Donda e Certified Lover Boy: due dischi enormi a confronto

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Donda e Certified lover boy sono i due dischi rap più attesi di settembre

Quando si parla di Kanye West e Drake si mobilitano due nomi che, nel bene e nel male, hanno fatto la storia della musica leggera internazionale nell’ultimo decennio almeno. A cavallo tra rap e pop, come produttori e come cantanti, ma anche per le vicende extra-palco, siamo davanti a due personaggi controversi ma capaci di imporsi sulla scena musicale mondiale.
Donda, uscito il 29 agosto (GOOD Music e Def Jam Recordings), e Certified lover boy, offerto al pubblico il 3 settembre (OVO Sound e Republic Records) erano i due dischi più attesi dell’estate e, sebbene in modi diversi, non hanno deluso le aspettative.

Donda: un semi-concept tra le ombre famigliari

Il paragone scomodo è solo per gioco, ma a sentire l’ossessiva ripetizione del nome “Donda”, la madre del rapper, non può non venire in mente l’angosciosa introduzione di Dark Side of the Moon, Speak to me, con il suo inquietante battito cardiaco.
Tra l’omaggio alla madre e l’insistenza sulla vicenda del divorzio da Kim Kardashian, l’album si sviluppa come una raccolta di basi prodotte stratosfericamente piuttosto che di canzoni che tematizzano effettivamente qualcosa (cosa che ci si aspetterebbe da un concept album).
Il maggior pregio di questo lavoro sulla lunghissima distanza, 27 brani, è la capacità di perdersi in sé stesso senza mai farsi interrompere. A questo effetto di gradevole sottofondo contribuisce anche la ripetizione di alcuni dei pezzi salienti, che si ripresentano prima in forma originale e poi, solo leggermente variati, come “parte 2”: abbiamo quindi Jail e Jail pt.2, Jesus Lord e Jesus Lord pt.2.
A rendere quest’album è anche la quantità di featuring, tra cui si annoverano ad esempio le collaborazioni con Jay-Z in memoria dei cari vecchi fasti del rap, con Marylin Manson, cosa costata un ritardo di rilascio per Jail pt.2 e con The Weeknd (in Hurricane).
È il disco dell’anno come prometteva (e si sperava) che fosse? Probabilmente no, ma la quantità di numeri 1 nelle charts mondiali dimostra che West è ormai un marchio certificato.

Certified Lover Boy: hit ed inconsistenza

A proposito di “usato sicuro”, il disco di Drake è dimostra con Certified Lover Boy di essere un fenomeno da classifiche. Da Champagne Poetry, che rimaneggia Navajo di Masego, passando per Fair Trade (con Travis Scott) e IMY2 (con Kid Cudi), l’album si presenta come una compilation di musiche che, slegate tra di loro, non rappresentano altro che buoni brani.
Non si discute la capacità di Drake come rapper, né tantomeno le produzioni, fiore all’occhiello necessario per emergere nel rap di oggi, ma anche qui: 21 brani forse sono un po’ troppi se non hanno un peso specifico particolare.
Anche qui, l’attesa è ripagata sul puro piano dell’ascolto, ma forse era lecito aspettarsi qualcosa di più concreto.

Due buoni dischi forse sopravvalutati

Donda e certified Lover Boy sono dischi decenti: le produzioni sicuramente sono l’elemento saliente in entrambi; Drake prevale sul piano della radiofonicità, Kanye West su quello della coerenza dell’album. Nessuno dei due però sarà ricordato come il miglior prodotto del proprio autore.
Nel mentre, le classifiche saranno monopolizzate, sebbene alternative di qualità esisteranno anche (il nuovo album di Little Simz docet), ma sono destinate a passare in sordina, nonostante un divario qualitativo che il marchio di maggior prestigio non può colmare.

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