional popolare, si mostra una vera popstar internazionale la canzone Andromeda. Il ritmo della canzone fa venire i brividi, gli alti e bassi della voce raccontano il suo dissidio interiore e la sua fragilità. Voto: 8.

Morgan e Bugo con Sincero sono gli outcast di questo Sanremo, la loro voce è assente dall’Ariston ma la melodia ci ricorda i cantautori italiani degli anni 70. Un po’ scappati di casa. Voto: 5 e mezzo.

Alberto Urso è perfetto e glaciale come i suoi occhi, il suo brano “Il sole ad est”è un classico. Eccellentemente noiso. Voto: 6.

Riki è il teen-idol dei due mondi. Trema per l’emozione, come l’auto-tune che piacevolmente sporca la canzone. Lo sappiamo entrambi è una ballad che fa tornare al primo amore. Voto: 6.

Raphael Gualazzi è sempre una sorpresa, la sua missione di rendere pop il suo genere di nicchia riesce sempre. Carioca è una canzone allegra che segue le tendenze latine del momento. Voto: 7.

La classifica giuria demoscopica Sanremo

Classifica Sanremo
Verdetto Giuria demoscopica Sanremo

Share

Il pubblico ha premiato la 70esima edizione del Festival di Sanremo, 52,2% di share con 10.58.000 telespettatori. Qui puoi rivedere la puntata.

Sanremo 2020: Matteo Faustini ci lascia sentire “figli delle favole”

Classe ’94, Matteo Faustini è il cantautore bresciano in gara al 70° Festival di Sanremo nella categoria “Nuove Proposte” con il singolo Nel bene e nel male.

Il brano è stato scritto dallo stesso Matteo Faustini insieme a Marco Rettani.

Basta ascoltare un suo brano per percepire l’esigenza comunicativa che lo ha portato nel tempo a sperimentare con la musica e con le parole e a vincere Area Sanremo 2019.

Noi di Indie Life abbiamo avuto la possibilità di intervistarlo.

Ciao Matteo! Presto ti vedremo sul palco dell’Ariston, che emozioni stai provando in questi giorni?

Dovrei dire che son tranquillo (ride, ndr)  ma in realtà sto provando una centrifuga di emozioni, dallo stress alla gioia di salire su un palco meraviglioso come quello di Sanremo.

Sei un ragazzo giovane, ma i tuoi brani esprimono significati profondi. Qual è l’esperienza che ha lasciato maggiormente il segno in relazione alla stesura dei testi?

Una domanda nuova per me! Dunque ci sono varie esperienze che “nel bene e nel male” mi hanno segnato, ma credo che il dolore sia un acceleratore di crescita. Inoltre essendo cresciuto in un contesto familiare di “pane e filosofia”, ho da subito affrontato tematiche notevolmente formative.

Da quali artisti  trai ispirazione a livello umano e professionale?

Sicuramente da Tiziano Ferro, Marco Mengoni, Elisa ma anche dal cantautorato di Battisti, Tenco, De Gregori, a creare uno stile pop-melodico.

A chi si rivolge la tua musica?

Si potrebbe dire dalle persone dai 20 anni in su, ma più ampiamente a tutti coloro che cercano nella musica un luogo di conforto in risposta ai propri bisogni.

I tuoi testi richiamano atmosfere da cartone animato, perché hai scelto questa caratteristica distintiva?

Ho scelto questa caratteristica perché ho sempre adorato il mondo delle favole per la profondità dei significati di ognuna. Evitando giri di parole, le favole sono veicolo di insegnamenti e metafore semplici ma fortemente educative.

Progetti per il futuro?

Sicuramente c’è l’uscita del disco “Figli delle favole”, che è un biglietto da visita, per il resto lo scoprirete!

Grazie Matteo, continua così!

Copertina dell’album d’esordio “Figli delle favole”

Siamo curiosi di scoprire il legame fra la musica e le favole.

Che forse sono la stessa cosa.

Nel bene e nel male.

(fonti: Ufficio stampa Parole e Dintorni)

THE WKND, puntata del 01 Febbraio 2020

Fabio e Lello in onda tutti i Sabati dalle 14:00 ci raccontano il meglio della settimana Indie e della musica in generale. Ascoltaci in diretta sulle frequenze di RadioPunto FM!


PODCAST PUNTATA DEL 01 FEBBRAIO 2020 – 1° PARTE

PODCAST PUNTATA DEL 01 FEBBRAIO 2020 – 2° PARTE

INTERVISTA A SIMONE CLEMENTI DI INDIELIFE.IT

INTERVISTA A CHRIS DI INDIELIFE.IT

Management presto sul palco con il nuovo album di inediti “Sumo”

Nato come Management del dolore post-operatorio il duo abruzzese composto da Luca Romagnoli (voce e testi) e Marco Di Nardo (chitarra e composizione) ora noto come Management tornerà presto sul palco con il nuovo album di inediti Sumo.  Annunciato dal brano come la luna, il disco ha già conquistato il pubblico (e non solo su Spotify).

il brano che dà il titolo all’album

Noi di Indie Life abbiamo chiacchierato con Luca Romagnoli per scoprirne di più.

Partiamo dal nome: management significa gestione, a livello professionale qual è l’aspetto che gestite meglio?

Nessuno! (ride, ndr). In realtà gestiamo tutto un po’ male: emozioni, vita sociale, amore , sofferenza, amicizia…tutto male! Tutti i giorni però cerchiamo di sopravvivere.

Si potrebbe dire che siete passati dal dolore post-operatorio a un dolore liberatorio, grazie a un disco così catartico come Sumo?

Una bella immagine! Il dolore espresso in modo sincero e a livello artistico può essere esorcizzato e collocato meglio nel proprio stomaco: si può analizzare nella propria interiorità per raccontare qualcosa. Scrivere può derivare dal dolore ed è un atto liberatorio, di conseguenza anche parlare del dolore può esserlo.

Puoi descrivere cosa volete esprimere con la vostra musica?

Domanda complessa: ci vorrebbe un giorno per rispondere. Noi cerchiamo sempre di proporre ciò che ci rappresenta in relazione al momento storico che stiamo vivendo: parliamo di ciò che ci rispecchia attingendo da vari generi musicali e divertendoci sicuramente. Nella musica cerchiamo un raccordo con noi stessi, un’emozione che diamo e che ci torna indietro.

Citando il brano sto impazzendo, che valore ha la “follia” nella composizione di un testo?

Al giorno d’oggi è imperante l’esagerazione dell’estetica, dell’acquisto e di clichè consolidati nella nostra società capitalistica. La follia per come la intendiamo noi è il non sapersi adattare al sistema; l’essere considerati folli in quanto non adeguati alla massa ritenuta “normale”.

Parlando di sonorità, come si riesce a equilibrare chitarre e synth?

Come negli altri album io mi occupo dei testi, mentre Marco della produzione. Abbiamo cercato di conciliare le emozioni con testi e musica. L’equilibrio dipende dalla tecnica e dal gusto (cose che a Marco non mancano di certo). Il “gusto dell’equilibrio” è fondamentale.

Secondo voi, quanto conta l’immagine per diffondere la propria musica?

L’immagine ha un ruolo molto importante ma noi abbiamo un’attitudine rozza. Quando penso alla musica la riconduco alle emozioni che percepisco, non all’immagine.  Siamo un po’ cafoni.

Cosa ci dobbiamo aspettare dai Management?

Continueremo a produrre dischi, musica, video. Porteremo in tour la nostra discografia vasta, varia e variegata. Sarà un bel concerto.

Non abbiamo dubbi, grazie Luca!

Ecco le date del tour:

07 febbraio PESCARA // MEGA’

14 febbraio TORINO // CAP10100

15 febbraio BOLOGNA // LOCOMOTIV

21 febbraio CONVERSANO (BA) // CASA DELLE ARTI

22 febbraio NAPOLI // GALLERIA 19

28 febbraio SEGRATE (MI) // MAGNOLIA

29 febbraio ROMA // MONK

Management presto sul palco con il nuovo album. Non Perdeteli.

(fonte: ufficio stampa e promozione Big Time)

Marco (in alto) e Luca,
Management