É uscita l’11/11/2021 Empatia Suite, la nuova avventura discografica di Gilberto Ongaro, distribuita da AR Recordings.
MUSICA COME RISPOSTA AD UN’ESIGENZA
Il cantautore Gilberto, al secolo Gilberto Ongaro (ex Saffir Garland), questa volta mette da parte i fiumi di parole dei precedenti lavori, e si cimenta come compositore. Un sogno che covava da diversi anni e che finalmente prende forma in un momento storico in cui le persone non vogliono sentirsi prese in giro, neppure dall’arte. Musica strumentale al 95% (con un solo testo, neppure cantato), che lascia fluire le emozioni direttamente dagli strumenti musicali.
L’ispirazione musicale è venuta dall’empatia, grande assente di questi ultimi anni. I sottili meccanismi psicologici messi in atto dai social network hanno amplificato una tendenza sociale, avviata già negli anni ’80: la totale mancanza di capacità di mettersi “nei panni degli altri”, dando rilevanza solo al proprio egoismo. Il “narcisismo online” ha contribuito ad enfatizzare da un lato la percezione che la propria sofferenza sia la sola, l’unica, l’inconfutabile; dall’altro la pretesa che questo “egocentrico spleen interiore” debba essere non solo capito ma anche giustificato, sminuendo di fatto il dolore altrui (che “è dolore a metà”, De André). Empatia suite si propone di ricollegare il cuore e la mente dell’ascoltatore, per riconnetterlo al mondo reale che vive, sopporta, soffre e supera gli ostacoli proprio come lui, insieme a lui.
Ascolta Empatia Suite su Spotify
EMPATIA SUITE: IL CONCEPT
Si tratta di una suite in sette parti, da ascoltare come un unico flusso.
Il tema portante avvia l’opera e da il nome alla prima traccia, “MARMO”, caratterizzata da un solenne corno francese. Un clima da vera e propria colonna sonora. Il tema viene bruscamente interrotto dalla coloratissima ansia di “STRAPIOMBO” (track 2): 49 secondi dove il violino allarmato cerca di risolvere una melodia “che non si risolve”, restando sospesa in un’armonia creata da corno, flauto, tromba, marimba e basso. “EMPATIA” (track 3) è il fulcro del significato della suite. Il violino resta solo, ed improvvisa note tristissime, rappresentando un dolore personale. Nessun altro strumento lo accompagna, il violino piange nel silenzio. Ma, come in tutti i concerti dal vivo, a qualcuno del pubblico scappa un colpo di tosse. Poi un altro. Poi un altro ancora, finché tutto il pubblico tossisce, sommergendo il violino stesso. Quei colpi sempre più insistenti rappresentano i “commenti non richiesti” che ci sentiamo in diritto di fare ogniqualvolta che una persona si esprime a cuore aperto. Per realizzare il coro di tosse, sono stati coinvolti 18 cantanti da tutta Italia, registrati autonomamente.
Il tema del marmo ritorna in “ETICA” (track 4). Questa volta è il pianoforte solista a creare arpeggi romantici. Con l’avvio della fisarmonica il tema di “Marmo” si fa molto più accelerato, e diventa un’allegra corsa folle, dove gli strumenti si passano il testimone della melodia, in una sfrenata e ossessiva gioia. La musica è disturbata da una folla chiacchierante. “CHIACCHIERE” è dunque il nome della track 5 e le voci sono frasi “rubate” ai passanti di una normale giornata padovana (gennaio 2019); una testimonianza delle vite simultanee di un giorno qualsiasi. Come per la tosse, i 18 complici si sono registrati chiacchierare. La festa si interrompe e il pianoforte avvia una serie dodecafonica, che verrà poi suonata da tutti gli strumenti, ma partendo da una nota diversa: il risultato è dissonante quanto il nome della track 6, “DROSTE”. Il coro qui recita, non canta, l’unico testo della suite, una riflessione sul nostro essere avulsi gli uni dagli altri. Si tratta del culmine dell’angoscia, scritta in maniera freddamente matematica (sono 81 battute, cioè un loop di 9 battute ripetuto per 9).
Dopo la matematica e l’ansia, il corno francese ritorna, ancora una volta con il tema di “Marmo”, ma in BAGLIORE (ultima track dell’opera) cambia di senso: la tonalità è maggiore e, per la prima volta nella sua discografia, Gilberto concede un lieto fine (nei dischi precedenti tendeva a chiudere sempre con un brano tragico o perlomeno malinconico). Si chiude così con un barlume (un bagliore per l’appunto) di speranza che tende lo sguardo verso” una luce comune, in fondo ai nostri tunnel privati.
IL PRIMO VIDEO: UN CORTOMETRAGGIO “DA PAURA”
Si tratta di una finta diretta social (può essere Facebook, YouTube, quel che sembra), dove Barbara UnLive (che in realtà è l’attrice Melissa Di Cianni) ci spiega come fare un make up DA PAURA. Noi la vediamo come fossimo connessi alla diretta, che prosegue normalmente finché succede qualcosa di decisamente inaspettato e “brutto”. Quest’idea è nata con l’intento di evidenziare le reazioni di chi sta seguendo la diretta, con particolare attenzione ai commenti scritti in basso a sinistra. Da lì è possibile capire chi ha empatia e chi proprio non ne ha, sentendosi impunito dal filtro dello schermo.
DIETRO IL FLUSSO DI COSCIENZA: GLI ARTISTI COINVOLTI
Questo “flusso di coscienza” proposto da Gilberto (impegnato al pianoforte e alle tastiere), prodotto per Slow Records, è stato non solo accolto ma anche compreso e sentito da tutti i complici coinvolti, che lo hanno spalleggiato nella realizzazione di un album che parla al cuore e scuote le menti.
In particolare al basso elettrico troviamo MIPS The Rabbit; le chitarre acustica ed elettrica sono di Patrik Roncolato, il corno francese è di Salvatore Squillaci, il violino appartiene a Sabrina Contiero, la tromba è di Mezuru Takahashi, il flauto è di Stefano Sadè e la marimba di Marco Bianchi. I Cori di tosse, chiacchiere e recitato hanno invece coinvolto: Gilberto Ongaro, Alberto Masetto, Patrik Roncolato, Marco Bianchi, Mezuru Takahashi, Cecè Tripodo, Maria Devigili, Erika Scorza, Emilio Larocca Conte, Valentina Gallini, i DissociativeTV, Linda Nordio, Alice Sabbadin, Teo Ho, Andrea Lorenzoni, Antonio Ferrari, Laura Presazzi.
BIOGRAFIA
Gilberto Ongaro è musicologo, cantautore e tastierista di Abano Terme, classe ’87. Scrive dal 2001 e fa concerti dal 2007. Chiusi i progetti passati “Liberascelta” (2009-2011) e “Saffir Garland” (2012-2018), dove si definiva “cantautore satirico”, dal 2019 si esibisce solista, voce e tastiera, e presentandosi col proprio nome Gilberto, dichiarando di fare “pop innocuo”. Nei testi c’è sempre ironia al vetriolo. Spesso c’è una ricerca del contrasto fra stili musicali in un unico album, passando dal punk al folk, attraversando elettronica, pop, funk, il tutto con approccio prog. Ora Gilberto alza il tiro e tra i suoi progetti propone una suite per 9 strumenti, classici ed elettrici e un’opera rock, per 8 personaggi, anche in questo caso, nonostante il tema tragico, intriso di ironia, grottesco e satira.
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