Venerdì scorso ha visto la luce “come un film di wes”, il primo singolo di nube per Revubs Dischi; la ballad del cantautore astigiano è subito stata notata, tra gli altri, anche da Spotify, che ha deciso di inserirla nelle sue playlist editoriali New Music Friday e Scuola Indie. Per convincere anche voi a fare lo stesso, abbiamo fatto qualche domanda al ragazzo:
Ciao Nube, benvenuto su Indielife! Domanda spaccaghiaccio utile ad introdurti: tre aggettivi capaci di raccontare Nube. Nel bene e nel male!
Ciao e grazie per avermi voluto qui! La domanda sugli aggettivi mi mette sempre in crisi, ti dico nostalgico, malinconico e lunatico.
Come comincia il tuo rapporto con la musica? Qual’è il primo ricordo che hai di te su un palco?
Il mio rapporto con la musica inizia da prima che nascessi, da quando mia madre col pancione ascoltava Bregovic e musica balcanica. E’ un rapporto che non si spiega, c’è e ci sarà sempre. Il primo ricordo sul palco è legato alla mia prima band in cui facevo il batterista, la serata si chiamava “Prismart” e fu una delle più belle serate della mia vita. Ricordo quel periodo, fine della quinta superiore, come un vortice incessante di emozioni e mi manca da morire.
E invece, di momenti imbarazzanti “on stage” ne hai vissuti? Raccontacene almeno uno!
Il momento più imbarazzante sul palco è stato quando ho dovuto cantare un pezzo che era originariamente di 80bpm a 120bpm perché sbagliammo i settings di Ableton, il risultato fu abbastanza esilarante.
“Come un film di Wes” è il tuo primo singolo per Revubs Dischi. Il brano sembra raccontare un amore che si fa tormento, dipinto con una “color correction” che effettivamente ricorda lo stile di Wes Anderson. Linguaggi che si incontrano e si incrociano: che rapporto hai con il cinema, e con il suo tipo di scrittura?
Il cinema mi è sempre sembrato, insieme alla musica, il modo migliore per evadere dalla realtà. Mi lascio ispirare molto dai film che vedo e dalle immagini in generale, molte volte mi capita di scrivere immaginandomi già il video musicale. “Come un film di Wes” è la traduzione musicale delle emozioni che mi danno i colori di Wes Anderson nel film “Moonrise Kingdom”. Ci tengo a ringraziare Gianvincenzo Pugliese ed Alessandro Rocchi per la realizzazione dei video promozionali.
Ma come mai proprio “Nube”? Alla fine del tuo brano canti, al destinatario del pezzo, che è come una goccia di pioggia che rinfresca la tua testa incasinata. Insomma, sembri un vero appassionato di rovesci e precipitazioni! Cosa rappresenta per te la nube, la pioggia, il maltempo in generale?
Ho scelto il nome Nube perché le nuvole rappresentano pienamente il mio modo di vedere e vivere il mondo. Le nuvole non hanno una forma unica e si lasciano trasportare dal vento senza sapere dove le sta portando, questa è un po’ la mia visione del mondo che si riflette anche nel mio modo di produrre. In generale il vento, la pioggia ed il maltempo mi mettono di buon umore, non a caso la mia città preferita è Londra.
Vetrina dei consigli: tre artisti emergenti che spaccano.
Mi piacciono moltissimo Frambo, Fotomosse e ovviamente mio fratello Maelstrom a cui produco i brani.