Gero Riggio è un cantautore siciliano classe ’87. Il suo nuovo album si intitola “Un anno in più” ed è composto da undici brani, dalle sonorità variegate, dall’elettronica al pop. Non mancano le ballad, una delle quali si intitola “Veleno”, un brano molto dolce che racconta degli interrogativi che agitano l’animo di due amanti. Il disco si presenta in ogni caso coerente e piacevole all’ascolto.
Abbiamo intervistato l’artista Gero Riggio
Ciao Gero, I tuoi brani hanno sonorità alquanto variegate. È possibile che un ascoltatore si trovi disorientato?
Meglio, almeno non si annoia (ride). A parte lo scherzo, il mio ultimo album è frutto di cinque anni di lavoro, quindi più che un album è una raccolta di progetti nei quali mi sono divertito a pubblicare in questi ultimi anni (infatti il titolo “un’anno in più” è stato scelto per evidenziare questo concetto). Mi piace pensare che ci sia una netta differenza tra un brano e l’altro perché questo mi ha permesso di capire bene dove dò il meglio e dove ancora posso migliorare. Le canzoni poi sono sempre la fotografia di un momento preciso e quindi chi ascolta le mie canzoni capisce perfettamente cosa sono stati i miei ultimi anni.
Nella composizione di questi brani, hai seguito la ragione o l’istinto?
Sono un cantautore che ha la fortuna di scrivere le sue canzoni di getto, quindi tutto quello che si ascolta non è per nulla pensato, progettato ma è frutto di una sensazione passeggera, di un istante che passa e va immortalato così com’è. Molte volte mi capita di scrivere e poi di ritornarci dopo un po’ perché magari la canzone ha bisogno di una chiave per aprirla. Ma solitamente vado di cuore.
Hai mai pensato a che pubblico ti rivolgi?
Sono troppo vecchio per un pubblico giovane e sono troppo giovane per un pubblico vecchio. Non è un problema che mi sono mai posto perché sono un forte sostenitore della teoria che se una canzone è bella, lo è per tutti. Oggi la musica sta cambiando, gli ascoltatori stanno cambiando ed è proprio per questo che ho deciso di abbracciare il pop e di fare l’occhiolino all’indie, al pop-rock, al pop-dance, al classic-pop e alle contaminazioni di un genere piuttosto che un altro. Il pop mi dà la possibilità davvero di essere libero di sperimentare e osare.
Quali sono i tuoi tre album musicali preferiti?
Ti cito Tre Album che non possono mai mancare nelle mie playlist: “Ecco” di Niccolò Fabi, “Maggese” di Cremonini, “A Casa tutto bene” di Brunori Sas. Ma mi piace ascoltare un po’ di tutto perché artisti del genere riescono sempre a lasciarmi qualche spunto per crescere nelle mie composizioni.
Qual è il messaggio che vuoi trasmettere con la tua musica?
Certamente messaggi positivi, di vita e di emotività. Viviamo in un epoca dove siamo letteralmente bombardati da messaggi di ogni genere, spesso senza filtri. Invece credo che noi cantautori dovremmo assumerci una sorta di responsabilità perché veicoliamo dei messaggi che tanta gente ascolterà e assimilerà. Perché non sfruttare questa possibilità per suggerire una strada da percorrere in piena sicurezza? Penso che ne valga la pena!
Grazie!
Grazie a voi.
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