Il momento della verità: il pagellone di Sanremo

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È finito tutto: canzoni, ospiti, cameo, orchestra. Dai meme alle gif che ci hanno fatto compagnia per una settimana alle conferenze stampa sempre memorabili, noi di Indielife abbiamo deciso di raccogliere le fila di questo Sanremo, per vedere chi ne esce effettivamente vincitore.

La classifica

Ana Mena 4,5

Un pezzo a metà tra il neomelodico napoletano e il latino”.

Ci eravamo spaventati, e non poco. E a ragione. Di lei ci ricorderemo gli immancabili cocktail citati nei testi delle sue canzoni – Cuba Libre docet – e l’abito fluo con cui ci ha salutati.

Bellissima, certo. Sorridente anche.

Ma ana certa facciamo anche basta (semicit.)

Matteo Romano 6,5

Faccino pulito, tanta voglia di vincere l’imbarazzo della prima serata (con una giacca doppiopetto aperta che ci ha ricordato un po’ l’uniforme scolastica di qualche istituto svizzero) e una bella voce.

La canzone c’è, però. La voglia anche.

E il palco lo regge piuttosto bene. Lo aspettiamo i prossimi anni con un taglio di capelli più aggressive e qualche tatuaggio sul petto.

Bad boy in progress.

Giusy Ferreri 4

Il suo festival si gioca tutto nei primi secondi della prima esibizione. Megafono alla mano come i più cattivi capi ultras delle squadre di serie C sperse tra le campagne italiche e l’espressione cattiva.

Poi parte “Miele” e l’illusione si scioglie.

Riesce nel difficilissimo intento di non rendere memorabile la sua voce, che memorabile lo è eccome. Forse da Roma a Bangkok la tappa più consigliata non era Sanremo.

Mai avremmo sognato di scriverlo, ma… un po’ più di Baby K in questa produzione ci sarebbe stata male?

Rkomi 7

Disco più venduto del 2021, lo abbiamo ripetuto fino allo sfinimento. Arrivava con l’onere della corona, e non sappiamo dire se è stato in grado di reggerlo. Di sicuro l’outfit da ladro di appartamenti della prima sera – doveva ricordare Taxi Driver – ha lasciato il segno.

Ma anche la canzone non è male. Il problema è che ha alzato l’asticella al punto che ogni volta ci aspettiamo fuochi d’artificio.

Forse il problema è nostro, che comunque la sua canzone la stiamo riascoltando. Quindi così male non è. Anzi.

Da segnalare l’esibizione nella serata delle cover a petto nudo: Achille Lauro ha tracciato una nuova strada maestra a Sanremo?

Iva Zanicchi 6

Alla carriera. La canzone è alla Iva Zanicchi, il look pure. Tutto perfetto.

Sarà che chi scrive si è perso – carta d’identità alla mano – il suo periodo di fuoco, ma il suo sorriso e la sua naturalezza sono state comunque apprezzate. Talmente a suo agio sul palco da dimenticarsi di essere lì per esibirsi.

Icona al punto che il gruppo di Lundini le dedica un nome tutto reinterpretato.

Aspettiamo di rivederla i prossimi anni.

E quanti punti porterà al Fantasanremo una sua discesa per le scale?

Prenotata nella mia squadra per il prossimo anno. Arrivederci, Iva… e per favore, ascolta Amadeus e “Vai a cantare!

Aka 7even 6,5

Entusiasmo, tanto. Si balla, anche. Quantomeno ci si prova.

Dimenticabile, ma fa tutto quello che è in suo potere per rimanerci aggrappato a quel palco, e non è roba da poco, visto che c’è gente ben più quotata che in quell’Arena sembrava farsela sotto.

Noemi 7

Nel suo habitat. Letteralmente. Si muove come un predatore pronto ad affascinare tutti col suo sorriso. Sempre elegante, sempre al posto giusto al momento giusto.

Talmente cortese e solare che il prossimo anno la vogliamo come accompagnatrice per la tanto richiesta discesa dalle scale di Iva.

La canzone – scritta da Mamhood – è nelle sue corde e lei non si scompone mai. Ed è da quando canta la colonna sonora Disney di “Ribelle” che lo ripetiamo: la musica ce l’ha nel sangue.

E vederla esibirsi è sempre un’esperienza.

In un’epoca di trapper e derivati, non è assolutamente poco.

Fabrizio Moro 6,5

Aria a metà tra un poeta maledetto e un Johnny Depp che ogni tanto va a correre al parco, il buon Fabrizio non passa mai inosservato.

La cosa che ci fa più rabbia è che va molto oltre al look accuratamente trasandato: questo scrive come pochi in Italia. E allora togli la penna dal cappello e rimettiti alla scrivania: ci manchi!

Una canzone che brutta non è, esibizioni che brutte non sono, ma noi vogliamo di più.

Da buoni prof delle medie diciamo ai genitori: “è intelligente ma non si applica”.

Le Vibrazioni 5

Dispiace. Tanto. Ma questo doveva essere il loro rilancio, ci aspettavamo un pezzo fantastico, una voce che doveva farci tornare a cantare a squarciagola, magari Urlando contro il cielo per riprendere un loro ‘collega’ (fan storici mettete via i forconi).

Tra cover ed esibizioni, però, non ci siamo. Ma vi vogliamo così bene che vi diamo una seconda possibilità. E una terza, una quarta, una quinta…

Siamo pronti ad ascoltarvi e a riascoltarvi sempre, Ogni giorno ad ogni ora.

Tananai 6,5

Di incoraggiamento. Pochi sanno che la sua canzone se l’è accalappiata la Durex. Forse ci siamo fatti distrarre dalle stonature della prima sera – sono in pochi a non emozionarsi sul palco più importante d’Italia. Ma il ragazzo sa il fatto suo.

Una penna importante, un video interessantissimo e una bella voce profonda.

Tutta questione di abitudine. Tanani a Sanremo si sta facendo le ossa, e lo rivedremo prestissimo. Nel frattempo un po’ di Sesso Occasionale – se e quando lo faremo – lo faremo canticchiandocela in testa, anche se non vogliamo.

Come se già in quei momenti di pensieri non ne avessimo abbastanza.

Massimo Ranieri 7

Ci vorrebbe una categoria a parte: gli evergreen.

Canzone teatrale, mimica facciale teatrale, gestualità teatrale, outfit teatrale.

Massimo, non è che manca un po’ di sana improvvisazione?

Non indimenticabile, ma il suo lo fa. Un 7 pieno e abbondante. Sorride sempre – lo farei anche io se arrivassi alla sua età bello pimpante come lui – e guarda il pubblico come se volesse portarci ancora a scuola.

Per insegnarci a cantare con la sua voce inconfondibile, certo. Ma anche come deformazione professionale: i nipotini non si vanno a prendere mica da soli.

Con un nonno come lui Jovanotti “Le tasche piene di sassi” non l’avrebbe mai scritta.

Dargen D’Amico 9

Premessa: chi scrive è di parte. Molto di parte. Forse troppo – Dargen sposiamoci – ma la rivelazione di quest’anno è stata lui.

Energico, spontaneo, mette gli occhiali a tutta l’orchestra, invita Amadeus in bagno per una pipì in compagnia – specifica che ognuno però fa la sua – rimbrotta lo Stato Italiano.

E balla, e fa ballare.

E gira, e fa girare.

Tutto con completi troppo larghi e scarpe da ginnastica, la faccia di chi si è appena svegliato, perché “da anni pettino meno i capelli della barba”.

Non si è spostato un attimo dal suo personaggio. Sanremo non lo ha cambiato. Che invece sia successo il contrario?

Elisa 8

Siamo arrivati al punto che anche se si presentasse sul palco, cantasse “Despacito” e se ne andasse, la sua verifica partirebbe sempre da 8.

Ma tant’è.

Con certe cose ci nasci, e lei ci è nata. Scrive anche da far paura – che vogliamo di più?

Forse qualcosa di leggermente nuovo? Che provasse a mescolare la sua voce con un sound più elettronico in futuro?

Sperimentare ormai è l’unica cosa che le manca. Ma rimane comunque la cocca della maestra.

Irama 6

Vanno bene gli outfit fantasiosi, vanno bene gli occhi azzurri come ghiaccio che quando guarda in camera anche il sottoscritto ha avuto un brividino, ma la canzone rimane abbastanza basic.

Una nota di coraggio, però, gli va data: chiamare Grignani è stata roba non da poco.

E regge il palco di Sanremo anche per lui.

Personalità da vendere, ora vogliamo vedere il prossimo step. Ma ha tempo.

Ne ha che ne ha.

Giusto l’outfit va rivisto: il centrino della prima sera sembra perfetto per la casa di qualche nonna in pigiama che scambia i concorrenti dell’Eredità per i suoi nipoti.

Sangiovanni 6,5

Farfalle è uno dei pezzi più significativi di questo Sanremo. Profondo e coinvolgente. Non da tutti.

Il buon Sangiovanni paga una presenza non troppo appariscente e un’attenzione che si rivolge ad altri concorrenti – ahimé – ben più carismatici, ma alla fine il compito di un artista è quello di artistare, e lui artista molto bene.

Personalmente continuerò a seguirlo.

Purtroppo non finisce sesto.

Tristemente NON nomen omen.

Yuman 7

Anima soul, giovanissima età, precedenti importanti a Sanremo Giovani.

Tutto in regola per una carriera da tenere d’occhio. Voce profonda, personalità ben definita (che spiccherà, sicuro spiccherà) e percorso ben avviato.

Qualcosa da Ultimo forse, ma ormai questa frase la ripetono dappertutto e per ogni artista, quindi me la rimangio – o forse no.

Vince il premio di Capitan Futuro. D’altronde è lui stesso a cantarlo “Ora tocca a me”.

Vai e prenditi tutto, tigre.

Michele Bravi 6

Capelli lunghi, outfit che colpisce anche Amadeus, che gli fa i complimenti.

La voce c’è, la disinvoltura anche. Il pezzo introspettivo più di quanto ci aspettassimo, sinceramente, e anche nella serata delle cover va con un filo di gas.

Solo noi abbiamo la sensazione che potrebbe dare qualcosa in più?

Colpa nostra sicuro, il pezzo parla di tutte le sue fragilità, e il buon Michele a Sanremo si apre come in pochi hanno fatto quest’anno.

Convincici ancora un po’, siamo pronti a sentirci degli incapaci. E saremmo ben felici di ammetterlo.

Emma 6,5

Femminista un po’ pesantina a tratti, accompagnata dalla splendida Francesca Michielin, Emma si presenta con un bel pezzo a Sanremo e di sicuro lascia il segno.

Da ricordare la cover di Britney Spears, la faccia convinta dietro il microfono e l’energia infinita di una cantante che dà sempre tutta se stessa sul palco.

Una cantante che crede in quello che fa. Ciecamente.

Di certo il collega Gianni non l’ha scritta per lei Si può dare di più.

Gianni Morandi 8

Maratona di New York, dischi a non finire, video featuring con Rovazzi, tante foto scattate da Anna, e un’ironia sui social che nessuno si aspettava da uno che cantava “Fatti mandare dalla mamma a prendere il latte”. (Adesso che lo scrivo… forse invece era il primo segnale di un umorismo… particolare?)

Apri tutte le porte quando il video inizia in galera ci regala altre perle immense.

C’è poco da dire: grazie Gianni. Per tutto.

Ditonellapiaga e Rettore 8

Cariche come poche, sogniamo tutti di andare a fare una serata con loro due.

A ballare, al karaoke, a fare un aperitivo a Riccione.

Energia allo stato puro.

E la loro canzone non fa eccezione. Un duo che funziona sotto tutti gli aspetti – la Rettore semplicemente eroica – e ha lasciato il segno sui social e non.

Menzione speciale a Ditonellapiaga che non si fa oscurare dalla collega, anzi.

Dimostra di avere luce propria. Come pochi. Di chimica tra le due ce n’è eccome.

Che si siano ispirate a quella per scrivere la loro canzone?

Highsnob & Hu 7

Punk fuori, sensibili dentro. A metà tra i Coma_Cose e Madame nelle produzioni e nello stile, ci hanno colpito per una canzone che prima si dimostra orecchiabile, e poi ben più profonda di quanto ci aspettassimo. La cit. a Oloferne non è roba da poco (e chi scrive è piuttosto fiero di averla notata).

Non vediamo l’ora di vedere come si evolveranno i loro percorsi.

Melodici, sì, ma senza mai scadere nel classico cuore, amore.

Almeno per ora. Ma la voglia di andare oltre c’è.

Che continuino a guardare in alto.

Giovanni Truppi 7

Lo avevamo messo tra gli indie da scoprire, e non ci ha delusi. Difficile trovare un testo più impegnato del suo in questa edizione di Sanremo. Difficile trovare outfit più minimale – e il pubblico sui social impazzisce di fronte alle sue canotte monocolor.

Ma lui se ne infischia, e noi ci aspettavamo proprio questo.

Anche perché in giacca e cravatta sbarluccicanti non ce lo vedevamo proprio.

Che continui a pensare a scrivere, perché anche in questa occasione ha spaccato tutt’e cos.

Giovanni Truppi uno di noi – anche se per le canotte aspetteremo l’estate.

Achille Lauro 8

Memorabile. Come sempre. Provocatore. Come sempre.

Maledettamente affascinante. Come sempre.

La faccia è quella di uno che sa quello che fa, sempre, anche quando si battezza da solo sul palco di Sanremo, con alle spalle un coro gospel.

Mancano due canti gregoriani e le campane di una chiesa alle spalle per il remake del Gobbo di Notre Dames – dove naturalmente il nostro Achille sarebbe il buon giudice Claude Frollo.

Con qualche tatuaggio in più.

Per poi sorprenderci tutti con le rose regalate alla Berté (con tanto di inchino).

Furbetto al punto giusto. Icona sempre.

Bipolare (e siamo sicuri che come definizione gli farebbe moooolto piacere).

La Rappresentante di Lista 8,5

Entrano con la solita voglia di spaccare il palco, e la loro canzone è ben più di quel che sembra.

Molto di più.

Ma magari lo approfondiremo più avanti.

Ecco che il dinamico duo palermitano entra, spacca e ciao.

Anzi, Ciao ciao.

La voce di lei è qualcosa di irreale, gli arrangiamenti e la serata con Cosmo è il trionfo dell’indie.

Cosa possiamo chiedere di più?

Giusto che il prossimo anno si faccia 3 su 3, sempre in Liguria, sempre a Sanremo.

Noi comunque continueremo a votarli. Li vogliamo vedere Resistere, qualunque cosa succeda.

Blanco & Mamhood 9

Vincitori indiscussi di Sanremo. Difficile trovare parole che non siano già state scritte.

Che vadano all’Eurovision o meno, hanno saputo coniugare perfettamente le voci in un pezzo orecchiabile e bello impegnativo. Complimenti a loro!

Giovani, belli, con un titolo che rimane impresso e una produzione attenta, dalla prima volta che li abbiamo sentiti la sensazione è sempre stata quella: habemus papam!

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