La potenza dell’arancione: vitamina C (di Cinus)

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Ho scoperto Cinus una manciata di settimane fa, quando ha fatto il suo ingresso negli studi de La Clinica Dischi la chioma fulgida e furente di Ginevra, cantautrice toscana che – fin dall’inizio – è riuscita nell’impresa di far cadere ogni resistenza di barbosissimo censore quale sono per accamparsi al centro del cuore, laddove osano solo le aquile (e i miei cantautori preferiti, tutti per lo più morti da parecchio), grazie ad una serie di qualità che, io credo, lei stessa ignora ma che certo non possono passare inosservate all’occhio affamato di chi, ogni venerdì, cerca dei motivi buoni per non credere che ormai nulla ci possa salvare dalla deriva mediocre dei nostri release friday.

Sì, perché “Come una carota” è un esordio che, nella sua ingenuità genuina e nella totale assenza di pose che lo contraddistingue, finisce col mettere subito in chiaro alcuni punti fondamentali, qualità precipue di un progetto e di una personalità destinata a crescere, e a farsi sempre più valere e sentire – prima su tutte, il timbro di Ginevra, che impasta sabbia e salsedine nella resa di una voce espressiva, densa, e ricca degli armonici necessari a non lasciar spegnere le parole giuste (anche se ne troverà di sempre migliori) di Cinus.

Insomma, Cinus è un nome che potete permettervi di “non conoscere” ancora per poco, e che indubbiamente oggi merita di essere scoperto: ecco perché, munito del solito affetto che mi lega ai meravigliosi lettori di Indielife oltreché alla musica che vale, ho fatto qualche domanda a Ginevra, che ben si è prestata al mio fuoco incrociato. Buona lettura!

Ciao Ginevra, e benvenuta sulle colonne di Indielife! Allora, scioglici subito questo enigma: come mai hai scelto di chiamarti “Cinus”? C’è qualche significato nascosto, dietro la scelta del tuo nome d’arte?

Ciao, grazie per il benvenuto! Vi svelo l’arcano, Cinus è molto semplicemente il cognome di mia madre, lei è nata in Sardegna, a Carbonia, ed io mi sono sempre sentita anche un po’ sarda oltre che toscana. Non mi è mai piaciuto troppo che il mio nome rimandasse esclusivamente alla famiglia di mio padre, ho sempre voluto qualcosa che mi identificasse anche con mamma e ho trovato una soluzione utilizzando il suo cognome come nome d’arte (e poi mi piace anche molto).

Parliamo di te: raccontaci chi sei, e da dove parte il percorso che, oggi, è sfociato nella pubblicazione del tuo primo singolo “Come una carota”.

Non ho il dono della sintesi ma ci provo ahah. Mi chiamo Ginevra Lucia e sono nata nel 1999 a Pietrasanta, in provincia di Lucca. Il mio percorso con la musica nasce da piccolissima, non ho primi ricordi in cui mi sono resa conto di voler fare musica, è un fatto che ho sempre saputo, sono sempre stata certa che fosse quello che volevo fare. Già alle elementari scrivevo e musicavo le mie prime canzoncine, proprio filastrocche semplici semplici, poi alle scuole medie qualcosa ha iniziato a prendere forma ma è stato alle superiori che ho iniziato a scrivere vera e propria musica. L’ambiente mi ha aiutata molto, mi sono diplomata al Liceo Musicale di Lucca per cui sono cresciuta in un ambiente dove la musica faceva da regina. Ho iniziato a fare live da molto piccola ma solo nel 2018 ho portato le mie prime canzoni sul palcoscenico. Finito il liceo ho avuto un po’ di alti e bassi, ho avuto periodi in cui non avevo abbastanza autostima per la mia musica, questo mi ha fermata e rattristita molto. Una volta ripresa è tornata forte la voglia di suonare e di poter condividere i miei lavori. I live sono sicuramente il posto dove mi sento più al sicuro ma una volta che le canzoni piacciono e le persone vogliono ascoltarle ancora e ancora arriva il momento di elaborare un vero progetto musicale. Così ho iniziato a dare forma alla mia carriera artistica e ho pensato che “Come una carota” potesse essere il brano perfetto per un punto di svolta. 

Il tuo singolo d’esordio ha un suo mood, particolare, che riecheggia di certo la canzone d’autore italiana ma allo stesso tempo sa contaminarsi con spunti che evocano mondi diversi… Quali sono gli ascolti che credi abbiano maggiormente influenzato il tuo modo di scrivere?

Sicuramente gli artisti che più mi hanno influenzata sono Maria Antonietta, una delle artiste italiane che più stimo, Andrea Laszlo De Simone, di cui mi sono innamorata alla follia anni fa, le cui canzoni mi sono proprio entrate nel cuore, i brani di Dente e credo che anche la musica anni ‘60, specialmente Gino Paoli, abbiano cullato le mie note influenzandole un po’.

Parliamo del brano: come nasce la canzone? 

La mia canzone è nata per raccontare qualcosa di romantico e ironico allo stesso tempo. Nasce come rappresentazione dello starmene spesso con la testa tra le nuvole, è un sogno ad occhi aperti, un testo caduto di getto su degli accordi e su cui posso rispecchiarmi totalmente. Non ho riflettuto troppo sul testo quando l’ho scritto, era ciò che mi passava per la mente, insieme a lui è nata anche la melodia.

Dalle tue note, leggiamo che l’hai scritta diversi anni fa: perché decidi di pubblicarla proprio ora, o meglio, solo ora?

Se avessi avuto il coraggio sono sicura che lo avrei fatto prima, mi è mancata quella spinta che ho trovato adesso per creami una seria carriera artistica, portando alla realizzazione totale una canzone che ancora mi rappresenta e a cui tengo molto. Inoltre nei live è una delle più apprezzate e ci tengo che i miei amici e le persone a cui piace adesso abbiano qualcosa di ancora più completo da poter ascoltare.

Hai lavorato alla produzione del brano con Altrove, produttore che da queste parti ormai conosciamo piuttosto bene. Come si è sviluppata la collaborazione? E quanto peso credi possa avere il producer nella resa di un brano? Oggi, sembra che il suo lavoro spesso sia più determinante di quello dell’autore stesso…

Mi sono affidata ai ragazzi di Clinica Dischi perché conoscevo le loro produzioni e sapevo che avrebbero potuto sviluppare il mio brano nel migliore dei modi. Sarà che è stata la mia prima volta vedere all’opera un vero e proprio produttore ma quando sono entrata in studio e ha iniziato a lavorare sul brano non potevo credere ai miei occhi e alle mie orecchie. Ho visto Altrove lavorare sul brano con una bravura unica, è riuscito a dare alla canzone delle sonorità che nemmeno io sapevo che stavo cercando. Sento che questa canzone è anche sua e non lo ringrazierò mai abbastanza per il meraviglioso lavoro che ha fatto, posso dire che il suo è davvero un talento straordinario.  

Il lavoro del produttore completa quello dell’autore del brano, bisogna trovarsi nelle giuste mani e io so di aver avuto questa fortuna. 

Salutiamoci con una promessa: scegli tu quale!

Che questa non sia un arrivederci ma un inizio. A presto! 

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