Chi ha dato vita all’Indie Rap? Daniel Mendoza si racconta

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Cosa si intende quando si parla di Indie music? E cosa succede quando l’Indie si fonde ad altri generi musicali? Oggi abbiamo deciso di fare qualche domanda a Daniel Mendoza, un rapper e produttore di Roma, famoso fin dai tempi in cui stava con il suo gruppo, Gli Inquilini.
Questo artista da sempre pone una particolare attenzione alla ricerca stilistica e musicale e da qualche anno si è avvicinato all’indie, mescolandolo al rap. Questa novità gli ha permesso di aggiudicarsi il titolo di “fondatore dell’Indie-Rap” in Italia. Da qualche settimana è uscito anche il suo disco, Pop Corn Scaduti da una settimana per Street Label Records. L’intervista ruota attorno al disco e al mondo indie!

Oggi la parola Indie è sulla bocca di tutti. Se lo chiediamo a te, cosa si intende?

Temo che sia impossibile definire qualcosa che di fatto non esiste realmente. Il più delle volte si classifica qualcosa per alcune caratteristiche, o musicali, o per scrittura. La parola indie può  essere sostituita da “alternativo”, in precedenza applicato al rock o al pop, oggi un po’ a tutto. Attualmente si può definire indie un filone pop cantautorale moderno che riprende dai 70’ e 80’.

Tu sei un rappresentante dell’Indie-Rap. Come sono arrivati questi due mondi ad incontrarsi?

Ero affascinato da queste sonorità vicine ai cantautori anni settanta e ho voluto semplificare il mio modo di scrivere i testi. Molto meno fitti. Meno incastri come si usa nel rap per far respirare molto più le parole. Sinceramente non so se la mia musica può essere definita indie-rap e se di conseguenza io ne sia poi un rappresentante o meno. Io faccio sempre la cosa più semplice al mondo, seguo il mi estro. Mischio cose cercando strade nuove. Sono iperattivo le cose ripetitive mi annoiano.

Ascolta il disco di Daniel Mendoza

Ci sono altri Rapper che mischiano il Rap all’Indie?

Più che rap indie si può parlare di rap contaminato con il pop urban o di pop contaminato col rap. Di artisti che uniscono rap e citazionismo indie o sonorità vicine ce ne sono molti. Ne potrei citare un paio ma giusto come esempio tipo Frah Quintale o Dargen D’Amico che di fatto vengono proprio dal rap. O almeno partono da li.

Tu personalmente come ti sei appassionato all’Indie?

Mi incuriosiva molto questa rielaborazione pop del cantautorato. Ascoltare un nutrito movimento di semisconosciuti che riprendevano da Venditti, Rino Gaetano, Battisti, Dalla, mi ha proprio intrigato. Amo studiare situazioni socio-culturali nuove e questa musicalmente lo era. Ad esempio mi ha incuriosito meno la nascita del fenomeno trap. Un fenomeno con un’identità, così riconoscibile da essere andata ben oltre l’evoluzione del rap stesso e diventando movimento a se. Lo trovo però un fenomeno troppo adolescenziale. L’Indie ha un target età più universitario o post studi.

Daniel Mendoza
Daniel Mendoza

Quando hai iniziato a sperimentare e come è successo?

Dopo “Rivincita” del 2016 avevo bisogno di pensare la mia musica in altro modo. Penso di aver detto tutto col rap classico, almeno per ora. Quel modo di fare rap aggressivo, articolato, fatto di giochi di parole oggi mi rappresenta meno. Anche musicalmente volevo uscire dallo standard della produzione rap il più delle volte schematica fatta di tre strofe e forse un paio di ritornelli. Mi è servito tempo per trovare la formula giusta adatta a me che non mi snaturasse. Volevo qualcosa di nuovo che non calpestasse le mie origini.

Sei arrivato a pubblicare “Pop Corn Scaduti da una settimana”. Mi dici qualcosa sul disco?

Dico sempre che è il disco che non ti aspetteresti mai da Daniel Mendoza. Perché? Stavolta lascio a voi la curiosità di scoprirlo. Io posso solo aggiungere senza spoiler che è il disco che oggi volevo fare. Diverso.

Quali sono stati i singoli che lo hanno anticipato? Ci fai un riassunto?

Ho pubblicato diversi singoli. Anzi, si può dire che il 50% dell’album nuovo era già uscito come tracce singole negli ultimi due anni. Non mi sono mai fermato. Più che una lista di brani mi piacerebbe puntare il focus su due brani che sono proprio l’emblema dello switch stilistico. Colpa di Freud è ancora molto più legato al rap e alla black music, mentre Takeshi’s Castle ultimo brano che ho scritto, è molto più pop. Ma un pop spero intelligente.

Sei il co-fondatore di un’etichetta discografica. Lavori con altri artisti Indie?

Si assieme a Soul Flake ormai sono anni che gestiamo artisticamente Street Label Records che partendo dal rap si è aperta ad altri mondi musicali e all’entertainment come ideazione, creazione ed edizione di format video. Come rappresentanti indie (ma neanche troppo direi) della nostra label potrei citarti Napodano che è un progetto in grande crescita.

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