Aspettando l’eruzione con i Malmö

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Ho scoperto i Malmö solo poche settimane fa, ma da quando ho premuto “play” sul pre-ascolto riservatissimo (sì, ho questa fortuna, talvolta, di essere fra gli immeritevoli eletti di anteprime sconvolgenti) sul loro nuovo disco in uscita presto – prestissimo! – non sono più riuscito a liberarmi di loro: lo dico, ovviamente, con grande piacere, perché la compagnia è più che buona, e la musica ottima.

Ci sono progetti coraggiosi che lottano per non finire sommersi dalla marea di rigurgiti discografici che affollano il mercato, frutti della bulimia discografica di un sistema che sembra averci iniettato gli anticorpi alla fantasia e al pensiero divergente: su questo sfondo, in questa caverna che è la scena italiana, siamo fin troppo spesso costretti a sorbirci le proiezioni di ombre che nulla hanno a che vedere con la realtà, e che celano i fili e le mani di burattinai ben poco interessati al bello.

Una diseducazione sentimentale ed estetica che ci sta trascinando un po’ tutti verso il basso, tra le paludi stagnanti della nostra decrescente curiosità, a fare i conti con una sorta di “realismo capitalista” che ci impedisce di credere nell’alternativa: ecco perché, quando l’alternativa si palesa, diventa un compito necessario il difenderla e diffonderla; una missione che abbiamo il dovere di compiere non solo per noi, ma per chi verrà dopo, per i musicisti del futuro, per chi si avvicina solo oggi alla musica e deve capire, deve sapere che un alternativa c’è sempre. E se non c’è va creata.

Ecco, i Malmö rappresentano questo, oggi: l’alternativa al vostro (e nostro) weekend di hit e cervelli spenti, un’esperienza lisergica capace di descrivere un processo emotivo senza bisogno di parole. Un atto di resistenza e coraggio che si arma del solo esserci, qui e ora, nel modo che ai Malmö è più congeniale. Con identità e autonomia di pensiero: “Sciara” è l’unico singolo estratto da un EP che farà parlare di loro; noi, intanto, cominciamo a chiacchierarne già da adesso.

Malmö, lasciatemi dire che, di certo, il vostro ritorno in campo non poteva essere più coraggioso di così: nell’era dei singoli pret-a-porter, un brano interamente strumentale; ci spiegate il perché di questa scelta?

Nel nostro modo di fare musica la componente strumentale è sempre stata fondamentale, quasi protagonista in diversi momenti rispetto alla voce. Pensiamo sia semplicemente una strada diversa dello stesso percorso, una scelta sicuramente audace, ma molto naturale per il modo in cui concepiamo la musica.

Una direzione ostinata e contraria che, tra l’altro, si muove in controtendenza con le vostre precedenti pubblicazioni, pur mantenendo il medesimo afflato post-rock. Esiste un filo rosso che congiunge “Sciara” con i vostri due dischi?

Sia in “Manifesto della chimica romantica” che in “Rotazione rivoluzione” c’è un brano strumentale, che tra l’altro da il titolo agli album. Certo, in questo caso stiamo parlando di una sorta di “singolo” quindi l’importanza dedicata a questo brano è indubbiamente maggiore rispetto al passato. Non ci ha mai spaventato mostrarci per quello che siamo, consapevoli di non essere sicuramente una band alla moda.

Il brano porta un nome evocativo, particolare. Ci spiegate cosa si nasconde dietro l’incalzante incedere di “Sciara”?

La Sciara del fuoco è una zona dell’Isola di Stromboli, luogo dove la lava scorre verso il mare. L’eruzione, quello che sembra un evento funesto, invece non è altro che la natura che fa il suo corso e così Sciara per noi è un flusso di emozioni, armonie e ritmiche.

L’orchestrazione segue un percorso che sembra muoversi per visioni, per costante sovrapporsi di “immagini musicali”, quasi in modo impressionistico. Quanto è stato differente, per voi, approcciarvi alla stesura di un brano interamente strumentale?

La voce e di conseguenza il testo, sono strumenti quasi imprescindibili per descrivere emozioni, per condividere idee e messaggi. Chi si approccia alla composizione strumentale deve trovare un modo diverso di trasmettere queste cose. Nel caso particolare abbiamo usati strumenti che richiamassero il Mediterraneo, come la chitarra classica, o melodie che riportassero al mare del Sud. Nella seconda parte invece il basso distorto e i timpani ossessivi descrivono l’eruzione e la potenza del vulcano.

Abbiamo la sensazione che dietro al brano si nasconda una visione complessiva dal più ampio respiro: c’è un disco in arrivo? Si tratterà di un concept?

Assolutamente sì! Sciara è il primo brano di un Ep strumentale, dal titolo “Zolfo”, che pubblicheremo a breve. Come suggerisce il titolo, è un disco che parla di vulcani, di lava, di terra, di mare. Abbiamo ampliato la nostra visione nelle stesure dei brani e nella produzione, cercando di suscitare un po’ di quella emotività primitiva che solo nella musica strumentale e nella libertà che ha l’ascoltatore nel provare emozioni non strettamente guidate dai testi e dalla voce, si può trovare.

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