Si chiama Vollono l’artista da me intervistato in questi giorni di caldo estivo! Proveniente da Castellammare di Stabia, città in provincia di Napoli Vollono racconta la storia dei fuorisede dal punto di vista di un ragazzo che a 22 anni ha fatto le valigie ed è andato a studiare a Narni e poi a Perugia per proseguire gli studi. Vollono ci racconta del suo amore per il pop punk e del suo primo album “729” uscito nel 2016. Nel 2018 comincia a scrivere il suo primo album indie. Un album a cui mancano ancora due brani per definirsi finito e che non vediamo l’ora di poter ascoltare per intero. Per ora le sue 9 tracce raccontano storie contornate da romanticismo, nostalgia e…
Narni è il suo ultimo brano, distribuito da Soundrop e prodotto da Seb Di Martino. Scopriamolo insieme con Vollono! Enjoy!
P.s. La videointervista completa è solo su Indielife_music!
Chi è Vollono? Descriviti con 3 brani che ti piacciono
Buonasera a tutti,
sono Antonio Vollono, in arte Vollono. Vollono, per me, oltre al mio cognome, è il mio nome d’arte. Il mio alter ego che prende vita nei momenti di sconforto. Colui che mi aiuta a scrivere e comporre.
3 canzoni che mi hanno ispirato di più. Holiday dei Green day che mi ha introdotto nel mondo del punk-rock, del pop-punk ma anche rock, London Calling dei Clash e la terza Bonzo goes to Bitburg dei Ramones.
Come hai iniziato a fare musica?
Ho cominciato a fare musica dall’età di 12 anni quando mi fu regalata la mia prima chitarra elettrica. Inizialmente, avevo provato con qualche sport (con scarsi risultati) e teatro, senza mai appassionarmi realmente. Dopo quel fantastico regalo, ho capito che dovevo fare quello e solo quello.
Vollono raccontaci il tuo ultimo brano Narni.
Il mio ultimo brano si intitola Narni.
Narni perché ha rappresentato per quattro anni la mia casa e, sempre a Narni, sono successe cose belle, brutte, amori andati, amori ritrovati, amicizie, nostalgie, rimpianti e delusioni. Il testo è stato scritto da un mio collega ed ho deciso di arrangiarlo a dovere, dopo essermene totalmente innamorato.
Lo scopo della canzone è quello di rappresentare i fuori sede di tutta Italia descrivendo gesti di vista quotidiana.
In fin dei conti, chi non ha mai mischiato i bianchi coi colorati?
Quale stile e quale sound ti rappresentano? Cos’è per te l’indie e cosa ti ha spinto a passare dal punk all’indie?
Inizialmente, ho cominciato con il punk-rock / pop-punk quindi Green Day, Blink-182 e tutte quelle band che, in quel periodo, ebbero una forte valenza sotto il punto di vista musicale, politico e sociale.
Valenze che io ho sentito nascere in me dall’età di 12 anni. Dal punk-rock sono passato all’indie perché mi sono avvicinato a questo genere durante i primi anni universitari. Ho provato a comporre in italiano e ho cominciato ad ascoltare alcuni esponenti come Brunori Sas, Zen Circus e il progetto parallelo Appino.
Ogni genere lo associo, bene o male, ad un luogo o ad un momento.
Il punk rock lo associo a Castellammare di Stabia: la crescita, i primi live, le prime band, l’odore dell’inverno e della primavera che cominciava ad avere un senso, l’emozionarsi quando, sentendo una canzone, pensi: “Oh mio dio! Parla di me! Non sono solo.” Ecco, il punk rock mi ha fatto capire che la solitudine non è contemplabile.
Il punk non è solo un genere, ma anche mentalità. La mentalità di essere liberi, di esprimersi rispettando gli altri.
L’indie, invece, l’associo a Narni e Foligno. I viaggi da solo, le interminabili ore in treno, il freddo folignate, i kebab, le papere sul fiume e le Tennent’s in Piazza del Grano. L’indie è quella spalla su cui piangere facendoti capire che tutto passerà.
Quella voce che ti accarezza ricordandoti che sei una foglia nel vento che non cadrà mai.
Quali dischi/artisti/band sono, per te, d’ispirazione?
I dischi che mi hanno ispirato di più sono stati: American idiot come già accennato, perché è stato il primo acquistato e ascoltato; London Calling dei Clash, quindi un punk più classico e, infine, Stadium Arcadium dei Red Hot Chili Peppers che mi ha introdotto in un genere diverso dal punk.
Quali sono i tuoi riferimenti artistici negli altri settori? teatro, letteratura, cinema…
Io amo gli horror sia in cinema che letteratura. Preferisco di gran lunga le pellicole giapponesi perché, a differenza delle americane contornate solo da jumpscare, ti lasciano quell’ansia addosso per tutta la durata la film.
Quali sono gli obiettivi che hai raggiunto fino ad ora nel campo della musica? E quali sono i sogni da realizzare?
Il mio obiettivo con la musica penso sia quello di tutti quanti, sfondare, fare grandi live e concerti. L’obiettivo è guadagnare con la musica,
Il mio obiettivo con la musica penso sia quello di tutti quanti: sfondare, fare grandi live ed avere successo.
Il mio obiettivo è quello di guadagnare con la musica, anche il minimo ma so che ciò mi porterà la felicità. Ho voluto tanto rischiare in questi anni e non so il futuro cosa abbia in serbo per me. Vorrei che i miei brani arrivassero, in primis, ai cuori delle persone a cui ho dedicato ogni singolo brano. Un modo carino per chiedere scusa e per farla vivere in eterno.
Una canzone serve a racchiudere i momenti felici e custodirli in eterno. Un po’ come una fotografia.
In secondo luogo, vorrei che arrivassero a migliaia di persone che patiscono o che hanno patito ciò che ho provato io. Un modo per dire: “Non sei solo, ti capisco.” Saper di aver aiutato qualcuno, in un modo o nell’altro, è la più grande gioia.
Vollono salutaci con un motto che ti motiva!
Se io dovessi pensare a una frase sceglierei quella del ritornello dei Letter bomb dei Green day
“It’s not over ‘till you’re underground
Letter bomb dei Green day
It’s not over before it’s too late”
Non è finita finchè non sei sottoterra, non è finita finchè non è troppo tardi.
A settembre saranno 28 anni e non nego di aver perso troppo tempo e di aver preso scelte troppo affrettate. Ho sempre voluto fare infermieristica, sin da quando ero piccolo: avere quel contatto con la gente, sentire quelle mani che ti ringraziano sapendo che sei stato d’aiuto. Forse è troppo tardi tentare per il test, è vero, ma non voglio pensarci. Voglio rifarmi di tutto il tempo perso. Se dovessi fallire, almeno, posso dire d’averci provato.
Ringrazio Indielife che mi ha dato questa fantastica occasione. Arrivederci!
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