Nelle contraddizioni (risolutive) di Allegramente Drammatica

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In occasione dell’uscita del suo ultimo singolo “Mani intrecciate”, abbiamo fatto qualche domanda a Allegramente Drammatica:

Ciao Allegramente Drammatica, innanzitutto ti chiediamo di presentarti. Come mai questo nome?

Ciao è un piacere essere qui! Il mio nome è un dono arrivato dalla mia compagna. Un giorno ascoltando i miei brani, sottolineò la mia capacità di creare brani leggeri nel sound ma ricchi e un po’ drammatici nel contenuto. A questo punto scherzando mi disse che ero allegramente drammatica e io mi innamorai all’istante di quest’ossimoro che calza alla perfezione non solo sulla mia musica ma anche sulla mia personalità. 

E’ uscito da poco il tuo nuovo singolo “Mani Intrecciate”, qual è la storia dietro questo brano?

Mani intrecciate è nata durante una passeggiata nel bosco con il mio cane. Ero presa da ragionamenti riguardo una nuova esperienza che sarebbe cominciata a breve. Questo mi portò a viaggiare nei ricordi e a ripercorrere la strada che mi aveva portata fino a lì. Treni persi, sogni infranti, intrecci di vite e accadimenti ma anche valori in cui ho sempre creduto e la libertà di essere tante cose nella stessa persona. Tutta questa vita si è espressa attraverso le mie mani e mi sono chiesta se guardandole fosse visibile anche agli altri. Parole e melodia sono nate di conseguenza, spontaneamente. 

Siamo andati ad ascoltare anche il tuo precedente brano e abbiamo notato che i due sono molto differenti. “Fuori dall’internet” è più frizzante e ironico, mentre “Mani Intrecciate” è un brano molto introspettivo. Quindi cosa dobbiamo aspettarci dai tuoi prossimi lavori? Sei più sullo stile del primo o del tuo secondo singolo?

Per i prossimi brani aspettatevi di tutto! La mia musica nasce dall’esigenza di dire/raccontare qualcosa per cui tutto si sviluppa in base a quello. Inoltre non mi piace aderire alle etichette soprattutto quando si parla di creatività, per cui non mi preoccupo di rientrare in un genere. Tratto ogni brano come se fosse un piccolo universo indipendente, con la sua storia, le sue motivazioni e il proprio sound. Entrambi i brani fanno parte di me in egual modo.

“Fuori dall’internet io non esisto più”, questo canti all’interno del tuo primo brano. Pensi che in questo momento sia un po’ così per i musicisti emergenti? 

Penso che purtroppo questa realtà riguardi un po’ tutti, quello che non si vede sul web non esiste, non accade o almeno questa è l’impressione che ho. Internet è ormai la vetrina delle parti migliori delle nostre esistenze messe mostra come tocchi di pesce al supermercato. 

Il problema è che poi quello diventa lo standard da perseguire, ed è distorto per cui non ne scaturisce nulla di buono.

Per quanto riguarda i musicisti credo dipenda dal “livello” e dalla strategia di marketing che si preferisce adottare. Quello che vedo nel panorama indie è una certa attenzione alle parole, ai messaggi e all’esempio che si può dare agli altri e questo mi fa ben sperare che ci sia ancora quacuno che vive e crea per persone che stanno anche fuori dall’internet.  

Cosa ne pensi di internet e musica: un’opportunità o un’ulteriore difficoltà?

Dipende dai punti di vista, per quanto mi riguarda, internet rappresenta una grandissima risorsa e opportunità per far ascoltare la mia musica più facilmente. Secondo alcuni però, questa è un’arma a doppio taglio perchè di fatto, diventa più facile anche per tutti gli altri e di conseguenza il mercato è saturo di prodotti tutti uguali che cavalcano il genere del momento. A parer mio se un prodotto è valido in qualche modo arriverà a farsi sentire e poi sinceramente nel nostro paese gli effetti di internet sono limitati. Se vuoi diventare qualcuno in fretta la TV e i talent sono la scelta più comoda.

Raccontaci un po’ di te, come ti sei avvicinata alla musica?

Inizialmente sono stata influenzata dai miei genitori che mi hanno fatto ascoltare tutti i generi di musica nati tra gli anni 60 e i fine 80. Mio padre suona la chitarra per cui mi sono ritrovata a seguirlo mentre militava in varie cover band ma ero troppo timida per manifestare il mio interesse per la musica. Per questo motivo solo io e le pareti della mia cameretta sapevamo del mio amore lei e mentre non c’erano passavo tutto il tempo a cantare. Ero una bimba un po’ sola quindi per me era una forma di conforto e ha continuato a ricoprire questo ruolo per tutto il resto della mia vita. In adolescenza mi ha letterelmente salvata, se non avessi avuto la mia voce e il mio fidato Canta Tu, forse non sarei qui a raccontarvelo. Lo studio del canto e di alcuni strumenti, è arrivato molto dopo, quando ormai ero adulta ma è stato fondamentale per rendermi conto delle mie potenzialità. 

Quali sono i tuoi sogni e le tue ambizioni?

Sogno molto banalmente di potermi permettere di fare quello che faccio ora, scrivere liberamente per portare avanti la mia idea di musica e comunicazione, credo di avere delle cose da raccontare, certo vorrei anche vivere di questo ma non mi illudo troppo, ho I piedi per terra e so come funziona questo mondo. Mi piacerebbe che le persone si sentissero meglio ascoltando le mie canzoni. Forse mi piacerebbe ricreare quella sensazione di benessere che io stessa ho ricevuto. La musica per me è sempre stata una forma di cura, una sorta di panacea, quindi potrei dire di voler essere una medicina per qualcuno.

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