Intervista a Stona sul singolo “Mi ascoltasse il cielo”

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“Mi ascoltasse il cielo” è il suo nuovo singolo di Stona, che rappresenta una preghiera laica, un’invocazione al divino che si svela nella sua musica. Stona si avventura nell’infinito territorio delle aspettative umane, tracciando una linea sottile tra il sacro e il profano, il giusto e il sbagliato, il bene e il male. La sua voce si innalza come un grido di aiuto, un’invocazione per un miracolo che potrebbe non essere risolutivo, ma che rappresenta la speranza di superare ogni difficoltà, sia essa piccola o grande.

Oltre che da Stona (voce, chitarra e piano), il pezzo è stato impreziosito da piccole gemme, come la splendida linea di violoncello di Chiara Di Benedetto, nota musicista di Ultimo, e le magistrali note di pianoforte di Carlo Gaudiello, artista con collaborazioni di spicco nella scena cantautorale italiana, arricchiscono ulteriormente la profondità emotiva di “Mi ascoltasse il cielo”. La produzione, infine, è stata curata con maestria da Guido Guglielminetti, un nome storico nell’ambito musicale italiano e collaboratore di Francesco De Gregori.

In questa intervista, esploreremo il significato dietro il singolo e l’ispirazione che ha guidato il cantautore piemontese nella creazione di questa emozionate composizione “Mi ascoltasse il cielo”.

Ciao Stona, benvenuto su Indie Life! “Mi ascoltasse il cielo” è il tuo nuovo singolo, ci racconti cosa ha ispirato questa canzone e qual è il messaggio che vuoi trasmettere attraverso di essa?

La canzone è una piccola preghiera, una speranza riposta nel quotidiano per cercare di superare le difficoltà di ogni giorno; è rimasta in realtà da parte in un cassetto verso la fine dei lavori di registrazione del mio ultimo album “E uscimmo infine a riveder le stelle”, l’abbiamo quindi ripresa recentemente e trovato il giusto vestito o quantomeno quello che ci piaceva, per poi decidere di pubblicarla come singolo

Il brano è arricchito da elementi musicali di grande valore, come la linea di violoncello di Chiara Di Benedetto e il pianoforte di Carlo Gaudiello. Come è nata questa collaborazione e come è stato lavorare con questi musicisti?

Lavorare con Guido Guglielminetti mi ha sempre dato la possibilità di interfacciarmi con grandi musicisti per cui mi sono ritrovato in studio spesso con grandi nomi da cui c’è sempre e solo da imparare

La collaborazione con Guido Guglielminetti, storico bassista e produttore di Francesco De Gregori, è stata cruciale nella tua carriera. Come ha influenzato la tua musica e il tuo sviluppo artistico?

Tantissimo… è stato fondamentale incontrarlo! Mi ha fatto capire come affrontare una canzone… come scrivere in una certa maniera un testo e soprattutto come cantarlo… questo non ha prezzo

Parlando un po’ della tua carriera, hai avuto un grande successo con brani come “Santa Pazienza” e “Io sono Marco”. Cosa ti ha spinto a esplorare temi così profondi e significativi attraverso la tua musica?

Ogni volta era una questione di alzare l’asticella e affrontare un nuovo scalino… siamo partiti con dei brani semplici lavorando tanto sui testi per arrivare a Santa Pazienza… arrivati lì ho dovuto rispondere in una certa maniera e dimostrarmi capace di fare ancora meglio… Io sono Marco è arrivata come una sfida che per fortuna è stata vinta… pur essendo due canzoni completamente diverse! Oggi provo a salire ancora con Mi ascoltasse il cielo

Nel 2022 hai pubblicato il disco “E uscimmo infine a riveder le stelle” e sei stato premiato dalla Fondazione Estro Musicale. Puoi raccontarci di più sull’album e su cosa rappresenta per te questo riconoscimento?

L’album è arrivato alla fine del biennio più difficile che abbiamo mai vissuto, vale a dire la pandemia mondiale, oltre a problematiche personali che si sono aggiunte per cui il lavoro è stato difficile e allo stesso tempo molto stimolante… ho lavorato parecchio sui testi cercando di toccare vari argomenti; l’idea di partenza era il concetto di isolamento, perdita, morte…tutte cose dettate dalla situazione che stavamo vivendo… poi piano piano sono arrivate a contrappeso canzoni di speranza, amore e una nuova visione del futuro…da questo mix è nato il disco con un titolo rubato a Dante per identificare il concetto di superamento di mille difficoltà e insidie per tornare a guardare il mondo con speranza

In chiusura, c’è qualcosa che vorresti dire ai nostri lettori e a chi ascolterà “Mi ascoltasse il cielo”?

Guardatevi sempre intorno, c’è tanta bella musica e cose nuove da scoprire …siate sempre curiosi iniziando proprio da “Mi ascoltasse il cielo” 😊

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