Claudia Pregnolato, in arte Namida è una cantautrice punk rock dal sapore internazionale. Abbiamo avuto il piacere di intervistarla in occasione dell’uscita del suo nuovo singolo “Figli dei fuori” (Matilde Dischi), prodotto da Davide Maggioni e Gianmarco Grande.
Partiamo dal principio, come mai Namida?
Non ci sono grandi storie dietro alla scelta del mio nome, l’ho trovato casualmente e l’ho sentito subito mio. Penso sia bello potersi scegliere un nome visto che quello di “battesimo” ce lo scelgono i nostri genitori
Come è entrata la musica nella tua vita
Ho sempre amato la musica, in tutte le sue sfumature.
Però ho iniziato soltanto a 18 anni a pensare di poter fare della musica mia.
Ricordo però che da piccola stavo incollata alla tv a guardare affascinata tutte le pop/rock star che passavo su MTV e pensavo “voglio essere come loro”.
Hai partecipato a diversi concorsi nazionali con ottimi risultati. C’è un’esperienza che porti nel cuore? Cosa ti hanno lasciato?
Un po’ tutte le esperienze fatte mi hanno formato è lasciato qualcosa.
Sicuramente le due esperienze che mi hanno insegnato di più sono state: Il festival di Castrocaro e Deejay on Stage.
Due palchi molto belli, dove mi sono rapportata con un pubblico molto vasto e vario.
Penso che l’esperienza live sia fondamentale per capire certe dinamiche e per essere sempre più pronto quando poi devi tenere in piedi una tua serata.
Da dove trai ispirazione per le tue canzoni?
Dalla vita quotidiana e da ciò che mi circonda (la mia storia, quella dei miei amici, dei miei genitori…)
Come reagisci quando hai un blocco creativo?
Cerco di confrontarmi con altre persone. È molto bello poter condividere la scrittura dei brani con altri autori perché mescoli punti di vista diversi.
Il tuo singolo è “Figli dei fuori”, quale è il suo significato?
Sono una Fan degli anni ‘60/‘70, anni di grandi rivoluzioni sociali e culturali. Qui nasce il titolo “figli dei fuori”. Anche noi, come allora stiamo vivendo in un’epoca di grossi cambiamenti e siamo sempre più spaesati.
Questo brano descrive noi giovani che ci troviamo tra le mani un mondo sfatto e non abbiamo i mezzi per aggiustarlo. Noi, che viviamo nel presente perché il futuro è un salto nel vuoto che ci spaventa.
In questo brano ci sono molti i riferimenti agli Anni ’70. Secondo te la musica può essere portatrice di messaggi sociali?
Molto spesso lo è. L’arte in generale è sempre stato un potente mezzo di comunicazione. In Italia, uno dei più grandi portatori di messaggi sociali secondo me è Celentano.
Hai sogni nel cassetto e altre passioni oltre alla musica?
Sto studiando Servizio Sociale all’università. Il mio sogno è sempre stato quello di poter aiutare le persone a migliorare la propria condizione.
Prossimi impegni?
Stiamo finendo di programmare il Tour estivo che toccherà molte città di Italia. Intanto, il 2 giugno vi aspetto sotto al palco del Meeting del Mare (SA) dove sarò in apertura a Bresh.