Abbiamo avuto il piacere di intervistare i Bright Magus, il gruppo dietro l’affascinante album “Jungle Corner”. Questo lavoro è un’esperienza sonora avvincente che sfida le convenzioni, mescolando jazz, funk, rock, avant e psichedelia che si fondono in un sound fluido.
Le cinque eccezionali personalità della band si intrecciano in un intricato gioco di improvvisazione e composizione originale, creando un universo sonoro che esplora liberamente le frontiere dell’estetica musicale. In questo album, il gruppo ci invita a immergerci in un mondo privo di strutture rigide e durate prestabilite, permettendo alle tracce di fluire in modo spontaneo e genuino.
Ciao Bright Magus, benvenuti su Indie Life. Cominciamo con il vostro nuovo disco, “Jungle Corner”. Potete raccontarci di più su come è nato il titolo e il singolo omonimo?
Giovanni: Tutto il progetto rotta intorno a un desiderio di rendere omaggio ad uno dei nostri miti di sempre, Miles Davis. Tutti i riferimenti sono in quella direzione, il sound che è ovviamente alla base del progetto come pure l idea dell improvvisazione quasi radicale.
Quindi naturalmente anche i nomi , sia del gruppo che del disco sono palesemente ispirati ai dischi elettrici di Davis.
Bright Magus è il contrario di Black Magus, e jungle Corner prende spunto da On the Corner.
“Jungle Corner” è un album molto eclettico, con elementi di jazz, funk, rock, avant-garde e psichedelia. Come avete fuso queste influenze così diverse in un unico sound fluido?
Giovanni: E’ proprio questo mix che ci interessava esplorare.
La fusione di questi stili è quello da cui siamo partiti per iniziare , il resto è accaduto suonando senza darci troppi limiti, ovviamente l idea era rimanere in questo spazio sonoro. Gran parte della riuscita di tutto ciò sta nell’ apporto di ognuno di noi e del nostro interagire.
Il disco contiene sei brani inediti registrati in presa diretta, liberi da strutture rigorose e durate prestabilite. Come è stato il processo di registrazione?
Giovanni: Il tutto è avvenuto molto spontaneamente, una volta capito che tra di noi c era della buona energia abbiamo fatto subito delle esibizioni dal vivo, per captare la risposta del pubblico. A un certo punto dopo 6 o 7 concerti era arrivato il momento di incidere quello che suonavamo, e fondamentalmente è una fotografia sonora di quel preciso momento…anche dopo il disco non abbiamo mai più risuonato le stesse parti, il nostro mantra e’l improvvisazione.
Ovviamente ci sono i temi che ci danno un punto d incontro.
Figure come Teo Macero e Bill Laswell sono state fonti di ispirazione per la produzione dell’album. In che modo hanno influenzato il vostro processo creativo?
Giovanni: Questi due grandi produttori in epoche differenti hanno dato molta freschezza e modernità al lavoro di Davis, che già era meraviglioso.
Direi che per quanto riguarda loro, il lavoro principale stava nel selezionare e ricostruire grandi porzioni di suono, in qualche maniera le lunghe improvvisazioni che Davi registrava dovevano essere editate in termini di montaggio proprio per essere incise su vinile.
E noi abbiamo fatto esattamente la stessa cosa.
Avete in programma un tour per promuovere il nuovo album?
Giovanni: Per il momento abbiamo una data di presentazione al Biko di Milano il 29 novembre.
Successivamente ovviamente suoneremo più possibile per far conoscere la nostra proposta musicale.