“Senza Tempo” è il nuovo singolo di Vasco Barbieri che racconta del momento in cui chi ama si rende conto di non essere più solo. Il brano esprime l’istante prima del bacio, come un tentennamento misto fra paura e curiosità, in cui si ha la sensazione che, aldilà di quello schiocco, l’intero universo acquisirà una risonanza diversa.
Abbiamo intervistato il cantautore, ecco cosa ci ha raccontato:
Ciao Vasco, benvenuto sulle pagine di Indie Life. “Senza tempo” è il tuo nuovo singolo. Come nasce questa canzone?
Buongiorno! Dunque, questa canzone apparve qualche anno fa, durante un corso di recitazione. Ha solcato gli anni, rimanendo sopita e silenziosa durante le burrasche per poi riapparire, invece, come qualche cosa di nuovo ogni volta che riuscivo a calmarmi. Perciò direi che, come le margheritine a Roma, è cresciuta fra un san pietrino e l’altro. Questa volta è apparsa, e ho infine scelto d’inciderla, perché avevo un impellente bisogno di primavera e volevo dedicare a questo mondo caotico un po’ di sentimenti genuini: perciò semplicemente con pianoforte e voce. Un po’ a ricordare quelle pause fra un’immedesimazione recitativa e l’altra, quando ci si concedeva di essere semplici e fragili.
Da dove nasce l’idea della copertina del singolo?
Doveva essere contemporanea e sempiterna e rappresentare quella pace m’infonde il suonare questa canzone. Alla fine, abbiamo scelto un disegno di una mia storica amica che rappresenta come lei mi vede: un pianista allunato che suona i movimenti dell’universo. Distaccato eppure sempre attento, sognante eppure sempre sul pezzo. L’ho pensata un po’ come un capitolo mancante del Piccolo Principe in cui lui arriva sul pianetino e mi chiede perché sto sempre a suonare ed io gli rispondo che solo così riesco a vivere e respirare… e tornare a provare emozioni forti.
Cosa rappresenta per te il pianoforte?
Il mio rapporto con il pianoforte è ambivalente perché mi attira ogni mattina e permette di librarmi con l’immaginazione e l’animo, ma al tempo stesso lo temo perché mi sembra come se mi tenesse in disparte rispetto al mondo. Per fortuna talvolta riusciamo a fare pace, come accade con questa canzone e, quando ciò avviene, è il momento di incidere. Il pianoforte, quindi, rappresenta lo strumento che consente di esprimermi compiutamente e di riuscire a ricreare ponti fra il mio universo emotivo ed il mondo.
Come ti sei avvicinato alla recitazione?
Avevo appena terminato il liceo, ero curioso, volevo conoscere tutte le possibilità espressive ed emotive, perciò, forse un po’ inconsapevolmente, mi sono iscritto ad un corso di recitazione. Mi è parsa come un’opportunità di superare la routine giornaliera, concedendomi di immedesimarmi in tempi e situazioni ogni volta diverse. Con l’esperienza ho poi capito come, forse, prima di affrontare realmente la conoscenza di me stesso, non avessi fatto altro che recitare e pretendere. Diciamo che lo studio della recitazione mi ha concesso di smettere di fare finta e mi ha dato la libertà di essere finalmente e radicalmente sincero con me stesso. Questo non sempre si è rivelato un bene ma, per lo meno, mi ha permesso di fare i conti con il mio “me reale”, con il mio me parziale e contingente, dandomi la possibilità di osservarmi aldilà dei miei stravolgimenti emotivi. Mi ha liberato e, allora, ho scelto di raccontare le emozioni con la musica per invitare le persone a fare delle esperienze catartiche così da poter liberarsi o rivivere a proprio piacimento le emozioni da cui tutti i giorni veniamo investiti.
Se avessi la possibilità di fare un feat con chi lo faresti e perché?
Direi senz’altro John Lennon o Elton John, Benjamin Clementine o James Blake. Con un musicista che sarebbe in grado di immergermi in panorami a me sconosciuti, eppure da sempre intimamente familiari. A me piace sperimentare… e sono aperto a varie commistioni stilistiche ed espressive.
Quali sono i desideri ancora chiusi nel cassetto di Vasco Barbieri?
Durante la mia vita ho lasciato molti cassetti socchiusi nella speranza di trovare il tempo per poterli riaprire e riprendere quelle mie ricerche: tuttavia, fermarsi e tornare indietro mi sembra oramai impossibile. Quello che voglio è suonare davanti a panorami che tolgano il fiato e consentano di rievocare tutti insieme quegli universi fantastici che ho lasciato sparsi nei cassetti. Mi piacerebbe in questo modo scoprirmi sempre diverso e ancora aldilà da venire.
Progetti futuri?
Con il lockdown ho capito che avevo bisogno di approfondire sempre di più la musica e in futuro voglio creare e sperimentare fusioni musicali etnicamente e genericamente sempre più suggestive, così da spalancare ulteriori orizzonti percettivi nell’animo. Voglio, attraverso la musica, lambire l’inconscio ed evocare terre lontane, nuovi orizzonti, albe e tramonti interminabili.
Sono in previsione dei live in tutta Italia e, per avere degli aggiornamenti, vi invito a cercarmi sui social come Vasco Barbieri music.